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13 dicembre 2010

Uno sguardo a nord: Romania, terra di martiri


La distruzione della Chiesa greco-cattolica romena fu deliberata da Mosca per volontà di Stalin in persona, il quale già nel 1946 aveva provveduto ad annientare la Chiesa greco-cattolica ucraina, ossessionato dall’idea che le “divisioni del Papa” costituissero l’unico vero ostacolo al trionfo del sistema sovietico. Come già in Ucraina, il clero e i fedeli greco-cattolici sarebbero dovuti passare forzosamente all’ortodossia, pena il carcere o la morte.
In questo, il nuovo patriarca ortodosso romeno Iustinian Marina, dopo uno scambio di visite con il suo omologo russo Aleksej, si rivelò solerte collaboratore del regime.
Già a partire dall’estate del ’48 si verificarono i primi arbitrari arresti, i primi interrogatori, le prime vessazioni contro la Chiesa cattolica di rito orientale che sarebbero poi sfociati nella sua ufficiale messa al bando con l’“Atto di abrogazione” del 1° dicembre 1948. All’inizio della persecuzione, tale Chiesa poteva contare su 6 vescovi, circa 1800 sacerdoti e 2 milioni di fedeli.
La risposta dei vescovi fu da subito ferma. In una predica ad Oradea nel giugno del ’48, il vescovo Hossu aveva dichiarato: “per nessun motivo diverremo traditori e per nessun motivo abbandoneremo la fede di nostra madre Roma (…). Se ci fosse anche chiesta la vita, ebbene daremo la vita per la fede”.
Furono presto espropriate tutte le chiese, i conventi, gli asili, le scuole, che divennero edifici dello stato o furono concessi in uso alla Chiesa ortodossa. Tra il 27 ed il 28 ottobre del ’48 i vescovi greco-cattolici Valeriu Traina Frentiu, Alexandru Rusu, Ioan Balan, Iuliu Hossu, Ioan Suciu e Vasile Aftenie vennero imprigionati e fu loro richiesto il passaggio coatto all’ortodossia. Nessuno di essi accettò.
A monsignor Aftenie (1899-1950), uomo di dialogo e di schietta bonomia, perciò a torto considerato arrendevole dal regime, fu proposto persino, in cambio della sua “conversione”, di divenire patriarca ortodosso di Bucarest. Rispose: “Né la mia fede né la mia nazione sono in vendita”. Le torture cui fu sottoposto direttamente nelle stanze del Ministero degli interni lo condussero ad una morte atroce: quando il suo corpo fu rinvenuto risultava senza braccia.
Aftenie divenne così il primo martire della Chiesa romena.
Fonte: Martiri della Romania (Leggi qui i testi completi)

Circolare di Sua Beatitudine Lucian per la beatificazione dei vescovi romeni greco-cattolici martiri

Articolo di Studi Cattolici; Articolo di S. Magister; Articolo di G. Vallini; Intervista a mons. Florentin

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