Leggevo in questi giorni alcune lettere di mons. Roncalli Angelo, risalenti al suo periodo di visitatore apostolico in Bulgaria (1925-1934).
Uno dei suoi sogni e dei suoi obiettivi principali era quello di aprire un "seminario" bulgaro, possibilmente biritualista, per formare preti cattolci bulgari. Sogno mai realizzato, per molti motivi, tant'è che a tutt'oggi non esiste ancora, e gli eventuali candidati al sacerdozio devono studiare all'estero, in Romania o in Italia o altrove.
Per cui, passeggiando lungo le sponde del Danubio, ho meditato sui mei 15 anni di esperienza in vari seminari, e più ampiamente su molte questioni inerenti (vocazioni, proposte formative, comunità educante, piano di studi, etc etc.).
E ho anche sognato, con il mio compatriota Angelino, su un futuro luogo di formazione bulgaro... chissà! Magari con la sua intercessione, adesso che bazzica nei piani alti!
Quasi cascasse a fagiolo, trovo oggi questo articolo su La bussola quotidiana intitolato La formazione dei preti rovinata dai compromessi.
Che dire? Non mi va di polemizzare con questo mio collega ligure, però... spero che accetti alcuni buoni consigli, da prete a prete.
Caro don Franco, tu dici:
"Dobbiamo fare i conti con un’idea di sacerdote che non è sposata in modo univoco da tutti e ciò finisce col generare mostri. Nel momento in cui non si vive con piena fermezza l’identità sacerdotale o non la si insegna, può accadere tutto... Ci sono poi formatori – non è un mistero – che non si pongono in linea con il magistero del Papa, criticando apertamente ad esempio il modello da lui proposto del Santo Curato d’Ars perché giudicato antiquato e troppo devozionale".
Dalle tue parole mi sembra (magari mi sbaglio) di percepire che il seminario dovrebbe essere una fabbrica che sforni preti usando lo stampino "Curato d'Ars".
Ti confesso che nei quindici anni della mia formazione sacerdotale non ho mai preso a modello il Curato d'Ars (non mi piaceva il suo naso...).-
E non ho mai capito bene cosa sia questa benedetta "identità sacerdotale" (penso che se ne discuterà fino alla fine dei tempi...)
Però ho imparato invece a conoscere e ad amare sacerdoti come padre Paolo della Croce, don Giovanni Bosco, don Filippo Neri, padre Massimiliano Kolbe, don Lorenzo Milani, don Primo Mazzolari, don Carlo Gnocchi, don Giovanni Calabria, padre Chrales de Foucauld, padre Daniele Comboni, don Tonino Bello, don Luigi Giussani, don Luigi Guanella, don Luigi Monza, don Antonio Provolo, don Gaspare Bertoni, e molti altri.
Non mi sento un "mostro", ma un sacerdote della Chiesa Cattolica che da dieci anni vive con gioia le fatiche e le gioie del ministero. Pur non avendo mai letto durante 15 anni di seminario una sola riga del Curato d'Ars (lo scorso anno son stato in pellegrinaggio ad Ars, non preoccuparti).
In questi 15 + 10 anni ho imparato che esiste un unico sacerdozio (sul quale abbondano i documenti magisteriali, basta studiarli), ma che esistono molti volti di questo sacerdozio, molti modi di viverlo, tanti quanti i volti dei sacerdoti. Non siamo chiamati (e formati) ad essere dei cloni di don Vianney, con talare, colletto romano, confessionale, altare e messale di Pio V.
Ti auguro un buon lavoro:
aiuta i candidati a trovare ciascuno il proprio volto di sacerdote.
Non educarli ad imitare o clonare un unico ed univoco modello.
Sii per loro un compagno di viaggio, non l'addetto di una catena di montaggio.
Sii per loro un padre, e non un funzionario gelido e perfetto.
Fa che il seminario non sia luogo di proposte "bulgare",
con seminaristi e poi preti "bulgari" che dicon sempre di sì.
Ma una famiglia, un posto dove si discute, ci si confronta, si tenta, si cresce insieme,
trovando poi ciascuno, nella libertà, la propria strada.
Caro don Franco, ti riassumo i miei consigli con un motto:
MOLTI VOLTI DI SACERDOTI,
PER UN UNICO SACERDOZIO
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