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3 settembre 2014

Pellegrinaggio dei bergamaschi sull'Isola di Belene

Pubblico qui una mia personale traduzione del lungo articolo e del fotoreportage pubblicati dal giornalista bulgaro Hristo Hristov sul sito www.desebg.com, riguardanti il Pellegrinaggio a Belene dello scorso 23 agosto, Giornata europea in memoria delle vittime dei totalitarismi. Lo ringrazio personalmente per la sua presenza e le stupende foto realizzate.

Qui potete vedere anche il servizio apparso la sera del 23 agosto nel telegiornale della sera sulla prima rete nazionale...


Dopo quattro anni, da quando nel 2010 si celebra anche in Bulgaria il 23 agosto (Giornata europea di commemorazione delle vittime dei crimini di Nazismo, Comunismo e altri regimi totalitari), la solennità di questo giorno non ha ancora trovato il suo posto nella società bulgara.
Tradizionalmente esso viene celebrato con una commemorazione di uno sparuto gruppo di ex perseguitati, autorità e cittadini attorno al Memoriale delle vittime del regime comunista presso il Palazzo della Cultura (NDK). La più autorevole presenza statale fu nel 2011 nelle vesti dell'allora presidente del Parlamento, Tsetska Tsaceva.

Quest'anno il 23 agosto (data in cui nel 1939 l'URSS e la GERMANIA strinsero il Patto Molotov-Ribbentrop) è stato celebrato in modo inconsueto in Bulgaria anche in un luogo che purtroppo continua ad essere misconosciuto per la maggior parte dei bulgari.
Un gruppo di cittadini italiani hanno onorato le vittime del comunismo e degli altri regimi totalitari sull'Isola Persina, dove il Partito Comunista Bulgaro fondò il più grande campo di concentramento del paese per i suoi oppositori. Il sito www.desebg.com vi offre qui il reportage e la galleria fotografica realizzati dal giornalista Hristo Hristov sul luogo dell'avvenimento.

Il 22 agosto 2014, proveniente da Bergamo, atterra all'areoporto di Sofia un gruppo di 40 italiani. A differenza degli altri stranieri, essi non arrivano in Bulgaria per far turismo, ma per compiere un pellegrinaggio per onorare le vittime del comunismo e degli altri regimi totalitari, in occasione del 23 agosto, giornata europea dedicata a loro. Il luogo è scelto accuratamente: l'ex campo di concentramento dell'isola Persina a Belene
L'iniziativa di un sacerdote cattolico
L'iniziativa parte dal parroco di Belene padre Paolo Cortesi, un quarantenne sacerdote cattolico, arrivato in Bulgaria alla fine del 2010. La scorsa primavera egli ha avviato un Comitato d'iniziativa popolare per la realizzazione di un Memoriale alla vittime del regime comunista presso il campo di Belene, sull'Isola Persina. Ad esso hanno già aderito 400 persone, bulgari, italiani e francesi.
Questo è il quarto gruppo di italiani che viene in Bulgaria per visitare il luogo del più grande campo per pericolosi prigionieri politici dopo il 9 settembre 1944.
In autobus ci dirigiamo dalla piazza della cattedrale S. Alessandro Nevski verso Belene, dopo che padre Cortesi ha mostrato ai suoi compatrioti i luoghi più notevoli della nostra capitale e dopo essersi incontrati col nuovo Nunzio Apostolico in Bulgaria, monsignor Anselmo Guido Pecorari, nominato la scorsa primavera da papa Francesco.
La maggior parte degli italiani sono persone di mezza età. Tra di loro avvocati, insegnanti, sacerdototi. Per la prima volta visitano la Bulgaria, e provengono dalla città natale di padre Paolo, Bergamo, nell'Italia settentrionale.
Il loro entusiasmo è grande, Sofià è molto piaciuta, e con impazienza aspettano di vedere altro del nostro paese. Padre Cortesi si è preparato in modo speciale per introdurre gli ospiti sul tema Bulgaria. Già sull'autobus racconta loro i passaggi pfondamentali della nostra storia.
"In Italia si scrive e si conosce poco attorno alla Bulgaria, e quindi propongo queste visite affinchè i mie connazionali la conoscano di più", mi confessa il sacerdote, il quale dopo il suo arrivo a Belene si è cimentato velocemente nell'apprendimento della lingua bulgara.
Roncalli, il Papa bulgaro
Durante l'esposizione della storia bulgara, egli non dimentica di sottolineare quei momenti che riguardano da vicino i rapporti tra la Bulgaria e l'Italia.
Grande attenzione è riservata a papa Giovanni XXIII (Angelo Giuseppe Roncalli), che svolse il suo pontificato dal 1958 al 1963, il quale è stato canonizzato lo scorso 27 aprile da papa Francesco, insieme a papa Giovanni Paolo II.
Papa Giovanni XXIII è conosciuto per il suo amore verso la Bulgaria, dove ha vissuto per 9 anni. Egli arrivò qui nel 1925,novello vescovo, come Visitatore Apostolico, quindi Delegato.
Monsignor Roncalli non solo percorse la Bulgaria in lungo e in largo per conoscere l'intero paese, ma anche mostrò una grande misericordia verso i bulgari, soprattutto nell'organizzazione degli aiuti umanitari dopo il tremendo terremoto di Cirpan del 1928. Innamorato della Bulgaria, cambiò addirittura il proprio titolo arcivescovile: da vescovo di Areopoli ad arcivescovo di Mesembria, perchè (secondo le sue parole) "il ricordo della Bulgaria rimanga sempre con me".
Capisco al volo che per gli ospiti italiani Roncalli è una personalità illustre, non solo perchè è stato papa, ma soprattutto perchè nacque nella provincia di Bergamo, da cui provengono anche loro.
Padre Cortesi testimonia ai suoi attenti compatrioti che anche i bulgari hanno un particolare affetto alla persona di Roncalli, e lo chiamano il Papa Bulgaro. Gli ospiti accolgono questa notizia con notevole gioia.

Il martire Eugenio Bosilkov
Non può non sorprendermi il fatto che la figura di Eugenio Bosilkov prende notevole risalto nell'esposizione di padre Paolo Cortesi sulla Bulgaria, che offre al gruppo di italiani.
La storia del Vescovo di Nicopoli, condannato a morte e fucilato dai comunisti nel 1952, insieme ai sacerdoti cattolici p. Kamen Vicev, p. Pavel Gigiov e p. Josafat Shishkov, ricopre un ruolo importante nel racconto sulla Bulgaria.
Padre Cortesi sottolinea che dopo il 9 settembre 1944, il regime comunista ha perseguitato non solo i rappresentanti della Chiesa Ortodossa, ma anche le guide spirituali protestanti e cattoliche. Belene, dove p. Cortesi risiede e conducce i propri ospiti, è strettamente collegata ad Eugenio Bosilkov, che lì è nato nel 1900. I pellegrini italiani ascoltano l'eroismo di monsignor Bosilkov e dei cattolici processati con lui, e le parole con cui papa Giovanni Paolo II lo dichiarava beato nel 1998, sottolineando che è un martire vittima del potere comunista, ucciso per la sua fede in Cristo.


La regina Giovanna di Savoia
Un altro fatto interessante, che lega Bulgaria ed Italia, ricordato da padre Cortesi ai suoi connazionali, riguarda la moglie del re bulgaro Boris III, la regina Giovanna di Savoia, figlia del re d'Italia Vittorio Emanuele III. I pellegrini italiani non si ricordano di questa pagina di storia, e sono visibilmente sorpresi. Giovanna di Savoia si sposò con il re Boris III nella cattedrale di San Francesco ad Assisi, seconod il rito cattolico, dopo di che il matrimonio venne benedetto anche col rituale ortodosso nella cattedrale Sant'Alessandro Nevski. Un ruolo chiave in questa vicenda lo ricoprì proprio monsignor Roncalli, soprattutto nei seguenti battesimi dei figli di questo matrimonio misto, battezzati nella chiesa ortodossa, co,e allora prevedeva la Costituzione di Ternovo.


E chi è Todor Jivkov?
Mentre percorriamo l'autostrada Hemus, nei pressi di Pravets, padre Cortesi approfitta di questo momento. Dopo aver indicato il moderno impianto da golf, che si trova ai margini della cittadina, egli ricorda che questo è il paese natale di Todor Jivkov. "E chi è odor Jivkov"?!?, chiedono sorpresi gli italiani.
Il sacerdote allora spiega che questo signore è l'uomo che ha governato la Bulgaria, capo del partito comunista dal 1956  fino alla caduta del muro di Berlino nel 1989. "Ah, allora è come Ceasescu e Tito", esclamano per analogia alcuni italiani.
"Sì, si può dire così, ma con l'unica differenza che durante il suo più che trentennale governo, Jivkov è stato il più fedele suddito dell'Unione Sovietica tra tutti i dirigenti dei paesi dell'ex area comunista", risponde padre Cortesi.

In preghiera da Pleven a Belene
Così discorrendo ci avviciniamo a Plevem, dove padre Cortesi invita i suoi compatrioti alla preghiera. Sono testimone di qualcosa di inconsueto:  un pulman in viaggio dove si recitano salmi e preghiere per oltre un'ora. Il sacerdote in precedenza ha distribuito un fascicolo con i salmi da pregare insieme. Tutto il gruppo partecipa.
Al tramonto arriviamo a Belene, e mentre facciamo l'ingresso in città il sacerdote indica i ruderi abbandonatio e fatiscenti del periodo socialista, tra cui il locale TKZS (cooperativa agricola di Stato) e i capannoni abbandonati della cosiddetta zona industriale della cittadina danubiana.
Le strade sono deserte e male illuminate. A causa delle scarse risorse finanziar del Comune, l'illuminazione  pubblica viene spenta totalmente verso l'una di notte, mentre il vicino cantiere della Centrale Atomica (che da oltre 30 anni ha prosciugato molti miliardi di euro...) resta sempre illuminato a giorno.
Gli ospiti sono alloggiati in u albergo nuovo che si trova sulla sponda del Danubio. La presenza dei cattolici in questa città (circa 5000 sono i cattolici a Belene, la più grande comunità cattolica della Bulgaria settentrionale), ha lasciato anche qui il proprio segno: nel giardino dell'albergo è costruita una grande e graziosa cappella, e su una vetrata è rappresentato... monsignor Eugenio Bosilkov.

Attraverso il ponte galleggiante del carcere verso l'Isola Persina
La mattina seguente il gruppo è pronto per il pellegrinaggio nel campo di concentramento di Belene. Tutti si radunano nel grazioso e accogliente piazzale della chiesa "Natività di Maria", costruita nel 1860, una delle due chiese cattoliche presenti in città. Padre Cortesi vive e lavora qui, e coglie l'occasione per illustrarne la storia. Qui tutto mostra come sia onorato in modo degno il beato Eugenio Bosilkov.
In chiesa viene custodito un pezzo della camicia intrisa col suo sangue, camicia che indossava durante la fucilazione avvenuta nel 1952, consegnata successivamente a sua nipote suora. Questa reliquia venne donata al Papa in occasione della beatificazione, e poi dallo stesso Papa donata al santuario di Belene, nell'attuale teca coi sigilli della Santa Sede.
Nel cortile della chiesa c'è poi un busto del martire, una sala con un museo dedicato a lui, e un Centro per l'educazione spirituale a lui dedicato.
Per raggiungere il luogo del vecchio gulag sull'Isola Persina, bisogna passare vicino al carcere di Belene, ancora attivo oggi, e per questo esistono ancora speciali controlli.
Nonostante più di un mese fa padre Cortesi abbia spedito al Ministero della Giustizia , secondo procedura, l'elenco esatto dei cittadini italiani... le guardie del carcere pare abbiano "perso" gli elenchi e l'autorizzazione per la visita... "Oh... non riusciamo a trovarli... qui non ci sono...", ci dicono dallo spioncino del carcere.
Padre Paolo è molto paziente, torna alla chiesa e ritorna con una copia di tutti i documenti necessari.
"Lo fanno apposta - mi dicono alcuni belenciani, collaboratori del sacerdote - L'obiettivo è dissuaderci dall'organizzare frequenti pellegrinaggi. In Bulgaria esistono ancora persone che non desiderano che si parli dell'esistenza dei campi di concentramento comunisti, e che ci siano visite qui a Belene. Per questo fanno questi scherzetti".
Per fortuna gli ospiti italiani non capiscono cosa di preciso avviene. "La solita burocrazia", taglia corto padre Cortesi, davanti al pesante portone metallico del carcere (....).
E finalmente l'atteso momento. L'intero gruppo di italiani ripercorre i passi degli ex prigionieri di Belene. Attraversiamo a piedi il ponte galleggiante, proprio come 65 anni fa fecero i primi prigionieri, e come da 25 anni fanno i sopravvissuti alle prigioni comuniste e i cittadini amanti della libertà, ogni anno alla fine di maggio, in pellegrinaggio per onorare le vittime.
Sulla sponda opposta ci aspettano tre pulmini, i quali ci portano al cosiddetto Secondo Blocco, all'interno dell'isola, dove sorgeva il gulag. Una gran parte della strada è completamente sommersa da rami e arbusti. Questa giungla mostra chiaramente come il luogo è quasi completamente dimenticato. A differenza della Bulgaria, negli altri paesi d'Europa calpestati dallo stivale sovietico questi luoghi sono trasformati in luoghi della memoria di quanto è accaduto e delle vittime, cose che le giovani generazioni devono ricordare.

Al Secondo Blocco

Dopo circa quindici minuti raggiungiamo il secondo Blocco. Qui, in mezzo all'erba alta e a diversi rottami sorgono alcuni edifici abbandonati, un cortile ed una costruzione un po' meglio conservata. Tutti questi edifici sono recenti, e non hanno nulla in comune con le barcche del campo dei primi anni '50 del XX secolo.
Sull'edificio più grande è stata appesa una croce di legno dagli agricoltori, durante il primo pellegrinaggio nel 1990. Recentemente su una parete è stata posta anche una lapide.
Accanto ad esse si innalza un monumento incompiuto di calcestruzzo, che avrebbe dovuto essere un Memoriale, ma a causa della morte dei più attivi sostenitori che lo iniziarono, e anche per la mancanza di fondi, l'opera fu abbandonata.
Padre Paolo Cortesi guida il gruppo, portando con sè un crocifisso e il ritratto del martireeugenio Bosilkov. Il sacerdote sottolinea ancora il significato della data di oggi, 23 agosto: giorno in cui Stalin e Hitler conclusero la loro alleanza e segretamente si spartirono le zone europee, prima di dar inizio alla Seconda Guerra mondiale con l'invasione delle Polonia da parte della Wermacht nel settembre 1939, e la successiva spartizione della stessa tra la Germania e l'Unione Sovietica.
Dopo di chè spiega ai pellegrini la storia della costruzione dei campi di concentramento da parte del regime comunista bulgaro, su modello dei campi di lavoro sovietici del GuLag.
Padre Cortesi tuttavia fa ciò con un metodo interessante: in precedenza ha tradotto dal bulgaro all'italiano alcune testimonianze dirette, e ha distribuito i testi ai suoi compatrioti, i quali si alternano nella lettura dei passaggi scelti. In questo modo essi stessi entrano direttamente nella lezione di storia, e ripercorrono spiritualmente la Via Crucis verso il Golgotha delle repressioni del tempo del comunismo in Bulgaria.
Alternandole con le preghiere, i pellegrini italiani ascoltano le testimonianze sulla costruzione di Belene di uno dei primi prigionieri condotti qui nel 1949, all'apertura di questo lager durante il governo comunista di Vasil Kolarov.
Gli italiani imparano così cosa fosse il regime nel campo di Belene, quali persone vi furono spedite dal Partito Comunista Bulgaro, quali sofferenze patirono i prigionieri.
E qui du nuovo padre Cortesi ripropone il martirio di monsignor Bosilkov. In suo ricordo viene letta l'emozionante omelia di papa Giovanni Paolo II, che fece durante la cerimonia di beatificazione del pastore bulgaro nel 1988.

In preghiera per le vittime
Il pellegrinaggio di conclude nella chiesa della Natività di Maria, dove i credenti di Belene (soprattutto donne), con pazienza hanno aspettato il ritorno dall'Isola del sacerdote con gli ospiti italiani. Durante la messa padre Paolo Cortesi ricorda di come la preghiera che stiamo celebrando sia in memoria di tutte le vittime di tutti i regimi totalitari.
"Il pellegrinaggio che oggi abbiamo compiuto, fa parte del nostro compito di custodire la memoria delle vittime e dei martiri. Attraverso di esso i miei connazionali hanno conosciuto importanti fatti fino ad ora per loro sconosciuti, riguardanti il periodo comunista in Bulgaria e anche sul Campo di Belene, che vanno conosciuti, e non dimenticati. Perchè essi ci aiutano a distinguere il bene dal male, l'amore dall'odio, la pace dal terrore e dalla violenza ", mi racconta padre Paolo, mentre i belenciani e gli italiani si salutano,dialogano, si sorridono e abbracciano nel cortile, uscendo dalla chiesa al termine della messa.






















1 commento:

  1. Ho avuto la fortuna di partecipare a questo bellissimo pellegrinaggio. E' stata un' esperienza meravigliosa dal punto di vista umano e religioso. Grazie a Padre Paolo che ci ha fatto da guida in questo paese per me sconosciuto. Grazie per averci regalato un po' del suo tempo prezioso. Un ringraziamento anche a Don Luca che ci ha organizzato tutto quanto .

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