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17 gennaio 2020

Dalla spiaggia di Mileto

Ringrazio il Signore per questa settimana molto bella, appena trascorsa insieme ad altri 30 sacerdoti. Fisicamente eravamo tra le colline del varesotto, a Caravate, ma don Marco Cairoli ci ha condotto sulle assolate spiagge di Mileto, in compagnia di San Paolo ed ai preti della chiesa di Efeso. Ed insieme a loro è stato bello rileggere il cammino percorso in questi anni, con occhi spirituali: una grata memoria che apre orizzonti nuovi di speranza.

"Lo Spirito Santo vi ha costituiti come custodi,
per essere pastori della Chiesa di Dio"

Mi commuove meditare su come Lui abbia scelto me e mi abbia tenuto una mano sulla testa per 20 anni.
Ee ricordare che proprio 20 anni fa iniziavo il ministero affidatomi: da allora "ho servito il Signore, "non mi sono mai tirato indietro" e "non mi sono mai sottratto al dovere". Lui ha fatto la Sua Parte, io ho provato a fare la mia.
Sono andato dove mi han mandato, ho fatto quello che dovevo fare, e ho cercato di farlo al meglio.
Qualcosina di bene in vent'anni  l'ho fatta... e per quello che ho fatto di male (e per il bene che avrei potuto fare, ma non ho fatto), chiedo perdono e vado a confessarmi.

Il 25 marzo 2000, vivevo a Cicola la mia professione perpetua, e mi consegnavo nelle mani del Signore, cantando: "Eccomi, eccomi... si compia in me la Tua volontà".
Il 30 aprile 2000, nel duomo di Verona, venivo ordinato diacono.
Vent'anni fa venivo costituito come consacrato e servo per la Chiesa.
Certo, san Paolo di Tarso aveva la grazia di vivere nel primo secolo, e diremmo oggi, era un "battitore libero": andava dove voleva (o dove lo Spirito lo spingeva...), una settimana qui, un mese là, tre anni qui, un passaggio là... cercando di non calpestare orti altrui, e facendo quello che noi chiamiamo il primo annuncio, e poi creando con chi credeva la comunità cristiana.
Duemila anni dopo, uno si consegna al Signore dentro una Chiesa ben più strutturata, con alle spalle storie e tradizioni... e questa Chiesa ti mette in un posto, e mica gironzoli qua è là: stai lì e fai il tuo dovere, il tuo servizio.
 

"Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge"
Nel 2000, dopo 16 anni di seminario e formazione, avevo chiesto di andare a Pianezza, per servire i confratelli malati e lavorare nel Santuario di San Pancrazio... ma lo Spirito, attraverso la Chiesa, cioè i Missionari Passionisti, mi ha mandato sulle sponde del naviglio Martesana, a Milano.
Ringrazio il Signore per questi dieci anni nella comunità parrocchiale di Santa Maria Goretti.
Dieci anni di gioie e fatiche, lacrime e sorrisi, prove e belle esperienze.
Ringrazio per aver collaborato e condiviso tutto questo con migliaia di persone, i cui volti ancora ricordo e custodisco nel cuore.
In particolare ricordo i confratelli fratel Domenico, padre Nando e padre Giancarlo, che già sono approdati nel Regno di Dio. Ed i confratelli padre Felice, padre Giuseppe, fratel Emilio e padre Francesco, che ancora vivono e lavorano per il Regno. Più tutti gli altri.

Nel 2010, dopo aver espresso il mio desiderio di vivere un'esperienza missionaria all'estero (si pensava allora all'Africa, al Kenya o al Tanzania...)... ma lo Spirito, attraverso la Chiesa, cioè i Missionari Passionisti, mi ha mandato sulle sponde del fiume Danubio, a Belene.
Ringrazio il Signore per questi dieci anni bulgari.
All'inizio, come Giona, ero un po' titubante ad accettare di svolgere il mio ministero a Belene: da solo, inesperto, in terra straniera... Ma poi, come a san Giuseppe e a san Paolo, il Signore mi ha detto:
"Non temere di prendere con te questa comunità di Belene e questo santuario... Non temere, perchè Io sono con te".
E accolsi questo ministero dalla Chiesa, di essere parroco di una comunità moribonda e rettore di un santuario scevro di pellegrini. Non mi sono tirato indietro, ed ho provato, tra le lacrime e le prove, a portare un po' di vita (i Passionisti amano usare il termine: rivitalizzare) ed un po' di gente in questo luogo speciale dei Balcani, chiamato Belene.
Una palude piena di "insidie", fango, zanzare e altre pericolose bestiacce rapaci... da dove "non mi sono tirato indietro", e da dove, "nell'intimità della chiesa e nell'arena pubblica" ho provato a testimoniare la fede cristiana, con parole e gesti intimamente connessi, ed insegnare a viverla nell'attenzione di deboli e nella memoria dei martiri.

"Si è più beati nel dare che nel ricevere"
Ed ecco che, come l'altro Paolo a Mileto, anche "io vado" avanti, "senza sapere ciò che mi accadrà" nei prossimi anni. "So soltanto che lo Spirito mi attesta che mi attendono" altri giorni di lavoro e di servizio, cercando di dare testimonianza al Vangelo su qualunque sponda mi getti il grosso pesce dei Passionisti e della Chiesa.
Rinnovo pertanto il dono di me al Signore e alla Congregazione dei Passionisti (se mi vogliono ancora, ovvio). Mi usino dove meglio credono.

"Non rivedrete più il mio volto".
Per intanto torno a Belene, preparandomi a dire ai miei amati belenciani:
"A Dio a tutti! Ecco, io so che non rivedrete più il mio volto.
Non lasciatevi sottomettere dalla depressione, dalle chiacchiere, dalle menzogne, dall'egoismo:
Cristo vi ha liberati con il suo sangue, perchè viviate da persone libere, creative, amanti della vita!
Non dimenticate: coltivate la viva e grata memoria di Eugenio, dei martiri e delle vittime innocenti:
questa è la speciale vocazione e l'assiduo lavoro, affidatovi dal Signore! La memoria nutre, la dimenticanza fa deperire.
E non siate testardi come gli asini: accogliete i pastori che la Chiesa vi manda, ascoltateli e seguiteli. Lo Spirito unisce, il diavolo divide.
Ed infine ricordatevi delle parole del Signore Gesù:
"Il più grande tra di voi sia come il più piccolo, 
e chi governa come colui che serve".

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