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30 giugno 2020

Mannaggia, siamo all'ultima spiaggia!

C'era una volta (e, di per sè, c'è ancora e ci sarà sempre...) un tale, la persona più ricca, più potente, più famosa di tutto l'universo. Questo tizio aveva (e di per sè ha ancora, e avrà sempre...) un figlio. Il figlio di questo tizio, che non si chiamava nè Caio nè Sempronio, un curioso giorno inventò un curioso gioco ed uscì di casa per intraprendere un curioso viaggio. Davvero molto originale e curioso!

Fingendosi muto, si appese un cartello al collo, con scritto sopra,  a caratteri cubitali, in tutte le lingue del mondo, questa semplice frase di due parole:


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Gushakisha icumbi
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Inizialmente pensava che questa sua pensata si sarebbe risolta in qualche giorno... invece, con suo enorme disappunto, scoprì che nessuno rispondeva adeguatamente alla sua umile e muta richiesta.
E pertanto nessuno si aggiudicava il premio corrispondente.
Tutte le porte, e pure le finestre, restavano chiuse, sbarrate, e lui, spostandosi di casa in casa, continuava a mendicare un alloggio.
Trascorsero i giorni, e pure le notti.
Trascorsero le settimane, e pure i mesi.
Addirittura trascorsero circa trent'anni... ed il povero giovane, che da trent'anni non apriva bocca, aveva ormai calpestato tutte le strade del globo, aveva visitato tutti i centri abitati, dalle megalopoli ai minuscoli villaggi, perfino ogni casa colonica e ogni capanna nelle savane africane e nelle foreste amazzoniche.
Dovunque, solo porte chiuse. Nel frattempo poi, gli era cresciuta la barba, e che barba! sembrava un barbone... i capelli folti erano sporchi e infangati, aveva le mani ferite per le cadute fatte, i vestiti lerci e puzzosi...

Fu così che arrivò a Dekov, l'unico posto al mondo dove ancora non era passato, pensando che quella fosse l'ultima spiaggia.
Passò di casa in casa... ma anche lì tutti erano normali, come nel resto del mondo, e nessuno tanto pazzo da accogliere in casa un simile pezzente vagabondo e pidocchioso.
Sconsolato, il figlio della persona più ricca dell'universo, si sedette stanco e desolato davanti al distributore di benzina abbandonato e desolato di Dekov, e tutto assordo nei desolanti suoi pensieri, non si accorse di una vecchia vecchietta che si era avvicinata e seduta accanto a lui.
"Salve, forestiero! Come butta?" disse la vecchietta.
"Come butta? Male, molto male, nonna mia!", rispose sconsolato lui, aprendo la bocca dopo ben trent'anni di silenzio.
"Eh! Dai! Giovane come sei! Di cosa ti lamenti? Io che son senza denti e piena di dolori, ben più di sette!, e con un piede e mezzo nella fossa e l'altro mezzo piede con l'artrite... cosa dovrei dire?!? Su, coraggio ragazzo, cosa mai può sconsolarti tanto?", disse molto maternamente la vecchietta.
"Sapessi!", disse lui.
"Beh, se non me lo dici... non lo saprò mai, no?".
"Beh, trent'anni fa, per gioco, decisi di fare un gioco originale, unico, innovativo, irripetibile, inimmaginabile. A chi avrebbe vinto, avrei dato un premio supergalattico...".
"E che gioco era?", chiese incuriosita la vecchietta.
"Beh... fingendo di essere muto, mi son messo un cartello al collo, con scritto in tutte le lingue del mondo (così tutti potevano capire): CERCO UN ALLOGGIO. Poi mi son messo a girare casa per casa... ma nessuno mi ha mai dato un alloggio.
La maggior parte non mi vedeva neppure, o faceva finta di non vedermi. Qualcuno mi guardava, ed io senza profferir verbo facevo lo gnorri... e poi sentivo tutte le scuse del mondo, (da parte dei più educati, ovvio), dal classico "non ho tempo per te", al più sofisticato "scusaiononpossomacercheròdiattivareunacampagnadi sensibilizzazioneinmodochel'ONUriflettasullasituazionemondialedeldisagioantropologicodeiclochardeprevedadisconfiggerequestapiagadell'umanitàentroil2075attraversoprogettidiintegrazioneinternazionalesostenibili".
Molti neppure facevano caso a me. Altri addirittura mi cacciavano come un appestato. Qualche squilibrato ha cercato pure di ammazzarmi, ma son scappato in Egitto... E così...
Io pensavo che in qualche giorno avrei trovato una persona di buon cuore che mi accogliesse... ed ero prontissimo a ricompensarla con il premio stratosferico... ma ad oggi son passati trent'anni di vagabondaggio e nessuna porta si è aperta.
Ed eccomi qui, alla fine del mio viaggio, dopo aver provato anche in questo villaggio di Dekov, l'ultimo al mondo che mi era rimasto. Ora non mi resta che morire...".

"Morire? Macchè morire, ragazzo mio! La speranza è l'ultima a morire, mica tu!! E tu hai ancora una speranza, no?"
"Ma che speranza d'Egitto! Questa era l'ultima spiaggia. Non c'è più niente e nessuno. Qui termina il mio gioco, e pure la mia vita".
"Oh! Ma lo sai che sei in grande errore? Ci sarebbe ancora un posto, dove secondo me non sei mai stato"... disse sorniona la vecchietta.
"E quale sarebbe? Ho percorso tutte le strade del mondo...".
"Beh, sulla strada davanti a casa mia non ti ho mai visto, quindi suppongo che tu non abbia mai visitato il mio paesino".
"E che paese sarebbe? E anche se fosse... pure lì saranno normali come tutti, e nessuno mi accoglierà..."
"Beh, il mio paesino si chiama Belene, e gli abitanti Belenciani, e... non sono mica normali come gli altri... sono speciali... e secondo me, a Belene sicuramente troverai almeno una persona che ti accolga. Vuoi venire? Ti accompagno là. Stavo giusto giusto tornando a casa...", disse la vecchietta, alzandosi dalla panchina e facendo segno di partire.
"Beh... a dire il vero, ora che me lo fai notare... non ho mai sentito parlare di questa Belene, e non ci sono mai stato. Mai sentita nominare! Si vede che è proprio un buco in capo al mondo... Se questo Dekov era la mia ultima spiaggia... proviamo anche a Belene, l'ultimissima spiaggia. O la va, o la spacca. Se lo dici tu... Mal che vada... invece di morire oggi, muoio domani. Ma visto che finchè c'è vita c'è speranza... ed io son vivo... andiamo!".

E fu così che la vecchietta accompagnò il figlio dell'uomo più potente del mondo a Belene.
Il quale, appena giunto all'inizio di questo ultimo paese in fondo all'ultima strada del globo, all'ultimissima spiaggia del mondo... si rallegrò e rincuorò immediatamente nel vedere... non il cimitero sulla sinistra (chi mai si rallegra dei cimiteri?), ma il cartello sulla destra, con scritto a cubitali caratteri:
BENVENUTI A BELENE!
INSEDIAMENTO DI CATTOLICI DALLA SOLIDA FEDE
FIORENTE CENTRO ABITATO E PARCO NATURALE
CAPITALE UNIVERSALE DELL'ACCOGLIENZA.

"Usti!", esclamò il giovane barbuto, "A saperlo prima... cominciavo da qui il mio gioco! E avrei certamente trovato casa trent'anni fa!".

Entrarono nel paese, e subito il giovane svoltò a destra, vedendo una gigantesca serie di palazzi vuoti e pensando: "Ma guarda un po' come sono accoglienti questi qui e come sono fortunato! Hanno costruito interi quartieri di condomini, ben 4743 appartamenti, per ospitare le persone...".
Si avvicinò al complesso residenziale, insieme alla vecchietta, e stava per entrare e sistemarsi in un appartamentino (tutti e 4743 erano infatti vuoti, e pure con le porte spalancate, anzi, senza neppure le porte...), quando dall'ombra emerse cento guardie armate di mitragliatori e lanciarazzi, urlando ed intimando: "ALT! Mani in alto! Dove vai, barbone? L'ingresso è vietato! Pussa via!".
Il povero cristo, fingendosi ancora muto, alzo le mani ferite in alto, e con il mento indicava il cartello sotto il mento, pensando: "Certamente è un equivoco, e non hanno capito che sono solo un povero cristo che cerca alloggio... Se sapessero poi che ricompensa li attende....".
Ma il capo delle guardie si avvicinò, lo schiaffeggio e gli sputò pure addosso, ed infilandogli la punta del kalashnikov nel petto, gli urlò: "Vattene via di qui, barbone pidocchioso e puzzolente! Questo posto non è per te, ma per gli operai che devono venire a costruirci il paradiso in terra... Son quarant'anni che abbiamo costruito per loro 4743 appartamenti e li aspettiamo... Non vorrai mica che arrivino ora e ci trovino dentro dei rifiuti umani come te! Vattene! Via! Pussa via! Marsh!".
Il giovane, sconsolato, tornò dalla vecchietta, che gli disse:
"Scusami, amico, mi son dimenticata di dirti che questi 4743 non sono a disposizione, e li tengono vuoti da quarant'anni.
Su andiamo! Ritenta, e sarai più fortunato.". Si incamminarono.
"Non fa niente, amica mia. Ci sono abituato. Ah... proviamo in quella casa là", disse lui, correndo avanti sulle ali della speranza, mentre la vecchietta diceva  qualcosa... ma lui non la sentiva, tanto era preso dal desiderio...

Dopo mezz'ora la vecchietta, camminando lentamente coi suoi tre bastoni, lo raggiunse e lo trovo sconsolato davanti a quella casa. Mentre lei riprendeva fiato, lui le disse sconsolato:
"Non capisco... è mezz'ora che son qui davanti al cancello di questa casa di questo paese capitale universale del'accoglienza... ma nessuno mi apre..."
"Ma sei un po' suonato, per caso? Non vedi che la casa è abbandonata... Non vedi il tetto sfondato e la giungla cresciuta intorno? Quelli che ci abitavano qui son morti da anni...".
"Sì... ma... beh... Non potrei sistemarmi qui?".
"Ma neanche per sogno! E' chiusa e sbarrata da vent'anni, e gli eredi stanno ancora litigando per quanti centimetri quadrati spettano loro... Mica è per gente come te!
Su andiamo! Ritenta, e sarai più fortunato".

Dopo qualche minuto, stavolta sostarono davanti ad una bella casa gialla di due piani, tutta nuova fiammante ristrutturata.
"Finalmente! Adesso mi piazzò qui davanti, e questi accoglientimissimissimi belenciani sicuramente mi offriranno un bicchiere di acqua fresca ed una branda dove posare il capo...".
La vecchietta, scuotendo la testa, gli disse: "Povero cristo che sei... si vede che sei forestiero e non sai niente di quello che succede qui. La famiglia che abitava qui è emigrata a Mondragone per raccogliere pomodori, e ora vivono là in una baracca, ed hanno fatto ristrutturare la casa qui, per quando andranno in pensione fra 42 anni e torneranno qui. Quindi... niente posto per te!
Su andiamo! Ritenta, e sarai più fortunato.".

Giunsero davanti al Palazzo Comunale, e lui voleva cercare aiuto lì, ma la vecchietta, dicendogli che era domenica, gli indicò un foglio appeso con lo scotch sul vetro della porta:
"Sabato e domenica siamo CHIUSI. Chi avesse urgente bisogno di aiuto chiami il 112, che poi contatterà il 113, il quale inoltrerà la sua richiesta al 114, che la smisterà al 115, e se per caso il 116 non vi risponde entro una settimana, dopo 15 giorni potete inoltrare un reclamo al 117, che vi manderà, se siete ancora vivi, un'ambulanza del 118 per prelevarvi. In caso di vostro sopraggiunto decesso, il 119 provvederà a contattare le pompe funebri al 119, che invieranno al 120 la richiesta per ottenere dal 121 un...", e qui finiva il foglio. Probabilmente ce n'era un secondo... volato via.
"Su andiamo! Qui danno solo i numeri... Ritenta, e sarai più fortunato", gli disse la vecchietta, strattonando un po' l'inebetito forestiero.

Arrivarono davanti ad una chiesa enorme, che più enorme non si può, con due campanili enormi, che più enormi non si può, e con una fortuna che più fortunata non si può: era domenica mattina, e la chiesa era straboccante di centinaia di cattolici dalla solida fede che cantavano a squarciagola.
Il trentenne, sfolgorante di gioia come una pasqua, esclamò:
"Sììì!!! Qui andiamo a nozze!", e silenziosamente entrò, col suo cartello bene in vista.
Ma non aveva neppure ancora completato il terzo passo, che tutti si voltarono e ammutolirono, ed il prete dal pulpito diceva nel microfono: "Ma come si permette, Lei, di disturbare la nostra funzione sacra?!?? Ma esca, per piacere! E se ha bisogno venga venerdì, dalla 17 alle 19, in via Strazzin! Ora vada, per piacere! Ci lasci continuare le nostre cose! Ma come, non sa lei che noi dobbiamo occuparci delle cose di Dio? Vada... vada... non ci faccia perder altro tempo!".
La vecchietta tirò fuori dalla chiesa il paralizzato giovane, e molto maternamente gli disse: ""Su andiamo! Ritenta, e sarai più fortunato.

Attraversarono tutto il paese, percorsero tutte le strade, sostarono davanti a tutte le porte... ma sempre le solite storie: o erano case chiuse, o case abbandonate, o gente che aveva da fare, o maleducati che neppure davano un'occhiata.
Arrivarono così alla fine del paese,
alla fine della strada,
alla sponda del Danubio.
"Ah... stavolta sì che siamo all'ultima spiaggia. Ora posso morire in pace. Il gioco non vale la candela...".
"Ehi ragazzo, non disperarti! - disse la vecchia - Pensavo che qualcuno, con una bella casa ed un bel letto, ti accogliesse... sai.. avremmo fatto bella figura... Peccato! Ma, se vuoi... qui.. alla fine di questo sentierino non asfaltato, un po' fangoso, c'è la mia casetta... se vuoi... ti lascio il mio letto un po' scassato, e io dormo nel pollaio con Cesarina, la mia gallina... non ho molto da offrirti... ho solo un uovo e un pomodoro per cena... ma se vuoi facciamo a metà...".
"O grazie... non si disturbi... mi getto nel fiume e la facciamo finita...".
"Ma che fiume e fiume d'Egitto! Venga! Su!", e lo costrinse ad accettare.
E lui entrò da lei. Era proprio una piccola e scalcagnata casetta. La donna gli offrì un bicchiere d'acqua fresca, e gli pulì con una salvietta bagnata il volto e le ferite sulle mani. Poi preparò una sontuosa cena, con mezzo pomodoro e mezzo uovo a testa. Quindi, dopo aver cenato, gli disse: "Beh, sapesse come sono stanca... Ora lasci che vada a dormire, che ne ho viste di tutti i colori oggi! Lei si metta pure comodo qui, sul letto.".

E la vecchietta andò a coricarsi nel pollaio,
dove pochi minuti dopo, morì.
Ed il forestiero si sdraiò pure lui sul letto,
dove pochi minuti dopo morì.

La mattina dopo, la vecchietta si svegliò avvolta da lenzuola di seta, e strabuzzando gli occhi e non credendo ai suoi occhi, si rese conto che non era più nel suo puzzolente pollaio, ma in una enorme stanza colorata e profumata di lavanda e violette. Alzandosi, passò davanti ad uno specchio, e vide nello specchio una giovane e bellissima donna, con tutti i denti candidi!.
"Perdindirindina!", esclamò, "ma sono proprio io, uguale e spiacicchiata come ero 70 anni fa!".
Andò poi alla finestra, e vide, dove prima era la sua baracca, una bellissima villa a due piani, ed una piscina, e una tavola imbandita come per le nozze in un giardino pieno di fiori splendenti dove prima c'era una boscaglia... e non credette ai propri occhi.
Centinaia di camerieri in bianche vesti, più bianche della neve, correvano qua e là, con vassoi pieni di ogni ben di Dio, e c'erano tantissime, innumerevoli, più di centoquarantaquattromila persone che mangiavano, ballavano e festeggiavano".

"Baba Mlada! Su, alzati, nonna mia cara, e vieni a far festa", le disse la stessa voce del povero cristo che aveva incontrato a Dekov e poi ospitato a casa sua. Solo che stavolta la voce proveniva da un bellissimo giovane, ben tirato a lucido, con abiti di prima categoria, ben pettinato e sorridente.
"Ma che cavolfiore succede? Dormo o son desta? Cos'è 'sta roba"??
"Sei sveglia, molto sveglia direi, cara la mia Baba Mlada! Ieri sera mi hai accolto in casa tua... e così hai vinto il premio! Stanotte, nel buio più buio, son venute schiere di dipendenti di mio papà, ed han fatto qualche lavoretto di ristrutturazione... E così ora tutto questo paradiso è tuo. Godiamocelo insieme. Il tempo di andare in giro a mendicare è finito. Buona festa, ragazza mia! Vieni, ti faccio conoscere i miei".
E, prendendola per mano, la condusse dai suoi e glieli fece conoscere, e la festa cominciò.
(e non è ancora finita... e probabilmente non finirà mai!)








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