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16 ottobre 2020

De sciò mast goon. Ahi, ahi, ahi, che dolor! Di quando il dottor Liubo Stranamor venne fatto allenator…

Quell’anno la scalata allo scudetto dei Giganti di Belene fu strepitosa: una cosa così non si era mai vista nella storia del calcio. 

Affiatatissimi e caricatissimi, gli undici atleti della cittadina danubiana erano un cuor solo ed un anima sola e, guidati dall’ineguagliabile e spiritoso allenatore Sveti “Duk” Consolatore, già dalla prima partita inanellarono una vittoria dopo l’altra. Senza se e senza ma. 
Il portiere Manol Stoppagia, saltellando come uno scoiattolo tra i pali e la traversa, li fermava proprio tutti i pochi tiri in porta che arrivavano: in tutto il campionato nessun goal preso, neppure uno per sbaglio. 
I difensori Pavel Stomanov, Kamen Skalata, Giosafatte Casamattev formavano una barriera impenetrabile, più solida della muraglia cinese e più impenetrabile del muro di Berlino .
I centrocampisti Qui Lapalla Amigo, Quo Vadis Arcinema, Qua Lazampa Bobby, imbastivano ogni volta dei pirotecnici schemi di gioco che dribblavano qualsiasi ingegnoso tentativo dell’avversario di fermarli. 
Le ali Daquilav e Scafov solcavano il manto erboso con una leggiadria indicibile, e svolazzavano tra gli sfidanti come le vele spiegate delle caravelle di Colombo. 
Gli attaccanti Flaviancio Mancinov ed Evgheni “The Boss”, come fulmini, miravano alla porta avversaria e la trafiggevano inesorabilmente con i loro precisi fendenti. 

E, goleada dopo goleada (a volte le partite finivano 25 a 0, altre solo a 7 a 0), arrivarono alla fine del campionato e si preparano a giocare la loro ultima partita: se avessero vinto anche quella (la qual cosa era matematcamente certa, visto l’andazzo precedente), avrebbero innalzato al cielo la Coppa della Vittoria, e sarebbero passati alla storia come gli invincibili ed imbattibili giganti di Belene. 

Ma… 

Ma successe quello che qualcuno definirebbe un imprevisto, altri una tragedia inaspettata, altri un evento catastrofico ed apocalittico… ma che invece è solo una cosa normalissima che accade a tutti, prima o poi. Niente di eccezionale, a parte che capitò la settimana prima della finale. 

L’allenatore spiritoso ed ineguagliabile, il signor Sveti “Duk” Consolatore… morì. 
Apriti cielo! 
Dopo lo sciok del momento, e dopo il funerale, la società si affrettò (era gia giovedì… e la finale era la domenica successiva) a sostituirlo: de sciò mast goon, come si dice. 

E fu così che incaricarono l’allenatore dei pulcini, il dottor Liubo Stranamore, l’unico libero al momento, di guidare i Giganti nella Finale per la Coppa. In fondo, pensarono, i nostri Undici sono imbattibili, ed un allenatore vale l’altro… 

E fu così che arrivò il giorno della finale. 

Pioveva che Dio la mandava… ma de sciò mast goon, come si dice. 

Liubo Stranamore schierò la squadra in campo… ma i tifosi fu subito evidente che in campo qualcosa non quadra. 

Infatti l’attacante Evgheni “The Boss” era in porta, con dei guantoni ridicoli. 

Flaviancio Mancinov, le ali Daquilav e Scafov, i centrocampisti Qui Lapalla Amigo, Quo Vadis Arcinema, Qua Lazampa Bobby erano tutti schierati in difesa, dentro la propria area. 

Al centrocampo, un po’ spaesati, ci stavano i difensori Pavel Stomanov, Kamen Skalata, Giosafatte Casamattev. 

E, solo soletto, in attacco, c’era il portiere Manol Stoppagia. 

Alcuni tifosi si misero addiririttura a testa in giù, pensando di aver le traveggole e di vedere tutto all’incontrario. 

Invece la squadra dei Giganti era proprio disposta così. 

E così ci fu il fischio d’inizio. E furono botte da orbi. 

Immediatamente i Giganti furono travolti dai Diavoli Rossi, che li fecero neri, ed i nostri Giganti andarono in bianco e restarono al verde per tutto il primo tempo. Questo tsunami calcististo, durato solo quarantacinque minuti, si concluse con un 77 a ZERO, a favore dei Diavoli Rossi, ovviamente. 

Negli spogliatoi, i maciullati, esangui, umiliati, sfracellati giocatori dei Giganti si radunarono intorno al dottor Stranamore, il loro allenatore, e gli chiesero, con un flebile sussurro di voce: 

“Mister… ma che cavolo è successo?”. 

“Non preoccupatevi ragazzi… a volte capita di perdere… così è la vita…”. 

“Ma… Mister”, osò dire Evgheni “The Boss”, l’attaccante più forte dell’universo che aveva appena preso 77 goals, “Non è che ci hai disposto un po’ male sul campo?!? Io non ho mai fatto il portiere… mi sono allenato per 27 anni come attaccante… e lì tra i pali mi sento come un pesce fuor d’acqua… se mi metti in attacco… magari qualcosa possiamo rimediare… E poi… gli altri… ci hai messi tutti al contrario… il portiere dovrebbe andare in porta, non in attacco… ed i difensori in difesa, non al centrocampo… ognuno dovrebbe andare al suo posto, e fare il proprio mestiere… Tu invece ci ha messi tutti sottosopra… non siamo mica dei dilettanti, come i tuoi pulcini… siamo dei professionisti, neh”. 

“Ma come ti permetti? Basta! Taci! Smettila di dire strupidate! L’abbiam capito tutti che vuoi far solo la prima donna! Fare l’attaccante e fare i goals, per premderti gli applausi. Guarda che qui si fa gioco di squadra: o si vince insieme, o si perde insieme! L’importante è insieme, mica vincere o perdere! Basta! Avanti, tornate in campo, e continuate a giocare come io vi ho disposto!”. 

E tutti, muti, con le orecchie basse ed impacchettati come agnelli uscenti sottovuoto dal macello, si avviarono fuori dagli spogliatoi. 

Nel corridoio però Evgheni “The Boss”, disse ai compagni: 

“Compagni… Ma… siete contenti di giocare così?” 

All’unisono risposero: “No. È così assurdo…”. 

Evgheni “The Boss” allora aggiunse: “Bene. Allora… usciamo e giochiamo come ai vecchi tempi, come ci ha insegnato Sveti “Duk” Consolatore buonanima! E facciamolo insieme! L’importante è insieme, no?!? Mica ascoltare l’allenatore nel pallone…”. 

Un baluginio di speranza baluginò in tutti gli occhi dei giganti, che scattando con ritrovata energia uscirono e scesero in campo, e si disposero come ai vecchi tempi. 

Al dottor Stranamore, vedendo questo ammutinamento, venne un coccolone e stramazzò al suolo morto stecchito. Ma de sciò mast goon, come si dice. I giocatori ed i tifosi lasciarono che i sottramorti sotterrassero i morti, e la partita continuò come previsto. 

Solo che stavolta accadde l’imprevisto: i risorti Giganti cominciarono a maciullare quei poveri diavoli dei Diavoli Rossi, e gol dopo gol arrivò il fischio finale, ed i Giganti di Belene vinsero 78 a 77. 

E la festa per la Coppa della Vittoria cominciò… e non è ancora mica finita, neh!

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