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29 ottobre 2020

L’inaffondabile inoffendibile inafferrabile Sandokat

Quando il nostro piccolo cucciolo nacque, avremmo voluto subito chiamarlo Sandokan, la tigre del Danubio, in ossequio al sapiente detto nomen, omen: aveva infatti un bellissimo pelo tigrato, arancione, nero e bianco, e già nei primi giorni di vita mostrò quello che poi sarebbe stato il suo carattere unico e speciale: sempre irrequieto, desideroso di avventure e scoperte, coraggioso, creativo, audace, intrepido, amante del diritto e della giustizia, ingegnoso, fantasioso… ma il nome Sandokan ci pareva un po’ troppo canino… e così lo battezzammo Sandokat: il qual lemma non è un topos letterario (Dio ci salvi dai topi!), ma un felinissimo e felicissimo nomignolo. Peccato che abbia fatto questa brutta fine… 

Ah, scusate, ci presentiamo: io sono la gatta Cikòva, e questo è mio marito, il gatto Pàrdov. Per chi non ci conoscesse, siamo una felicissima famiglia di felini, e da decenni viviamo sulle sponde del Danubio, nei pressi del paesino di Bèlene: se passate di qui, venite pure a trovarci. Saremmo lieti di accogliervi, e vi faremmo le fusa a gogò. 

Comunque… tornando al nostro caro ed amato Sandokat… dopo le sue scorribande infantili, questo nostro irrequieto cucciolo si trasformò totalmente, Dio solo sa perché: divenne timido, silenzioso, chiuso in se stesso. Stava sempre in disparte, leggeva libri e non socializzava mai cogli altri gattini. Totalmente il contrario di quella che era la sua natura ed il suo nome. 

Per aiutarlo ad uscire da questa, che per noi era una forma di depressione autodistruggente, provammo allora ad intrigarlo, proponendogli varie prospettive: diventare pescatore di merluzzi, o cacciatore di merli, o annusatore di stracchini, o tessitore di tappeti, o raccoglitore di palline da golf… ma… niente! Sandokat ascoltava tutto passivamente, senza muovere un baffo. Finchè… 

Finchè un giorno mio marito, il gatto Pardo, gli buttò lì, aspettandosi la solita laconica reazione, questa proposta: “Sandokat caro, che ne diresti… ti piacerebbe diventare allevatore di topi”?. 

Alchè, a sentir parlare di topi, a Sandokat gli si rizzarono le orecchie e la coda e, leccandosi i baffi, rispose: “Alleluia! Ma certo! Era ora! Questa sarà la mia vocazione e la mia missione: è una vita che aspetto di diventare allevatore di topi!”. E, con un balzo felino, Sandokat fu elettrizzato e cominciò a saltellare qua e là, felice come una pasqua. 

E fu così che lo mandammo alla prestigiosa scuola per allevatori di topi, la Rats & Cats Aigh Skul, dove per diciassette anni lo forgiarono per questo celestiale lavoro. E, passati tutti questi anni di formazione, il nostro caro Sandokat, non più cucciolo ma ormai gatto fatto, tornò qui a Belene, dove venne nominato Direttore Generale della Mus Muscolos Farm. 

Ed in pochi giorni la Mus Muscolos Farm conobbe uno sviluppo ed un espansione incredibile: dai quattro roditori iniziali, si passò a migliaia di muridi di ogni specie. Un successo strabiliante, dovuto a quella particolare simbiosi creatasi nel nostro amato Sandokat, simbiosi tra una formazione eccezionale ed il suo carattere unico. 

Ma… 

Ma… tanto va la gatta al lardo, che ci lascia lo zampino! 

Ma Sandokat (ed in fondo, è lui il colpevole del suo tragico destino, senza dubbio) fece una scelta che, a noi normali gatti, apparve subito offensiva e provocatoria, e che inevitabilmente lo portò alla rovina. 

Quando, alla fine del primo mese della sua direzione, i gatti macellai andarono alla Farm per prelevare i quintali di topini stabiliti per macellarli… quello psicopatico di Sandokat si piazzò sul cancello e disse: 

“Basta! Fermi lì, luridi assassini topicidi! Le vostre mani grondano sangue di queste piccole ed innocenti creature! Mai più! Non permetterò più che nessun topolino venga assassinato e squartato e sbranato, oltre ad evitarvi l’inferno per i vostri crimini, l’inferno dove fareste una vita da cani! E ora, pussate via!”. 

Questa scena si ripetè anche per i giorni successivi, finchè ormai nei negozi venne a mancare la carne, e quindi anche nei frigor, e quindi anche nei piatti di ogni felina famiglia. 

Immaginatevi le parole ed i piatti che volarono! Fu una vera e propria sollevazione popolare. Il culmine però giunse quando Sandokat inoltrò questo comunicato: “Cari concittadini, sono immensamente lieto che ormai tutti, come me, oltre ad aver rinunciato a mangiare la carne, abbiate deciso di mangiarvi le unghie e nutrirvi solo di vegetali. Ma non basta! Vi invito tutti, domani, a radunarci sulla nostra bella isola, per dissotterrare tutti i resti mortali dei topastri sepolti là, e di raccoglierli in un memoriale, e quindi di rendere loro omaggio ed onore, deponendo fiori e cantando le lodi di queste vittime innocenti della voracità felina”. 

Fu come la classica scintilla nelle stoppie: l’incendio dilagò, e un’orda di famelici ed indiavolati felini, digrignando i loro aguzzi canini, si precipitò sulla Farm, e dopo aver divelto e sfondato le recinzioni compì strage di topi e topolini. 

Quindi, catturato il nostro povero Sandokat, quegli invasati fèlidi fratelli lo portarono fuori dalla città, e là, a zampate e morsi, fecero di lui uno spezzatino. 

E questa è la fine di Sandokat, il nostro amato figlio che, impazzito, diventò vegetariano ed amico dei topi. E fu così colpevole della propria morte. 

Che dire? E’ una tragedia? No… Neanche per sogno! 

Beh, certo, queste vicende hanno dei risvolti tragici, è fuor di dubbio… 

Ma… alla fine fu tutta una grande e sonora felina… commedia! 

Dopo tre giorni quel disgraziato di Sandokat è risuscitato, ed ancora oggi scorrazza vivo e vegeto qua e là. E se passate da Belene… magari riuscite pure a vederlo.

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