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11 novembre 2018

Poca brigata, vita beata. Festa del beato Eugenio Bossilkov a Belene.

10.30. Padre Paolo e la Reliquia in uscita...
A cosa pensavo questa mattina alle 10.30, mentre da solo, col mio bell'abito passionista, con una stola rossa e una goccia di sangue in mano percorrevo il viale Eugenio Bossilkov di Belene?
A tante cose...
Alla solitudine, innanzitutto. Un pochino alla mia, di bergamasco catapultato in queste lande straniere, di missionario alla fin fine solo su certi sentieri, abbastanza incompreso e tormentato da zanzare maligne.
Ma soprattutto alla solitudine di questo ragazzo di Belene, Vincenzo diventato Eugenio, imprigionato nelle umide celle del carcere di Sofia. Solo. Per notti e giorni e settimane. Una solitudine devastante, altro che feste, ingressi, solennità. Solo e nudo, senza niente e nessuno con te.
E da qui alla solitudine del Getsemani, a quelle lacrime di sangue, al lacerante consegnarsi alla volotà del Padre e non alla propria.
Non è piacevole percorrere la via della Croce, ma è una via che va percorsa, se desideriamo davvero... desideriamo cosa? La gloria? Sì, la gloria, ma la gloria del Padre. Ad majorem Dei gloria!

Piazza San Giovanni Paolo II
La Comunità Cattolica di Belene ringrazia papa San Giovanni Paolo II per aver beatificato Eugenio Bossilkov

Eh... interessante la vista di questa piazza incastonata sulla sponda del Danubio...
Quest'anno niente Presidenti (stanno tutti a Parigi, la Grande Guerra è finita da 100 anni).
Niente Nunzi e Vescovi (certamente festeggiano altrove, per la gioia di grandi e piccini...).
Niente Preti, Diacono, Accoliti e Confratelli (tutti hanno molto lavoro nelle loro parrocchie).
Niente Deputati, Ministri, Sindaci e Rappresentanti Civili (è domenica, giorno di riposo...).
Niente televisioni, niente giornalisti (per raccontare cosa? Niente di eccezionale).
Niente cattolici extra belenciani (unirsi per ricordare i nostri martiri... ah! che fatica!).
Niente ospiti, nè dalla Bulgaria, nè dal resto del mondo (c'è stato un tempo, e ci sarà tempo anche per loro...).
Solo un centinaio di comuni belenciani, il piccolo resto d'Israele, la semplice e modesta Comunità Cattolica di Belene. Come si dice: Poca brigata, vita beata!
Ed è proprio per un beato che siamo qui oggi.
E diciamo il nostro GRAZIE al santo Papa Giovanni Paolo II, per aver dichiarato beato, 20 anni tondi fa, questo nostro concittadino, il beato martire Eugenio Bossilkov.
Riascoltiamo, grazie a Youtube, le sue parole nella predica del 15 marzo 1998, una parte delle quali pronunciate da lui in lingua bulgara:

 "Bevevano da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo" (1Cor 10, 4). Il Vescovo martire Vincenzo Eugenio Bossilkov si è abbeverato alla roccia spirituale che è Cristo. Seguendo fedelmente il carisma del fondatore della sua Congregazione, san Paolo della Croce, ha coltivato intensamente la spiritualità della Passione. Si è dedicato, inoltre, senza riserve al servizio pastorale della Comunità cristiana a lui affidata, affrontando senza esitazione la prova suprema del martirio.
Il Vescovo Mons. Bossilkov è diventato così una gloria fulgidissima della Chiesa nella sua Patria. Testimone intrepido della croce di Cristo, egli è una delle tante vittime che il comunismo ateo ha sacrificato, in Bulgaria ed altrove, nel suo programma di annientamento della Chiesa. In quei tempi di dura persecuzione molti hanno guardato a lui e dall'esempio del suo coraggio hanno tratto forza per rimanere fedeli al Vangelo sino alla fine. Sono lieto, in questo giorno di festa per la Nazione bulgara, di rendere omaggio a quanti, come Mons. Bossilkov, hanno pagato con la vita l'adesione senza riserve alla fede ricevuta nel battesimo.
Mons. Bossilkov ha saputo unire in modo mirabile alla sua missione di Sacerdote e di Vescovo un'intensa vita spirituale ed una costante attenzione alle esigenze dei fratelli. Oggi si propone a noi come figura eminente della Chiesa cattolica che è in Bulgaria, non solo per la sua vasta cultura, ma anche per la costante ansia ecumenica e l'eroica fedeltà alla Sede di Pietro.
Quando l'ostilità del regime comunista contro la Chiesa si fece più decisa e minacciosa, il Beato Bossilkov volle rimanere accanto alla sua gente, pur sapendo che ciò significava rischiare la vita. Non temette di affrontare la bufera della persecuzione. Quando intuì che il momento della prova suprema s'avvicinava, scrisse al Superiore della sua Provincia religiosa: "Ho il coraggio di vivere, spero di averlo anche per subire il peggio, restando fedele a Cristo, al Papa e alla Chiesa!" (Lettera XIV).

E così questo Vescovo e martire, che durante tutta la sua esistenza si sforzò di essere immagine fedele del Buon Pastore, lo divenne in un modo del tutto speciale al momento della morte, quando unì il suo sangue a quello dell'Agnello immolato per la salvezza del mondo. Quale esempio luminoso per noi tutti, chiamati a testimoniare fedeltà a Cristo e al suo Vangelo! Quale grande incoraggiamento per quanti patiscono ancor oggi ingiustizie e vessazioni a causa della loro fede! Possa l'esempio di questo martire, che oggi contempliamo nella gloria dei Beati, infondere fiducia e ardore a tutti i cristiani, specialmente a quelli della cara Nazione bulgara, che può ormai invocarlo come suo celeste protettore.

Boulevard Eugenio Bossilkov
Eh... interessante percorrere questo viale, che dalla piazza Giovanni Paolo II ci porta al Santuario del beato Eugenio...
Camminiamo e preghiamo, camminiamo e cantiamo: "Beati i puri di cuore".
Che bello vedere la mia piccola e scalcagnata comunità di vecchi e di bambini che cammina insieme, e canta e prega (e qualcuno anche chiacchera... ma se non chiaccerassero non sarebbero normali!).
Mezz'ora fa percorrevo questa via da solo, ora la ripercorro con la mia comunità. Un po' di differenza c'è...

E arriviamo alla fine del viale, che si incastona, in uno strano incrocio di crocevia, con la famosissima via Stratsin, che ovviamente tutto il mondo conosce.
Famosissima via, composta da ben due numeri civici pari: il 2 ed il 4.
Al numero due, il Santuario del Beato Eugenio.
Al numero quattro... il Carcere, la Prigione, l'Amministrazione dell'ex campo di concentramento, il ponte verso l'inferno del gulag bulgaro, dove per anni han sofferto gli altri sacerdoti condannati con Bossilkov, insieme a decine di migliaia di altri bulgari innocenti.
Ci soffermiamo a questo incrocio, crocicchio di strade a forma di croce, Golgotha bulgaro del XX secolo, e preghiamo per tutte queste vittime innocenti.

Santuario del beato Eugenio Bossilkov

Eh... interessante pure la bella messa solenne, di rosso vestita, con la quale abbiamo ringraziato Dio per il dono dei martiri.
Entrando in chiesa, sulla soglia, abbiamo baciato la reliquia di Eugenio, dono di GPII alla comunità di Belene.
Nella predica abbiamo meditato un po' su questo mulino rosso del Regime Comunista, nel quale son caduti i chicchi di grano dei martiri, e son stati macinati dal Sistema.
In compenso ci è rimasta della buona farina, con la quale impastare un pane di vita e di amore che ci aiuta a camminare, a credere, a sperare, ad amare.

Centro Culturale Eugenio Bossilkov
Beh, le feste non possono essere solo una messa e via... ci vuole un po' di cultura! E così dopo la messa ci ritroviamo nella sala del Centro Culturale, dove facciamo memoria guardando un documentario sulla vita del nostro beato Eugenio.
Dopo di che procediamo alla premiazione del Primo Concorso Artistico "Io amo Eugenio Bossilkov", a cui hanno partecipato talentuosi belenciani, grandi e piccini, con le loro opere: disegni, poesie, pensieri, quadretti, biscotti e addirittura una mega torta al cioccolato del segno passionista.

Casa natale di Eugenio Bossilkov
Visto che quest'anno eravamo solo noi, una cosetta intima di noi belenciani, ci è sembrato bello (pare che non sia mai stato fatto prima), recarci quasi in punta di piedi, quasi timidamente, nel luogo dove il Cielo ha toccato la (nostra) Terra, dove è nato il piccolo Vincenzo e dove i suoi piedini hanno calcato la terra per la prima volta. Un luogo santo, calpestato da un santo.
E così siamo andati in via Svishtovka 4, ancora polverosa tale e quale era il 16 novembre 1900.
Abbiamo pregato, lodato Dio, e deposto i nostri fiori.

E così è passata questa domenica dedicata ai martiri, qui a Belene.
Poca brigata, vita beata.




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