Il mondo visto da #Bèlene. Diario virtuale di un reale missionario bergamasco in Bulgaria.
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8 marzo 2019
Essere pastore in una comunità moribonda... che Quaresima!
E ci ripenso in preda ad un po' di malessere spirituale, dovuto a tante delusioni, ad alcune amarezze, a nodi irrisolti, a tanto fiato sul collo, a tensioni sommerse, a perpetue incomprensioni, a zanzare fastidiose che continuano a ronzare... e alla realtà moribonda ed impaludata in cui vivo qui.
Е' la mia prima esperienza da parroco... e finora è stata un'esperienza interessante,
Grazie al cielo non ho ancora l'alzheimer, e il buon Dio mi ha donato una memoria di acciaio.
Ma pur facendo grata memoria per le migliaia di eventi, volti, esperienze gioiose e belle vissute, non posso nascondere il fatto che questa mia comunità sta morendo.
Non solo "numericamente" (calano le persone, diminuiscono i sacramenti, sempre meno gruppi ed iniziative... nel 2018 nessun matrimonio, nessuna prima comunione, nessuna cresima, e 150 funerali...), ma anche in qualità (sempre più litigiosi, pettegoli, invidiosi, sfiduciati, depressi, incattiviti...).
Ed il mio naso spirituale non può non sentire il tanfo di una realtà che marcisce, che penetra nei vestiti e nelle ossa. Per non parlare delle orecchie...
Da tempo non si senton più strilli di bambini per le strade,
ma solo ruggente silenzio di giorno,
notturni latrati di volpi e sciacalli,
voci lamentose e funerei cortei funebri.
Ogni anno, visitando le famiglie, trovo almeno 40 nuove case o appartamenti vuoti, abbandonati.
Chiudono le banche, chiudono i ristoranti, chiudono gli asili, chiudono i negozi.
Vitalità, creatività, entusiasmo... da tempo sono al museo.
Chiudere, partire, morire, abbandonare.. sono i verbi del presente.
Da una parte ho cercato in questi anni di non essere contagiato dalle forze della morte e del lamento, di non soccombere alla depressione e ai desideri di fuga. A non lasciarmi imbarbarire, diventando uno zombie rassegnato e piagnucoloso. Più o meno ci son riuscito, anche se onestamente qualche zaffata di morte ha lasciato in me il segno, e non son più lo spensierato ragazzino di dieci anni fa.
Prevenire la depressione è meglio che curarla. Una buona difesa, schierata a catenaccio per non prendere troppi goals.
Dall'altra parte ho cercato in questi anni, tra alti e bassi, tra molte resistenze, di guidare questa piccola, e sempre più piccola, scalcagnata Comunità. Stando al timone, di portarla un po' controcorrente. Di portare un po' di positività, entusiasmo, creatività... di seminare semi di speranza in mezzo alle erbacce dell'abbandono. Un buon centrocampo, e le punte in avanti, in pressing.
Da subito, oltre alle normali attività di routine che tutti fanno (messe, rosari, benedizioni, etc etc), ho volontariamente e deliberatamente spinto per far uscire dal seminato questa Comunità. Inaspettatamente poi nella primavera del 2013 è piovuto dal Cielo questo Papa, Francesco... che da subito ha iniziato a martellare per una chiesa missionaria, in uscita, che rischia, che prende l'iniziativa, che non resta chiusa a pettinare le pecore...
E così, invece di piangerci addosso per la disoccupazione e l'emigrazione, abbiamo iniziato ogni anno a pensare, progettare e realizzare progetti per creare posti di lavoro per i giovani (Pizzeria, Negozio, Forno, Centro diurno disabili, Casa di riposo...).
E così, invece di pensare a fuggire, abbiamo iniziato ad invitare ed accogliere centinaia di persone da tutto il mondo.
E così, invece di aver vergogna e tacere, abbiamo iniziato a lavorare per la Memoria delle vittime del Comunismo, e spingere per la realizzazione del Parco Memoriale, coinvolgendo migliaia di persone.
E così, invece di restare comodi a guardare, abbiamo sognato di accogliere una famiglia di rifugiati.
E così abbiamo eretto il primo monumento a San Giovanni Paolo II in Bulgaria.
E così abbiamo inaugurato la nuova sala Maria Goretti per la Comunità.
E così abbiamo creato un piccolo museo e una piccola biblioteca in onore del Beato Eugenio.
E tante altre cosette, di cui custodiamo la memoria, alcune delle quali abbiamo condiviso in questo blog.
Che dire?
Una parte della Comunità ha camminato, collaborato, lavorato. E' uscita insieme a me "fuori dagli schemi". Ci siamo infangati un po'... ma sono state esperienze stupende.
Un'altra parte della Comunità... ha fatto resistenza, quasi sempre e quasi a tutto, come i famosi malgustosi del Vangelo... se suoni, non ballano... se piangi, ridono.
La maggior parte dei "battezzati", quel 90% che non partecipa mai a niente... continua indefessa a non partecipare mai a niente. Come prima, qualcuno mette piede in chiesa a Natale o Pasqua o ai funerali. Come prima, quando han bisogno di qualcosa, vengono. Ma, come prima, totale muro di gomma ed indifferenza verso qualsiasi iniziativa, proposta ed invito.
Essere pastore in una comunità moribonda non è esaltante.
Nessun successo, molte delusioni. Tante incomprensioni:
conduci la Comunità ad occuparsi dei disoccupati... dicono che sei un commerciante.
Conduci la Comunità a fare memoria dei martiri... dicono che sei un politicante.
Conduci la Comunità con gioia ed entusiasmo... dicono che sei un commediante.
Amareggiante al massimo constatare come vengono travisate e manipolate le cose...
Beh, come premio di consolazione, qualche raro amico ti dice che sei un bravo parroco.
Vale quel che vale, perchè penso che nessun parroco faccia il parroco per sentirsi dire "bravo".
Come spero pure che nessun parroco rinunci a fare il proprio mestiere di guida ed animatore della Comunità, solo perchè quattro gatti miagolano e tre oche starnazzano.
Molti sogni e desideri, ma poche realizzazioni.
Tante critiche, tanti sensi di colpa...
Non è facile essere pastore, di questi tempi ed in queste parti.
Perchè poi siamo figli di Adamo pure noi, con le nostre debolezze.
Ci arrabbiamo, invidiamo, brontoliamo, ci innervosiamo, etc etc etc.
Chiedo al Buon Dio di darmi una mano... e già che c'è, anche due,
di conservarmi l'inquietudine nel cuore, il desiderio di vita e di creatività.
Ed il desiderio e la visione della terra promessa.
Qualche sorsata di acqua rocciosa e qualche panino di manna alle quaglie.
Comunque... meglio camminare nel deserto in questa valle di lacrime sognando la Terra Promessa,
quanto sostare in oasi lussureggianti che ti tentano a fermarti, sedere, poltrire e dimenticare che
siamo pellegrini in questa valle di lacrime verso il Tuo Regno.
Certamente è facilissimo non confondere Belene con il Paradiso...
ma ci proviamo a portare una sbirciatina di Paradiso a Belene,
e speriamo di portare tutti i belenciani in Paradiso...
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