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13 dicembre 2019

Lucia. Donna splendida dagli splendenti occhi.

Santa Lucia

Normalmente, quando m’imbatto in una donna bella (con quelle meno belle gli effetti sono altri, con buona pace della figlia di Fantozzi), resto abbagliato, quasi abbacinato dallo splendido splendore che emana, quasi aurea, una luce luminosa che si propone e quasi si impone, e calamitato, affascinato, ammaliato da tanto splendore, come falena notturna in presenza di lampada accesa, vengo preso, accalappiato e da misteriosa tenera possente forza centripeta, a lei mi dirigo, quasi aspirato dai suoi splendidi occhi, e che occhi!, oceani immensi dove immergersi e nuotare, immense praterie dove scorazzare, cieli infiniti dove fluttuare.
Lucia, che donna splendida, preziosa gemma incastonata nel nero del suo buio secolo, piccola e tenera e tremolante luce nelle tenebre dell’oscura valle di un popolo camminante e sofferente.
Che occhi, ragazza mia! Occhi di donna innamorata.
E giunto presso di lei, cado in ginocchio come medioevale cavaliere, e dal cuore mi sgorgan queste parole: “O mia splendida signora! Dammi un mare, e per un tuo sguardo lo attraverserò!
Dammi una montagna, e per un tuo sorriso la scalerò.
Dammi un drago, e per una tua carezza lo sconfiggerò.
Dammi la luna da prendere, e per vivere un giorno sulla soglia della tua casa, te la porterò.

Rileggendo le varie Passioni di Santa Lucia, ben più poetiche che scientifiche, mi stupisce trovare ripetute e usate parole antiche e ormai quasi trascurate: irremovibile, tenace, fiera, audace….
Parole che parlano di splendide virtù, che dentro espandono attorno il loro splendore.
Splendide virtù, che rendono una piccola donna splendida.
Che occhi, ragazzi, quelli di questa donna, finestre spalancate su di un’anima audace, tenace, fiera.
Mi pare che ormai Lucia è morta è sepolta. E pur se il riverbero del suo splendore attraversa i secoli ed i trinacri confini… or splende nel notturno buio come astro nel firmamento del cielo.
Ha vissuto nel suo secolo, dove chi ha visto ha visto, chi ha dato ha dato, e ormai il sipario è calato.

Per noi qui oggi, pellegrini in questa valle di lacrime, erranti nelle nebbie e nelle ombre di nuovi potenti Diocleziani, dove trovare la luce splendente che irrompeva dalla stupenda Lucia di Siracusa? Semplice, da donne splendide che, vive e vegete ancora, ancora riverberano la virtuosa luce dell’AUDACIA, della TENACIA, della FIEREZZA.

Greta Thunberg, l'audace
La Lucia di Siracusa allora è simile alla piccola splendida audace Greta (che occhi, ragazzi, quando parla davanti a migliaia di ragazzi!), innamorata del creato, piccolo audace davidino che scende in campo contro gli immensi potenti e ricchi Golia d’oggi.
La Lucia di Siracusa allora è simile alla giovane splendida tenace  Karola (che occhi, ragazzi, quando la Capitana usciva dalla plancia della sua soccorritrice nave!), innamorata della vita, capitana coraggiosa che solca i mari per salvare i naufraghi della storia.
La Lucia di Siracusa allora è simile alla vecchia splendida fiera Liliana (che occhi, ragazzi miei, questa signora passata per l’inferno dell’odio e tornata da noi per parlarci di vita, pace e bellezza!)

Karola Rackete, la tenace
Naturalmente queste splendide donne m’attirano a loro, e nella notte oscura son fontana di speranza vivace: la tenebra non tutto ghermisce, non vince, sbuca ancora luce, e finchè c’è luce e vita c’è speranza, e la notte sconfitta sarà.
Ed ai vostri piedi prostrato, o mie splendide signore, a voi chiedo:
“Dammi, o Thunberg Greta, un angolo di mondo da difendere, ed io lo difenderò
Dammi, o Rackete Karola, un naufrago nel mondo da soccorrere, ed io lo soccorrerò
Liliana Segre, la fiera.
Dammi, o Segre Liliana, un innocente dimenticato da ricordare, ed io lo ricorderò.
Datemi una scintilla d’audacia, di tenacia e fierezza, e solcherò mari, scalerò monti, affronterò i draghi. Datemi una missione da compiere, e la compirò”.

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