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2 dicembre 2020

Perbacco! Questa Belene è davvero un luogo di vino!

In tutti i libri di storia di tutto il mondo (quelli di una volta, s’intende, che raccontavano le storie… mentre quelli di oggi, più scientifici, non si occupano di quisquisglie, ma della Storia), veniva raccontata in lungo ed in largo la nascita, l’evoluzione, l’apoteosi e la parabola discendente del Regno di Belene, che di certo non era tra i più grandi e potenti. Cosicchè tutti gli abitanti del mondo sapevano vita, morte e miracoli di questo minuscolo angolo di mondo situato sulle rive del grande fiume Danubio.

Siccome questa grande conoscenza collettiva, col passar del tempo e delle nuove edizioni scientifiche dei libri di storia, è andata scemando… faccio per te, mio unico ed inestimabile lettore, un piccolo riassunto. Così una buona volta per tutte pure tu saprai tutto del Regno di Belene, detto anche altrove il Regno di Vino. Sei pronto? Su, andiamo.

Tanto tanto tempo fa, appena dopo l’alba dei tempi, ma prima di mezzogiorno, sorse sulle rive del Danubio un piccolo, oserei dire minuscolo, assembramento umano. Qualche decina di famiglie, venute chissà da dove. Erano persone da una parte normali, cioè avevano due braccia, una testa, due gambe, etc. etc., come tutti, ma dall’altra erano non normali, cioè unici ed ineguagliabili: erano praticamente esperti di uva, vigneti e vino… boh, ce l’avevano nel sangue. E nessuno al mondo era lontanamente vicino al loro livello. Avresti dovuto vedere la passione, la conoscenza, lo zelo, la tenacia, la professionalità, il cuore con cui piantavano, coltivavano e sfruttavano (cioè toglievano i frutti con delicatezza dai tralci) e producevano i vini più migliorissimi dell’universo: da non credere!

Ogni famiglia aveva un suo particolare, unico, incopiabile e speciale vitigno, e solo quella famiglia lì produceva quel vino lì. Nessun’altro a mondo.

E così, dopo che le famiglie Nebbiolovi, Sciardonèvi, Moscatovi, Grignolinovi, Braketovi, Pinotvi, Groppellovi, Marzeminovi, Merlottovi, Proseccovi, Kabernetovi. Rabosovic, Vermentinovi, Lambruscovi, Falanghinovi, Gaglioppovi, Schioppettinovi, Teroldegovi, Vernacciovi e Traminerovic, si stabilirono a Belene e piantarono le loro vigne, il Regno di Belene comincio a crescere e prosperare, raggiungendo livelli di benessere e pace mai visti prima.

Pur non avendo un esercito (cosa da bambini, la guerra: i belenciani lavoravano nelle vigne e nelle cantine dall’alba al tramonto, mica c’avevano tempo per giocare alla guerra…), ben contenti per quella fertilissima terra, che bastava ed avanzava, mai nessuno osò aggredirli, per paura di rovinare e distruggere quei preziosi ed unici vigneti, da cui ogni regno attingeva copiose scorte di vini prelibati. E così prosperò, e tutti vissero felici e contenti per secoli, finchè… finchè la pacchia un giorno (esattamente il 9 settembre) finì.

Quegli idioti dei Cerveni Drugari (una razza di sanguisughe sbucate giù dalla Russia con furore) assalirono il piccolo Regno di Belene, cacciarono il Re, confiscarono tutte le terre e le vigne e dissero: “Ora tutto questo è di proprietà dello Stato, compresi i mezzi di produzione. Voi lavorerete per lo Stato, e farete quello che lo Stato vi dirà. Lo Stato vi darà il giusto contributo. Al lavoro!”.

E f così che quegli idioti dei Cerveni Drugari riorganizzarono la produzione del vino, in base alle loro malsane idee.

Invece delle centinaia di piccole cantine sotterranee a livello familiare, con le loro piccole botti di rovere secolari… un’unica e più razionale cantina sociale, con enormi silos d’acciaio che toccavano il cielo.

Invece di tanti piccoli appezzamenti con i loro differenti vitigni… un unico enorme, razionale, immenso vigneto, lungo 30 kilometri e largo 15, ovviamente con un unico tipo di vitigno, lo squallidissimo ed insapore Metanolov.

Invece di lasciare che ogni viticoltore seguisse la produzione del vino dalla piantumazione della vigna, attraverso la sua cura, fino alla vendemmia ed al pigiamento… la settorializzazione del lavoro, cioè un lavoratore per tutta la vita avrebbe solo piantato vitigni Metanolov, uno avrebbe per tutta la vita solo stongiato, uno avrebbe solo dato giù l’acqua alla vite, uno avrebbe solo vendemmiato, uno avrebbe solo messo tappi nelle bottiglie fino alla pensione, un altro incollato etichette, etc. Una scelta razionale e sicura!

 

E fu così che questa riorganizzazione del Regno, operata da quegli idioti, già dall’anno successivo produsse una catastrofe, figuriamoci col passare degli anni e dei decenni.

A parte la sparizione della qualità e della varietà che aveva sostenuto la prosperità di Belene ed allettato i palati di milioni di persone…

A parte la sparizione della gioia della vendemmia (più nessuno cantava, e nessuno aspettava con impazienza ottobre…)…

A parte la sparizione della voglia e del piacere di lavorare (tanto, la paga era sempre la stessa ed identica)….

A parte tutto, tutto andò in malora. E tutto cominciò ad andare a rotoli. La regione si impoverì, i giovani emigrarono, nessuno poteva far più niente, se non lavorare per la Vigna Sociale dei Cerveni Drugari… e quello che in precedenza era stato un luogo di vino… diventò una immensa valle di lacrime.

Una assurdità così non poteva durare a lungo, ed infatti dopo 45 anni il sistema di governo creato da quegli idioti implose su se stesso e crollò, e quelle sanguisughe se ne andarono, lasciando dietro di sé solo macerie, tristezza e desolazione.

Il Re, dal suo esilio, mandò allora emissari a Belene, che dissero:

“Ragazzi, il Re vi manda a dire che conosce bene la vostra situazione, e che in questi anni, dal suo esilio, ha sofferto con voi. Ma ora le cose cambieranno! Presto il Re tornerà, e con Lui tornerà il nostro Regno di Vino!

Da oggi, ogni famiglia può riprendersi i suoi terreni e le proprie vigne! Orsù dunque, rinnoviamo questa valle di lacrime, riportiamola al suo antico splendore, e prepariamoci al ritorno del Re!”, e se ne tornarono dal Re, entusiasti per aver portato a Belene questa lieta notizia.

 

I belenciani, ancora attoniti per il repentino ed inatteso cambio di regime, ed inebetiti da 45 anni di idiozia vissuta, non è che fecero grandi salti di entusiasmo all’udire questo lieto annuncio.

Nei giorni successivi, un terzo delle famiglie, dopo aver ben riflettuto e valutato le cose, e scoprendo di esser finalmente liberi… fece le valigie ed andò all’estero in cerca di fortuna, abbandonando un terzo delle vigne, che ancora oggi si possono vedere lì abbandonate ed inselvatichite.

Un altro terzo, facendo due conti in tasca, e vedendo che la candela non valeva la spesa… vendette i propri terreni al precedente direttore della Vigna Sociale, il quale continuò a produrre il Metanolov, schifoso come prima, più di prima annacquato.

L’ultimo terzo, in pratica solo le famiglie Traminerovi, Merlottovi, Valpolicellovi e Cabernettovi, non granchè entusiasti… si rimboccò le maniche, e ricominciò tutto da capo.

Prima di tutto sradicarono quell’orrendo vitigno di Metanolov, e ripiantarono gli antichi loro vitigni familiari. Riscavarono le cantine, recuperarono gli antichi strumenti, e stringendo i denti, pian pianino si riappassionarono all’arte del produrre il succo di vino. 

E fu così che, pur non ritornando mai più ai livelli precedenti l’idiozia degli idioti, il Regno di Belene ricominciò a produrre, in quantità molto minore, ma in qualità impareggiabile, qualche tipo di vino diverso: Traminer, Merlot, Valpolicella e Cabernet. Certo, in confronto alle centinaia di vini precedenti… una miseria.

Ed infine il Re ritornò.

E passando accanto alle vigne abbandonate di quelli emigrati… scosse il capo con tristezza…

E passando accanto alla Cantina Sociale Metanolov… si trattenne dall’assecondare i sommovimenti gastrici… tanto schifo faceva.

E arrivando nei pressi delle vigne delle famiglie Traminerovi, Merlottovi, Valpolicellovi e Cabernettovi… provò un’immensa gioia profonda, ed esclamò:

“Perbacco! Questa Belene mi piace un sacco! Non solo qui è un posto carino: è davvero un luogo di vino! C’è ancora speranza!”.

            E cominciarono a far festa.

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