Ma non era un comune allenatore: era un allenatore
fuori dal comune. Cioè col comune non c’aveva niente in comune: infatti era un
allenatore fuori dal comune, non solo il migliore del mondo… era il migliore
dell’universo.
E fu così che questo allenatore tirò insieme la sua
squadra, raggruppando i migliori sette giocatori di calcio del mondo, tant’è
che li chiamavano i magnifici sette.
E, certamente ora ti aspetteresti, visto che l’allenatore
è il migliore dell’universo ed i giocatori sono i magnifici sette… ti
aspetteresti che ti racconto delle loro vittorie, delle coppe vinte, dei tornei
stravinti, del successo stratosferico ottenuto da questa miscela di eccellenze…
Invece…
Invece… purtroppo… con sommo mio dispiacere… con
tanta tristezza… con l’amaro in bocca… col senno di poi… colla scatola del latte
versato sulle strade lastricate delle buone intenzioni… con il magone alla gola
e con il volto abbassato da cane bastonato da cotanta vergogna… devo raccontarti
di come questa squadra non solo non ha mai vinto niente, neppure la coppa del
nonno all’oratorio, ma si è pure ricoperta di ridicolo nel mondo del calcio.
Successe infatti che l’allenatore fuori dal comune inserì
la sua squadra dei magnifici sette nel campionato a 11 di Serie A.
E già dalla prima partita, i 7 contro 11… le cose
si misero male, molto male.
Pur giocando al massimo, i magnifici 7 furono
travolti dagli undici avversari. Una lotta impari… 11 contro 7… una difesa che
faceva acqua da ogni parte… e così, un gol dopo l’altro… ne presero ben 32.
Cioè la partita fini 32 a ZERO!
L’allenatore migliore dell’universo non riusciva a
capacitarsi di tale disfatta: “Ma come?!? Ho la miglior squadra del mondo… i
magnifici 7… e perdiamo?!?”.
E così, di partita in partita, di sconfitta in
sconfitta, lui e la sua squadra furono ricoperte di ridicolo. Ma lui si ostinò
a farli giocare tutto il campionato.
Sei dei magnifici 7 allora, al termine del
campionato, lo presero da parte e gli dissero: “Ehi, mister! Magari… il
prossimo anno… se ci fosse qualche giocatore in più in squadra… potremmo
vincere…”.
E fu così che l’allenatore aggiunse un paio di
giocatori… ma i risultati furono lo stesso catastrofici anche l’anno
successivo: all’inizio giocavano in 9 contro undici, poi uno di loro si
infortunò e restò zoppo, un altro compì 95 anni…, uno si prese il Coronavirus, un
altro un soffio al cuore… e così arrivarono ultimi in classifica anche quell’anno.
Fu allora che il più piccolo dei magnifici 7
originari, timido come pesce lesso in umido, osò dire al mister:
“Ehi, mister! Secondo me sei il più migliore…
secondo me siamo i più migliori… ma… a che gioco giochiamo?!? Se continuamo a
giocare in 7 nel campionato da 11… perderemo sempre, e saremo lo zimbello del
creato. Se magari passassimo al campionato di calcio a 7… forse potremmo
farcela (infortuni permettendo: siamo in 7, e non abbiamo riserve). Se invece….
Ma qui tu dovresti avere il coraggio di rinnovare radicalmente la mission della
squadra… se invece ci iscriviamo al campionato di CALCIOBALILLA… in sette
saremmo in troppi… basteremmo in due o tre… e siccome siamo i migliori dell’universo…
in 3 insieme a CALCIOBALILLA… stracceremmo tutti!”.
E… qui successe il miracolo, che di solito non
succede, perché i miracoli son merce rara e l’orgoglio è in inflazione ovunque:
l’allenatore fuori dal comune ascoltò la proposta di quel pivello, riconobbe di
aver sbagliato tutto fino a quel punto, rinnovò radicalmente la mission della
squadra, mandò in pensione i 3 più vecchi, a riposo il malato, ed iscrisse i 3
magnifici più giovani al campionato interstellare di CALCIOBALILLA.
E, udite udite, quei 3 sbaragliarono tutti nell’universo.
Imbattibili! Invincibili! Inossidabili: asfaltarono
tutti i loro avversari.
E da qui nacque il famoso detto:
beati i primi a calciobalilla, che gli ultimi in
serie A.
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