31 ottobre 2020

Cacciatori e pescatori di tutto il mondo, unitevi! Forza! Venite! Belene vi aspetta a braccia aperte!

Quella mattina lo scailain della scrivania di papa Paolo VII sembrava San Gimignano, e lo sconsolato anziano pontefice si aggirava sconsolato fra le torri di fascicoli, pratiche e documenti provenienti da ogni angolo del mondo, borbottando sconsolate massime teologiche: 

“Oh Dio… da che parte cominciare oggi? Pare che ormai il verbo si è fatto carta… Se la carta cadit, tota la scienza vadit… Chi non figlia… foglia. Fumus tantus, e di solito niente arrostus….”. 

“Buongiorno, Santità! – esclamò l’occhialuto segretario, entrando bello pimpante nello studio – Secondo me… che ne dice di cominciare dalla torre più alta? Sistemata quella… poi le altre sembreranno quisquiglie, non le pare”? 

Il Papa si fermò e lo guardò sorridente: “Ma lo sai che non sei poi così del tutto fuori pista? Su, prendi il fascicolo più grosso, e vediamo un po’”. 

Don Dino Doni, il segretario, prese l’incartamento alto ben due metri e mezzo (meno male che i soffitti in Vaticano sono alti…), ed inizio a disporre le cartelle sul lungo tavolone. 

“Di che si tratta?”, chiese il Santo Padre. 

“Vediamo… qui c’è scritto… Belene…”, lesse don Dino. 

“Oh, no! Ancora Belene!?!”, esclamò Paolo VII. 

29 ottobre 2020

L’inaffondabile inoffendibile inafferrabile Sandokat

Quando il nostro piccolo cucciolo nacque, avremmo voluto subito chiamarlo Sandokan, la tigre del Danubio, in ossequio al sapiente detto nomen, omen: aveva infatti un bellissimo pelo tigrato, arancione, nero e bianco, e già nei primi giorni di vita mostrò quello che poi sarebbe stato il suo carattere unico e speciale: sempre irrequieto, desideroso di avventure e scoperte, coraggioso, creativo, audace, intrepido, amante del diritto e della giustizia, ingegnoso, fantasioso… ma il nome Sandokan ci pareva un po’ troppo canino… e così lo battezzammo Sandokat: il qual lemma non è un topos letterario (Dio ci salvi dai topi!), ma un felinissimo e felicissimo nomignolo. Peccato che abbia fatto questa brutta fine… 

Ah, scusate, ci presentiamo: io sono la gatta Cikòva, e questo è mio marito, il gatto Pàrdov. Per chi non ci conoscesse, siamo una felicissima famiglia di felini, e da decenni viviamo sulle sponde del Danubio, nei pressi del paesino di Bèlene: se passate di qui, venite pure a trovarci. Saremmo lieti di accogliervi, e vi faremmo le fusa a gogò. 

Comunque… tornando al nostro caro ed amato Sandokat… dopo le sue scorribande infantili, questo nostro irrequieto cucciolo si trasformò totalmente, Dio solo sa perché: divenne timido, silenzioso, chiuso in se stesso. Stava sempre in disparte, leggeva libri e non socializzava mai cogli altri gattini. Totalmente il contrario di quella che era la sua natura ed il suo nome. 

24 ottobre 2020

Ragazzi, siamo cotti: c’è l’invasione dei lumacotti!

A Belene nessuno capì mai da che parte arrivarono, fatto sta che arrivarono a Belene. 

Prima uno alla volta, in ordine sparso, poi a gruppetti, infine tracimanti come un fiume in piena. 

La venuta improvvisa, imprevedibile ed imponente dei lumacotti arancioni colse tutti alla sprovvista, soprattutto la signora Esika, che a Belene faceva la Linguista e Portavoce di Corte. La quale alla radio si affrettò a redigere e proclamare il seguente comunicato stampa: 

“Cari cittadini, suvvia, manteniam la calma! Le autorità competenti stanno valutando i comportamenti da tenersi da parte di tutti i cittadini verso questi cosi arancioni che si aggirano tra di noi. Al momento il nostro amato Re Candido Er Mellino IV, con il suo Gran Consiglio, sta stabilendo come definirli: ospiti inattesi o turisti spaesati od occulti invasori o terribili nemici dal potenziale distruttivo o pericolosi virus per la società. A breve attendiamo un pronunciamento del nostro sommo e sovrano Re, che ci dirà pure il da farsi, e così vivremo tutti felici e contenti”. 

23 ottobre 2020

Quell’asino del Beppe… ne ha combinata un’altra delle sue!


Anche a Belene sta arrivando l’inverno. 

Nebbia e freddo, giorni lunghi e amari, soprattutto tanto freddo e nebbia. 

E così stamattina il vecchio Jakov chiama i suoi dodici figli e gli dice: 

“Ragazzi… l’inverno sta arrivando… prendete il carro ed andate in cima alla collina a far su un po’ di legna”. 

Quelli, obbedientissimi, attaccano il vecchio asino al carretto, ci salgono sopra e partono. 

Arrivati a Dekov, ai piedi delle colline, uno dei più grandi dice: “Ehi, fratelli, c’ha che andiamo qui all’osteria a farci un goccio!”. Entusiasti iniziano a scendere dal carretto. 

Ma il più piccolo, il Beppe, dice: “Fratelli… ma papà ha detto di andare a far su la legna… non possiamo perdere tempo qui…”. 

“Zitto, somaro! – dice qualcuno, interpretando l’opinione comune – Stai qui e bada al tuo gemello asino!”. Ed andarono tutti all’osteria, lasciando il piccolo Beppe a custodire l’equino. 

17 ottobre 2020

Caro papa ti scrivo...

Caro papa Francesco,
buonasera!

Ti scrivo da una piccola parrocchia di campagna, che si trova in una delle diocesi più piccole del mondo e nella regione più povera dell'Europa.
Ti scrivo da Belene, dalla sponda del Danubio, dalla Diocesi di Nicopolis ad Istrum.

Come sai un mese fa è morto il nostro Vescovo, mons. Petko, e sicuramente nei prossimi giorni dovrai nominare il suo successore, cioè il nostro nuovo Vescovo.

Con tutta la comunità cristiana a me affidata stiamo pregando ogni giorno il Signore perchè questa tua scelta sia davvero guidata dallo Spirito Santo, frutto di sano e libero discernimento, e non sia solo una pratica burocratica da sbrigare o una casella da riempire.
Lo so che molte cose riempiono il tuo cuore, la tua mente, le tue preghiere e le tue giornate.
Ma, ti prego, dedica un po' di tempo e di attenzione a noi e alla nostra diocesi.
Non troppo, neh! Ma neanche troppo poco!

Ogni giorno chiediamo l'intercessione del nostro concittadino e patrono, il vescovo martire Eugenio Bossilkov, un testimone della Risurrezione che fu giustiziato proprio per la sua fedeltà al Papa.

Caro papa Francesco: rimetti ancora la tua mano sul volto del nostro vescovo martire, pregalo insieme a noi, e donaci un nuovo Vescovo che sia secondo il cuore di Dio, e non secondo i calcoli degli uomini.

Non importa che sia bulgaro o polacco o italiano o francese... basta che sia un fratello che parli la lingua del Vangelo, con chiarezza, freschezza e franchezza, e dica pane al pane e vino al vino.
Donaci un pastore con l'odore delle pecore, che stia in mezzo alla gente e non chiuso in ufficio.
Donaci un pastore coraggioso, creativo, vivace, che ci liberi dalla muffa delle sacrestie e ci spinga ad uscire ed essere vivaci, creativi e coraggiosi.
Non ci importano le licenze o i dottorati... basta che sia un fratello che ami il Signore e le persone.
Donaci un pastore che ci scomodi, ci stimoli e ci faccia ballare un po' la musica nuova dello Spirito.
Donaci un pastore che ci difenda dai lupi, col suo bastone, quando questi assalgono.
Dona un pastore pieno di vitalità per questa terra moribonda, perchè rifiorisca il deserto.
Donaci non un funzionario per gestire le cose, ma un fratello missionario, che condivida con noi la vita e la missione di vivere il Vangelo in questa terra di lacrime e sangue.

Caro Francesco, non ti rubo altro tempo.
Abbiamo piena fiducia in te, e molta di più nel Signore: per cui iniziamo a prepararci con gioia ad accogliere con letizia il Pastore che il Signore ci manderà, attraverso il tuo discernimento e la tua scelta.
Ciao! Preghiamo per te ogni giorno: il Signore ti conservi nella fede, nella salute ed in allegria!

p. Paolo Cortesi e la Comunità Cristiana di Belene

PS: La prossima volta che passi in Bulgaria... fai un salto anche qua a Belene: ti aspettiamo!

Uffa, che puzza di muffa! Battista l’alpinista, ovvero di come è dura la vita di un apripista…

Dovete sapere che a Belene non esistono i citofoni, e neppure campane, campanelli batacchi ed affini sui cancelli e sulle porte delle case. Per cui… quando si va a casa di qualcuno, non si suona aspettando una risposta ed un eventuale invito ad entrare: si apre e si entra. 

Così, una volta, durante la visita pasquale e la benedizione delle famiglie (di mestiere faccio il parroco…), mi son permesso di entrare anche in quella casa là, che sempre avevo ignorato, in quanto oltre ad apparire abbandonata, mezza diroccata e mezza sepolta dalla ridente vegetazione stile giungla, tutti mi indicavano come vuota e deserta. 

E così, sforzando un po’ il vecchio cancellino arrugginito bloccato dai rovi e attraversando il giardino facendo slalom tra gli arbusti (se c’avessi avuto un macete sarebbe stato più semplice….), immaginate la mia sorpresa e stupore, quasi sussulto di spavento, quando, aperta un po’ la porta d’ingresso, una voce gutturale mi paralizzò sulla soglia: 

“Fermo lì! E lei chi è?”. 

“Scusi… sono il parroco… pensavo che in casa non ci fosse nessuno… desidera la benedizione pasquale”?, chiesi titubante alla voce che era emersa dalla penombra. 

16 ottobre 2020

De sciò mast goon. Ahi, ahi, ahi, che dolor! Di quando il dottor Liubo Stranamor venne fatto allenator…

Quell’anno la scalata allo scudetto dei Giganti di Belene fu strepitosa: una cosa così non si era mai vista nella storia del calcio. 

Affiatatissimi e caricatissimi, gli undici atleti della cittadina danubiana erano un cuor solo ed un anima sola e, guidati dall’ineguagliabile e spiritoso allenatore Sveti “Duk” Consolatore, già dalla prima partita inanellarono una vittoria dopo l’altra. Senza se e senza ma. 

13 ottobre 2020

L’inaffondabile policromatica e frastornante Compagnia degli Inaffidabili

Le vicende che or ora vi racconteremo si svolsero molto molto tempo fa, ai tempi dei Lunghinomi, prima cioè della famosa rivoluzione ungarettiana che come tutti sanno pose fine copernicanamente a quella prosaica epoca introducendo più essenziali e poetici lessemi.

Nel paese di Beleneadagiatosullespondedelbeldanubioblu vivevano tre famiglie normali, cioè formate da un papà, una mamma ed un unico figlio unico, che però cessarono di essere normali quando i rispettivi figli (secondo il punto di vista dei genitori, ovvio) cominciarono ad impazzire, e a lor dire (a dire dei genitori, ovvio), questi marmocchi diventarono bambininaffidabili. Oppure, guardando le cose dal punto di vista dei figli, quando i ripsettivi sei genitori impazzirono e si coalizzarono, fondando la Compagnia dei Genitoriaffidabili.

Veda Lei, che legge, di diventar partigiano del punto di vista che vuole.
Per amor di cronaca, cercherò di essere imparziale, raccontando le cose come andarono.
Non nascondo però, ad onor del vero e dell’ermeneutica, che… da che mondo è mondo, i bambini son più simpatici, vivaci, creativi, originali dei razionali, premurosi, prevedibili, ripetitivi genitori. Quindi…

10 ottobre 2020

Senza via di scampo

La Grande Guerra ormai imperversava da anni, ed ormai il Regno di Belene era accerchiato e prossimo ormai alla capitolazione. 

Cominciata nelle più lontane periferie del Regno, per quisquiglie di poco conto, era poi avvampata come fuoco scoppiettante nelle secche stoppie, mettendo tutto sottosopra. 

A poco a poco i nostri prodi Belenciani erano arretrati, e colpo dopo colpo avevan perso territorio. 

Vedendo ormai prossima la prossima fine, il Re Sigismondo Capotondo, dopo aver visto dagli spalti le truppe del nemico accerchiare il castello e porre l’assedio finale, chiamò a sé un drappello di sette delle sue più fidate guardie, che emaciate e provate da anni di battaglie e privazioni e delusioni, accorsero pronti al suo cenno, esclamando all’unisono: 

“Eccoci, o Re! Ai tuoi ordini!”. 

“Oh miei prodi! Ormai il Regno è perduto… ma non ancora tutto è perduto! Moriremo tutti, presto, ma non moriremo da morti: no, moriremo da vivi! Ho un’ultima missione da affidarvi!”. 

“Quello che dirai, lo faremo, nostro Re! Per Te e per il Regno, moriremo da vivi, e vivremo da morti!”.