16 dicembre 2020

Il Papa ha scelto un missionario Passionista come Vescovo di Nicopoli in Bulgaria, ed il nuovo Vescovo ha scelto di abitare nel tugurio di Belene.

Altri tempi, altre persone, altre situazioni... ma molto simili ad oggi.

Nel 1804 la piccola e scalcagnata Diocesi di Nicopoli, nella Bulgaria settentrionale, rimase orfana del suo vescovo, il bulgaro Pavel Dovanlia, morto dopo lunghi anni di malattia a Bucarest, il 6 luglio 1804. Un episcopato il suo iniziato nel lontano 1776, cioè ben 28 anni prima.

Ho riletto oggi, con curiosità, una lettera del 1841 del mio predecessore, padre Carlo Romano, parroco di Belene, nella quale tra le tante cose racconta di come fu scelto il primo vescovo passionista in Bulgaria:

"Padre Francesco Maria Ferreri giunse a Roma quando trattavasi di dare un successore al defunto vescovo di Nicopoli ed un Pastore a quelli abbandonati ed oppressi Cattolici.

Pio VII che reggeva in quei giorni la Cattedra di S. Pietro, accolse amorevolmente e con quella benignità che lo distingueva, il p. Ferreri, reduce per la seconda volta dalla missione di Bulgaria, e sentendo dalla sua propria bocca i grandi travagli e pericoli ai quali erano esposti i missionari in quella provincia, le continue persecuzioni a cui soggiacevano i Cattolici, e le fatiche ed gli stenti sostenuti per tanti anni onde salvar quella Cristianità, ammirò in lui una vivezza di zelo illuminato e prudente, una sodezza di pietà e di dottrina, un ardore sì grande di carità, che ne restò colpito, e fin da quel punto fissò gli occhi sopra di lui per provvedere la vacante Sede di Nicopoli".

15 dicembre 2020

"Belene è veramente un'oasi fiorente nel deserto!". Un complimento... del 1859!


Lettera del sig. E. Borė, sacerdote della missione di Costantinopoli,
data li 10 agosto 1859
e diretta ai Presidenti e Membri dei due Consigli di Parigi e Lione.

SIGNORI!
Rompo il silenzio, che i pensieri in cui ci tenne la nostra missione prolungarono troppo, per darvi alcuni cenni circa una piccola cattolicità del Danubio, la quale io visitai mosso particolarmente dalla speranza di essere utile a due buoni missionari, i parroci di Belene e di Tultcha, col trarre quindi materia ed argomento ad eccitare la carità vostra a pro delle loro povere chiese.
RELAZIONE intorno le cattolicità bulgare del Danubio.
La nazione turca, che osmanli od ottomana si nomina, inviluppò, e nelle sue conquiste nei continenti d'Europa d'Asia e d'Africa ridusse sotto la sua dominazione, forse trenta nazioni di razze pur sempre distinte assai.
Tutte, l'una dopo l'altra cedettero o piegaronsi sotto la mano del vincitore, ma senza lasciarsi assorbire da lui, anzi, in ciascuna di queste razze lo spirito di nazionalità sembra ai tempi nostri rinascere con nuovo vigore, secondo che l'addottrinamento manda in dileguo la densa ignoranza dei secoli trascorsi e ridesta la quasi estinta memoria della gloria e dell'indipendenza antica.
Questo travaglio sociale è più energico e più portentoso nella Turchia d'Europa, primamente presso i Greci, poi negli Slavi della Servia, e da ultimo fra i Romeni o Moldo-Valacchi. La razza bulgara comincia anch'essa ad entrare in cotal movimento.

8 dicembre 2020

Provo e riprovo, mi muovo e rinnovo o trovo qualcosa di nuovo, a volte pure mi commuovo, ma alla fine non scovo nessun uovo nuovo.


In quel tempo, quando tutto era normale e non c’era niente fuori dal comune, nel comune di Belene vivevano tre comunissime vecchiette, che trascorrevano una comunissima vita da vecchiette, e si chiamavano con tre comunissimi nomi in Bulgaria:

baba Vera (battezzata Viara, che tradotto in italico si dice Fede),

baba Luba (battezzata Liubka, che tradotto in italico sarebbe Carità),

baba Desca (battezzata Nadeshda, che tradotto significa… Speranza).

Queste simpatiche ed arzille nonnette, oltre allo stesso comune, avevano in comune molte altre cose, tra cui il fatto che tutte e tre allevavano galline.

Una mattina, come al solito, si sedettero sulla solita panchina sotto la solita pianta, e cominciarono a raccontarsi le solite cose che solitamente si dicevano.

Dopo gli aggiornamenti sul parentado, sull’evoluzione dei vari ortaggi e la solita rapida carrellata sugli acciacchi di ginocchia, schiena e dintorni, baba Vera introdusse un nuovo argomento, fino ad allora mai affrontato:

“Ehi, lo sapete? Ieri, per la prima volta da che mondo è mondo, neppure una delle mie galline ha fatto l’uovo! Neppure una, neh!”.

“Dici davvero? – esclamò stupita la baba Luba - Ma lo sai che neanche le mie ieri han fatto le uova!”.

“A te scoppia! – si inserì la baba Desca – Neanche le mie”!

5 dicembre 2020

Leoni per agnelli. Ovvero di come nacque la festa di CIAOCICCIA.

 


Lo so, lo so… Tutti voi sapete come è nato questo evento di fama mondiale,

cioè la festa di CIAOCICCIA, con tutti i suoi risvolti sul piano culturale,

che han provocato seri cambiamenti di portata epocale.

E perdonatemi se ve la racconto di nuovo appena prima di Natale,

anche se sappiamo bene che anzitutto ha un connotato pasquale:

ma, pasquale o natale a parte, il giorno in cui nacque fu proprio fatale.

Ora, se hai un po’ di tempo e di pazienza, e non mi ritieni banale,

mettiti comodo, come quando in poltrona sfogli il quotidiano giornale.

 

Come tutti sanno, esattamente vent’anni fa, un tondo quadruplo lustrale,

nasceva a Belene, dopo lunga attesa, il Persina Parco Naturale,

la qual cosa non è una minuscola faccenda locale e comunale,

né tantomeno un qualcosina di meschino e provinciale

e non è mica una quisquiglia di competenza solo regionale,

ma è, udite udite, niente popò di meno che un Parco Nazionale.

E, lasciatemi dire, può ben aspirare ad essere pure Patrimonio Mondiale!

Tanti auguri, allora, al nostro territorio bello, grande, verde e celestiale!

E lunga vita, ovviamente al nostro caro Parco Nazionale Naturale!

 

Ma forse non tutti sapete che (la qual cosa è normale,

visto che non tutti abitate qui e non lo scrivono sul giornale),

prima ancora che qui nascesse il Persina Parco Naturale,

prima ancora che qui iniziassero a costruirci dentro l’Atomica Centrale,

(che col Parco ci sta come i cavoli a merenda, come il mare sul Tonale)

prima ancora che qui sorgesse il Gulag, parto del regime criminale,

prima ancora che qui costruissero le dighe, gli argini ed il canale,

prima ancora che qui arrivasse la ferrovia con la stazione centrale,

prima ancora che qui la Bulgaria governasse come Stato Nazionale,

prima ancora che qui gli Ottomani arrivassero col bastone ed il pugnale,

prima ancora che qui i Bulgari emigrassero dalla steppa orientale,

prima ancora che qui la Legione I Italica occupasse il litorale,

prima ancora che qui i Traci vivessero la loro quieta vita pastorale,

prima ancora che qui Caino uccise Abele con la sua mano ferale,

prima ancora che qui Adamo mangiò la mela del bene e del male…..

prima ancora che qui Eva ebbe la sua origine intercostale,

prima ancora che qui Adamo fece il suo primo ruttino neonatale…

cioè, all’incirca nel quinto giorno della Creazione proverbiale,

qui la situazione era molto, ma molto più naturale.

Lussureggiante infatti a dismisura vegetava qui il Regno Vegetale,

per non parlare poi della ricchezza intonsa del Regno Minerale,

e, ciliegina sulla torta, la paradisiaca varietà del Regno Animale.

E vivevano tutti felici e contenti, era proprio un equilibrio strutturale,

quello che oggi chiamiamo Ecosistema Naturale.

Una situazione paradisiaca, penserete subito voi. Invece no. Era solo un equilibrio provvisorio, creatosi dopo la crisi iniziale con l’arrivo in zona di qualche animale… In particolare creò subito problema la famiglia dei Leoni, che nella mente di quel buon vecchio del Creatore avrebbero dovuto pascolare con gli agnelli… ed invece quelli iniziarono ad avere qualche languorino di stomaco e, rinunciando alle mele ed ai fichi, si misero ad assaggiare cosciotti di agnello, di vitello ed affini, creando gran scompiglio nella pacifica popolazione di Belene e con gran strage dei poveri malcapitati.

2 dicembre 2020

Perbacco! Questa Belene è davvero un luogo di vino!

In tutti i libri di storia di tutto il mondo (quelli di una volta, s’intende, che raccontavano le storie… mentre quelli di oggi, più scientifici, non si occupano di quisquisglie, ma della Storia), veniva raccontata in lungo ed in largo la nascita, l’evoluzione, l’apoteosi e la parabola discendente del Regno di Belene, che di certo non era tra i più grandi e potenti. Cosicchè tutti gli abitanti del mondo sapevano vita, morte e miracoli di questo minuscolo angolo di mondo situato sulle rive del grande fiume Danubio.

Siccome questa grande conoscenza collettiva, col passar del tempo e delle nuove edizioni scientifiche dei libri di storia, è andata scemando… faccio per te, mio unico ed inestimabile lettore, un piccolo riassunto. Così una buona volta per tutte pure tu saprai tutto del Regno di Belene, detto anche altrove il Regno di Vino. Sei pronto? Su, andiamo.

30 novembre 2020

Orsù, dunque! Rinnoviamo la magione!

In quel tempo il Re di Belene decise di andare a fare un giro all’estero. Radunò tutti i suoi ministri e consiglieri, e diede loro la bella notizia (perché è sempre una bella notizia quando i capi vanno a fare un giro, della serie: manca il gatto, balla il ratto):

“Carissimi consiglieri e ministri reali! Come già saprete, parto per un viaggio all’estero, e starò via qualche mese. Nel frattempo affido alle vostre sagge cure il nostro fantastico Regno di Belene. Son certo che lo lascio in buone mani! E, visto che c’è tempo e la reggia è vuota… ci sarebbe bisogno di una rinfrescatina a tutto l’edificio, giardini compresi. Quindi… vi lascio giù in portineria tutte le chiavi della magione, ed anche gli iban della banca ed i codici PIN delle mie carte di credito. Sono certo che rinnoverete in modo esemplare tutta la magione! Orsù, dunque: rinnovate la magione, e arrivederci!”.

E, dopo i convenevoli ed i saluti di turno, il Re partì, insieme alla Regina, ai loro figli e a tutto i loro domestici, lasciando la magione vuota.

29 novembre 2020

La giubileica prosopopea di un curato di campagna danubianica...


In una nebbiosa giornata d'inverno, padre Piero Sgarbati, il povero curato di Belene, scese giù a passeggiar lungo le sponde del Danubio, e pur essendo la nebbia così fitta, che si poteva tagliarla giù col podetto, si mise a lodare il buon Dio, come al suo solito, tutto bello giubilante e pimpante. Più o meno, disse così:

"Ti ringrazio, Signore, che mi hai fatto nascere e crescere nella Chiesa dopo il Concilio Vaticano Secondo, in questo periodo dove il venticello dello Spirito ha messo in moto un radicale rinnovamento, di cui son lieto e giubilante! E di vivere e fare il parroco ai tempi di papa Francesco, e del suo ambizioso e impellente invito a rinnovare tutta la Chiesa in chiave missionaria!

22 novembre 2020

Urca! Domenica il Re viene a visitare Belene!


C’era una volta, prima che squillassero i primi cellulari, prima che formattassero i primi compiuters, prima che accendessero le prime televisioni, prima che scoppiassero la seconda e pure la prima guerra mondiale, un piccolo paesino tranquillo sulle rive del tranquillo Danubio, ed il nome di quel tranquillo paesello era Belene. Un paradiso di tranquillità, insomma. 

La vita a Belene scorreva tranquilla, lungo le tranquille acque del Danubio: gli uccelli volavano, i bambini giocavano, le oche starnazzavano, le acque bagnavano, il fuoco scottava, le galline covavano, le zanzare ronzavano, i ronzini scarrettavano, i lavoratori lavoravano, le persone nascevano, i nati crescevano, i vivi morivano, i morti li seppellivano, le nonne sedevano sulle panchine… comprese la baba Umna (quella che sapeva tutto di tutti) e la baba Medra (quella che non era mai andata a scuola, ma era la più saggia di tutti), le quali come al solito sedevano sulla panchina davanti alla stazione del treno, e chiacciheravano del più e del meno: insomma, per tagliarla corta, tutto era normale e abbastanza monotono, ripetitivo, prevedibile. 

Finchè… 

14 novembre 2020

Alleluia! Alleluia! Sarà un Natale davvero Pasquale!

“Alleluia! E’ un Natale davvero Pasquale! - disse il Beppe alzandosi in piedi e parlando ai commensali, lui che di solito parlava poco, ma stavolta faceva gli straordinari - Grazie! Grazie mille! E’ stato meraviglioso! Mi sembra di sognare… Grazie! Mai e poi mai mi sarei aspettato una così calorosa accoglienza… per noi… sconosciuti. Grazie!”. E tutti applaudirono e brindarono, straboccanti di gioia.

Ma facciamo un passo indietro.

Quell’anno, indimenticabile, la notizia colse un po’ tutti impreparati, e cadde come un fulmine a ciel nuvoloso in tutte le case del mondo: “Quest’anno, a causa della Pandemia, a Natale ci sarà il locdaun mondiale: per cui tutti, in tutto il mondo, resteranno chiusi in casa”.

Apriti cielo!

9 novembre 2020

Chi stappa e chi tappa, alla fine è sol question di zappa.

Ci son eventi, lontani nel passato, che nel tempo diventano mitologici, e lasciano tracce in tutte le civiltà. Tra noi uomini, per esempio, il Grande Diluvio, detto anche il Diluvio Universale, ha lasciato il segno tra i Sumeri, gli Ebrei, gli Atzechi, i Maya, gli Atzechi, persino tra i Temuan della Malesia. 

Tra le formiche si raccontano varie cose attorno alla Grande Carestia, detta anche Carestia Universale, che attanagliò l’attuale penisola balcanica in un lontano, lontanissimo passato. E fu davvero grande: durò decine di anni, provocò morte, desolazione ed una colossale emigrazione verso meno martoriate terre. 


Per decenni dal cielo non discese neppure una goccia d’acqua, e nessuno vide neppure una goccia di rugiada. All’inizio seccò tutta l’erba, poi seccarono le piante, quindi iniziarono a prosciugarsi i fiumi, poi i laghi, infine anche il Mar Nero. Nel giro di due anni, per migliaia di chilometri, non restò più neppure una goccia d’acqua. 

Potete immaginare la desolazione e lo sconforto delle sconsolare formichine, che pur essendo più parsimoniose delle cugine cicale, tuttavia nel giro di qualche mese finirono tutte le scorte di cibo. 

Diversi milioni di loro morirono di fame e di stenti, ed i loro resti rinsecchiti son ora fossili a disposizione dei paleontologi. 

Altre centinaia di milioni presero armi e bagagli, e fecero il loro san Martino verso più verdi e umidi terre. 

Qualche migliaio, ostinate, si rifiutarono di morire e di partire, e si barricarono sulla sponda del Danubio, sfruttando fino all’ultima goccia del moribondo e rinsecchito fiume. Speravano in un miracolo. Caparbiamente trascorrevano i loro aridi giorni, ripetendo: “Prima o poi… pioverà!”. 

Dopo molti anni, rimaste ormai in poche decine, arrivate ormai agli sgoccioli le ultime gocce d’acqua delle pozzanghere del prosciugato Danubio, queste testarde formichine di Belene non sapevano più ormai a che santo votarsi, ed ormai erano rassegnate a morire stecchite, quando un giorno, all’improvviso… 

… nel cielo apparve una cosa bianca, enorme, bislunga ed un po’ arrotondata. 

“Guardate! Una nu… una nuv… una nuvola!”, disse Gina, la formichina più vecchia, l’unica che da bambina ne aveva vista una, ed ancora si ricordava come era fatta una nuvola. 

“Ma va là, vecchia cieca! Hai le traveggole! Non può essere: le nuvole non sono rettangolari e affusolate, coi bordi lisci e regolari… E’ sicuramente un aereo!”, ribattè il Tone, il formicone sapientone. 

“No! E’ una balena!”, disse Enrichetto, il formichetto. 

“Ma và! E’ Supermen!”, rispose ridendo Lucetta, la formichetta. 

Mentre le formiche di Belene disquisivano sull’identità di tale fenomeno materializzatosi in cielo, dal cielo si udì una voce, che disse: 

7 novembre 2020

Uffa! Che truffa e che puzza star qui a far la muffa, mentre tutto il mondo s’abbuffa!

Ammuffito di qualità... pronto per deliziare i fini palati
Lo so, lo so, miei cari gattini... Di solito li agguantate senza tanti problemi e senza tanti scrupoli li divorate, leccandovi poi ben bene i baffi. E non parlo dei topolini… 
Ma… in un sussulto di felina coscienza, vi siete mai chiesti come si sentano i formaggi, soprattutto prima di arrivare tra le sgrinfie delle vostre spire, dove di certo a lor non è dolce il perire, e dopo essere stati concepiti e creati, nel ventre degli a voi proibitissimi paradisiaci caseifici? No?!? Mai!?! Beh… allora mettetevi comodi nei vostri lettini, lasciate riposare un po’ i vostri ferini canini, ed ascoltate, vi prego, un po’, mie car gattini… la voce dei poveri formaggini! 

(N.d.A.: I bulgari chiamano il caseificio “MANDRA”). 

Quella notte lo scantinato della famosissima e rinomatissima Mandra Cassandra di Belene era buio e silenzioso come sempre (a dire il vero era silenzioso e buio pure di giorno, essendo sotto terra e senza né luci né finestre). Però… ad un certo punto, prima pian piano, e poi un po’ più forte, si sentì una voce. Beh… più che una voce, sembrava più un miagolio. 

Ma non era un gatto che miagolava! Impossibile! Quando mai si è visto un gatto scodinzolare allegro e senza guinzaglio nel sancta sanctorum di un caseificio?!? Mai! Sarebbe un miracolo, ciumbia! Ma i miracoli non accadono mai, mondo felino!

2 novembre 2020

Campa cavallo, che l'erba cresce!


Il Regno dei Cieli è simile a quella volta che il re di Belene dovette partire per una guerra lontana, insieme ai suoi prodi cavalieri. 

Prima di partire, come al solito, contattò la ditta di giardinaggio “Passiflora Garden”, la quale ormai da secoli si occupava dei giardini del Regno, famosi in tutto l’universo, un vero paradiso terrestre. 

Parlando col Direttore Generale, re Pollice Verde concluse: “Allora, siam d’accordo, neh?! Mi raccomando: al mio ritorno, previsto verso settembre, deve essere tutto pulito, fiorito, e soprattutto bello, per festeggiare col popolo la sicura vittoria! Eccole un piccolo anticipo di 500 milioni di euro.”. 

Il Direttore Generale della Passiflora Garden, inchinandosi di fronte alla Sua Maestà, assicurò: “Maestà! Grazie! Grazie per la sua fiducia e generosità! Sarà fatto! Manderemo, come al solito, i nostri migliori uomini!”. 

Ed il Re partì. 

E la Passiflora Garden, dopo aver intascato la modesta somma, mandò il suo più migliore giardiniere, cioè il bergamasco Otello Rastrello. 

31 ottobre 2020

Cacciatori e pescatori di tutto il mondo, unitevi! Forza! Venite! Belene vi aspetta a braccia aperte!

Quella mattina lo scailain della scrivania di papa Paolo VII sembrava San Gimignano, e lo sconsolato anziano pontefice si aggirava sconsolato fra le torri di fascicoli, pratiche e documenti provenienti da ogni angolo del mondo, borbottando sconsolate massime teologiche: 

“Oh Dio… da che parte cominciare oggi? Pare che ormai il verbo si è fatto carta… Se la carta cadit, tota la scienza vadit… Chi non figlia… foglia. Fumus tantus, e di solito niente arrostus….”. 

“Buongiorno, Santità! – esclamò l’occhialuto segretario, entrando bello pimpante nello studio – Secondo me… che ne dice di cominciare dalla torre più alta? Sistemata quella… poi le altre sembreranno quisquiglie, non le pare”? 

Il Papa si fermò e lo guardò sorridente: “Ma lo sai che non sei poi così del tutto fuori pista? Su, prendi il fascicolo più grosso, e vediamo un po’”. 

Don Dino Doni, il segretario, prese l’incartamento alto ben due metri e mezzo (meno male che i soffitti in Vaticano sono alti…), ed inizio a disporre le cartelle sul lungo tavolone. 

“Di che si tratta?”, chiese il Santo Padre. 

“Vediamo… qui c’è scritto… Belene…”, lesse don Dino. 

“Oh, no! Ancora Belene!?!”, esclamò Paolo VII. 

29 ottobre 2020

L’inaffondabile inoffendibile inafferrabile Sandokat

Quando il nostro piccolo cucciolo nacque, avremmo voluto subito chiamarlo Sandokan, la tigre del Danubio, in ossequio al sapiente detto nomen, omen: aveva infatti un bellissimo pelo tigrato, arancione, nero e bianco, e già nei primi giorni di vita mostrò quello che poi sarebbe stato il suo carattere unico e speciale: sempre irrequieto, desideroso di avventure e scoperte, coraggioso, creativo, audace, intrepido, amante del diritto e della giustizia, ingegnoso, fantasioso… ma il nome Sandokan ci pareva un po’ troppo canino… e così lo battezzammo Sandokat: il qual lemma non è un topos letterario (Dio ci salvi dai topi!), ma un felinissimo e felicissimo nomignolo. Peccato che abbia fatto questa brutta fine… 

Ah, scusate, ci presentiamo: io sono la gatta Cikòva, e questo è mio marito, il gatto Pàrdov. Per chi non ci conoscesse, siamo una felicissima famiglia di felini, e da decenni viviamo sulle sponde del Danubio, nei pressi del paesino di Bèlene: se passate di qui, venite pure a trovarci. Saremmo lieti di accogliervi, e vi faremmo le fusa a gogò. 

Comunque… tornando al nostro caro ed amato Sandokat… dopo le sue scorribande infantili, questo nostro irrequieto cucciolo si trasformò totalmente, Dio solo sa perché: divenne timido, silenzioso, chiuso in se stesso. Stava sempre in disparte, leggeva libri e non socializzava mai cogli altri gattini. Totalmente il contrario di quella che era la sua natura ed il suo nome. 

24 ottobre 2020

Ragazzi, siamo cotti: c’è l’invasione dei lumacotti!

A Belene nessuno capì mai da che parte arrivarono, fatto sta che arrivarono a Belene. 

Prima uno alla volta, in ordine sparso, poi a gruppetti, infine tracimanti come un fiume in piena. 

La venuta improvvisa, imprevedibile ed imponente dei lumacotti arancioni colse tutti alla sprovvista, soprattutto la signora Esika, che a Belene faceva la Linguista e Portavoce di Corte. La quale alla radio si affrettò a redigere e proclamare il seguente comunicato stampa: 

“Cari cittadini, suvvia, manteniam la calma! Le autorità competenti stanno valutando i comportamenti da tenersi da parte di tutti i cittadini verso questi cosi arancioni che si aggirano tra di noi. Al momento il nostro amato Re Candido Er Mellino IV, con il suo Gran Consiglio, sta stabilendo come definirli: ospiti inattesi o turisti spaesati od occulti invasori o terribili nemici dal potenziale distruttivo o pericolosi virus per la società. A breve attendiamo un pronunciamento del nostro sommo e sovrano Re, che ci dirà pure il da farsi, e così vivremo tutti felici e contenti”. 

23 ottobre 2020

Quell’asino del Beppe… ne ha combinata un’altra delle sue!


Anche a Belene sta arrivando l’inverno. 

Nebbia e freddo, giorni lunghi e amari, soprattutto tanto freddo e nebbia. 

E così stamattina il vecchio Jakov chiama i suoi dodici figli e gli dice: 

“Ragazzi… l’inverno sta arrivando… prendete il carro ed andate in cima alla collina a far su un po’ di legna”. 

Quelli, obbedientissimi, attaccano il vecchio asino al carretto, ci salgono sopra e partono. 

Arrivati a Dekov, ai piedi delle colline, uno dei più grandi dice: “Ehi, fratelli, c’ha che andiamo qui all’osteria a farci un goccio!”. Entusiasti iniziano a scendere dal carretto. 

Ma il più piccolo, il Beppe, dice: “Fratelli… ma papà ha detto di andare a far su la legna… non possiamo perdere tempo qui…”. 

“Zitto, somaro! – dice qualcuno, interpretando l’opinione comune – Stai qui e bada al tuo gemello asino!”. Ed andarono tutti all’osteria, lasciando il piccolo Beppe a custodire l’equino. 

17 ottobre 2020

Caro papa ti scrivo...

Caro papa Francesco,
buonasera!

Ti scrivo da una piccola parrocchia di campagna, che si trova in una delle diocesi più piccole del mondo e nella regione più povera dell'Europa.
Ti scrivo da Belene, dalla sponda del Danubio, dalla Diocesi di Nicopolis ad Istrum.

Come sai un mese fa è morto il nostro Vescovo, mons. Petko, e sicuramente nei prossimi giorni dovrai nominare il suo successore, cioè il nostro nuovo Vescovo.

Con tutta la comunità cristiana a me affidata stiamo pregando ogni giorno il Signore perchè questa tua scelta sia davvero guidata dallo Spirito Santo, frutto di sano e libero discernimento, e non sia solo una pratica burocratica da sbrigare o una casella da riempire.
Lo so che molte cose riempiono il tuo cuore, la tua mente, le tue preghiere e le tue giornate.
Ma, ti prego, dedica un po' di tempo e di attenzione a noi e alla nostra diocesi.
Non troppo, neh! Ma neanche troppo poco!

Ogni giorno chiediamo l'intercessione del nostro concittadino e patrono, il vescovo martire Eugenio Bossilkov, un testimone della Risurrezione che fu giustiziato proprio per la sua fedeltà al Papa.

Caro papa Francesco: rimetti ancora la tua mano sul volto del nostro vescovo martire, pregalo insieme a noi, e donaci un nuovo Vescovo che sia secondo il cuore di Dio, e non secondo i calcoli degli uomini.

Non importa che sia bulgaro o polacco o italiano o francese... basta che sia un fratello che parli la lingua del Vangelo, con chiarezza, freschezza e franchezza, e dica pane al pane e vino al vino.
Donaci un pastore con l'odore delle pecore, che stia in mezzo alla gente e non chiuso in ufficio.
Donaci un pastore coraggioso, creativo, vivace, che ci liberi dalla muffa delle sacrestie e ci spinga ad uscire ed essere vivaci, creativi e coraggiosi.
Non ci importano le licenze o i dottorati... basta che sia un fratello che ami il Signore e le persone.
Donaci un pastore che ci scomodi, ci stimoli e ci faccia ballare un po' la musica nuova dello Spirito.
Donaci un pastore che ci difenda dai lupi, col suo bastone, quando questi assalgono.
Dona un pastore pieno di vitalità per questa terra moribonda, perchè rifiorisca il deserto.
Donaci non un funzionario per gestire le cose, ma un fratello missionario, che condivida con noi la vita e la missione di vivere il Vangelo in questa terra di lacrime e sangue.

Caro Francesco, non ti rubo altro tempo.
Abbiamo piena fiducia in te, e molta di più nel Signore: per cui iniziamo a prepararci con gioia ad accogliere con letizia il Pastore che il Signore ci manderà, attraverso il tuo discernimento e la tua scelta.
Ciao! Preghiamo per te ogni giorno: il Signore ti conservi nella fede, nella salute ed in allegria!

p. Paolo Cortesi e la Comunità Cristiana di Belene

PS: La prossima volta che passi in Bulgaria... fai un salto anche qua a Belene: ti aspettiamo!

Uffa, che puzza di muffa! Battista l’alpinista, ovvero di come è dura la vita di un apripista…

Dovete sapere che a Belene non esistono i citofoni, e neppure campane, campanelli batacchi ed affini sui cancelli e sulle porte delle case. Per cui… quando si va a casa di qualcuno, non si suona aspettando una risposta ed un eventuale invito ad entrare: si apre e si entra. 

Così, una volta, durante la visita pasquale e la benedizione delle famiglie (di mestiere faccio il parroco…), mi son permesso di entrare anche in quella casa là, che sempre avevo ignorato, in quanto oltre ad apparire abbandonata, mezza diroccata e mezza sepolta dalla ridente vegetazione stile giungla, tutti mi indicavano come vuota e deserta. 

E così, sforzando un po’ il vecchio cancellino arrugginito bloccato dai rovi e attraversando il giardino facendo slalom tra gli arbusti (se c’avessi avuto un macete sarebbe stato più semplice….), immaginate la mia sorpresa e stupore, quasi sussulto di spavento, quando, aperta un po’ la porta d’ingresso, una voce gutturale mi paralizzò sulla soglia: 

“Fermo lì! E lei chi è?”. 

“Scusi… sono il parroco… pensavo che in casa non ci fosse nessuno… desidera la benedizione pasquale”?, chiesi titubante alla voce che era emersa dalla penombra. 

16 ottobre 2020

De sciò mast goon. Ahi, ahi, ahi, che dolor! Di quando il dottor Liubo Stranamor venne fatto allenator…

Quell’anno la scalata allo scudetto dei Giganti di Belene fu strepitosa: una cosa così non si era mai vista nella storia del calcio. 

Affiatatissimi e caricatissimi, gli undici atleti della cittadina danubiana erano un cuor solo ed un anima sola e, guidati dall’ineguagliabile e spiritoso allenatore Sveti “Duk” Consolatore, già dalla prima partita inanellarono una vittoria dopo l’altra. Senza se e senza ma. 

13 ottobre 2020

L’inaffondabile policromatica e frastornante Compagnia degli Inaffidabili

Le vicende che or ora vi racconteremo si svolsero molto molto tempo fa, ai tempi dei Lunghinomi, prima cioè della famosa rivoluzione ungarettiana che come tutti sanno pose fine copernicanamente a quella prosaica epoca introducendo più essenziali e poetici lessemi.

Nel paese di Beleneadagiatosullespondedelbeldanubioblu vivevano tre famiglie normali, cioè formate da un papà, una mamma ed un unico figlio unico, che però cessarono di essere normali quando i rispettivi figli (secondo il punto di vista dei genitori, ovvio) cominciarono ad impazzire, e a lor dire (a dire dei genitori, ovvio), questi marmocchi diventarono bambininaffidabili. Oppure, guardando le cose dal punto di vista dei figli, quando i ripsettivi sei genitori impazzirono e si coalizzarono, fondando la Compagnia dei Genitoriaffidabili.

Veda Lei, che legge, di diventar partigiano del punto di vista che vuole.
Per amor di cronaca, cercherò di essere imparziale, raccontando le cose come andarono.
Non nascondo però, ad onor del vero e dell’ermeneutica, che… da che mondo è mondo, i bambini son più simpatici, vivaci, creativi, originali dei razionali, premurosi, prevedibili, ripetitivi genitori. Quindi…

10 ottobre 2020

Senza via di scampo

La Grande Guerra ormai imperversava da anni, ed ormai il Regno di Belene era accerchiato e prossimo ormai alla capitolazione. 

Cominciata nelle più lontane periferie del Regno, per quisquiglie di poco conto, era poi avvampata come fuoco scoppiettante nelle secche stoppie, mettendo tutto sottosopra. 

A poco a poco i nostri prodi Belenciani erano arretrati, e colpo dopo colpo avevan perso territorio. 

Vedendo ormai prossima la prossima fine, il Re Sigismondo Capotondo, dopo aver visto dagli spalti le truppe del nemico accerchiare il castello e porre l’assedio finale, chiamò a sé un drappello di sette delle sue più fidate guardie, che emaciate e provate da anni di battaglie e privazioni e delusioni, accorsero pronti al suo cenno, esclamando all’unisono: 

“Eccoci, o Re! Ai tuoi ordini!”. 

“Oh miei prodi! Ormai il Regno è perduto… ma non ancora tutto è perduto! Moriremo tutti, presto, ma non moriremo da morti: no, moriremo da vivi! Ho un’ultima missione da affidarvi!”. 

“Quello che dirai, lo faremo, nostro Re! Per Te e per il Regno, moriremo da vivi, e vivremo da morti!”. 

27 settembre 2020

LO SPIRITO SANTO FA FIORIRE IL DESERTO Riapre a Belene la chiesa della Natività di Maria e Santuario del beato Eugenio Bossilkov


Quest’estate a Belene c’è stata una lunga siccità. Dai primi di giugno fino ad oggi praticamente qui a Belene non è caduta una goccia dal cielo, tranne che… tranne che due volte.

Per la precisione, il quindici agosto, dalle undici a mezzogiorno, durante la messa dell’Assunta appena iniziata sul piazzale davanti alla chiesa. Allora, quasi che Maria Bambina avesse fretta di rientrare a casa sua, in fretta e furia entrammo nella chiesa ancora in ristrutturazione, e tra un ponteggio, una carriola e qualche sacco di cemento, continuammo alla bell’è buona la nostra celebrazione.

Dopo la preghiera del Santo Rosario sul piazzale, inizia la celebrazione eucaristica per il 160° della chiesa e la riapertura dopo 2 anni di lavori di ristrutturazione. Presiede la liturgia mons. Hristo Proykov, (Presidente della Conferenza Episcopale Bulgara), assistito da mons. Strahil Kavalenov (Amministratore Apostolico della Diocesi di Nicopolis ad Istrum) e padre Paolo Cortesi, parroco e rettore del Santuario.
(Tutte le foto di questo articolo vengono da Dunavski Novini)

E ieri, festeggiando finalmente la Natività di Maria (che qui non è nata né l’8 né il 12 settembre, per via della mia prevista partecipazione all’Assemblea Provinciale, e neppure il 19, per via della morte del nostro vescovo…) il cielo ha aperto di nuovo i sui rubinetti: alle 10.30 precise, appena fatto il segno della croce all’inizio del rosario… cielo a pecorelle ed acqua a catinelle, esattamente fino alle 15.00, cioè al termine dei balli e dei canti previsti. Dopo di chè… oggi c’è un sole stupendo!

Che dire? Solo coincidenze meteorologiche? Può darsi. 
A me mi vien da dire: “Le grandi acque non possono spegnere l’amore!”.

Durante la celebrazione è stato benedetto il nuovo fonte battesimale, formato da una roccia di marmo grezzo, da cui sgorga acqua sorgente. Il richiamo evidente è all'esperienza dell'Esodo: "Bevevano da una roccia spirituale, e quella roccia è Cristo".

E poi… è solo un po’ di pioggia: ben altre onde, ben altri venti e spiriti si sono abbattuti su Belene negli ultimi 415 anni (la comunità cattolica locale è nata nel 1605): il giogo ottomano, diverse ondate di peste bubbonica, passaggi e scorrerie di eserciti affamati, incendi, guerre civili, inondazioni del Danubio, repressioni del regime comunista, il campo di concentramento, l’uccisione del vescovo Bossilkov, le cacciate dei profughi…), ma nessuno di questi temporali, seppur furiosi e martellanti, ha mai spento il fuoco dell’amore per Cristo nella chiesa di pietre vive, che è la Comunità Cristiana di Belene.

E, da oggi, questa comunità cristiana ha una nuova casa, la rinnovata chiesa della Natività di Maria e Santuario del Beato Eugenio Bossilkov.

L’attuale chiesa fu costruita ex novo nel 1860, col permesso delle autorità ottomane, durante il servizio parrocchiale del passionista padre Eugenio Valente (nato a Latina il 12 gennaio 1816, morto e sepolto a Tranciovizza, il 30 dicembre 1889), attorno ad una precedente chiesa più piccola, di legno.


Per alcuni decenni fu l’unica casa dell’unica comunità di Belene, guidata dai Missionari Passionisti. Ma sulla fine del 1800, in seguito alla guerra civile tra i cattolici locali, che se le suonarono di santa ragione, provocando pure la morte del vescovo passionista Ippolito Agosto (morto qui a Belene il 3 dicembre 1893), la comunità lacerata venne divisa in due, con la decisione salomonica del vescovo passionista Henry Dulcè. Venne così edificata la parrocchia di Sant’Antonio da Padova.

E la storia ha fatto il suo corso.

Nel 2000, anno del grande Giubileo e centenario della nascita di Eugenio Bossilkov, il vescovo mons. Petko Hristov erige la chiesa parrocchiale della Natività a primo Santuario Diocesano, dedicato al nostro vescovo martire. E comincia, proprio vent’anni fa, il movimento di riunificazione della comunità locale, affidata nuovamente ai Passionisti.

Ed eccoci qui, al 26 settembre 2020.

Una comunità:da oggi l’unica messa domenicale sarà celebrata qui).

Un santuario: da oggi l’unico santuario al mondo dedicato a Bossilkov riapre le porte ai pellegrini).

Una missione: da oggi possiamo di nuovo ascoltare la Sua Parola, celebrare i Misteri della fede, e partire da qui per uscire fuori a vivere un po’.

Dopo due anni di deserto, senza attività e senza persone (sia per i lavori, sia per la pandemia), lo Spirito di nuovo soffia e chiede alle nostra ossa aride di rivivere.

Da oggi a Belene c’è di nuovo una chiesa viva, di un po’ acciaccate, ma vivaci pietre.

Padre Paolo apre il portone della Chiesa. Il primo ad entrare sarà padre Giuseppe, passionista bulgaro 94enne, che guarda ora curioso.

La mostra di disegni e fotografica, appoggiata sui muri esterni della chiesa, vuole proporre una carrellata di immagini della chiesa di pietre vive che è la Comunità di Belene.

Nonostante la pioggia a catinelle che ha accompagnato tutta la giornata... centinaia di persone, sia di Belene che da tutta la Bulgaria, hanno partecipato al Rosario, alla Messa, al Pranzo fraterno e allo spettacolo di canti e danze.

Alcuni dei danzatori che hanno allietato la festa: tutti ragazzi e ragazze di Belene.

Nella nuova cappella delle candele, un'intera parete è dedicata a tutti i santi della Famiglia Passionista.
Al centro, i 26 martiri passionisti di Daimiel, Spagna.

Mons. Strahil, da poco nominato Amministratore Apostolico della Diocesi, restituisce le chiavi del Santuario a padre Paolo.

Non sarà stato un banchetto di nozze... ma tutti abbiamo mangiato e bevuto, saziandoci della compagnia.


L'altra parete della cappella delle candele è dedicata ai martiri cristiani, testimoni della Pasqua.









16 settembre 2020

Una nuova cappella per la preghiera nel Santuario - НОВ ПАРАКЛИС ЗА МОЛИТВА В СВЕТИЛИЩЕТО


Mancano ormai pochi giorni alla riapertura, dopo due anni di radicale ristrutturazione, del Santuario del beato Eugenio Bossilkov.
Броени дни остават до откриването, след две години основен ремонт, на Светилището на Евгений Босилков.

A causa della morte del nostro Vescovo, mons. Petko Hristov, abbiamo posticipato questa festa al prossimo sabato 26 settembre. Proprio lui, cinque anni fa, decise di far ristrutturare la nostra chiesa con i fondi dell'Unione Europea, desiderando che questo santuario diocesano fosse più bello ed accogliente per i pellegrini dalla Bulgaria e da tutto il mondo. Desiderava molto inaugurarlo e vederlo rinnovato.. ma la sua lunga malattia gli ha concesso di visitare Belene per l'ultima volta nel dicembre 2018, proprio all'inizio dei lavori.
Заради кончината на нашят епископ, монс. Петко Христов, отложихме това тържество за 26 септември, събота. Той, преди пет години, реши да кандидаства нашата църква към програмите на Европейска Съюз, желаеки това епархийнно Светилище да бъде все по-красиво за да приеме повече поклонници от България и от целят свят. Много желаеше да го открие, и да го разгледа... а дългата му болест позволи на него да посети Белене за последен път през декември 2018 г., точно в началото на ремонта.


In questi giorni abbiamo festeggiato la Santa Croce (lunedì), la Vergine Addolorata (martedì), ed i santi martiri Papa Cornelio ed il vescovo Cipriano (mercoledì). In riferimento a queste feste, oggi nel Santuario abbiamo aperto ai fedeli la rinnovata cappella per la preghiera personale e l'accensione delle candele.
През тези дни празнувахме Светя Кръст (понеделник), Скръбната Божия Майка (вторник) и светите мъченици папа Корнелий и епископ Киприян (сряда). Поради тези случай откриваме днес новят параклис за личната молитва и запалването на свещи към светилището Евгений Босилков.

L'ispirazione per il nuovo aspetto di questo luogo è sorta nel cuore di padre Paolo ascoltando, lo scorso anno, il discorso di Papa Francesco al Santo Sinodo della Chiesa Ortodossa a Sofia.
Вдъхновението за новят вид на това място е дошло в сърцето на отец Паоло слушайки, миналата година, словото на Папа Франческо до Светя Синод на Православната Църква в София.


Diceva il Papa:
Папата казва:

In questo cammino siamo sostenuti da tanti fratelli e sorelle, ai quali anzitutto vorrei rendere omaggio: sono i testimoni della Pasqua. Quanti cristiani in questo Paese hanno patito sofferenze per il nome di Gesù, in particolare durante la persecuzione del secolo scorso! L’ecumenismo del sangue!  
“По този път сме подкрепяни от многобройни братя и сестри, на които преди всичко бих искал да отдам почит: това са свидетелите на Пасхата. Колко християни в тази страна понесоха страдания заради името на Исус, по-специално по време на преследванията от миналия век! Икуменизмът на кръвта!

Essi hanno diffuso un profumo soave nella “Terra delle rose”. Sono passati attraverso le spine della prova per spandere la fragranza del Vangelo. Sono sbocciati in un terreno fertile e ben lavorato, in un popolo ricco di fede e genuina umanità, che ha dato loro radici robuste e profonde...
Те разпространиха едно сладко благоухание в „Земята на розите“. Преминаха през тръните на изпитанията, за да разпространят благоуханието на Евангелието. Те разцъфнаха в една плодородна и добре обработена почва, в един богат на вяра и истинска хуманност народ, който им даде здрави и дълбоки корени...

Credo che questi testimoni della Pasqua, fratelli e sorelle di diverse confessioni uniti in Cielo dalla carità divina, ora guardino a noi come a semi piantati in terra per dare frutto. E mentre tanti altri fratelli e sorelle nel mondo continuano a soffrire a causa della fede, chiedono a noi di non rimanere chiusi, ma di aprirci, perché solo così i semi portano frutto.
Вярвам, че тези свидетели на Пасхата, братя и сестри, от различни вероизповедания единени в Небесата от божествената милосърдна любов, сега гледат към нас като на семената, посети в земята, за да дадат плод. И докато много други братя и сестри по света продължават да страдат по причина на вярата, те искат от нас да не оставаме затворени, а да се отворим, защото само така семената носят плод.”

Ecco perchè questo luogo è dedicato ai Testimoni della Pasqua, cioè a tutti i cristiani martiri del passato recente (ortodossi, protestanti, cattolici, armeni...), sia bulgari che dei diversi continenti e popoli. Uomini e donne, giovani ed anziani, laici e sacerdoti, religiosi e religiose, conosciuti e sconosciuti, canonizzati e non canonizzati... ma tutti cristiani e credenti, uccisi per la loro fede.
Ето защо това място е посветено на Свидетелите на Пасхата, т.е. всички християни мъченици от близкото минало (православни, протестанти, католици, арменци...), от България и от различните континенти и народи. Мъже и жени, млади и стари, мириани и свещеници, монаси и монахини, познати и непознати, канонизирани и неканозирани, но всички христиани и вярващи, убити заради вяратa си.

I volti, i nomi, la data ed il luogo del loro sacrificio sono raffigurati nel cielo di Belene, sopra una barca simboleggiante la Chiesa di Cristo, la barca di san Pietro.
Лицата, имената, датата и мястото на жертвата им са нарисувани в беленското небе, над една лодка която символизира Църквата Христова, лодката на свети Петър.

La fotografia sotto di loro è stata scattata da padre Paolo il 23 agosto 2019 (Giornata Europea in memoria delle vittime dei totalitarismi, ed il 70 anniversario dell'apertura del campo di concentramento di Belene), sulla sponda del Danubio, all'alba. Ed il sole, che simboleggia Cristo risorto, sbuca tra le isole Grillo e Persin, esattamente sopra il rinomato Secondo Blocco del Gulag, dove anche molti sacerdoti, consacrati, pastori e credenti soffrirono la prigionia.
Снимката над тях е направена от отец Паоло на 23 август 2019 г. (Европейски Ден за памет и почит към жертвите на тоталитаризмите и 70 години от откриването на ТВО-Белене), на брега на Дунава, с изгрева. И слънцето, което символизира възкръсналят Христос, прониква точно между островите Щуреца и Персин, над мястото на Втори Обект на концлагера, където и много свещеници, монаси, монахини, пастори и вярващи са страдали.

L'Isola Persin, il Golgota bulgaro, luogo di passione, luogo di risurrezione
Остров Персин, българскта Голгота, място на страдание, място за възкресение. 



Quest'anno poi celebriamo pure i 300 anni dalla fondazione della Congregazione dei Missionari Passionisti, la famiglia spirituale del nostro beato Eugenio Bossilkov. Ecco perchè, nella parete di sinistra, sono raffigurati i volti di tutti i santi, beati, venerabili e servi di Dio della Famiglia Passionista.
Тази година се навършват и 300 години от създаването на Конгрегацията на Мисионерите Пасионисти, духовното семейство на нашят мъченик Евгений Босилков. Ето защо, на лявата стена, са поставени лицата на всичките светци, блажени членове на семейството на Пасионистите.

Al centro spiccano i 25 martiri spagnoli, uccisi durante la Guerra Civile, e dietro a loro Cristo risorto.
На средата, 25-те испански мъченици, убити по времето на гражданска война, и зад тях Възкръсналят Христос.

Ci auguriamo che tutti i belenciani ed i pellegrini dalla Bulgaria e da tutto il mondo che giungeranno qui, sostino davanti ai volti di questi Testimoni della Pasqua, pregando e onorandoli, ed attingano da loro energia per crescere nella fede, nella speranza e nella carità.
Нека всичките беленчиани и поклонници от България и целят свят, които ще дойдат тука, да спрат пред лицата на тези Свидетели на Пасхата, молейки и давайки на тях почит, да черпят сили, да растат в тях вярата, надеждата и любовта.