Il mondo visto da #Bèlene. Diario virtuale di un reale missionario bergamasco in Bulgaria.
29 agosto 2020
Il bue con la bua e le rane di Belene.
28 agosto 2020
Dipende solo da te: acciocchè tu non faccia il lacchè… macchè a Napoli o Venezia! Vieni a Belene, a berti un buon caffè con me! Imperocchè è il più gustoso che c’è.
25 agosto 2020
Teodòra di Belene, la signora degli agnelli.
21 agosto 2020
Questo della storia è il succo: con un bel trucco, quel mammalucco di Cucco, l’oco del Capodoglio, invece di finire in padella nel bollente oglio come cacciucco, divenne di Belene il grande Capo, nel general cordoglio.
20 agosto 2020
Verde speranza, chi lo porta è in gravidanza
15 agosto 2020
Un gigantesco balzo per un uomo, un piccolo passo per l’umanità.
14 agosto 2020
Il pallino di topo Lino, il birichino topolino albino che voleva esser l’artefice del suo destino, e non capendo un acca di latino, voleva diventar il pontefice Lino
11 agosto 2020
L’uovo, la gallina e il sesso degli angeli
Una mastodontica pozzanghera atomica di Belene |
La micidiale bianca neve ed i sette Nànovi di Bèlene
9 agosto 2020
Il pomo di Adamo e l’Angelo custode
7 agosto 2020
Vera Kosanera, la ciarliera megera che a Belene faceva la parrucchiera solo nella nera sera
5 agosto 2020
Apriti cielo! Dalle caucasiche steppe in visita a Belene arriva Stalin Giuseppe!
Fra una settimana…
Stalin Giuseppe visiterà a Belene il Cantiere della Centrale Atomica.
Siamo nel 1900 e
fischia, e probabilmente questa notizia non ci fa né freddo, né caldo, né tiepido.
Ma allora… apriti
cielo! Stalin viene a Belene?!? Prova ad immaginare: una cosa più eclatante
della Madonna che appare a Lurd… una cosa più straorbitante che vincere alla
lotteria Italia 600 milioni di euri… una cosa più stratosferica che avere a
cena in casa Salvini e Greta Tunberg! Una cosa dell’altro mondo!
La gioia
collettiva, l’entusiasmo collettivo, i collettivi collettivi furono
travolgenti.
4 agosto 2020
Francesco Spreafìco, rivoluzionario bolscevìco, in arte Checco Ficosecco
Cos’era successo,
per giungere a tale epocale crisi? Quali rivolgimenti storici e sociali avevano
prodotto tale spaccatura nella società asilifera, al punto di provocare così
nette posizioni antitetiche?
Subito tutti penseranno
che Francesco è un bambino irrequieto, difficile, oppure come si dice oggi “bisognoso
di speciali attenzioni”, magari di un sostegno apposito. Chissà che magagne
soffre in famiglia, per esprimerle così violentemente all’asilo…
Invece Francesco
è un bambino sanissimo, addirittura un po’ timidino, che se ne sta solitamente
sulle sue. Quel fatidico giorno all’asilo, giorno memorabile che cambiò per
sempre la sua vita e lo trasformò nel mostruoso rivoluzionario bolscevico
Checcho Ficosecco, andò così.
Il piccolo
Francesco Spreafico, di anni 3, se ne stava lì buono buono a giocare con le
foglie cadute delle piante. Immaginava che le grandi foglie dei platani fossero
enormi portaerei, mentre quelle del tiglio più modesti incrociatori, e le
foglioline più piccole aerei da combattimento. In quel preciso momento stava
riproducendo sulla sabbia del cortile la battaglia delle Midway, con le
foglioline giapponesi che si abbattevano implacabili sulle portaerei americane.
In quel frangente
scese nel cortile suor Frustrata, si avvicinò al piccolo Francesco, e cominciò
a parlargli:
“Beato te che te
ne stai lì sereno a giocare con le foglie! Sapessi che guerra oggi… La
superiora si è dimenticata di pagare la tassa dei rifiuti, e così ci siam
beccate la multa. E poi il governo ladro ha tagliato i fondi alle scuole
paritarie, con quei perfidi comunisti che se potrebbero ci inchioderebbero alle
porte delle chiese e ci strozzerebbero con le budella dell’ultimo gesuita. Suor
Santina poi è caduta in cantina e si è rotta la clavicola; a suor Gioconda gli
è girata la stonda ed è andata a sbattere con la macchina contro una pianta.
Mio nipote ieri ha divorziato, ed in Siria han cominciato il decimo anno di
guerra. Tre bambini stamattina c’han la diarrea ed hanno già affrescato quattro
volte il pavimento, uno ha vomitato sulla tovaglia nuova… C’è pure la trentaduesima
ondata di coronavirus, e porca l’oca scaloppa, quest’anno la Juve non ha vinto
lo scudetto, anzi, è retrocessa in serie B…. Quindi, dimmi tu, Francesco, cosa diavolo
dovrei fare io? Cosa mi consigli? Ma mi stai a sentire? Dimmi, cosa ti ho
detto?”
“Porca l’oca scaloppa!
Porca l’oca scaloppa!”, rispose raggiante Francesco.
“Ma Francesco, tu
non capisci proprio un fico secco!”, sbottò suor Frustrata.
E da qui in poi
la storia di Checco Ficosecco la conoscete, più o meno.
Probabilmente,
vado a naso, al piccolo Francesco Spreafico di anni 3 non gliene importava un
fico delle frustrazioni che suor Frustrata gettava su di lui. A voler proprio
spaccare il capello in cinque… Francesco era proprio il contrario, e ne capiva
molto assai di fichi, sia secchi, che molli e gustosi.
Ed in un lampo di
genio aveva capito che quell’asilo parrocchiale era una gabbia di matti, per
cui voltando le spalle agli starnazzanti coasilini strillanti: “Checco Ficosecco”!,
e a quelle suore un po’ suonate, quello stesso primo giorno abbandonò l’asilo e
se ne andò.
E dopo aver
radunato compagni trovati per strada, più o meno delusi quanto lui dal regime
antiquato e folle di certi asili, fondò con loro un movimento di massa per
rovesciare quell’elitè aristocraticata, fondando nel contempo asili dove i
bambini eran tutti uguali e facevano i bambini, giocando e saltando a loro
piacimento, senza esser stressati dalle frustrazioni dei grandi.
E fu così che all’età di tre anni iniziò l’attività sovversiva e rivoluzionaria di Checco Ficosecco, rivoluzionario bolscevico.
2 agosto 2020
La favolosa favoletta di Enrichetta, la vecchietta ranocchietta che invece di star lì a farsi la ceretta con la pinzetta, imparò in fretta ad andare in bicicletta, e filò via come una ragazzetta dalla scatoletta ristretta della sua paludetta benedetta.
1 agosto 2020
Corpo di mille balene! La Santa Maria vola via, mica resta in Belene a bagnomaria!
Arrivato a
Lisbona, fatto rifornimento di vettovaglie, cambiato la ciurma, imbarcato
cartografi, antropologhi, astrofisici, geologi, agronomi ed esperti vari,
partì.
Passate le
colonne d’Ercole si diresse ad Est, costeggiando prima le coste della Spagna, poi
quelle della Francia, sostando a Montecarlo per vedere il Gran Premio degli
asini da corsa, scese poi lungo le rive dello stivale italiano, risalì lo
stivale dall’altra parte, poi scese lungo la croazia, la dalmazia, la grecia e
finalmente giunse ad Istambul. Fatta una visita alla moschea di Santa Sofia,
con la sua Santa Maria attraversò i Dardanelli e risalì verso la Crimea.
Ma in Crimea non ci giunse mai, perché ad un certo punto disse al timoniere: “Eccoci, finalmente! Svolta decisamente a sinistra!”. E quello fece come gli aveva detto il Cristoforo.