Quest’estate a Belene c’è stata una lunga siccità. Dai primi di giugno fino ad oggi praticamente qui a Belene non è caduta una goccia dal cielo, tranne che… tranne che due volte.
Per
la precisione, il quindici agosto, dalle undici a mezzogiorno, durante la messa
dell’Assunta appena iniziata sul piazzale davanti alla chiesa. Allora, quasi
che Maria Bambina avesse fretta di rientrare a casa sua, in fretta e furia
entrammo nella chiesa ancora in ristrutturazione, e tra un ponteggio, una
carriola e qualche sacco di cemento, continuammo alla bell’è buona la nostra
celebrazione.
E
poi… è solo un po’ di pioggia: ben altre onde, ben altri venti e spiriti si
sono abbattuti su Belene negli ultimi 415 anni (la comunità cattolica locale è
nata nel 1605): il giogo ottomano, diverse ondate di peste bubbonica, passaggi
e scorrerie di eserciti affamati, incendi, guerre civili, inondazioni del
Danubio, repressioni del regime comunista, il campo di concentramento,
l’uccisione del vescovo Bossilkov, le cacciate dei profughi…), ma nessuno di
questi temporali, seppur furiosi e martellanti, ha mai spento il fuoco
dell’amore per Cristo nella chiesa di pietre vive, che è la Comunità Cristiana
di Belene.
E, da oggi, questa comunità cristiana ha una nuova casa, la rinnovata chiesa della Natività di Maria e Santuario del Beato Eugenio Bossilkov.
L’attuale
chiesa fu costruita ex novo nel 1860, col permesso delle autorità ottomane,
durante il servizio parrocchiale del passionista padre Eugenio Valente (nato a
Latina il 12 gennaio 1816, morto e sepolto a Tranciovizza, il 30 dicembre
1889), attorno ad una precedente chiesa più piccola, di legno.
Per
alcuni decenni fu l’unica casa dell’unica comunità di Belene, guidata dai
Missionari Passionisti. Ma sulla fine del 1800, in seguito alla guerra civile
tra i cattolici locali, che se le suonarono di santa ragione, provocando pure
la morte del vescovo passionista Ippolito Agosto (morto qui a Belene il 3
dicembre 1893), la comunità lacerata venne divisa in due, con la decisione
salomonica del vescovo passionista Henry Dulcè. Venne così edificata la
parrocchia di Sant’Antonio da Padova.
E
la storia ha fatto il suo corso.
Nel
2000, anno del grande Giubileo e centenario della nascita di Eugenio Bossilkov,
il vescovo mons. Petko Hristov erige la chiesa parrocchiale della Natività a
primo Santuario Diocesano, dedicato al nostro vescovo martire. E comincia,
proprio vent’anni fa, il movimento di riunificazione della comunità locale,
affidata nuovamente ai Passionisti.
Ed
eccoci qui, al 26 settembre 2020.
Una
comunità:da oggi l’unica messa domenicale sarà celebrata qui).
Un
santuario: da oggi l’unico santuario al mondo dedicato a Bossilkov riapre le
porte ai pellegrini).
Una
missione: da oggi possiamo di nuovo ascoltare la Sua Parola, celebrare i
Misteri della fede, e partire da qui per uscire fuori a vivere un po’.
Dopo
due anni di deserto, senza attività e senza persone (sia per i lavori, sia per
la pandemia), lo Spirito di nuovo soffia e chiede alle nostra ossa aride di
rivivere.
Da
oggi a Belene c’è di nuovo una chiesa viva, di un po’ acciaccate, ma vivaci
pietre.
Padre Paolo apre il portone della Chiesa. Il primo ad entrare sarà padre Giuseppe, passionista bulgaro 94enne, che guarda ora curioso. |
La mostra di disegni e fotografica, appoggiata sui muri esterni della chiesa, vuole proporre una carrellata di immagini della chiesa di pietre vive che è la Comunità di Belene. |
Alcuni dei danzatori che hanno allietato la festa: tutti ragazzi e ragazze di Belene. |
Nella nuova cappella delle candele, un'intera parete è dedicata a tutti i santi della Famiglia Passionista. Al centro, i 26 martiri passionisti di Daimiel, Spagna. |
Mons. Strahil, da poco nominato Amministratore Apostolico della Diocesi, restituisce le chiavi del Santuario a padre Paolo. |
Non sarà stato un banchetto di nozze... ma tutti abbiamo mangiato e bevuto, saziandoci della compagnia. |
L'altra parete della cappella delle candele è dedicata ai martiri cristiani, testimoni della Pasqua. |