20 marzo 2021

Se la serva che ti serve non ti serve...

Ovviamente, questa è una storia che parla di cose successe tanto, ma tanto tempo fa, ed ogni riferimento a qualcosa di attuale è puramente casuale, anche se non sembra. A riprova di ciò, cioè del fatto che riguarda fatti e persone di tanto, ma tanto tempo fa, basti il fatto dell’estinzione degli Ottomani, degli Ottopiedi, dei Quattrocchi e dei Quattrobocche: chi mai di voi ha visto in giro qualcuno di questi esseri? Nessuno! Si sono estinti tanto, ma tanto tempo fa… 

Il Gran Vizir entrò tutto trafelante e tremolante al cospetto del Gran Sultano, adagiato sull’ottomana, e dopo i dovuti inchini, disse tutto d’un fiato:

“Altissimo ed Onnipotente Signore dei Signori, Gran Sultano Immenso, Signore di tutti gli Ottomani, Luce Splendente del popolo dei farlocchi Quattrocchi, Sublime Sandalo degli ortopedici Ottopiedi, Sfamatore degli affamati Quattrobocche, Bronzeo Chiavistello dell’Argentea Serratura della Sublime Aurea Porta, etc. etc. etc… abbiamo un problema! Un serio problema! Sovrano nostro: il trono vacilla!”.

All’udir questo presagio sinistro, un ciglio si sollevò di un ciglio sopra l’occhio destro dell’ambidestro Sultano, il quale accigliato rispose a stretto giro di posta: “Beh… se il trono vacilla… piantaci dentro un chiodo!”.

“Fosse così semplice…”, rispose l’allarmato Vizir.

“Beh… su… dimmi allora… cosa c’è di così tanto preoccupante?!? E’ impossibile che il nostro grande Impero vacilli! Ormai da anni abbiamo consolidato tutto, ogni posto ed ogni avamposto è coperto, nessun punto debole e nessun tallone di Achille è scoperto! Su, dimmi… dov’è questo problema???”.

Il Gran Vizir rispose: “A Belene…”

“A Belene?!? Ancora?!?”, sbottò il Gran Sultano, raddrizzandosi di scatto in piedi dalla sua ottomana.

“Eh sì… Belene, la solita Belene…”.

5 marzo 2021

Una lettera edita inedita del 1648 di mons. Filip Stanislavov, primo vescovo di Nicopoli

Durante una delle mie solite scorribande nelle biblioteche virtuali, son incappato in questa lettera del vescovo bulgaro cattolico e diocesano (mai stato francescano, come purtroppo alcune fonti erroneamente asseriscono... anzi!) mons. Filip Stanislavov da Oresh, novello vescovo della novella Diocesi di Nicopolis ad Istrum, ri-eretta nel 1648.
E appunto nell'autunno del 1848 lo troviamo a Ragusa (l'attuale Dubrovnik), di ritorno da Roma, dove il precedente 6 luglio era stato nominato primo vescovo della nuova diocesi nicopolitana. Da questa citta marinara scrive all'amico Alessandro, conte di Montenegro, principe ottomano diventato cristiano.

Questa lettera è stata edita nell'ormai lontano 1889, ma è abbastanza inedita, in quanto non l'ho mai trovata citata da nessuno (probabilmente è sconosciuta pure ai suoi più importanti studiosi). Ma soprattutto è inedita, in quanto ci mostra come questo vescovo tutt'altro fosse che un periferico prelato di provincia e pastore anonimo di scalcagnate comunità cristiane: anzi, si occupava di geopolitica e di politica internazionale, ed aveva contatti stabili con la società civile europea, che lo pongono al livello dei contemporanei mons. Petar Parcevic e mons. Peter Bogdan.

Un lapalissiano esempio di come, anche nel lontano 1600 (ma quando mai?), la Chiesa non si occupasse solo di rosari, di messe e di battesimi, ma fosse ben inserita nella storia e nelle vicende delle persone e dei popoli.
Il lavoro assiduo, continuo, nascosto e palese dei vescovi bulgari Stanislavov, Parcevic, Bogdan e altri cattolici bulgari del tempo per la liberazione dei bulgari dal giogo ottomano non è certo una pecca per la chiesa bulgara: anzi, è un impegno civile riconosciuto e lodato da tutti, lavoro purtroppo stroncato nel sangue dopo la sollevazione di Chiprovtsi del 1688.

Ecco la lettera:

Di Ragusa li 26 Ottobre 1648

All’Illustrissimo Signore Alessandro di Montenegro.

Illustrissimo Signore mio, Padrone Colendissimo.

Dopo molti travagli in Roma, ottenni li miei interessi circa il Vescovato di Nicopoli, e venuto in Ancona trovai impronto la Barca per Ragusa con molte delle nostre di particolari amici di Roma, non sapendo dove Vostra Signoria Illustrissima si ritrovava; ma io qui investigando il vero trovai il Signor Don Nicolò, Servitore di Monsignore di Ocrida, il quale mi disse che era col suddetto Vescovo, al cui non mancherà Vostra Signoria Illustrissima di salutare a mio nome.

Parecchi vennero questi giorni Ragusei di Dobrucia, li quali mi dissero che quelli aversari si erano assai sbigotiti, perciò era tempo di non dormire; perciò Vostra Signoria Illustrissima non perda il tempo.

Io mi invio verso il Belgradi, perciò se Vostra Signoria Illustrissima desidera sapere qualche particolarità di quelli paesi, mi potrà scrivere ed inviarle a Ragusa al Signor Rade di Steffano, quale avrà cura di recapitarmele; con che faccio fine e me li racomando

Di Vostra Signoria Ilustrissima

Affezzionatissimo Amico

Filippo Stanislao, Vescovo di Nicopoli




Ovviamente mi son letto velocemente tutto questo voluminoso volume ottocentesco (che potete trovare anche voi in Google Libri). Affascinante! Se siete stanchi di Sanremo... mettetevi comodi a leggere questo bel volume!

La vita e le vicende di questo conte Alessandro di Montenegro (finora a me sconosciute), son davvero molto interessanti, romanzesche, avvincenti, ed offrono uno spaccato veramente interessante sulla situazione della penisola balcanica durante l'occupazione ottomana: un quadro molto variegato e complesso, che a noi del XXI secolo spesso sfugge.