Ma non per via dei pesci, ovviamente.
Come tutti sanno, da secoli ormai il primo d’aprile è il giorno della Grande Onda.
Infatti ogni 31 marzo, come tutti sanno, sopra Vidin vengono spalancate per manutenzione le Porte di Ferro, cioè la gigantesca diga sul Danubio che forma il lago di Orshova, ed una valanga di acqua alta ben 20 metri parte dalle Porte di Ferro e, discendendo il corso del Danubio arriva nella sera del primo d’aprile fino al mar Nero.
Tutti coloro che abitano lungo il Danubio allora, dalla prima volta ad oggi, tranne quelli di Belene che son particolari, in questa occasione si allontanano dalle sponde del fiume, sia di qua che di là, e ne approfittano per farsi una gita, per andare a trovare i parenti lontani o per andare sulle colline: non sia mai che la Grande Onda li travolga e li porti al mare! Dicevamo che quelli di Belene, unici nel suo genere, non si allontanano.
Infatti, questi interessanti esseri, a diversità di tutti gli altri, son dei veri e simpatici giocherelloni, e sin dalla prima volta inventarono un gioco unico nel suo genere, chiamato Cavalca l’Onda Grande.
Cioè: se riesci a stare su una tavola di legno e, trasportato dalla Grande Onda arrivi alla foce del Danubio senza borlare giù, diventi il Re di Belene.
Il primo anno il gioco ebbe un successo strepitoso: parteciparono ben 99 giovanotti e pure una giovanotta (se avesse vinto… ovviamente sarebbe diventata regina, non re), e tutta la popolazione, dal più piccolo al più vecchio, si riversò sulla riva, in barba al pericolo di essere travolti.
La Grande Onda arrivò alle 10.37 del primo aprile… ed i 99 giovani più la giovane pulzella, cavalcando le loro tavole dalle più svariate forme e dai più variegati colori… volarono verso est, trasportati dall’immenso muro d’acqua. E solo uno, il famoso Kankrum, arrivò nel Delta e fece il bagno nel Mar Nero, e fu fatto re.
Peccato però che negli anni successivi più nessuno riuscì a completare l’impresa, e Kankrum morì e fu sepolto, senza risuscitare, e dopo di lui a Belene regnò non un re, ma l’anarchia.
E fu così che l’impresa di Kankrum divenne mitica.
I Belenciani, indefessi e pieni di fede, continuarono questa ludica tradizione, aspettando ogni anno con ansia il primo d’aprile, ed allenandosi in ogni modo per raggiungere l’obiettivo.
E fu così che un giorno, il piccolo bambino belenciano di sei anni Luchino Sbirulino disse ai suoi genitori, con entusiasmo: “Pà, Mà… il primo aprile io cavalcherò la Grande Onda, arriverò al mare e diventerò Re di Belene!”.
Ovviamente i suoi genitori, che erano sani di mente e ci tenevano alla vita del loro figliuolo, e pure erano realisti, gli risposero, trattenendo a stento il sorriso di fronte a tanta audacia infantile:
“Forte! Ma certamente! Eccome! Però… sei ancora piccolo. Comincia ad allenarti… ecco: prendi quella tavola di legno là, e comincia a renderla adatta alla grande impresa!”.
Luchino, esaltato dall’approvazione e dal consenso dei genitori, fece come gli dissero: prese la tavola, inizio a segarla, scalpellarla, lucidarla… e così dopo quattro anni, cioè all’età di dieci anni, si presentò di nuovo ai suoi genitori, con la sua tavola immacolata e sgargiante di colori, e disse loro:
“Pà, Mà… sono pronto! Il primo aprile io cavalcherò la Grande Onda, arriverò al mare e diventerò Re di Belene!”.
I suoi genitori gli risposero:
“Luchino, Luchino… complimenti! E’ una tavola superlativa! Bellissima! Proprio una tavola da campioni, che porterà chi la cavalca certamente fino al mare! Però… hai dieci anni, sei ancora piccolo… non hai i muscoli e la struttura fisica e metafisica adatta per completare quest’opera… Che ne dici se… se ti alleni ancora per qualche anno, e poi… e poi ne riparliamo? Sai… potresti andare alla Scuola Internazionale di Cavalcatori d’Onde Eccezzionali? Che ne dici? Saremmo fieri di finanziarti questa preparazione… Che ne dici?”.
“Mamma, Papà… vi adoro! Ma certo! Non basta una bella tavola… devo avere pure il fisico! A settembre vado! Grazie! Grazie! Grazie!”.
E fu così che Luchino, alla veneranda età di dieci anni, entrò nella Scuola Internazionale di Cavalcatori d’Onde Eccezionali, situata a Roma, oltretevere.
Quando arrivò era convinto che dopo un anno o due sarebbe diventato un vero cavalcatore d’onde… invece, con suo gran rammarico, scoprì che per ottenere il patentino per cavalcare le onde servivano ben… 16 anni! Ma non si perse d’animo, e si disse: “Costi quel che costi… ci volessero pure quarantasei anni… io cavalcherò la Grande Onda e diventerò Re di Belene!”.
E così, stringendo bene i denti, anno dopo anno, fece tutto quello che gli dissero gli insegnanti e gli allenatori, e dopo 16 anni di quotidiane lezioni ed allenamenti, ormai divenuto un giovanotto in gamba, ricevette il patentino di Cavalcatore di Onde.
Nel ritirarlo esplodeva di gioia da tutti i pori: il giorno tanto atteso da ben 20 anni, il giorno costatogli ben 20 anni di lavoro, preparazione, rinunce e sacrifici… era arrivato. Ma…
Ma, quando il Direttore della Scuola Internazionale gli consegnò il patentino, gli disse pure:
“Complimenti, Luchino. Ti auguro un buon tirocinio!”.
“Tirocinio? Ecche è ‘sto tirocinio? Un tiro mancino? No, no: nessun tirocinio: io torno a Belene e quest’anno parteciperò alla gara del primo d’aprile!”.
“Luchino, Luchino… neanche per sogno: sei ancora giovane e piccolino, e non ce la farai mai a vincere, credimi! Se davvero vuoi vincere… manda giù questo rospo, sii umile ed obbediente, fatti questi dieci anni di tirocinio, e poi potrai tornare a Belene”.
Il povero Luchino, rattristato e deluso per questo nuovo contrattempo, ma desideroso di vincere la gara… si affidò fiducioso alle parole del Direttore, confidando pienamente nella sua saggezza ed esperienza. E fu così che Luchino venne mandato su al Nord, a fare il suo tirocinio sulle acque del naviglio Martesana. I giorni passarono, gli anni passarono.
E dopo dieci anni, finalmente, il trentaseienne Luchino, dopo quattro anni spesi a farsi su la tavola, dopo sedici anni di quotidiana preparazione, dopo dieci anni di forgiante tirocinio… tornò a Belene, pronto a cavalcare la Grande Onda.
Dopo aver entusiasticamente riabbracciato i suoi vecchi, disse loro:
“Mamma, Papà… Vedrete: quest’anno diventerò il Re di Belene! Cavalcherò la Grande Onda, e vincerò!”.
“Luchino, Luchino… Su, dai, non fare il birichino… Sei ancora così giovane… E se partecipi alla gara e fallisci? E se borli giù nel Danubio e anneghi? Non pensi a noi, tuoi genitori, ormai anziani ed acciaccati? Chi si curerà di noi?”.
E fu così che il buon Luchino, buono come il pane, rinunciò a partecipare alla gara, e per gli anni successivi si dedicò ai suoi anziani genitori, facendo tutto quello che gli chiedevano e tutto quello di cui avevano bisogno.
Passarono così ancora dieci anni, e nel settembre del quarantaseiesimo anno d’età di Luchino, i suoi genitori morirono di vecchiaia, spegnendosi lo stesso giorno, abbracciati l’un l’altro.
Appena prima di morire e di riunirsi ai loro avi, chiamarono al loro capezzale il piccolo Luchino, ed a mò di testamento gli dissero le loro ultime parole:
“Luchino caro, grazie di tutto quello che hai fatto per noi. Oh, caro Luchino! Per quarant’anni hai desiderato cavalcare la Grande Onda, e per quarant’anni ti sei preparato per questo. Hai voluto la tua tavola? Ora vai, cavalca la Grande Onda e vinci, neh! Noi ti guarderemo dal Cielo! Tu vai, ormai non sei più giovane e piccolino: sei pronto!”. E, detto questo, spirarono.
E fu così, che il Primo d’Aprile successivo Luchino, cavalcando la sua sgargiante e colorata tavola, partecipò alla gara e, tra lo stupore di tutti, dopo secoli di fallimenti, Luchino duplicò la mitica impresa di Kankrum, ed arrivò fino al Mar Nero, cavalcando la Grande Onda senza mai cadere, né a destra né a sinistra.
E fu così che Belene, dopo secoli di anarchia, ebbe di nuovo un Re: re Luchino Sbirulino primo.
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