28 febbraio 2021

Amabile l'inaffidabile.

A volte, in mezzo a noi, esistono persone straordinarie, cioè fuori dall’ordinario. In senso buono, ovviamente. Capaci di fare (e lo fanno!) cose straordinarie, che noi nemmeno ci sogneremmo.

Ma che fatica che facciamo ad accettare la loro straordinarietà! E magari a dir loro un semplice, umile, discreto, facile: “Bravo!”.

Siccome poi queste persone speciali non rientrano nei nostri schemi mentali… e ci superano in altezza di qualche spanna, noi mediocri, semplicemente le disprezziamo, e non riusciremo mai ad apprezzarle per quello che sono. E mai riusciremo a capire che loro non sono un problema (semmai sono una risorsa), e che i problemi ce li abbiamo noi in testa.

C’era una volta a Belene una bambina meravigliosa ed adorabile, che si chiamava Amabile.

La piccola Amabile sembrava una bambina come tutte le altre bambine, perché in fondo era una bambina, non c’è dubbio: alta come tutte, con la faccia da bambina come tutte, con le trecce da bambina, due occhi da bambina, due mani e due gambe come le altre… non c’è dubbio che fosse una bambina.

Andava a scuola come tutte le altre bambine, giocava come tutti gli altri bambini, non beveva vino e non fumava, come tutti i bambini.

Però…

Però, mentre tutti gli altri bambini si limitavano a fare i bambini come tutti i bravi bambini… Amabile, essendo speciale e straordinaria (e ciò mica era colpa sua: era fatta così! Mica era andata dalll’otorinolaringoiatra o dall’ostetrica a dirgli: “Fatemi su in modo speciale!”), mentre tutti gli altri bambini facevano cose normali, lei no, lei faceva cose speciali.

Del tipo.

Siccome vedeva che mamma e papà facevano fatica a tirare avanti la carretta… Amabile si alzava alle cinque del mattino, mentre i bambini normali dormivano, ed andava a pulire i maiali, il vitello, i conigli e le galline e a dar loro da mangiare. Poi, quando tornava da squola, e tutti i bambini normali giocavano, lei andava a zappare l’orto o tagliare l’erba in giardino. Ovviamente, se la mamma si distraeva un po’, e poi si girava, i piatti erano stati lavati, chissà da chi. Da Amabile, ovviamente.

E, quando nessuno la vedeva, sgattaiolava fuori di casa, per andare ad aiutare la nonna della casa accanto, o il nonno della casa di fronte.

Insomma: la piccola Amabile era un vulcano di energia, che non stava mai fermo, e faceva cose inutili e non adatte ai bambini, ma le faceva bene, ed erano molto utili per altri.

Gli anni passarono, i bambini crebbero, ed anche la piccola Amabile divenne una graziosa giovinotta.

Fu proprio in quel tempo che il regno di Belene venne attaccato dal famoso e tremendo drago Grisù Tiramisù. Che furente sorvolava i cieli di Belene ed abbrustoliva le case, i campi ed i malcapitati del caso.

Il povero re Arturo coi cavalieri del suo tavolo triangolare, dopo inutili tentativi per scacciarlo, capitolarono, e diramarono questo appello:

“Cari cittadini del Regno di Belene! Se tra voi c’è qualcuno, dal cuore impavido e generoso, capace di sconfiggere il terribile drago Grisù Tiramisù… si faccia avanti, per favore! Il Regno ha bisogno di te!!!”.

Ovviamente nessuno si fece avanti (gli abitanti di Belene non son mica scemi, anzi, son normali: ma secondo te, una persona normale… può sconfiggere un drago?!?), tranne la giovane Amabile, che si presentò al Re Arturo, dicendo:

“Eccomi, o Re. Al tuo servizio. Manda me!”.

Il Re, un po’ perplesso di fronte a questa ragazzina, dopo essersi consultato con i suoi consiglieri, le disse:

“Cara Amabile… grazie per la tua disponibilità… ma… secondo me ed i miei consiglieri… tu non sei la persona adatta a sconfiggere il drago. Non sei affidabile… però… vuoi servire lo stesso il tuo Re?”.

“Beh… sì. Però… se volete io il drago lo cacciò via…”.

“No, lascia stare il drago. Se vuoi… ci servirebbe una stiratrice in più per il guardaroba reale. Accetti?”.

“Va bene, mio Signore”.

E fu così che Amabile entrò al servizio del Re. L’idea iniziale era di scacciare il drago… ma la mandarono a stirare le lenzuola.

Nel frattempo, nei giorni successivi, Grisù Tiramisù continuò ad imperversare, a razziare, a bruciare e polverizzare il regno e terrorizzare le persone. E nessuno osava combatterlo. Quando arrivava, tutti si rifugiavano in cantina, compresi Re Arturo ed i suoi cavalieri.

Finchè un giorno… così come era arrivato all’improvviso, all’improvviso il drago sparì, e non tornò mai più.

Lo stesso schema si ripetè quando il Regno di Belene fu attaccato dalle tremende orrende zanzare cannibali di Zanzibar: anche allora Amabile fu l’unica a presentarsi al Re, rendendosi disponibile a sconfiggerle, ma il Re (ovviamente, dopo essersi consultato coi suoi consiglieri e ritenendola inaffidabile) l’aveva spedita a lavorare in cucina come aiuto sbuccia patate. E, dopo qualche giorno, le orribili zanzare cannibali di Zanzibar… scomparirono.

Lo stesso schema si ripetè quando il Regno di Belene fu invaso dall’enorme, gigantesco, orribile coccodrillo Brillo. Nessuno riusciva a cacciarlo, il Re faceva l’appello, le persone normali non rispondevano all’appello, solo Amabile rispose… ma fu ritenuta inaffidabile e delegata alla cura della bagnatura dei fiori del giardino reale. E, dopo qualche giorno, il coccodrillo Brillo… sparì.

Ora, magari anche tu che sei normale, penserai, come pensano tutti i normali cittadini del regno di Belene:

“Eh… che ci vuoi fare? Le sventure arrivano… nessuno ci può far niente… basta stringere i denti qualche giorno… e poi le sventure se ne vanno da sole…”.

Il qual pensiero ovviamente è un ragionevole sillogismo, molto sillogistico e molto ragionevole. Solo che…

Solo che le cose non andarono così, a Belene.

Il drago Grisù Tiramisù era intenzionato a radere al suolo Belene, e bruciare fino all’ultimo filo d’erba e papparsi fino all’ultimo abitante. E non se ne sarebbe andato finchè non avesse raggiunto il suo obiettivo.

Le zanzare assassine di Zanzibar erano talmente invasate ed assetate di sangue, che mai e poi mai se ne sarebbero andate, se non prima di aver risucchiato tutto il sangue presente a Belene, fino all’ultima misera gocciolina.

Il coccodrillo Brillo stava così bene a Belene, che già aveva mandato l’inivito a tutti i soi parenti di venire ad abitare a Belene e pappare le squisite bistecche ambulanti locali. E non si sognava mica di andarsene, almeno finchè ci fosse qualcosa da pappare.

E allora? E allora comè che Grisù Tiramisù, le zanzare di Zanzibar ed il coccodrillo Brillo… ad un certo punto spariscono dal radar?!?

Ovvio: l’inaffidabile Amabile li cacciò (senza farsi vedere, ovviamente).

E li cacciò così.

Mentre stirava le lenzuola e le tovaglie di corte, stufa di sentire le grida e le urla di dolore dei suoi concittadini martoriati da Grisù Tiramisù, una notte uscì e si piazzò in mezzo al cortile, fiera come una Giovanna d’Arco davanti alle mura di Orleans, facendo un fischio e dicendo:

“Ehi, draghetto sputafuoco, vieni un po’ qui!”.

Il terribile drago, dopo i soliti volteggi per mostrare la sua dragosa vanità mascolina, atterrò proprio davanti a lei, e le disse:

“Su, femminuccia, dimmi quello che hai da dire, che ho fretta di andare a lavorare!”.

“Illustre signor Drago, potente, unico e terribile… hai fame?”.

“Eh! La smorfiosa mi chiede se ho fame! Ma certo! Con la mole che mi trovo… neppure un intero gregge fatto arrosto mi sazia! Ho sempre questo intenso languorino allo stomaco e questo bruciore in gola… Certo che ho fame!”.

“Bene. È quel che sospettavo… Ma… Probabilmente… Hai sentito la notizia di ieri al telegiornale?”.

“Il telegiornale?!? Ma ti sembra che io perda tempo a vedere la TV? Quando mai si è sentito dire che i draghi guardan la TV!”.

“Beh… Ti farebbe bene invece, essere un po’ informato, asino! Ieri han detto che i migliori medici del mondo esperti in draghi hanno trovato un rimedio invincibile per sfamare la fame insaziabile dei draghi!”.

“Dici davvero?”.

“Ma certo! E… lo sai che sei proprio fortunato?!? Ti ho preparato e portato qui un po’ di questa fantastica panacea… se per caso vuoi assaggiarla…”

“Ma… secondo me è tutta una truffa delle case farmaceutiche… però… visto che siam qui… dammi… togliamoci questo sfiziò”.

E fu così che il drago Grisù Tiramisù ingurgitò (il galateo non è proprio roba da draghi…) l’intruglio preparato da Amabile.

E, dopo qualche minuto, leccandosi i baffi soddisfatto, le disse:

“Ma lo sai che… non è niente male?!? Mi è già passata la fame, e sento un bel fraschetto alla gola… non mi brucia più! Come si chiama sta roba?”..

“Caro il mio draghetto… il nome è un po’ lungo… si chiama: semifreddodigelatoallacremadivanigliaconfruttidiboscoecremadicaramelloimbevutodilimoncellodisorrento… Comunque, se vuoi la ricetta…

“Eccome se la voglio! E’ una delizia!”

“Se vuoi la ricetta… dobbiamo fare un patto”.

“Va bene: affare fatto”.

Ed il drago si prese la ricetta e volò via, e più nessuno sentì parlare di lui.

Il patto proposto da Amabile era chiaro, e l’amicizia lunga: la ricetta, in cambio di lasciare in pace per sempre Belene. Ed i draghi rispettano i patti chiari.

E con le zanzare di Zanzibar?

Amabile, stufa di sbucciare le patate ascoltando le grida di dolore dei suoi cittadini in preda a quelle terribile sanguisughe ciucciasangue, una sera uscì e si piazzò fiera in mezzo al cortile.

Quando lo stormo di zanzare assassine le si parò davanti, fremente per la quotidiana scorpacciata di sangua, Amabile disse:

“Ehi, ragazze mie! Sentite un po’!”.

Quelle, curiose come tutte le ronzanti zanzare del mondo, si piazzarono davanti a lei, e le dissero:

“Su, dicci alla svelta, che dobbiamo andare a lavorare…”.

“Beh… andate pure allora, perché non è nulla di importante… volevo solo dirvi che qui vicino han scoperto il miglior sangue del mondo… ma non voglio farvi perder tempo… su, su andate a lavorare…”.

“Come, come? Il miglio sangue del mondo?!? Su… facci vedere…”.

E fu così che tutte le terribili zanzare di Zanzibar seguirono Amabile fin sulla sponda del Danubio. Dove era ormeggiata una enorme zattera.

“Beh? E quello cos’è? Mica è sangue! Son barili di vino! Mica siamo ubriacone noi, da berci questa schifezza!”, dissero un po’ deluse le zanzare.

Ma Amabile, imperturbabile, disse:

“Eh, no, ragazze mie! Quello non è vino: è puro Barbera d’Asti, il più miglior vino dell’universo! E se buon vino… fa buon sangue… Il più miglior vino, fa il più miglior sangue! Provare, per credere!”.

“Se lo dici tu… tanto provare non costa nulla”. E così, un po’ titubanti, le zanzare di Zanzibar cominciarono a spillare il Barbera e… ed era talmente buono e succoso che si ubriacarono tutte dalla prima all’ultima.

Allora, l’inaffidabile Amabile sciolse gli ormeggi della zattera, la quale iniziò a scendere lungo il Danubio, trascinata dalla corrente.

E da allora più nessuno sentì più parlare delle terribili zanzare di Zanzibar.

Ed Amabile continuò a pelar patate nella cucina del Re Arturo.

Ed il coccodrillo Brillo?

Stufa di sentire i pianti ed i lamenti dei suoi concittadini mentre bagnava i fiori ed il famigerato coccodrillo imperversava tra le case seminando morte e dolore, l’inaffidabile amabile gli andò incontro, e piazzatasi davanti a lui come Massimo Decimo Meridio nel Colosseo davanti a Commodo (l’avete visto il Gladiatore con Rassel Crò, o no?), gli disse:

“Ascolta, bello mio! Secondo me tu ne hai piene le scatole di questa vita di barbone, ad avvoltorarti nel fango, a romperti i denti mordendo ossa di vecchietti, ad essere preso a sassate e bastonate da tutti… o no?!?”.

Il coccodrillo Brillo, stupito, le rispose: “E tu che ne sai?!? E’ tutta la vita che faccio così… non posso far altro, perdindirindina!”.

“Beh, vecchio mio, oggi è il tuo giorno fortunato! Ci sarebbe un lavoro… Lo sai che potresti avere carne a volontà tutti i giorni, senza fatica… ricevere baci ed abbracci dalle più belle pollastrelle del mondo… essere famoso, amato ed adorato dalle masse di tutta la terra… diventare pure una stella del cielo?!?”.

“Ma va là, donzella! Questo sarebbe il paradiso… ma non esiste nessun paradiso per un vecchio, stupido, assassino coccodrillo come me…”.

“Oh, come ti sbagli! Ecco: il circo Togni da anni cerca un terribile ed intelligente coccodrillo per i suoi spettacoli. Eccoti qui il contratto e l’indirizzo: fossi in te, ci andrei di corsa! Guarda le condizioni: se io fossi un coccodrillo, sarei già partita di corsa!”.

E fu così che il coccodrillo Brillo si fiondò al circo Togni, abbandonando Belene, e divenne una star insuperabile. Oltre che ad aver cibo gratis in quantità, ed invece di sassi e bastonate, esser ricoperto dei baci e degli affetti (e delle bistecche) di milioni di persone in tutto il mondo.

E così l’inaffidabile Amabile tornò a bagnare i fiori nel giardino del Re.

Il Re Arturo, che nel frattempo invecchiò.

E così quando nella sua vecchiaia il Regno di Belene venne di nuovo invaso, stavolta dagli invincibili Alieni provenienti dal pianeta Tesistemoio, e nessuno riusciva a cacciarli, di nuovo fece l’appello, e pure stavolta nessuno si presentò.

Cioè, l’Amabile si presentò al suo Re, e gli disse:

“O mio Signore, eccomi! Per te son pronta a scalare montagne! Per te e per il Regno son pronta a combattere mostri e draghi! Per il Regno e per Te, il mio braccio e la mia spada e la mia vita! Eccomi! Manda me, a prendere a calcinculo questi orribili alieni, e liberare Belene da loro!”.

Il Re, ormai un po’ vecchio e rincitrullito, le rispose dolcemente:

“Sempre la solita, o mia inaffidabile Amabile! Ma chi ti credi di essere?!? Su, su… lascia stare i fiori, ormai. E lascia stare gli Alieni, che non son cose da femminucce inaffidabili come te. Da oggi ti do una nuova missione, adatta a te: mi cambierai i pannoloni, al mattino, a mezzogiorno ed alla sera, e quando ci sarà bisogno perché sono pieni”.

“Agli ordini, mio Signore!”.

E fu così che Amabile cominciò a cambiare i pannoloni del Re Arturo. In fondo… era pur sempre il suo Re, e se le chiedeva quello… lo avrebbe fatto.

Però…

Chissà come…

Il giorno dopo gli Alieni sparirono per sempre.

Mah… Chissà perché….

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