29 dicembre 2018

E' morto il parroco passionista di Belene...

La chiesa della Natività di Maria a Belene (1905)
Il 28 dicembre 1803 moriva, a soli 39 anni di età, il primo Missionario Passionista che lavorò a Belene, padre Bonaventura Paolini, originario del Piemonte. Era arrivato sulle sponde del Danubio nel 1797. Mi pare bello ricordarlo oggi. Riporto qui uno stralcio dell'introduzione al mio ultimo libro, pubblicato quest'anno, il suo necrologio conservato nell'Archivio Generale dei Passionisti, e uno stralcio della lettera con cui don Mattia Razdilovich (unico sacerdote rimasto in Diocesi...) informa il vescovo malato.


Dal libro "Lettere dai confini d'Europa":

Il 1803 è un anno travagliato per i due sacerdoti rimasti, don Mattia e p. Bonaventura:
Io sono ancora a Svishtov e curo tre villaggi: Oresh, Belene e Petocladentzi. Gli abitanti di Oresh, prima di rifugiarsi qui in città, hanno dovuto sopportare il passaggio dell’esercito turco; la nostra chiesa è stata trasformata in una stalla per i cavalli. Belene ha dovuto sopportare per due settimane quasi 1400 turchi, che hanno mangiato tutte le provviste, mentre i kargheli erano accampati a due ore di distanza. Mentre fuggivano verso Svishtov, 15 belenciani sono morti per strada (…). Che le dirò di Petikladentzi? I petiklanceni sono fuggiti tutti a Svishtov, dopo essere stati saccheggiati e bastonati come animali. Molti sono stati torturati col fuoco, uno è stato ammazzato e ad un altro hanno tagliato le orecchie. I Trancioveni sono ancora imprigionati in un metiris (метирис), ed il povero don Mattia è rinchiuso con loro[1].
Nonostante questa situazione molto drammatica e precaria, i due sacerdoti fanno quello che possono per garantire un minimo di assistenza religiosa alle comunità cristiane disperse tra i villaggi, o rifugiatesi in città o in Valacchia. Ed è proprio tornando da uno di questi viaggi in Valacchia che l’inverno successivo p. Bonaventura, contrae una violenta polmonite; il 27 dicembre 1803 riesce a fatica ad attraversare il Danubio e gravemente ammalato trova ospitalità nella casa di una famiglia ortodossa a Svishtov; qui il giorno dopo muore, all’età di 39 anni e viene sepolto ad Oresh, accanto a p. Michele Hirschenauer. Verso la fine del 1803 arrivano altri due passionisti, p. Antonio Giordani[2] e p. Fortunato Ercolani[3], che sono destinati da mons. Dovanlia alla cura dei bulgari rifugiati in Valacchia.
Il 6 luglio del 1804 muore mons. Dovanlia.

28 dicembre 2018

San Thomas Becket, un politico e un vescovo interessante

E' curioso che nessuno lo chiami mai monsignor Becket... ma solo Thomas Becket.
Morto dieci anni prima della nascita di San Francesco d'Assisi, potremmo anche dire che vive agli antipodi del cristianesimo francescano.
Uomo di corte, Cancelliere del Regno d'Inghilterra, Vescovo d'èlite.
Immortalato da Eliot nel suo "Assassinio nella Cattedrale".
Un santo martire davvero interessante, antesignano di molti santi martiri vescovi e preti del XX secolo che di fronte al potere invadente ed alle invadenze del potere... non si piega e non si compromette. Lasciandoci le penne, ovviamente. Perchè il Potere non perdona chi non s'inchina. Da Giovanni Battista in poi, la storia è piena di esempi.

Noi attendiamo, attendiamo
e i Santi e i Martiri attendono
per coloro che saranno Martiri e Santi.
Il destino attende nella mano di Dio,
Lui che da forma a ciò che è ancora informe:
io ho visto queste cose in un dardo di luce di sole.
Il destino attende nella mano di Dio
non nelle mani degli uomini di stato:
costoro, chi bene chi male, fanno piani e progetti, 
mentre i loro scopi mutano nelle loro mani
secondo la trama del tempo.
Vieni, felice dicembre, chi ti celebrerà, chi ti preserverà?
Nascerà di nuovo il Figlio dell'Uomo nel giaciglio di scherno?
Per noi, le povere donne, non c'è l'azione
ma solo l'attendere e il rendere testimonianza.

(ASSASSINIO NELLA CATTEDRALE
 Festival di Canterbury, giugno 1933)

Il presepio di Belene, 2018. "Mi ha mandato per proclamare ai prigionieri la liberazione, per rimettere in libertà gli oppressi".

Lo scorso anno il Presepe della Comunità cristiana di Belene era dedicato all'opera di misericordia biblica e cristiana: "Ero forestiero, e mi avete accolto", e la Sacra Famiglia era dentro una barca, a ricordo della loro esperienza di mendicanti a Betlemme e di profughi in Egitto.
L'spirazione ci era venuta dalla esperienza di accoglienza tentata dalla nostra Comunità Cristiana durante l'anno e dal messaggio del Santo Padre per la giornata mondiale della pace 2018: "Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace".

Anche quest'anno ci siamo ispirati alla vita della nostra Comunità Cristiana, che ha celebrato il XX anniversario della beatificazione di mons. Eugenio Bossilkov, e dal messaggio del Santo Padre per la giornata mondiale della pace 2018: "La buona politica è al servizio della pace".

Ecco allora il presepio 2018 dedicato ai martiri del XX secolo e ai fratelli cristiani perseguitati per la loro fede, vittime della cattiva politica e dell'odio.
Tra di loro nasce il Figlio di Dio, e ripropone l'annuncio del profeta Isaia:

Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l'unzione,
e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio,
per proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
per rimettere in libertà gli oppressi,
e predicare un anno di grazia del Signore.

Come tutti sanno la Comunità Cristiana di Belene custodisce l'unico santuario al mondo dedicato al beato vescovo martire passionista bulgaro Eugenio Bossilkov, che ha sperimentato (insieme a milioni di altre persone innocenti) l'oppressione del regime comunista, e che prima di essere fucilato ha vissuto nel buio e freddo spazio di una cella di prigione.
La Comunità Cristian di Belene vorrebbe anche custodire l'Isola Persin, luogo dove decine di migliaia di innocenti, dal 1949 al 1989, hanno sperimentato la durezza e l'oppressione del Campo di Rieducazione attraverso il lavoro forzato del regime comunista.
Proprio per questo la nostra Comunità cerca di far memoria di tutte le vittime innocenti, specialmente dei regimi del XX secolo.
Ecco che allora quest'anno il nostro Presepe assume la forma di una cella di prigione che attende la venuta del Salvatore e del Liberatore.
Il cielo dentro questa cella è pieno di stelle con i volti di martiri "certificati" del XX secolo: cattolici, ortodossi e protestanti, di ogni continente.
Lo stesso cielo è pieno anche con stelle nelle quali vediamo il volto dei fratelli ancora oggi perseguitati ed imprigionati a causa della loro fede.
Buon Natale di Gesù a tutti gli amici di Belene e di Cosebulgare!



8 dicembre 2018

Costruire ponti, connettendo i luoghi della Memoria

Alcuni volti degli studenti torturati ed uccisi a Pitesti (Romania)
Nei giorni scorsi ho avuto l'onore [1] e l'onere [2] di rappresentare la Bulgaria (io, povero curato di campagna straniero...) ad un incontro internazionale presso l'università di Bucarest, a cui hanno partecipato rappresentanti di Musei e Luoghi della Memoria di Portogallo, Spagna, Gran Bretagna, Croazia, Russia, Germania, Grecia, Georgia, Kazahistan e Romania.
Essendo e sentendomi l'ultimo arrivato, tra persone ben più competenti ed esperte, con il mio inglese balbettante ed arrugginito dai tempi del liceo, ho dovuto ammettere con un po' di vergogna che la Bulgaria è un po' in ritardo nel campo della memoria delle vittime dei totalitarismi.
In Bulgaria esiste un museo per tutto (per il vino e per il miele, per le locomotive ed i tappeti, per la birra e per l'asino, per l'arte socialista e per il dittatore comunista...), ma non esiste nessun museo nè per le vittime del nazismo, nè per quelle del comunismo. E i ben circa 50 campi di concentramento esistiti nel XX secolo... sono totalmente sepolti e spariti dalla faccia della terra.
Ovviamente non son problemi miei, ma della Bulgaria e del popolo bulgaro.
Comunque, ho provato a raccontare quello che abbiamo provato a fare qui a Belene, io e centinaia di altri amici, dall'8 settembre 2012 al 31 gennaio 2017: cioè trasformare Belene in un luogo della memoria, in stile europeo [3].

1 dicembre 2018

A che gioco giochiamo? La partita della Memoria di Belene.

Ho la fortuna di conoscere padre Paolo Cortesi da almeno una quarantina d'anni,
e non so se qualcuno lo conosce così bene come me.
Qualcuno non ci crederebbe di sicuro, ma lui di sicuro è un tipo timido, riservato, introverso. Un bel tipo. Dagli zero ai 10 anni lo chiamavano la statuina di cera: non parlava quasi mai, stava sulle sue, faceva quello che gli dicevano. Ed è ancora così. Non ama certo parlare di se stesso, e se potesse starsene come un buon Cincinnato a curare il giardino e ad allevare maiali, lo farebbe con enorme passione. Così come cerca di fare ogni cosa con enorme passione. Non a caso è un passionista appassionato... Comunque, torniamo indietro un attimo.

Poi, in quagli anni, cioè gli anni 80, anni di Papi polacchi e di Madri Terese e di muri crollanti, gli hanno detto: "Devi vincere la tua timidezza!", bisogna combattere per qualche causa, si deve compiere una missione, la partita della vita si deve giocare.
Per combattere... ci vuole addestramento.
Per compiere una missione... ci vuole preparazione.
Per giocare una partita... ci vuole allenamento.
(Il sugo comunque è questo, anche se lo condivano con la più neutra perifrasi Formazione Iniziale).
Aldilà delle metafore belliche (fuori di moda), delle metafore avventuriere (lasciamole a Sandokan ed Indiana Jones...), penso che quella sportiva o calcistica sia comunque più adatta ad inquadrare il tipo.

24 novembre 2018

"Viva Cristo Re!". Il canto del cigno dei martiri.

Beato Michele Agostino Pro Juárez
Sacerdote gesuita, martire messicano
Le ultime parole di una persona, prima di morire, hanno sempre un peso ed un valore molto particolari, preziosi. Sono di solito il "canto del cigno" di una vita, e nell'ultimo prezioso sospiro condensano il senso ed il valore di una vita intera.
Occupandomi molto di martiri del XX secolo, ho notato una espressione molto ricorrente nel canto del cigno di questi uomini e donne innocenti, espressione che risuona in Spagna, in Messico, in Albania, in Romania, fin nelle lande deserte dei Gulag Siberiani:
"VIVA CRISTO RE!".
E allora penso che abbia colto nel segno il buon vecchio Platone.
- Gli uomini mentono anche sui cigni e sostengono che essi, prima di morire, cantino per il dolore.
- Ma nessun altro uccello se ha fame, freddo o altro inconveniente esprime col canto la sua sofferenza.
- I cigni, sacri ad Apollo, al termine dei loro giorni, prevedendo il bene che troveranno nel ricongiungersi al loro dio, si rallegrano. Allo stesso modo Socrate, compagno di servitù dei cigni e non meno di essi indovino, gioisce. Egli è certo che, nel momento in cui la sua anima si sarà liberata dalle catene del corpo, potrà finalmente ritornare alla vera luce.
(Libera interpretazione da: PlatoneFedone 85 a-b[3])

A questi uomini e donne, un attimo prima di morire, è stato dato in dono dal Cielo di contemplare (come il buon vecchio giovane diacono Stefano a Gerusalemme) il volto dell'amato Vincitore, il Signore Gesù.
Per cui... viva Cristo Re, e viva i martiri!

I militi ignoti della fede. Viva Cristo re! Viva l'Albania

Vengo a visitare la Bulgaria. Il paese delle (poche) rose (e delle tante spine)

Se un bulgaro invita una qualsiasi persona, comune mortale o Capo di Stato che sia, dai confini del mondo o solo da uno stato confinante,  a passare un paio di giorni in Bulgaria, cosa succede di solito?
Se è stato invitato (perchè senza invito può rischiare di trovare le frontiere chiuse...), succede che viene accolto con una "pitka i sharena sol" da una fanciulla arcobalen vestita all'aereoporto di Sofia (possibilmente al Terminal 2, quello nuovo), e poi viene accompagnato a vedere il Paese delle Rose, ovvero quelle poche rose che restan fiorite tutto l'anno:
una passeggiata sul pavè giallo del centro, qualche selfie davanti al Palazzo Reale e alla Cattedrale di Alessandro Nevski, un salutino al Palazzo Presidenziale col cambio di guardia, poi un pranzetto in qualche ristorantino tipico, e poi quattro passi sul Boulevard Vitosha, traboccante di giovani e coronato dalle tipiche vetrine molto locali di Prada, Benetton,, H&M e Dolce e Gabbana, ovviamente anche McDonald's.
Se poi c'è un giorno in più, perchè no? O un salto al Monastero di Rila oppure, possibilmente in maggio, un passaggio nella Valle delle Rose, fino a Plovdiv e dintorni, lodando le fiorenti zone industriali e le strade scoppiettanti di bambini e giovani.
Il tutto condito con "quanto siamo belli, unici e bravi" e "quanto siamo progrediti e sviluppati".
Per poi tornare al Terminal 2, e arrivederci, Rose della Bulgaria.

20 novembre 2018

Zanzare, vespe, serpenti e.. un... due... tre... Mosca.

Il Signore delle Mosche non è solo il titolo del celebre romanzo del Premio Nobel 1983, William Golding (interessante, per altro, pensando a Belene: ambientato in un isola...).
Signore delle Mosche, o Beelzebub, è anche uno dei tanti "titoli" del diavolo o del demonio.
Ed è molto curioso che Mosca (l'attuale capitale della Federazione Russa) è stata, ed ancora è, nell'immaginario dei popoli dell'Est Europa, la città simbolica del Potere Comunista.
E questa Mosca, la Mosca capitale della rivoluzione e della dittatura del proletariato, è svolazzata da molte parti, posandosi anche qui a Belene.

Il 27 aprile 1949, ispirati da Mosca e dai Signori di Mosca, i diavoletti rossi bulgari ebbero la brillante idea e decisone di "aprire" sulle isole di Belene le "porte dell'inferno", creando il più grande e duraturo campo di concentramento della Repubblica Popolare di Bulgaria. Un inferno nel paradiso naturale di Belene, dove han versato lacrime e sangue decine di migliaia di innocenti.

NPP Belene. Riflessione spirituale sulla religione nucleare.

Non sono un politico. Non sono un economista. Non sono un ingegnere nucleare.
Sono solo un povero curato di campagna, pastore in cura d'anime.
Non è colpa mia se mi hanno affidato la parrocchia di Belene.
E come pastore di questo gregge, non posso non parlare, e qualche volta lo faccio, del bubbone spirituale nucleare che da quarant'anni condiziona gli spiriti e le anime degli abitanti di Belene.
Perchè questa fantomatica Centrale Atomica di Belene è diventata ormai una Religione, ed il Dio "Reattore Nucleare che porterà salvezza e prosperità a tutta la Nazione", con i suoi dogmi ed i suoi sacerdoti e profeti, condiziona non poco i poveri cristi dei dintorni.

Il cantiere della Centrale Atomica di Belene, aperto nel 1981. Sono evidenti i frutti di quarant'anni di lavoro. Nessuno sa quanti soldi ha inghiottito questo mostro; si parla finora di circa tre - quattro MILIARDI di Euro...

11 novembre 2018

Poca brigata, vita beata. Festa del beato Eugenio Bossilkov a Belene.

10.30. Padre Paolo e la Reliquia in uscita...
A cosa pensavo questa mattina alle 10.30, mentre da solo, col mio bell'abito passionista, con una stola rossa e una goccia di sangue in mano percorrevo il viale Eugenio Bossilkov di Belene?
A tante cose...
Alla solitudine, innanzitutto. Un pochino alla mia, di bergamasco catapultato in queste lande straniere, di missionario alla fin fine solo su certi sentieri, abbastanza incompreso e tormentato da zanzare maligne.
Ma soprattutto alla solitudine di questo ragazzo di Belene, Vincenzo diventato Eugenio, imprigionato nelle umide celle del carcere di Sofia. Solo. Per notti e giorni e settimane. Una solitudine devastante, altro che feste, ingressi, solennità. Solo e nudo, senza niente e nessuno con te.
E da qui alla solitudine del Getsemani, a quelle lacrime di sangue, al lacerante consegnarsi alla volotà del Padre e non alla propria.
Non è piacevole percorrere la via della Croce, ma è una via che va percorsa, se desideriamo davvero... desideriamo cosa? La gloria? Sì, la gloria, ma la gloria del Padre. Ad majorem Dei gloria!

Piazza San Giovanni Paolo II
La Comunità Cattolica di Belene ringrazia papa San Giovanni Paolo II per aver beatificato Eugenio Bossilkov

Di come il mondo monda il mondo immondo.

Un bambino olandese gioca con la croce pettorale di Eugenio
Chi mi conosce sa che mi piace giocare con le parole, come i poeti e i romanzieri giocolieri giocano lasciandoci le loro stupende opere, e come ci han giocato i parolai Marx ed Engels, giocandoci tutti col creare il paroloso e verboso sistema comunista socialista, e come arzilli oratori di nome Adolf e Benito, che con i loro giochi di parole e di prestigio han infatuato masse analfabete e pappagallesche.
Oggi, sentendo cantare durante la processione: "Beati i puri di cuore", mi ritornavano alla mente queste parole di san Paolo a Tito:
«Omnia munda mundis;
coinquinatis autem et infidelibus nihil mundum,
sed inquinatae sunt eorum et mens et conscientia.»
Quando le coscienze e le menti sono inquinate, e le persone son corrotte e senza fede, niente è puro, genuino, semplice, vero. Ma tutto diventa immondo, rovinato, marcescente, illusione, trucco.

Undici novembre 1952. Ecce homo!

L'ultima foto di Eugenio, quella segnaletica dell'arresto.
Non lo so perchè, ma oggi, in questa domenica, mi sento in vena di ringraziare.
Di ringraziare quei politicanti e politici di stampo pilatesco e sommosacerdotesco, che in barba a tutte le leggi del buon senso e della ragione, nel 1952 di nuovo dissero, lavandosene bene le mani (nessun comunista in Bulgaria è mai stato condannato per 40 anni di crimini...):
ECCE HOMO!
Un semplice uomo. Non un Dio dell'Olimpo, neppure un più moderno Super Eroe. Non un Re, un Capo, un Leader, un Segretario di Partito, un Procuratore, un Ufficiale, un Quadro, un Vescovo, un Sommo Sacerdote, ma semplicemente un UOMO.
Il suo nome, neppure quello altisonante, perchè nomen omen, è un semplice Eugenio, bene nato forse, ma morto maluccio.
Ecco un uomo, di nome Eugenio, messo al muro e fucilato alle 23.30 dell'11 novembre 1952.
Mica era cattivo, anzi, un brav'uomo. Come quell'Altro Uomo. Un uomo, innocente.
Grazie, grazie mille, grazie davvero tanto. Perchè ci avete detto che quello è un UOMO, mentre voi solo viscide sanguisughe di potere, soldi e corruzione. Quello è un UOMO, voi solo meschini ingranaggi di meccanismi di potere. Lui UOMO, voi disumane bestioline, cimici puzzolenti di fetenti sistemi  disumanizzanti.

10 novembre 2018

Dieci novembre. Sic transit gloria mundi, Tato.

Quando ero piccolo collezionavo come molti le famose figurine Panini, quelle dei calciatori. Mi pare che esistano ancora, anche se nel nuovo mondo digitale i volti impressi volano via coi loro pixels alla velocità dei tetrabite...
Ogni regime, ogni sistema totalitario, si è nutrito coi volti, scolpiti, stampati, osannati, sventolati... e se qualcuno inventasse un album delle figurine di questi figuri, ci sarebbero tante caselle da riempire... giocatori di squadre dai nomi sgargianti, squadroni di morte, distruzione e violenza, per i quali da tempo è fischiato il 90° minuto, e pure son passati i supplementari.
Partite ormai storiche, finite con lo stesso verdetto: AVETE PERSO!
A cominciare dai baffuti Stalin Giuseppe e Hitler Adolfo e Lenin Vladimiro. Chi non li riconoscerebbe tra le tante figurine sparse sul tavolo? Volti indimenticabili, icone ingiallite di imperi sbiaditi... giocatori scadenti e scaduti, usciti di scena con vergogna e con la coda tra le gambe.
Altrettanto noti i loro contemporanei Mussolini Benito, Franco Francisco, Tito, Ceausescu... un po' meno noti i loro gregari Goebbels, Ciano, Molotov, Honecker , Jaruselski, Pavelic, Rakosi, Hoxha, Karadzic... per restare in Europa.
Peccato che il tempo favorisce la dimenticanza, ma per favore: collezionate queste facce, non dimenticatele, casomai (speriamo mai, ma non si sa mai!) si facessero vivi in giro.
Se vi avanza un posto, incollate anche questa figurina, del perdente giocatore Zhivkov Teodoro, anche se il suo volto è sconosciuto agli italiani.
Proprio come oggi, il 10 novembre, veniva deposto dai suoi stessi compagni.
Sic transit gloria mundi, Tato.

Zhivkov Todor (1911-1988), dittatore comunista della Bulgaria dal 1954 al 1989.
Deposto dai suoi stessi compagni il 10 novembre 1989.

9 novembre 2018

Nove novembre... muri che cadono, pietre che volano, ponti che crollano, pietre che restano.

Il nove novembre è un giorno pietrificante, un amalgama di pietre, sassi e massi, scoglioso ammasso difficilmente livellabile dai marosi del tempo, ruìna di massi che ogni anno ritorna e ritorna, e ti fa ritornare al...


NOVE NOVEMBRE 1046, quasi una ouverture, le violente scosse telluriche generate dal ventre della terra scuotono la valle dell'Adige, ponte naturale tra lo Stivale e l'Europa, canale naturale di popoli ed eserciti pellegrinanti, sussultano gli eterni declivi alpini, e ci lasciano in eredità la dantesca ruìna dei Lavini di Marco, in quel di Rovereto. Uno scampanio roccioso assopito dal tempo, eco lontana soppiantata ormai da ben più pacifica campana, amalgama di bellici rombi sepolti dal tempo.

3 novembre 2018

Tutti a scuola! Per chi suona la campanella?

La Comunità Cattolica commemora i fedeli defunti, oggi al cimitero di Belene.
Ogni volta che entro in un cimitero (e durante l'anno entro centinaia di volte nei cimiteri), ogni volta mi sembra di entrare a scuola...
Sì, perchè il cimitero, le tombe, i morti, la morte... è una grande scuola, dove ogni giorno suona la campanella, e la Morte, maestra di Vita, chiama. Ma per chi suona la campanella?
Non per i morti. Per loro suoniamo la campana grande, coi suoi profondi e cupi rintocchi.
La campanella suona per i vivi. E li invita a venire a scuola, perchè inizia la lezione.
E sia che vogliamo o non vogliamo, la Morte viene, e ci da la sua lezione.

2 novembre 2018

Per fare un ponte... ci vuole un pontefice!


Come al solito, il 23 agosto del 2010 passeggiavo lungo il naviglio Martesana.
Come al solito, guardavo le amene e profonde ben quaranta centimetri acque scorrere.
E come al solito fischiettavo e canticchiavo spensierato:
"Le cose di ogni giorno raccontano segreti
A chi le sa guardare ed ascoltare
Per fare un tavolo ci vuole il legno...".
Quando all'improvviso l'angelo del Signore mi prende e mi porta sulla sponda di un fiume ben più serio del Serio... cioè un grande fiume pieno di acqua, e mi dice:
"Ragazzo mio... guarda, e dimmi cosa vedi!"

24 maggio 2018

Da Belene a Bergamo. La vita è un pellegrinaggio.

Dal 29 maggio al 4 giugno andremo (io e 40 belenciani) in pellegrinaggio a Bergamo. Perchè?
Beh, a prima vista, visto che l'unico prete bergamasco in Bulgaria fa il parroco a Belene... mi par giusto che dopo 6 anni di parrocato il parroco porti i parrocchiani nella sua terra, per assaggiare non solo le peperlizie orobiche, ma per respirare anche un po' di aria bergamasca, fatta di bergamaschicità, laboriosità, etc. etc.

Ma il motivo principale di questo pellegrinaggio è appunto quello di farsi pellegrini, sulle orme di un santo bergamasco che ha lasciato il segno a Belene, in Bulgaria e a Venezia. Il santo Papa Giovanni XXIII ritorna, per la prima volta dopo la sua morte, nel suo caro paesello Sotto il Monte, e noi andiamo ad incontrarlo.


20 maggio 2018

Una tranquilla domenica di ordinaria follia...

L'altare di Belene, tranquillamente preparato per la normale domenica di Pentecoste...
Oggi era una tranquilla domenica di ordinaria primavera,
e come tutte le altre primaverili domeniche di ordinaria tranquillità
ci siamo ordinatamente disposti in chiesa per una tranquilla messa,
per poi tranquillamente ritornare a casa a svolgere le nostre ordinarie cose.

Tutto si stava tranquillamente svolgendo secondo l'ordinario copione,
un canto, un saluto, due o tre kirielleison, la prima lettura, il salmo,
e la seconda lettura dopo la prima, un alleluia ed un vangelo,
con la sua predica, il credo e le preghiere dei fedeli.

E proprio qui, tutti pronti per tranquillamente continuare, il patatrack.
Un lampo e poi un tuono possente, bruuuuuuuuuum!,
che spaventa tutti e sveglia pure quelli ancora addormentati dalla predica...
e le finestre che si spalancano, e raffiche di vento che buttan dentro
fogliacce e cartacce e un polverone e gente che urla "E' la fine del mondo! Che facciamo ora???"

15 maggio 2018

La Comunità di Belene accoglie il cardinal Puljić di Sarajevo

Domenica 13 maggio, festa dell'Ascensione del Signore, la Comunità Cattolica e la Comunità Passionista di Belene hanno accolto il cardinale Vinko Puljić, arcivescovo di Sarajevo (Bosnia), giunto nel Santuario del beato Eugenio Bossilkov per pregare davanti alle reliquie di questo martire della fede.
Il Cardinale è in visita nella nostra Diocesi per ripercorrere i passi dei primi missionari francescani venuti proprio dalla Bosnia nel 1600 per evangelizzare e battezzare i pauliciani di allora.
Nel pomeriggio i fedeli, i giovani ed i ragazzi hanno iniziato a radunarsi nel cortile del Santuario, ed insieme alle Suore di San Giuseppe ed ai Padri Passionisti hanno poi atteso con impazienza e gioia l'arrivo del cardinale. Tutti molto felici che nel Santuario del nostro amato beato Eugenio giungesse un ospite così importante, specialmente per pregare.

28 aprile 2018

28 aprile 1918. Tu sei sacerdote per sempre. In memoria di Massimiliano Kolbe

Giusto giusto cento anni fa, il 28 aprile 1918, al tramonto della "inutile strage" della Prima Guerra Mondiale, veniva ordinato sacerdote a Roma un giovane ventiquattrenne polacco, Massimiliano Kolbe. Che tutti conosciamo per il gesto eroico del suo martirio ad Auschwitz, all'alba dell'altra inutile e tremenda strage della Seconda Guerra Mondiale.
Si può dire che il suo ministero sacerdotale si è compiuto all'interno di queste due tremende vicende del XX secolo, che hanno sconvolto la vita di milioni di persone.

Ho avuto la fortuna, da giovane seminarista, di "incontrare e conoscere" questo santo sacerdote, visitando a 18 anni la Città dell'Immacolata a Niepokalanow, e conoscendolo (andando un po' oltre la mitologizzazione del suo eroico finale sacrificio)... ne sono rimasto affascinato, soprattutto dal suo modo di vivere la propria consacrazione ed il proprio sacerdozio: con gioia e creatività.

27 aprile 2018

27 aprile 1949. Belene, cuore d'Europa.

Quando si pensa e di parla di Europa, si pensano e si dicono tante cose, chi più ne ha, più ne metta.
A me piace sempre pensare all'Europa come ad una casa, una casa più ampia dei confini geo-politici dell'Unione Europea, la casa dei popoli europei (che fino a poco tempo fa erano ancora abbastanza omogenei e ben definiti): Italiani, Inglesi, Francesi, Tedeschi, Olandesi, Spagnoli, Portoghesi, Croati, Serbi, Sloveni, Bosniaci, Bulgari. Greci, Romeni, Ucraini, Russi, Norvegesi, Finlandesi, etc, etc... Popoli tra cui ora arrivano altri popoli, come in antico, per metter su casa. L'Europa, una casa per i popoli. Un arcobaleno di popoli, lingue, fedi, idee, etc. etc.
Una casa viva, sempre in ristrutturazione, con le sue gioie e fatiche, con le sue ricchezze e debolezze.
La mia casa, perchè io sono europeo, e l'Europa è la mia casa, la mia famiglia.