31 marzo 2019

Il primo e l'ultimo

Fratel Severino Panatta è quello seduto, con cappello e folta barba bianca
Curiosamente ricorre oggi una coincidenza (ma agli dei piccoli forse appare come un segno...).
Il 31 marzo infatti vengono seminati nella terra bulgara, davanti all'attuale chiesa di Oresh, i corpi del primo missionario passionista morto in Bulgaria, e dell'ultimo italiano passionista morto in Bulgaria.
Al primo, p. Michele Hirschenauer, morto il 31 marzo del 1797, abbiamo già dedicato un approfondimento qui:

Mentre il 31 marzo 1947 moriva e veniva sepolto anche lui ad Oresh fratel Severino Panatta.
Nasce nel paese di Sambuci (Roma) il 25 marzo 1868.
A 23 anni, lasciata la casa paterna, entrò tra i Gesuiti in Roma come fratello coadiutore. Ma conosciuti i Passionisti e trovando la congregazione più conforme alle sue aspirazioni chiese di esservi ammesso. Accolto nel noviziato di Sant'Eutizio vi professò i voti nel 1893.
Chi ebbe la fortuna di accostarlo e trattarlo si accorgeva subito che dalla sua interiorità scaturivano germi di virtù non comuni, soprattutto quella fede viva che, informando ogni atto della sua vita e suggerendogli parole ispirate, gli conferiva un portamento ieratico in una posa di elevata aspirazione verso il cielo.
Nel 1905 partì per la missione di Bulgaria dove per diversi anni restò a fianco di monsignor Enrico Doulcet, vescovo di Russe. Fu poi trasferito nella parrocchia di Bardaski-Gheran e successivamente in quella di Oresch; qui morì nel 1947.

Mi pare bello fare oggi grata memoria di questi due confratelli:
il primo passionista sepolto in terra bulgara
e l'ultimo passionista italiano sepolto in terra bulgara.

22 marzo 2019

1. Dialogo tra una crocerossina ed Uria l'Ittita (Dai diari di Arnuwanda)

Si racconta che il grande Re Davide, oltre ad aver steso Golia con un sassolino ed aver composto i Salmi che ancora oggi usiamo... si invaghì della bella moglie del suo generale Uria l'Ittita, la mise incinta e, fatto liquidare il povero marito, la prese in moglie. Ma dagli scavi presso Hattusa emergono ora gli annali di Arnuwanda, che raccontano una storia curiosa... Uria non morì, come tutti pensarono, ma restò vivo...
In anteprima mondiale cominciamo a pubblicare questi testi di 3000 anni fa, che gettano una nuova luce sul passato, e si discostano assai dalla storia raccontata dai vincitori...

CROCEROSSINA: Qualcuno ha bisogno del mio aiuto? Ho sentito un lamento...
URIA L'ITTITA: Salve! Se ha un minuto... può darmi un'occhiata?
CROCEROSSINA: Volentieri... Oddio! Ma lei è un nemico... No!
URIA L'ITTITA: E lei è una crocerossina... Nemico o amico... dovrebbe darmi una mano. Mai sentito parlare della Convenzione di Ginevra?!?
CROCEROSSINA: Sì, è vero... comunque lei è messo molto male...
URIA L'ITTITA: Direi di sì... ho sette frecce piantate in corpo, le mani bucate, le gambe spezzate, qualche costola rotta, e mi han pure strappato la barba e fatto uno scalpo della mia treccia...
CROCEROSSINA: Come si chiama?
URIA L'ITTITA: Mi chiamano Uria l'Ittita...
CROCEROSSINA: Davvero? Quell'Uria?!? Ma lo sa che lei è famoso in tutto il mondo? Uno dei più grandi guerrieri mai esistiti...
URIA L'ITTITA: E che cesserà di esistere, se non si dà una mossa...
CROCEROSSINA: Scusi. Vedo. Perde molto sangue. Certo che l'hanno conciata bene. Stia fermo. Beva questo... un po' di grappa bergamasca per non sentire dolore... Perchè non mi racconta un po' cosa è successo, mentre provo a rimetterla un po' in sesto?

20 marzo 2019

Un nuovo vescovo per la Bulgaria

Il nuovo vescovo, fresco di consacrazione,
mons. Angelo Giuseppe Roncalli.
Nato il 25 novembre 1881 a Sotto il Monte (Bergamo),
fino ad ieri era Presidente per l'Italia della
Pontificia Opera della Propagazione della Fede.
Dal nostro inviato a Roma.
Ieri, 19 marzo 1925, nella chiesa di San Carlo al Corso a Roma, il cardinal Giovanni Tacci (Segretario della Congregazione per le Chiese Orientali) ha consacrato vescovo il quarantaquattrenne bergamasco don Angelo Giuseppe Roncalli. Nomina voluta da Papa Pio XI, per inviarlo come suo rappresentante e visitatore apostolico nel Regno di Bulgaria.
Lo abbiamo incontrato questa mattina per una esclusiva intervista.

Mons. Roncalli, buongiorno! Essere nominato Vescovo è un bell'onore. E' contento di aver raggiunto questo traguardo nella sua carriera? Lo desiderava?
"Non io ho cercato o desiderato questo nuovo ministero, ma il Signore mi ha eletto con segni così evidenti della Sua volontà, da farmi ritenere colpa grave il contraddire".

Come si sente? Quali emozioni ci sono nel suo cuore?
"Quale spavento per me! Mi sento e sono così miserabile e difettoso in tante cose! Sono vescovo... non c'è più tempo da far preparazione. Quale motivo a tenermi sempre umile, umile, umile! Il Signore mi ha eletto... dunque Egli è obbligato a coprire le mie miserie ed a colmare le mie insufficienze. Ciò mi conforta, e mi dà tranquillità e sicurezza":

8 marzo 2019

Essere pastore in una comunità moribonda... che Quaresima!

"Il benessere, anche il benessere spirituale ha questo pericolo:
il pericolo di cadere in una certa amnesia, una mancanza di memoria:
sto bene così e mi dimentico di quello che ha fatto il Signore nella mia vita,
di tutte le grazie che ci ha dato e credo che è merito mio e vado avanti così.
E lì il cuore incomincia ad andare indietro,
perché non ascolta la voce del proprio cuore: la memoria.
La grazia della memoria" (papa Francesco, 7 marzo 2019).
In questi primi giorni di quaresima ripensavo al cammino fatto in questi 6 anni e mezzo insieme alla Comunità Cattolica di Belene, da quando cioè l'8 settembre 2012 le Autorità Ecclesiastiche me la affidarono ed io la accettai (dopo aver in precedenza rifiutato 2 volte...).
E ci ripenso in preda ad un po' di malessere spirituale, dovuto a tante delusioni, ad alcune amarezze, a nodi irrisolti, a tanto fiato sul collo, a tensioni sommerse, a perpetue incomprensioni, a zanzare fastidiose che continuano a ronzare... e alla realtà moribonda ed impaludata in cui vivo qui.

Е' la mia prima esperienza da parroco... e finora è stata un'esperienza interessante,
Grazie al cielo non ho ancora l'alzheimer, e il buon Dio mi ha donato una memoria di acciaio.
Ma pur facendo grata memoria per le migliaia di eventi, volti, esperienze gioiose e belle vissute, non posso nascondere il fatto che questa mia comunità sta morendo.

6 marzo 2019

Dall'asfissia asfissiante... al respiro della polvere innamorata


OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Basilica di Santa Sabina
Mercoledì, 1° marzo 2017


«Ritornate a me con tutto il cuore, […] ritornate al Signore» (Gl 2,12.13): è il grido con cui il profeta Gioele si rivolge al popolo a nome del Signore; nessuno poteva sentirsi escluso: «Chiamate i vecchi, riunite i fanciulli, i bambini lattanti; […] lo sposo […] e la sposa» (v. 16). Tutto il Popolo fedele è convocato per mettersi in cammino e adorare il suo Dio, «perché egli è misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande amore» (v. 13).
Anche noi vogliamo farci eco di questo appello, vogliamo ritornare al cuore misericordioso del Padre. In questo tempo di grazia che oggi iniziamo, fissiamo ancora una volta il nostro sguardo sulla sua misericordia.
La Quaresima è una via: ci conduce alla vittoria della misericordia su tutto ciò che cerca di schiacciarci o ridurci a qualunque cosa che non sia secondo la dignità di figli di Dio.
La Quaresima è la strada dalla schiavitù alla libertà, dalla sofferenza alla gioia, dalla morte alla vita. Il gesto delle ceneri, con cui ci mettiamo in cammino, ci ricorda la nostra condizione originaria: siamo stati tratti dalla terra, siamo fatti di polvere. Sì, ma polvere nelle mani amorose di Dio che soffiò il suo spirito di vita sopra ognuno di noi e vuole continuare a farlo; vuole continuare a darci quel soffio di vita che ci salva da altri tipi di soffio: l’asfissia soffocante provocata dai nostri egoismi, asfissia soffocante generata da meschine ambizioni e silenziose indifferenze; asfissia che soffoca lo spirito, restringe l’orizzonte e anestetizza il palpito del cuore. Il soffio della vita di Dio ci salva da questa asfissia che spegne la nostra fede, raffredda la nostra carità e cancella la nostra speranza. Vivere la Quaresima è anelare a questo soffio di vita che il nostro Padre non cessa di offrirci nel fango della nostra storia.
Il soffio della vita di Dio ci libera da quella asfissia di cui tante volte non siamo consapevoli e che, perfino, ci siamo abituati a “normalizzare”, anche se i suoi effetti si fanno sentire; ci sembra normale perché ci siamo abituati a respirare un’aria in cui è rarefatta la speranza, aria di tristezza e di rassegnazione, aria soffocante di panico e di ostilità.
Quaresima è il tempo per dire no.
No all’asfissia dello spirito per l’inquinamento causato dall’indifferenza, dalla trascuratezza di pensare che la vita dell’altro non mi riguarda; per ogni tentativo di banalizzare la vita, specialmente quella di coloro che portano nella propria carne il peso di tanta superficialità.
La Quaresima vuole dire no all’inquinamento intossicante delle parole vuote e senza senso, della critica rozza e veloce, delle analisi semplicistiche che non riescono ad abbracciare la complessità dei problemi umani, specialmente i problemi di quanti maggiormente soffrono.
La Quaresima è il tempo di dire no; no all’asfissia di una preghiera che ci tranquillizzi la coscienza, di un’elemosina che ci lasci soddisfatti, di un digiuno che ci faccia sentire a posto.
Quaresima è il tempo di dire no all’asfissia che nasce da intimismi che escludono, che vogliono arrivare a Dio scansando le piaghe di Cristo presenti nelle piaghe dei suoi fratelli: quelle spiritualità che riducono la fede a culture di ghetto e di esclusione.

Quaresima è tempo di memoria, è il tempo per pensare e domandarci: che sarebbe di noi se Dio ci avesse chiuso le porte?; che sarebbe di noi senza la sua misericordia che non si è stancata di perdonarci e ci ha dato sempre un’opportunità per ricominciare di nuovo?
Quaresima è il tempo per domandarci: dove saremmo senza l’aiuto di tanti volti silenziosi che in mille modi ci hanno teso la mano e con azioni molto concrete ci hanno ridato speranza e ci hanno aiutato a ricominciare?
Quaresima è il tempo per tornare a respirare, è il tempo per aprire il cuore al soffio dell’Unico capace di trasformare la nostra polvere in umanità. Non è il tempo di stracciarsi le vesti davanti al male che ci circonda, ma piuttosto di fare spazio nella nostra vita a tutto il bene che possiamo operare, spogliandoci di ciò che ci isola, ci chiude e ci paralizza.
Quaresima è il tempo della compassione per dire con il salmista: “Rendici [, Signore,] la gioia della tua salvezza, sostienici con uno spirito generoso”, affinché con la nostra vita proclamiamo la tua lode (cfr Sal 51,14), e la nostra polvere – per la forza del tuo soffio di vita – si trasformi in “polvere innamorata”.

3 marzo 2019

"Quando il saggio indica"...

Un saggio che indica qualcosa....
Come già ben sai, mio caro lettore, all'inizio di maggio Papa Francesco verrà a visitare la Bulgaria, e sosterà solo nelle città di Sofia e Rakosvski.
Come ben puoi ben immaginare, anche qui nella periferia bulgara della periferia d'Europa alcuni (non tutti, perchè purtroppo l'indifferenza e l'apatia diffondono i lor tentacoli pure qui...), trepidanti,  lo stanno aspettando, ed ogni giorno scrutano gli orizzonti fisici e mediatici in cerca dei segnali di questa venuta. E visto che sarà a Sofia, a soli 199 km da qui... ci stiamo preparando per andare a Sofia ad accoglierlo, incontrarlo e ascoltarlo.
E tra i frammentari echi di tappeti ciprovciani, di concorsi pittorici e di candide vestine da prime comunioni, di rinnovati manti stradali e colorati posters su rinnovati condomìni, svettano e riecheggiano queste parole, provenienti dall'altra sponda del Mediterraneo, dal pastore del piccolo gregge che in Marocco pure aspetta il passaggio di Francesco per la fine di marzo.
Riporto qui papale papale la nota dell'Agenzia FIDES di qualche giorno fa: