L'assunzionista francese p. Daniel ed il passionista bergamasco p. Paolo propongono al bacio dei pellegrini l'Icona dei beati Martiri Bulgari |
Lo scorso 9 novembre, tutta l'Europa ha celebrato il 30° anniversario della caduta del muro di Berlino. In questa giornata speciale abbiamo ricordato con gratitudine i martiri bulgari. Noi Passionisti, insieme agli Assunzionisti abbiamo proposto un pellegrinaggio per le vie di Sofia, per ripercorrere le stazioni della Via Crucis e della passione di Eugenio (vescovo passionista, nato a Belene e beatificato nel 1998), Pavel, Kamen e Josafat (sacerdoti assunzionisti bulgari, beatificati nel 2002), fucilati insieme a Sofia l'11 novembre 1952.
In mezzo a loro anche i nomi dei nostri beati martiri, che hanno condiviso la sofferenza e l'umiliazione di questo popolo di innocenti violentato da una classe dirigente atea e disumana.
Qui abbiamo pregato, guidati da padre Paolo Cortesi, passionista.
Ci siamo poi spostati, percorrendo il Bulevard Vitosha (il corso pedonale e commerciale principale di Sofia), davanti all'imponente Palazzo di Giustizia, all'interno del quale nel 1952 si svolse il Processo contro la Chiesa Cattolica, accusata di essere una rete spionistica al servizio delle potenze imperialiste e fasciste. Qui furono emesse non solo le condanne a morte dei quattro martiri, ma anche le condanne per decine di altri sacerdoti, religiosi e religiose, laici, spediti nei campi di concentramento e nelle prigioni del regime. Diversi di loro continuarono per cinque, dieci anni il loro calvario nell'Isola di Belene (tra di essi i futuri vescovi Samuil Djundrin e Metodi Stratiev).
Qui abbiamo ascoltato le testimonianze dagli scritti dei beati martiri e pregato, guidati da padre Claudio Molteni, assunzionista.
Sempre a piedi, ci siamo diretti alla Cattedrale della Diocesi dei cattolici di rito orientale, dove abbiamo celebrato l'eucarestia per ringraziare Dio del dono di questi martiri.
Ci ha guidato nella preghiera e nella riflessione mons. Hristo Proykov, presidente della Conferenza Episcopale Bulgara.
All'esterno del Carcere Centrale, dove furono detenuti e fucilati i martiri, abbiamo sostato, riascoltando le parole del Santo Padre Giovanni Paolo II, il quale in diverse occasioni si è soffermato sulla vita e la passione di questi martiri Bulgari:
Ultima foto di Eugenio Bossilkov |
"Il Vescovo martire Vincenzo Eugenio Bossilkov si è abbeverato alla roccia spirituale che è Cristo. Seguendo fedelmente il carisma del fondatore della sua Congregazione, san Paolo della Croce, ha coltivato intensamente la spiritualità della Passione. Si è dedicato, inoltre, senza riserve al servizio pastorale della Comunità cristiana a lui affidata, affrontando senza esitazione la prova suprema del martirio.
Ultima foto di Kamen Vicev |
Il Vescovo Mons. Bossilkov è diventato così una gloria fulgidissima della Chiesa nella sua Patria. Testimone intrepido della croce di Cristo, egli è una delle tante vittime che il comunismo ateo ha sacrificato, in Bulgaria ed altrove, nel suo programma di annientamento della Chiesa. In quei tempi di dura persecuzione molti hanno guardato a lui e dall'esempio del suo coraggio hanno tratto forza per rimanere fedeli al Vangelo sino alla fine. Sono lieto, in questo giorno di festa per la Nazione bulgara, di rendere omaggio a quanti, come Mons. Bossilkov, hanno pagato con la vita l'adesione senza riserve alla fede ricevuta nel battesimo.
Ultima foto di Pavel Djidjov |
Mons. Bossilkov ha saputo unire in modo mirabile alla sua missione di Sacerdote e di Vescovo un'intensa vita spirituale ed una costante attenzione alle esigenze dei fratelli. Oggi si propone a noi come figura eminente della Chiesa cattolica che è in Bulgaria, non solo per la sua vasta cultura, ma anche per la costante ansia ecumenica e l'eroica fedeltà alla Sede di Pietro.
Quando l'ostilità del regime comunista contro la Chiesa si fece più decisa e minacciosa, il Beato Bossilkov volle rimanere accanto alla sua gente, pur sapendo che ciò significava rischiare la vita. Non temette di affrontare la bufera della persecuzione. Quando intuì che il momento della prova suprema s'avvicinava, scrisse al Superiore della sua Provincia religiosa: "Ho il coraggio di vivere, spero di averlo anche per subire il peggio, restando fedele a Cristo, al Papa e alla Chiesa!" (Lettera XIV).
Ultima foto di Josafat Shishkov |
E così questo Vescovo e martire, che durante tutta la sua esistenza si sforzò di essere immagine fedele del Buon Pastore, lo divenne in un modo del tutto speciale al momento della morte, quando unì il suo sangue a quello dell'Agnello immolato per la salvezza del mondo. Quale esempio luminoso per noi tutti, chiamati a testimoniare fedeltà a Cristo e al suo Vangelo! Quale grande incoraggiamento per quanti patiscono ancor oggi ingiustizie e vessazioni a causa della loro fede! Possa l'esempio di questo martire, che oggi contempliamo nella gloria dei Beati, infondere fiducia e ardore a tutti i cristiani, specialmente a quelli della cara Nazione bulgara, che può ormai invocarlo come suo celeste protettore".
L'ultima tappa del nostro pellegrinaggio è stata nella cappella del Cimitero Maggiore, dove da qualche parte, in una fossa anonima, sono sepolti i resti mortali di questi santi.
Al termine della preghiera, guidata da padre Daniel Gillier, assunzionista, abbiamo benedetto e baciato l'icona dei quattro martiri (copia di quella che abbiamo regalato a papa Francesco lo scorso maggio), icona che resterà nella cappella del cimitero in segno di gratitudine verso questi fratelli maggiori, che hanno rivissuto nella loro carne la Passione di Cristo, e in questo luogo attendono di condividere con Lui la Risurrezione.
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