Ripropongo qui, ai cari lettori di Cosebulgare, questo antico testo, che racconta molte cose affascinanti anche sulla realtà della Diocesi di Nicopoli nel periodo antecedente l'arrivo dei Missionari Passionisti.
Buona lettura! E, se passate da Sestri Ponente, fermatevi a pregare davanti a questa sacra immagine!
Parrocchia di San Giovanni Battista a Genova Sestri Ponente |
RAGGUAGLIO DELLA VENUTA DELLA SACRA IMMAGINE
DI MARIA SANTISSIMA MADRE DEL BUON CONSIGLIO
nella Parrocchia di S. Giovanni Battista di Sestri di
Ponente,
colla storia in succinto della vita e morte di Monsignor
Don SEBASTIANO CANEPA
Vescovo di Nicopoli, che ne fu il primo possessore.
OPERA del P. BERNARDO LAVIOSA C. R. S.
GENOVA 1809
Dalla Stamperia di Gio. Giossi
Ai divoti di MARIA SANTISSIMA MADRE DEL BUON CONSIGLIO
Divoti
di Maria Santissima del Buon Consiglio, a voi è diretta la Storia della venuta
in Sestri di Ponente della Sacra Immagine di nostra Madre, che fu già tanto
cara a Monsignor D. Sebastiano Canepa, Missionario in Bulgaria, e quindi
Vescovo di Nicopoli, uomo di singolare celebrità, e per l'illibatezza dei
costumi, e per lo zelo delle anime, e per la santità della vita.
L'oggetto,
che mi ha determinato a scriverla, altro non è stato che di avvivare sempre più
in voi l'amore, la confidenza, la speranza nella cara vostra Protettrice, onde
ottenere per lei quel più che desiderate, diretto sempre al conseguimento
dell'eterna vostra salute.
Noi
per noi medesimi siamo capaci di pensare cosa di bene; Dio ne previene colla
sua grazia ; Dio ne coadiuva ad operare quello, che è di nostra salute; è lo
spirito del Signore, dice S. Paolo ai Romani, che ci aiuta nelle nostre
debolezze, perchè noi non sappiamo neppure di che abbiamo a pregare, e che ne
convenga.
E'
lo Spirito di Dio, che chiede per noi, suscitando in noi gemiti inesprimibili,
ed egli che è il grande scrutatore dei cuori, sa quello che lo spirito
desidera, perchè non domanda egli mai pei Santi, se non ciò che è secondo il
cuor di Dio.
In
tanta notte, in tanta cecità per nostra parte, a chi affideremo noi la
direzione dei nostri passi; a chi ci volgeremo, onde ne ottenga quello spirito
, che supplisca alla nostra miseria, se non a Maria, che è Madre di Dio e Madre
nostra ?
Ciechi
nel vedere il nostro bene, dimandiamole consiglio ; incapaci ad operare per noi
medesimi, domandiamole aiuto. E chi potrà dubitare, chi potrà temere, che sua
Madre non lo assista?
La
Storia che vi presento, vi farà conoscere come essa si sia sempre prestata ai
vantaggi di quelli che hanno riposta in lei la loro confidenza e la speranza
loro; e mi lusingo, che questo vi sarà di sprone e d'incoraggiamento a fare lo
stesso. Dio ve ne conceda la grazia.
Gradite
i miei desideri, e pregate per me.
Il Vostro Servo BERNARDO LAVIOSA C. R. S.
Chiamato all'onore di scrivere la Storia dell'arrivo in Sestri di Ponente della Sacra Immagine di Maria Santissima venerata col titolo di Madre del buon Consiglio, di cui fece prezioso acquisto il R. D. Alberto Barilari, e che ripose alla pubblica venerazione nella Chiesa parrocchiale di S. Gio. Battista, ritrovo per me cosa assai difficile il soddisfare al genio degli amici, senza dare un breve e rapido ragguaglio della vita di Monsignor Don Sebastiano Canepa, Vescovo di Nicopoli, che ne fu il primo possessore.Gli
strepitosi prodigi, che il Signore Iddio si compiacque di operare ad
intercessione della Gran Vergine nostra Madre per mezzo di cotesta Sacra
Immagine fra le mani del sopraddetto Monsignore, spero che giustificheranno la
traccia che io tengo nello scriverne la storia, e che faranno evidentemente
conoscere di quanto, e grande tesoro abbia voluto il nostro buon Dio arricchire
con essa la Chiesa di S. Gio. Battista di Sestri.
Nacque
Sebastiano Canepa nell'anno 1713 ai 9 di marzo da Domenico Canepa e Santina
Verardi sua moglie, in un luogo detto Cornice, e fu battezzato nella Parrocchia
di Santo Stefano di Borzoli, situata nel Cantone di Sestri di Ponente.
Pii
ed onesti furono i suoi genitori. Nell'età di 17 anni diede principio ai suoi
studi sotto la direzione del Reverendo D. Gio. Battista Da Corsi, Curato della
Chiesa di S. Gio. Battista, e tali furono i progressi nei medesimi, che passato
in Genova e datosi alle facoltà filosofiche e teologiche sotto la direzione dei
Padri della Compagnia di Gesù, dopo tre anni fu dichiarato Principe fra i
Teologi della sua scuola.
Univa
frattanto alla assidua applicazione una vita piena di virtù morali e cristiane.
Domava il suo corpo con penosi e quasi continui digiuni; dormiva sopra di un
povero pagliariccio, fasciato in una coperta di lana, e tanto predominio
acquistò sopra se stesso per cotesto genere di vita che, a confessione del Sig.
Francesco Maria Magnasco suo amico intimo e confidente, mai fu da lui veduto
turbato, alterato, impaziente, sempre pacifico, sempre ammirabile, e nel
sembiante ilare e dolce in ogni avvenimento comunque avverso.
Il
libro che più d'ogni altro gli era caro, quel che indefessamente leggeva e che
formava il geniale trattenimento de' suoi discorsi, era la Sacra Scrittura.
Egli ne intese i passi i più oscuri e più difficili, e fu creduto, che ciò non
avvenisse in lui, che per un lume speciale di Dio.
Innamorato
del Signore e di tutto quello che più potesse stringerlo al medesimo, si diede
seriamente a pensare alla scelta di uno stato di vita, che fosse per essere il
più confacevole allo intento, e dopo lungo e maturato esame, determinò di
abbracciare fra i Cappuccini l'Instituto di S. Francesco.
Fatta
cotesta determinazione, credè necessario di pararvisi con una confessione
generale. Piacque al Signore il pensiero che il buon giovane si dava per
purgarsi da quelle imperfezioni, che nel corso della sua vita lo avevano reso
men degno degli occhi suoi, e tale gli diede vivo e profondo dolore delle sue
colpe, che, credendo di non potere sopravvivere alla affannosa intensità del
medesimo, uscito dalla sua stanza, aprì la porta della sua casa, onde avere nel
suo passaggio alla Eternità chi si prendesse cura di lui.
Purgato
così dai suoi difetti, vestì fra i Capuccini l'abito di S. Francesco, ed entrò
fra i Novizi di quel Santo Instituto. Ma Iddio, che destinato lo aveva a
lavorare nella sua vigna in altro genere di vita, consecrato onninamente alla
conversione delle anime, volle che ne uscisse, obbligato a questo dalla
cagionevole ed infermiccia sua salute.
Rientrato
nel secolo , ripigliò il corso dei suoi studi, e fermo sempre nel pensiero di
consecrarsi onninamente a Dio, vestì l'abito clericale, e ricevuti i sacri
ordini, fu ammesso al Sacerdozio dall'Illustrissimo e Reverendissimo Monsig. Nicolò
Maria De Franchi, Arcivescovo di Genova.
Fu
di questi giorni, che il Signore Iddio a prova della di lui rassegnazione
a'suoi santi voleri, lo visitò nella parte la più sensibile del suo cuore.
Si
trovava in allora la Città di Genova, come che in guerra a difesa del suo
Stato, stretta mente assediata dalle squadre Inglesi per mare e dagli
Austro-Sardi collegati a suo danno per terra.
Suole
l'epidemia essere la compagna indivisibile dei lunghi assedi, ed egli ne provò
gli effetti nella morte di suo padre, di sua madre, di un suo fratello e di una
sua sorella. In una serie così dura di continuate disavventure, fu veramente
maravigliosa ed ammirabile, per detto del sacerdote D. Bernardo Landi
testimonio di vista, la virtù del buon servo del Signore.
Costante
al letto di quegli infermi a lui sì cari, indefesso nell’assisterli; non
uscivano mai dalle benedette sue labbra nella sua uniformità alle divine
determinazioni, se non se queste voci: Sia benedetto Iddio; Iddio me gli ha
dati, Iddio me li toglie; sia benedetto il suo nome: Dominus dedit , Dominus
abstulit; sit nomen Domini benedictum.
Chiamato
in seguito all'assistenza di non pochi altri infermi, mai si dispensò da quel
caritatevole dovere, per quanto grande ne fosse il pericolo, e continue le
ricerche.
Terminato
colla pace l'assedio di Genova, e calmata l'epidemia, si ritirò D. Sebastiano
nel villaggio detto Parodi, ed ivi si tenne per 4 anni in una casa del Sig.
Francesco Barilari, da dove, quasi ogni giorno, si portava a celebrare la S.
Messa nella Chiesa parrocchiale di S. Gio. Battista, ed essendo di quel tempo
vacato l'impiego di Custode del celebre Santuario di Nostra Signora, venerata col
titolo di Vergine potente Virgo Potens, fu eletto al medesimo impiego, e
vi fu dato per successore del rispettabilissimo D. Giuseppe Banchieri, che già
lo aveva per lo addietro come tale apertamente preconizzato per un lume
superiore, e scuopritore del futuro.
L'amore
che il sopraddetto Banchieri aveva per la gran Vergine si trasfuse tutto
nell'animo del nostro D. Sebastiano, tanto che egli faceva di cotesto insigne
Santuario la sua delizia, e si gloriava persino della polvere degli altari
tenuti per opera sua alla più studiata nitidezza.
Erano
le sue occupazioni in cotesto sacro ritiro l'indefessa assistenza alla
santificazione delle anime nel confessionario, la predicazione e l'instruzione
della gioventù. Aprì quivi a comodo della medesima una scuola di filosofia, e
per unire sempre agli studi del secolo quelli di Dio, richiamava di volta in
volta i Giovani ai primi loro doveri per mezzo dei santi esercizi spirituali, e
di ragionamenti pieni di sacra unzione, e di massime eterne.
Una
era la voce di quanti erano diretti da lui nello spirito, una quella dei suoi
scolari e del popolo, che il Custode di quel sacro ritiro fosse un santo, e
questa voce non faceva che eco a quella di tutti coloro, che nel corso della
sua vita lo avevano intimamente conosciuto.
Povero
e bisognoso d'ogni cosa, quanto era insensibile per se medesimo, sentiva
altrettanto nel più vivo del cuore le miserie degli indigenti.
Aveva
la Signora Bianca Micconi osservato, che il nostro D. Sebastiano tremava
per il freddo, non avendo con che ripararsi dai rigori dell'inverno, e mossa
dalla cristiana carità, gli mandò un coperto di lana, ed un fardello di panni.
Li
ricevè il buon servo di Dio con una mano, ma intenerito alla vista della
miseria e nudità di un poverello, tutto gli diede il ricevuto, onde avesse di
che coprirsi e riscaldarsi.
Avvenne
pure di questi giorni, che non avendo D. Sebastiano che un solo pane per totale
sostentamento di se e della sua serva, visto un poverello, ordinò alla serva di
passarglielo alle mani. Si oppose la donna ai suoi ordini, ma egli pieno di speranza
nella provvidenza di Dio; daglielo, le disse, che Dio ne provvederà.
Venne
frattanto l'ora destinata a prender cibo, ed ecco, che in quello istante riceve
una focaccia speditagli da un Molinaro. Stupita restò la donna per l'avvenuto,
ma egli colla sua solita dolcezza: figlia, le disse, persuaditi pure una volta,
che Dio non manca mai a quelli che usano carità. Prendi la focaccia, saziati, e
taci.
Oh,
carità dei buoni Cristiani, quanto sei grande sotto la scuola dell'amabile
nostro Maestro Gesù Cristo!
Fu
nell’esercizio di queste sante virtù , ed in quel sacro ritiro , che il Signor
Iddio li fece conoscere, che lo voleva alla salute delle anime nelle missioni
presso i popoli infedeli, ed egli così si accese di cotesto santo desiderio,
che parlando della intrapresa determinazione col Signor Francesco Maria
Magnasco; spero, gli disse, che questo abito nero si cangierà in rosso per il
mio sangue, facendoli conoscere nell'impeto della sua carità verso Dio , quanto
era grande la brama che nutriva di morire martire per la fede, e per gli insegnamenti
del nostro di vino Redentore.
Ad
eseguire cotesta santa inspirazione, abbandonato il suo impiego, si portò a
Genova, e corsa pellegrinando la Riviera di Levante e parte della Toscana, per
la strada di Loreto si condusse a Roma.
Non
vi era Santuario lungo i suoi viaggi dedicato a Maria Santissima, che egli non
lo visitasse , essendo per lui un tesoro tutto ciò che gli ricordava i pregi e
le qualificazioni della Gran Vergine Madre di Gesù Cristo e Madre nostra, con
uno spirito di raccoglimento e di divozione, che corrispondeva al suo amore.
Era
sul terminare l'anno santo, quando egli giunse a Roma , in quella città , che
capitale un giorno dell'Impero Romano , chiude in se stessa quanto di grande e
maraviglioso seppero raccogliere i conquistatori del Mondo dall'Egitto , dalla
Grecia , e dalle domate Provincie , e che divenuta la sede dei Romani Pontefici
e dei Vicari di Gesù Cristo , primeggia fra quante sono le città per la magnificenza
dei Templi e per la squisitezza delle belle arti , che formano l'incanto dei
gustaj e la maraviglia dei forestieri.
Il
nostro Viaggiatore però lasciando ad altri l’occuparsi in quello, ove il genio
li trasportava , pareva che non avesse occhi , che per osservare a sua
instruzione o le catacombe, ove i primitivi Cristiani si ricoveravano a
preservarsi dalle spade dei Tiranni , o i luoghi resi celebri dalla
imperturbabile costanza cui diedero la vita ed il sangue nella confessione di
Gesù Cristo e della santità della sua legge.
Immerso
in così santi pensieri , e piena l'anima dei trionfi dei primi seguaci della
Santa nostra Religione, guidati dagli insegnamenti e esempi dei due grandi apostoli
Pietro e Paolo, si presentò alla Congregazione dei Battistini nascente allora
sotto la regola e la direzione del Molto Reverendo D. Domenico Francesco
Olivieri, uomo pieno di Dio , e che destinata l'aveva al grande oggetto delle
sante Missioni presso i popoli infedeli.
Conobbe
assai presto l'illuminato Fondatore di quella santa opera di quale, e quanto
dono arricchisse Iddio la sua Congregazione nella persona del nostro D.
Sebastiano, e lo destinò a leggere fra i suoi la Teologia, ed Egli per quanta
ripugnanza sentisse a tale impiego per la bassa stima che aveva di se medesimo,
vi si prestò ciò non ostante in ossequio della ubbidienza dovuta al suo
Superiore, virtù che Egli adottò sino dai primi momenti per regola
indispensabile del suo operare.
Considerava
l'Olivieri la condotta del suo Allievo, e dopo averlo diligentemente osservato,
non dubitò, per lo corredo delle sue virtù, di definirlo l'uomo senza difetti.
Avvenne frattanto, che circa l'anno 1750 essendo rimaste poco meno che senza Operai le vaste Missioni della Bulgaria, Benedetto XIV di felice memoria ricercò Soggetti per le dette Missioni al Fondatore dei Battistini, ed egli, per eseguire i comandi del Santo Padre, presentò alla sacra Congregazione de Propaganda Fide in qualità di primo Missionario Apostolico D. Sebastiano Canepa, a cui associð due altri Genovesi, il Reverendo don Giuseppe Roverani, che fu in seguito Vicario Generale in Sofia, quindi Arcivescovo di Marcianopoli, e finalmente Arcivescovo di Teodosiopoli, e Vicario Patriarcale di Costantinopoli , ed il R. don Stefano Gandolfo, che, impiegato nelle Missioni del Monte Caucaso, terminò in Eavogia santamente i suoi giorni.
Ad Oresh ancora oggi si conserva la devozione alla Madre del Buon Consiglio. Questa stampa di inizi '900 è custodita nella cappella feriale di Oresh. |
Aveva
D. Sebastiano, poco prima che fosse stato eletto capo dei Missionari della
Bolgaria, ricevuta in dono una bellissima Immagine di Maria Santissima del
Buon Consiglio, quella stessa che al giorno d'oggi si venera nella Chiesa
Parrocchiale di S. Gio. Batt. di Sestri, ed Egli che ben conosceva in quanti
pericolosi cimenti era per ritrovarsi nella nuova carriera di vita, che andava
ad intraprendere , e quanto era per avere di bisogno dei lumi, e dei consigli
della pietosa e potente nostra Madre Maria Santissima, pose tutto se stesso e
le sue Missioni sotto la di lei protezione , e pieno di una filiale confidenza
nel di lei patrocinio, partito di Roma, si portò di primo passo in Loreto
a rinnovare in quell’insigne Santuario le sue offerte.
Passato
quindi in Ancona, di colà si condusse in Ragusi, ed ivi
abboccatosi con Monsignor Pugliesi, venne con Esso alla di lui Diocesi
ed alla Missione in Bulgaria.
Nelle
conferenze tenute lungo la strada con quel degnissimo Prelato, conobbe il buon
Vescovo quale fosse l'uomo di Dio, che gli era stato spedito alla salute di
quelle anime, e tale fu la stima che ne concepì, che lo elesse per suo
Direttore e per suo Vicario Generale, nè mai da quel punto mosse passo, o fece
alcuna risoluzione che non fosse di suo consiglio e di sua approvazione.
La
vita , che il nostro D. Sebastiano intraprese a fare nell'impiego addossatogli,
fu una continua pellegrinazione diretta a confermare i Cattolici nella fede di
Gesù Cristo; e nell'acquisto di quelle anime , che non ne conoscevano il
tesoro.
I
suoi viaggi erano sempre a piedi, o sopra carri tirati, secondo l'uso del
paese, dai buoi. Il suo equipaggio consisteva negli arnesi necessarii alla
celebrazione della Messa, nel breviario , in una reliquia della Santa Croce ,
che aveva ricevuta in dono dal Sig. Olivieri, in un Crocifisso , in una Corona
, e nel quadro di M. SS. del Buon Consiglio.
Povere
erano le sue vesti, tanto che, a confessione dei Missionari suoi compagni,
tutte insieme non valevano un solo scudo. Il suo cibo si limitava a pochi
legumi e a poche paste, lavorate di sua mano , a cui univa poche cipolle, o spicchi
d'aglio.
Non
dormiva che sopra nude tavole o nuda terra con un sacco di paglia per
guanciale. Sorgeva di prima alba dal penoso suo riposo , e convocati i fedeli ,
celebrava loro la S. Messa , quando non l'avesse avuta a differire pel comodo
del Popolo , o per altro pressante motivo.
S'impiegava
quindi o ad amministrare i Sacramenti , o alle necessarie instruzioni , o a
visitare gli infermi. Recitato il divino offizio , o pregava , o leggeva le
Sacre Scritture , o componeva Catechismi ed Orazioni in lingua Bulghera, di cui
in breve tempo s'impossessò felicemente.
Ne’
suoi viaggj spesso si rivolgeva ai Santi Angeli Custodi delle persone, o
Tutelari di quei luoghi , e sempre segretamente recitava la Corona, e faceva
colloquii con Dio e con Maria Santissima del buon Consiglio , che , Compagna e
Direttrice dei suoi passi, portava seco in un sacco sospeso alle spalle.
Austero
d'ogni maniera con se medesimo, era altrettanto dolce, soave e condiscendente
con gli altri. Quanto riceveva per suo sostentamento dalla sacra Congregazione
de propaganda fide, tutto , o quasi tutto distribuiva fra coloro che intervenivano
o a pregare con esso , o ad udire le sue istruzioni, al doppio oggetto di
sovvenire la mendicità e di guadagnarla a Dio colle massime e la Dottrina di
Gesù Cristo; il che faceva parimente di quelle vesti, che Monsignor Pugliesi di
volta in volta gli regalava , onde potesse ripararsi dai rigori della stagione.
Avendo
sino dal principio delle sue Missioni osservato , che si erano fra quei popoli
introdotti alcuni sacrileghi sacrifizii di animali quadrupedi o di pesci
determinati, e che si facevano dei superstiziosi conviti, nei quali riponevano
la loro fede e la speranza di quelle grazie , delle quali abbisognavano ,
professando con somma tenacità gli errori e la credenza dell'eresiarca Paolo
Manicheo, stabilì con Monsignor Pugliesi e con gli altri Missionari, di
attaccare e distruggere cotesti riti figli dell’errore e della cecità.
Non
è possibile il dire quanto conviene quello che operasse a tale oggetto il
nostro D. Sebasțiano. Pregava, ammoniva, esortava , ed instruiva gli ignoranti
colla maggiore carità ed efficacia, ma tutto invano; tanta era l'ostinazione di
quelle genti.
Venne
egli allora nella determinazione con Monsignor Pugliesi di combattere cotesti
sacrileghi abusi nella occasione che più ne facevano pompa, e raccomandata la
cosa con acceso fervore al nostro buon Dio ed a Maria Santissima del Buon
Consiglio , con questo divisamento si portarono all' attacco.
Solevano
i Popoli di Orasce circa il giorno dell'Ascensione di nostro Signore
salire sopra di un alto monte, per eseguire colà i sopraddetti sacrifici,
all'oggetto di conseguire una abbondante raccolta di biade e di vino.
Consigliato
Monsignor Pugliesi dallo zelante suo Vicario , si diede a seguirli con il suo
Clero, e prima che avessero principio i sacrifizi, parlò ed inveì con tanta
forza, che il popolo si scagliò a distruggere quell'altare nefando, ed il
Vescovo , proseguendo il suo ragionamento, minacciò la scomunica e la
maledizione a chi per il primo avesse data la sua opera per rialzarlo.
Volle
il Signore benedire lo zelo del buon Pastore , e fece uscire dalle rovine di
quella ara un mostruoso serpente , sopra cui si fece per il primo il piissimo
Vescovo , e lo calpestò con coraggio, invitando gli attoniti spettatori ad
osservare a chi erano diretti i loro sacrifizi.
A
trionfo in allora fu compito , ed invece di quei sacrileghi riti, vennero da
quel tempo in poi sostituite le Rogazioni, secondo il costume della S. Chiesa
Cattolica, Apostolica, Romana.
Ritornato
il Clero , non sapeva Monsignore Pugliesi saziarsi di ringraziare il Signore,
riconoscendo l'ottenuto favore dalla misericordia di Dio e dalla protezione di
Maria SS. del Buon Consiglio, mossa, come egli diceva, dalle efficaci preghiere
di Monsignor Canepa.
Grande
fu la confidenza che da quel giorno in poi riposero i Cattolici di quei paesi
nella nostra amabile Madre, venerata col titolo del Buon Consiglio, che anzi i
Turchi medesimi ed i Scismatici nelle più gravi urgenze ricorrevano al Vescovo,
o al suo Vicario, che riconoscevano par grandi veneratori di lei, onde esserne
sovvenuti.
Era
un Scismatico nella città di Scivotevo oppresso dal Demonio. Si rivolse
egli, nella tristezza del suo stato, ai suoi Sacerdoti, ed a quelli dei Turchi,
sperandone la liberazione, ma essendo riusciti vani gli esorcismi dei primi, e
le magie dei secondi, ricorse a Monsignor Pugliesi , ed egli avendo ordinato a
D. Sebastiano di dare al Demonio il precetto in iscritto di abbandonare l' ossesso
, ne restò l'infelice libero al momento , sebbene per i tremendi giudizi di Dio
rimanesse ostinato nella sua eresia e nel suo scisma.
Avvenne
frattanto , che nel 1762 si eccitò nel regno di Bulgaria una peste desolatrice,
onde fu in questo tempo per la necessaria assenza di Monsignor Pugliesi al
governo della Diocesi il solo Monsignor Canepa Vicario generale , ed esso
seguendo i moti della sua carità , fatto tutto a tutti, affrontava i pericoli ,
e senza risparmiarsi assisteva , e sovveniva ognuno sì nello spirituale , che
nel temporale , prestando per anco l'opera sua a seppellire i cadaveri, che ritrovava
abbandonati lungo le strade.
Morto
in questo santo esercizio un Mercadante Raguseo , della cui carità si valeva al
bisogno, fu Monsignor Canepa, posto in quarantena, ed egli celebrando in quel
luogo la S. Messa, ed instruendo come meglio poteva il suo popolo, che in una
data distanza lo ascoltava , impiegò il tempo e l'opera indefessamente al
vantaggio delle anime a lui commesse , ed ivi scrisse un bellissimo libretto in
lingua Bulghera ad instruzione dei Missionari e dei fedeli.
Fu
in questo tempo ch'egli venne a sentire, che il Sig. D. Gio. Batt. Parodi
di Prà , Missionario in Begliani, si trovava pericolosamente ammalato ,
e che desiderava nel seguente giorno , e ad un'ora stabilita , di essere
benedetto da lui colla Sacra Immagine di Maria Santissima del Buon Consiglio ,
e ciò per potersi preparare, nella distanza dei luoghi, a quella benedizione ,
quel meglio , che avesse saputo.
Eseguì
Monsignor Canepa in Orasce quanto egli desiderava, ed il degno
Missionario restò libero dal contratto malore in quello istante medesimo ,
tanto che , nella stessa mattina in cui si celebrava la festa della nascita di
Maria Santissima, potè celebrare la Santa Messa al suo popolo.
Era
Monsignor Canepa nella sua quarantena , quando se gli presentò un vecchio
povero e di venerando aspetto , che egli non aveva veduto mai, e lo richiese di
qualche sussidio. Si scusò Monsignore , non potendo eseguire questo per le
leggi del luogo , in cui si trovava , ma assicurato dal medesimo , che non ne
avrebbe avuto male , sperando egli , che Dio averebbe gradita l' elemosina , e
liberato quel popolo dalla peste , si determinò a sovvenirlo , preso da uno
spirito di confidenza in Dio ed in Maria Santissima, fatta fare al suo popolo
la promessa di confessarsi e di comunicarsi , lo benedisse colla Immagine di
nostra Signora del Buon Consiglio , e la peste cessò subito, e quelli, che ne
erano infetti , guarirono , nè più i Cattolici di quei paesi ne furono
intaccati , per quanto continuasse ad infuriare nei luoghi circonvicini.
Esaminato
da Monsignor l' avvenuto , venne nel sentimento , che nella persona del vecchio
si celasse o il Patriarca S. Giuseppe , o qual che altro Santo de' suoi Protettori.
Terminata
la peste , molto fu quello , che egli ebbe a soffrire per gli uomini di quelle
contrade. Niente però vi fu , che più gli ferisse il cuore , quanto la
persecuzione, che nel 1765 sostenne in Orasce , per opera del Subascià ,
ossia Luogo tenente del Voivoda di Scivotovo (Svishtov).
Fiero
questi, crudele e nemico implacabile dei Cristiani , adocchiò un giovane
d'illibati costumi, e stabilì di farne fra i Turchi un seguace di Maometto , e
con questa determinazione , e col diritto dei prepotenti, lo carcerò. Gemeva
l'innocente colomba fra gli artigli dello sparviero : niente però vi fu , non
le minacce non le promesse , non gli orrori della carcere , che valessero a
fare titubare nel di lui animo o i doveri della Religione , o l'amore per Gesù
Cristo.
Saputosi
frattanto da Monsignor Canepa lo stato infelice di quel povero giovane, pianse
amaramente e piangendo, si buttò ai piedi di Maria Santissima del Buon
Consiglio , e prese l'immagine di lei fra le mani , lo benedisse, sebben da
lontano , ed ella , la nostra buona Madre , intenerita a tante lagrime, ammollì
il cuore di quel mostro , tanto chè, pieghevole alle preghiere del giovane ,
gli permise di portarsi alla Chiesa per assistere in essa ai Divini Uffizi ,
ferma la condizione ed il patto , che sarebbe a lui ritornato.
Giunto
egli colà fra il tripudio dei fedeli, sentì la Santa Messa , e si comunicò , ed
involato quindi dal popolo, si rifugiò in un paese sicuro , deludendo così
l'iniquo oppressore.
Ad
evitare i primi furori del Luogotenente , si ritirò Monsignor Canepa in una
piccola casa di un uomo Cattolico , e passò quel tempo sino alla sera in una
continua orazione. Irritato il Subascià per l'avvenuto , a sviare il popolo
dalla Chiesa, aprì feste di ballo sulla porta della medesima, obbligando i
giovani e le zitelle ad intervenirvi; e non contento di questo , fatta
catturare una pubblica meretrice, ordinò che fosse data in custodia del Vicario
Generale.
A
questo avviso Monsignor Ca nepa minacciò di fare ricorso ai tribunali della
Giustizia, per lo che, atterrito il Luogotenente, rivocò l'ordine dato.
Frattanto
l'Uomo di Dio convocò il Popolo per recitare il Rosario, ed avendolo in seguito
licenziato , tenne nella Chiesa consiglio con il R. don Giovanni Lanzi
Tirolese , e già Vicario di Puror, e con altro Missionario sul modo, con cui si
aveva a regolare intorno alla sacrilega condotta del suo persecutore.
Erano
nel ragionamento , quando il Lanzi, interrompendo i discorsi , preso dallo
spirito di Dio , rivolto a lui, esclamò: “Hostem repellas longius”; a
queste voci si buttò genuflesso M. Canepa dinanzi alla Immagine della Madre del
Buon Consiglio , e proseguendo la strofa, nell'impeto della sua divozione, gridò:
“Sì, buona Madre , vi prego, Hostem repellas longius, pacemque dones
protinus; ductore sic te previo, vitemus omne noxium”, e preso il quadro di
Maria Santissima fra le mani , lo presentò alla volta dell'abitazione del
Luogotenente.
Sentì
la buona Madre le preghiere del suo divoto , ed assai subito fu, d'ordine del
Cadì, ossia Giudice della Provincia , incatenato e condotto il Luogotenente fra
gli insulti alla Città di Scivotovo , e processato ; mai più si vide in
quelle parti.
Fu
fra gli altri suoi delitti incolpato per anche della condotta tenuta col povero
Giovane , e sì questi , che Monsignor Vicario , ad onta della loro ripugnanza,
furono obbligati a deporre nel Tribunale contro l'usata violenza , per cui non
solo esso , ma il fratello di lui , che era Vicario del Voivoda , ed il Voivoda
medesimo protettori di quel mostro, furono deposti dall'impiego e tolti alla
possibilità di perturbare in avvenire la pace e l'onestà dei divoti di Maria.
Subentrò
per cotesta provvidenza alla sofferta tempesta una calma placida , e decisa. Si
avvide però Monsignor Canepa, che sotto tanta cenere si nascondeva un fuoco ,
che avrebbe posto a nuove prove i Fedeli di Gesù Cristo ed i loro Missionari,
nè s'ingannò.
Viaggiava
egli nel 1766 da Varnopolzi verso Lesiani luogo della sua
Diocesi, quando d'improvviso si vide ravvolto in una imboscata de' Turchi ,
che, inviperiti, perchè ritrovavano per le di lui instruzioni inflessibili le
zitelle Cristiane ai loro desideri, avevano stabilito di ucciderlo, ed erano
già per iscaricare i fucili sopra di lui.
Invocò
egli il nostro buon Dio, e cogli Angeli tutelari di quei luoghi, la cara sua
Protettrice Maria Santissima , ed al momento , che era per cadere vittima della
sua carità , rimasti quei barbari stupidi, immobili ed insensati , passò Egli
in mezzo di loro proseguendo libero ed illeso il suo cammino.
Venne
frattanto il buon Servo di Dio a sentire , che mentre egli viaggiava,
preservato dalla Divina Provvidenza, erano stati di quei giorni catturati,
incatenati e battuti dai Turchi Monsignor Pugliesi, due Missionari ed alcuni
Cattolici per avere fabbricata una Chiesa; ed Egli, l'uomo della carità , che
aveva sempre avuto per nulla quanto gli andava personalmente ad accadere di
tristo, sensibilissimo al sofferto dai suoi compagni, cadde malato e si ridusse
agli estremi di sua vita.
Iddio
però che voleva premiare anche in questo mondo le sue fatiche e la sua virtù,
lo risanò.
Fu
intorno a questo tempo , e precisamente nel 1767., che essendo stato Monsignor
Pugliesi traslato dalla sua Cattedra Vescovile a quella di Ragusi , volendo la
Sacra Congregazione sostituire al Vescovato di Nicopoli un uomo, che ne facesse
meno sensibile la perdita , elesse per di lui successore a quel Vescovato M. D.
Sebastiano Canepa , soggetto che Ella molto ben conosceva per l'operato in
quelle Missioni.
Fa
tenerezza il sentire quanto Egli seppe scrivere per essere esentato da quella
eminente dignità, sino a caricare se stesso del tardo avanzamento delle Missioni,
originato , come egli diceva , dai suoi difetti e dalle sue colpe; ma ricevuto
in risposta un precetto di ubbidienza, partì per Costantinopoli, ove nel giorno
26 di giugno dell'anno 1768 fu consecrato Vescovo della Chiesa di Nicopoli da
Monsignor Giuseppe Roverani, Arcivescovo di Marcianopoli e Vicario Apostolico
di Costantinopoli.
Fatta
la di lui Consecrazione, per uno di quegli effetti di Provvidenza , che noi
d'ordinario non conosciamo, se non se dopo , che ne sono dal tempo sviluppati
gli arcani, Monsignor D. Sebastiano Canepa regalò a Monsignor Roverani la
Sacra Immagine di Maria Santissima Madre del Buon Consiglio, che Egli aveva
sempre voluto compagna indivisibile de' suoi passi , e contento di averla tutta
nel cuore , partì per la sua Diocesi.
Era
così povero , che non avendo con che decentemente vestirsi nella nuova carica ,
di cui era stato onorato , gli fu dai Mercanti Cattolici di Adrianopoli
regalato tanto di panno, di quanto abbisognava a farsi una tonaca.
Giunto
cosi in Orasce , ripigliò , senza punto arrestarsi, le ordinarie e
faticose pratiche della sua vita, scarso cibo, scarso sonno, continui
pellegrinaggi, prediche, instruzioni, amministrazione de' Sacramenti , costante
e tenero Padre de' poveri, e dolce conforto e consolazione degl' infermi.
Ma
la sua complessione cedeva all'impeto del suo zelo , e sorpreso da una lenta
febbre , in breve tempo fu ridotto agli estremi della sua vita. Non sopravvisse
che sette mesi ed otto giorni alla ottenuta dignità , e ricevuti i Santissimi
Sacramenti, assistito dai Missionari suoi fratelli , e pianto persino dai
Scismatici, e dai Turchi , accorgendosi che il tempo del suo passaggio alla
Eternità si affrettava, intonate le Litanie di Maria Santissima, spirò nella
recita di queste la benedetta sua anima.
E
così quegli , che poteva dirsi , a ragione, l'innamorato di Maria Santissima ;
quegli , che dalla prima sua giovinezza l’ebbe sempre per Madre ; che si
gloriava persino della polvere de' suoi altari; che la visitò in quanti Santuari
si trovano lungo la strada di Loreto da Genova a Roma , che eletto Missionario
della Bulgaria , pose se stesso e le sue Missioni sotto la di lei protezione ;
che l'ebbe Consigliera in Orasce a trionfare della superstizione dei
Scismatici, per scudo , e difesa contro i libidinosi prepotenti di Scivotovo;
che risanò per essa dalla peste i Fedeli della sua Diocesi ed il Missionario di
Bolgiani , che rese colla sua fede nella onnipotenza di Dio , e nella
protezione di Maria, stupidi ed immobili gli Ottomani assassini di Lesiani;
quegli , che non visse , nè operò cosa , se non consigliandosi con sua Madre ;
giunto agli estremi della sua vita , muore col dolce nome di Maria fra le
labbra , ripetendo le glorie e le qualificazioni, di cui la Chiesa universale
l'onora.
Cristiani,
è la morte il compendio della vita . L'uomo , morendo, non si nasconde ; tale
si palesa , quale veracemente è in se stesso ; così si muore, come si è vivuto.
lo
ho tralasciato di dire molte cose, che ne provano quanto Monsignore D.
Sebastiano Canepa fosse caro al Signore , e l'ho tralasciato , perchè non hanno
un immediato rapporto colla Sacra Immagine di Maria Santissima del Buon
Consiglio, che è il principale oggetto di questo scritto.
Non
ho parlato , nè punto , nè poco del dono che Egli ebbe da Dio della profezia e
della cognizione delle cose future, di cui si valse specialmente a determinare
i suoi popoli alla frequenza dei Sacramenti : vi supplirò ora almeno alla
sfuggita, lasciandone un più minuto dettaglio ad una penna più felice , che intraprenda
a scriverne diffusamente la vita.
Era
fra gli abitanti della sua Diocesi il detestabile costume di non accostarsi ai Sacramenti,
finchè non fossero maritati, non curando il precetto della Chiesa di
confessarsi e di comunicarsi almeno una volta all' anno.
Afflitto
il buon servo di Dio per una così dannosa costumanza, fece di tutto e per
istruirli , ed illuminarli in quello , che era di preciso loro dovere , ma non
ottenendone il frutto che bramava , passò dalle istruzioni alle minacce dei
divini castighi, e queste avevano in seguito il più terribile adempimento.
Guardatevi,
disse un giorno l’illuminato Vescovo ad un uomo di cotesto carattere,
guardatevi ed ubbidite a quanto vi viene suggerito, da che Iddio è stanco di
aspettarvi.
Le
ammonizioni furono inutili , e dopo due mesi quell’infelice morì, confessandosi
solo agli estremi della sua vita.
Più
disgraziata di lui fu pur anco una vecchia, denominata la Babbaiona. Dura,
inflessibile, non volle, benchè sola in tutto il suo casale, santificare la
Pasqua, secondo il calendario Romano. Inutili furono gli avvertimenti e le
minacce, e morta impenitente, qual visse, e fu sepolta senza il benefizio delle
esequie, e l'onore del cimitero.
Morirono
pure cosi in Butero senza potersi confessare una donna e due zitelle ,
che non avevano voluto soddisfare al precetto Pasquale.
Il
caso però il più terribile , e di cui il Signore si servì ad illuminare i
Cristiani di quella Diocesi , fu ciò , che avvenne nel Villaggio di Bagliani
(Belene).
Un
vecchio nemico della Chiesa , e che cercava quel più che sapeva di sviare la
gente dall'ascoltare le Missioni, fu da Monsignor Vescovo minacciato di scomunica,
se non si fosse ravveduto. Sii tu, gli rispose il temerario, sii tu lo
scomunicato , scandalizzando non solo i Cristiani, ma un Turco medesimo , che
presente all'avveduto, lo rimproverò.
Venne
frattanto la Pasqua, e mentre i fedeli la santificavano con somma religione ,
si diede quell'empio a vomitare grandi e sacrileghe bestemmie contro quelli,
che soddisfacevano al precetto , e voltosi quindi per ritornarsene a casa, giunto
alla porta della medesima, cadde stramazzone, ed urlando e bestemmiando morì.
Oh
voi, che vi gloriate di non tener conto di Dio e di calpestare la Chiesa nei
suoi precetti, specchiatevi in cotesto vecchio, e tremate.
Oh
quanti di vostra Setta sono morti così! Chi vive da forsennato, muore da
disperato.
Era,
siccome si è detto , l'Immagine di Maria Santissima del Buon Consiglio
pervenuta alle mani di Monsignor Roverani. Ne conosceva egli il tesoro ,
memore di quel molto, che il Signore Iddio si era compiaciuto di operare per
lei nelle Missioni di Monsignor D. Sebastiano Canepa, e la destinò ad essere il
quadro della sua cappella privata in Costantinopoli; ma contratta nel 1772 la
peste nella visita pastorale , che egli fece di Adrianopoli e di Rodosti , e
sentendosi prossimo alla morte, nominato il R. D. Francesco Antonio Maria
Frachia all'impiego di suo Provicario Apostolico, passò il Quadro di Maria
Santissima nelle mani di lui , che già lo aveva per cinque anni lodevolmente
servito in qualità di suo Cancelliere.
Morto
Monsignor Roverani , ed eletto in suo luogo dalla Santità di N. S. Clemente XIV
Monsignor Bavastrelli già Vescovo di Scio, lo condecorò col titolo di
Arcivescovo di Eraclea , ed entrato al governo della sua Diocesi , partì il R.
D. Frachia da Costantinopoli , e fatto vela per Venezia , si portò a Roma , il che
fų nel 1775, recando seco il prezioso tesoro, acquistato nella morte di M.
Roverani.
Breve
fu la vita di M. Bavastrelli , e breve quella di M. Pugliesi, che traslato da
Ragusi a Costantinopoli , venne esso pure a morire , a cagione della peste
contratta nel 1778 nello esercizio del suo dovere e della sua carità. Morti
cotesti degnissimi, e piissimi Prelati , fu dal Santo Padre Pio VI nominato a
quella carica Monsignor Frachia col titolo di Arcivescovo di Teodosiopoli , ed
egli preso seco il R. D. Giacomo Pastore, Sacerdote della Congregazione
dei Battistini, partì di Roma, e giunto a Livorno s'imbarcò sulla nave Ragusea
del Capitano Luca Viscovich , e veleggiando per Smirne, venne di colà a
Costantinopoli.
Teneva
egli, lungo il viaggio, sospesa sopra il suo letto l'Immagine di Maria
Santissima, raccomandandole nel fervore del suo spirito la nave , e
l'equipaggio della medesima. Grande fu la fede, che si eccitò per lui nel
Capitano e nei marinari verso di nostra Madre Maria Santissima, tanto che nelle
tempeste , e nei pericoli chiedevano tutti con istanza, che l'Immagine fosse
loro portata sulla poppa del vascelIo, e prostrati dinanzi a quella, intonavano
le Litanie.
Maravigliosa
cosa era per testimonianza giurata del R. D. Giacomo Pastore, che mai giungevano
quelle preghiere al suo termine , che i venti non si calmassero , o le furie
non cessassero del mare.
Arrivato
Monsig. Frachia in Costantinopoli, ad imitazione di Monsignor Roverani , volle
che l'Immagine di Maria Santissima del Buon Consiglio fosse il quadro della sua
Cappella privata, ornandolo di un ricco baldacchino , e di un manto di broccato
d'oro con cornice dorata e cristallo. Quale fosse la divozione sua , e quale la
sua fede nella nostra buona Madre , per quanto si facesse palese in tutto il corso
della sua vita , mai però si conobbe meglio, che negli ultimi tre anni e mezzo
, che prevennero la sua morte.
Colpito
da un accidente apopletico ed in chiodato in un letto così , che non valeva a
muoversi senza l'ajuto dell'altrui carità, chiese che gli fosse portata nella
camera l'Immagine della cara sua Consigliera, e guardandola spesso , e
riguardandola , ecco , diceva , la mia Consolatrice. Voi siete, o buona Madre,
il mio sollevamento nel penoso stato , in cui mi ritrovo; lo siete in vita , e
lo sarete , siccome lo spero , nelle mie agonie, disse, e quanto disse si
avverò.
È
la Religione l'unico e solo conforto di chi muore. Gli agj e gli onori perdono
nella morte la forza della loro magia ; gli amici ne abbandonano; la vita si
perde fra gli affanni : che più ne resta a consolarci fuori che Dio ? Oh Madre
del Buon Consiglio , imprimete nell'animo dei Cristiani cotesto santo pensiero.
Morto
Monsignor Frachia successe a lui M. Giulio Maria Dameno, Vescovo di
Arata , che già da sette anni in circa lo aveva servito , ed assistito in
qualità di Vescovo Coadjutore con futura successione. Era questi un indefesso
ed instancabile Missionario, impiegato in addietro nella carica di Vicario
Apostolico di Smirne, soggetto di grande merito, e che contava 44 anni di
Missione in quelle parti.
Subentrato
a Monsignor Frachia, venne egli in possesso della Sacra Immagine di Maria
Santissima del Buon Consiglio , e forse ad imitazione dei suoi Predecessori
l'aveva destinata per quadro della sua Cappella privata, quando ottenuto dal R.
D. Giacomo Pastore il permesso dalla Sacra Congregazione de propaganda fide
di partire da quelle Missioni, pregò Monsignor Dameno a volergliela concedere
per una dolce memoria del defunto M .Frachia, presso di cui si era per più anni
prestato nell'impiego di suo Segretario, ęd ottenuto da lui il prezioso dono,
partì da Costantinopoli per la nostra Italia il di 15 novembre dell'anno 1796.
Lieto
oltre ogni credere per un acquisto si caro , s'imbarcò , dirigendosi a Malta ,
per quindi passare di colà a Genova. E la stagione dell'inverno pericolosa ai
naviganti, ed Egli ne ebbe a fare la trista esperienza per se medesimo. Impiegò
un mese fra le procelle, ed i pericoli a chiudersi nel porto di Malta. Più volte
i Marinari si erano dati per perduti, ed una fu la voce, ed il sentimento
dell'Equipaggio, che l' essere ancora fra i viventi lo dovevano essi e tutti lo
dovevano alla protezione di Maria Santissima del Buon Consiglio , a cui sempre
avevano fatto ricorso.
Non
fu però mai , che si avvedessero di quel che valeva la nostra buona Madre ,
chiamata in ajuto dai suoi Divoti, quanto allora che, ripresa la navigazione,
si ritrovarono presso al Capo Corso nel più terribile e pericoloso frangente,
in cui potesse trovarsi un Vascello. Era il mare a montagne, ed il vento
rabbiosamente furioso. Pareva che la nave ad ogni istante si sfasciasse, quando
d'improvviso nel maggior bujo della notte, cessato onninamente il vento ,
restarono penzole le vele , ed incapaci a sostenere quel legno , ed il timone
fuori d'ogni uso , e d'ogni servizio , per į sussulti irregolari del mare .
Le
sole maree erano le arbitre di tutti i suoi movimenti , onde era inevitabile,
per la vicinità della terra , o il rompersi fra i scogli , o il rovesciarsi
sopra i fondi sassosi, o banchi di arena.
Atterrito,
il Piloto avvisò il Capitano e l'Equipaggio dell'estremo ed imminente pericolo,
e tutti nella mancanza d'ogni umana risorsa, volsero gli occhi ed il cuore a
Maria Santissima del buon Consiglio, che già avevano nei corsi pericoli
esperimentata per Madre.
Erano
nelle preghiere, quando si suscitò inaspettato un vento favorevolissimo di terra.
Le vele ripresero la desiderata loro attività , e tutta la sua forza il timone;
onde, tolto il Vascello alle correnti, e ripresa la libera navigazione poterono,
fra le benedizioni, ed i ringraziamenti all'Altissimo ed a Maria Santissima,
entrare in breve tempo nel sospirato porto di Genova.
Giunto
il Reverendo Don Giacomo Pastore al termine della sua navigazione, dopo
22 anni impiegati nelle Missioni della Bulgaria, partì di Genova per Lerma,
luogo del Monferrato; e nel 1797 si restituì in seno della sua fami glia,
depositando in sua casa il quadro di Maria Santissima del Buon Consiglio, che
Egli aveva graziosamente ricevuto in dono da Monsig. Dameno in Costantinopoli.
Era
cotesta Sacra Immagine ovunque si trovava, quasi l’Arca del Signore in casa di
Obededon. Abbiamo veduto come ella fu in ogni luogo delle Missioni di luce ai Fedeli,
a conservare fra loro il deposito della Religione; di terrore ai demonj,
cacciandoli dall'ossesso di Scivotovo; di consolazione agli afflitti, ed ai
perseguitati; di sollevamento nelle malattie, e di conforto negli ultimi, e pericolosi
frangenti della morte: l'abbiamo veduta stendere sopra i naviganti la sua
protezione; calmare, invocata, i venti procellosi, frenare l'ire del mare, e
condurre salvi, e sicuri nei porti i vascelli, e gli equipaggi, che più non
avevano, che in lei sola la loro fede e la loro speranza; vediamola ora in casa
del Reverendo D. Giacomo Pastore, ove ella fu da quel Missionario portata dopo
40 anni di continue gite , e perpetui pellegrinaggj , dalla prima sua partenza
di Roma, all'ultimo suo ritorno in Italia.
Era
il Signor Andrea Pastore, fratello di D. Giacomo, il Sindaco del Comune
di Lerma , e ne copriva l'impiego di quei giorni, dei quali più furiosa ardeva
la guerra fra gli Austriaci collegati coi Russi ed i Francesi.
Paese
senza difesa, cambiava spesso di Padrone; onde è, che tutta richiedeva la
prudenza di un uomo savio per prestarsi a tutti, non offendere nessuno , e
sapere scegliere in ogni circostanza o il maggior bene, o il minor male, a
benefizio del Pubblico.
Pareva,
che una condotta cosi prudente, e ragionata dovesse sottrarlo agli urti di ogni
sinistro, e pure la cosa non andò così. Fatta colà nei 19 di giugno dell’anno
1801 una scorreria dai soldati Austriaci a cavallo , si portò il Capitano alla
casa del Sindaco , e richiedendolo di un uomo , che, per quanto ei diceva , lo
interessava molto , e non potendone avere contezza da chi non ne sapeva nulla,
ordinò, che a coda di cavallo , e strascinato per Lerma, fosse il Sindaco
condotto al campo, per essere colà militarmente giudicato. Ad un ordine così
tristo e sragionato, spaventata la famiglia si buttó piangendo ed urlando ai
piedi di Maria Santissima del Buon Consiglio, e la moglie, il marito ed i figli le chiedevano il Padre.
Ogni
momento era prezioso , giacchè il tutto si disponeva alla crudele esecuzione ;
quando d'improvviso salito in quella casa il Reverendo Don Gaudenzio Dotta
Ex -Gesuita , uomo di singolare pietà e dottrina, che per 22 anni era stato
Lettore in Sassari, posseditore di più lingue , e parlatore eccellente del dialetto
Tedesco , visto con sorpresa il tenero ed orribile quadro , così si diede a parlare
, e con tanta forza , che riconosciuto dal Capitano il suo torto , e cangiato
di cuore e di sentimento, ordinò che il Signor Andrea fosse sciolto , e facendo
con esso le sue scuse, partì.
Oh
Madre del Buon Consiglio , quanto sei provida al bisogno , e quanto pieghevole
verso chi tutta ripone nel materno tuo amore la sua speranza!
Cosi
passavano in Lerma le cose a favore dei Divoti di nostra Madre, quando in Sestri
di Ponente, ove nulla di quanto avveniva colà si sapeva, si tenevano spessi
ragionamenti fra i pii Sacerdoti della Chiesa Parrocchiale di S. Giovanni
Battista, i parenti, ed il Reverendo Don Alberto Barilari, cugino di Monsignor
D. Sebastiano Canepa sulle molte virtù di quel piissimo Vescovo : ed “Oh!”,
dicevano fra loro, “quanto dolce cosa sarebbe, se potessimo avere fra noi la
Sacra Immagine di Maria Santissima del Buon Consiglio, che sempre Monsignore portava
seco, e per cui tante e prodigiose cose operò in tutto il corso delle sue
Missioni fra quelle genti barbare e miscredenti: ma come sperarla! Morto Egli
in Orasce, chi sa che sarà stato del Quadro? E quale conto ne sarà stato
tenuto!”.
Sospiravano
Eglino un così grande tesoro e non sapevano quanto fosse loro vicino , e come
fra breve sarebbe stato per essere nella loro Chiesa il soggetto della tenera
loro divozione , e la benefattrice di tutto quel Comune.
Ed
ecco, che noi siamo a vedere l'adempimento di quello che già scrissi, parlando
del dono che Monsignor Canepa fece di cotesto quadro a Monsignor Roverani, compiuta
la consecrazione sua in Vescovo di Nicopoli, e quanto sia vero che la Divina
Provvidenza chiude frequentemente in molti avvenimenti profondissimi arcani,
che ne sorprendono al momento, e che solo nel tempo che ci si sviluppano, ne
conosciamo le tracce e ne adoriamo le amabili disposizioni.
Ella
è cosa certa , che se la Sacra Immagine di Maria Santissima del Buon Consiglio
non fosse stata da Monsignor Canepa regalata a Monsignor Roverani sette mesi, e
pochi giorni prima della sua morte , si sarebbe facilmente smarrita, rimanendo
poco meno che in possesso del primo Occupante.
Iddio
però, che per i suoi fini Santissimi la voleva conservata, fece in guisa che
Monsignor Canepa per quel breve spazio di tempo se ne privasse, onde nel giro
degli avvenimenti potesse venirsene a noi, munita della desiderata autenticità
di quattro piissimi Arcivescovi , che se la passarono successivamente l'uno
alle mani dell'altro.
È
proprio della giustizia di Dio, siccome di punire qualunque siasi difetto degli
uomini, così di premiare in loro la pratica d'ogni virtù, niuna eccettuata.
Aveva
Monsignor Canepa un cuore sensibilissimo per tutti, ma specialmente per quelli
ai quali era attaccato per sangue , e noi l'abbiamo veduto nella assistenza
prestata a suo padre , a sua madre, a suo fratello, a sua sorella , che
morirono colpiti dalle febbri epidemiche , originate in Genova dal blocco di
quella Città.
Ora
se noi cacceremo una rapida occhiata sui movimenti del cuore umano, verremo facilmente
a conoscere , quanto per cotesta sensibilità abbia avuto Egli a soffrire nel
distacco , che fece da tutti i suoi parenti , allorchè stabilì di dedicarsi
alle Missioni frá i Barbari per la causa di Gesù Cristo e la dilatazione della
Santa di lui Religione , e quanto ebbero i suoi congiunti a tollerare per la
partenza di una persona d'un così amabile carattere e di una virtù così grande
e decisa .
Iddio
, che tutto tiene a calcolo , volle che cotesti sacrifizj avessero il loro
premio , e dispose le cose così, che , a gloria di Monsignore, viva restasse
sempre, e costante la memoria di lui fra i suoi congiunti e parenti , e che a
consolazione dei medesimi , se ne venisse Egli fra loro , se non di persona ,
con quello almeno che Egli aveva avuto di più caro, vivendo, colla Immagine
cioè di Maria Santissima del Buon Consiglio , che fu la sua delizia , la sua
Consigliera, la sua Protettrice in tutti gli avvenimenti i più scabrosi e
difficili delle sue Missioni in Bulgaria , e che così avessero eglino in essa
il compenso di quanto soffrirono per la di lui lontananza.
Ora
come una tale cosa accadesse , questo si è quello , che mi rimane a scrivere
per compimento dell'impegno, che mi sono addossato.
È
la Parrocchia di S. Gio. Battista di Sestri popolata da un considerevole numero
di persone congiunte per sangue a Monsignor Canepa. Spesso , siccome abbiamo
già detto , facevano fra loro una dolce commemorazione di lui , e nella perdita
, che ne avevano fatta, avrebbero a loro conforto desiderata fra loro l'Immagine
di Maria Santissima del Buon Consiglio, sì cara a Monsignore; ma come
lusingarsene, combattuti dal ragionato timore, che si fosse sperduta fra i
Barbari della Bulgaria?
Avvenne
intanto di questi giorni che il Reverendo D. Alberto Barilari cadde ammalato,
e non potendo riaversi dalla sofferta infermità , stabilì di cambiare aria e di
portarsi a Lerma, e vi si portò difatti, passando per Casalegio.
Ed
ecco come la Divina Provvidenza lo guidò a coloro che tutto potevano
contribuire a soddisfare ai desiderii suoi , ed a quelli degli altri suoi
parenti nel desiderato acquisto della Sacra Immagine.
Si
trovava di quei giorni in Casalegio il Reverendo Don Giacomo Pastore ,
quello stesso rispettabile Missionario, che avendola ricevuta in dono da Monsignor
Damero , l'aveva dopo un lungo e penoso viaggio portata in sua casa.
Giunto
D. Alberto colà, venne assai presto col medesimo a ragionamento si di Monsignor
Canepa, che del quadro di Nostra Signora del Buon Consiglio , ed è più facile
assai l'immaginare che il dire quale fosse la sorpresa e la consolazione del
medesimo, allora che intese quello che Iddio aveva operato di grande per la
sopraddetta Sacra Immagine , e come fosse pervenuta in sua mano , e come Egli
l'avesse seco in Lerma.
Grande
si accese in lui per tale inaspettato scoprimento il desiderio di averla in
dono per la Chiesa Parrocchiale di S. Gio. Battista , e tanto più allora , che
intese, come per maggiore autenticità del quadro, era nel rovescio del medesimo
di carattere di Monsignor Don Sebastiano Canepa, l'inscrizione del giorno, e
dell'anno , in cui l'aveva egli stesso benedetta nella Chiesa dedicata alla
natività della Vergine in Orasce , con queste precise parole:
Benedicta fuit a me Sebastiano Canepa
in Ecclesia dicata Nativitati Beatae Mariæ Virginis
in Orasce anno 1760, die 1 martii.
Se
grande però era il suo desiderio , niente meno grande era il timore di un
felice riuscimento, istante le prevedute difficoltà di tutti, ma specialmente
della moglie del Sindaco, che l'aveva assai cara per l'operato da Maria Santissima
a salvarle il marito dalle furiose determinazioni di quell'Austriaco, che ne
aveva ordinata la cattura.
Comunque
però la cosa fosse , non si perdė egli di coraggio , e rappresentando a quei
Signori , quanto un culto pubblico fosse preferibile al privato, e quanto
sarebbe stato grato a Dio un sacrifizio , che ritornava a gloria di Nostra
Madre , non si stancava di procurarne l'acquisto per la Chiesa Parrocchiale di
S. Gio. Battista di Sestri.
Tutto
però era vano di fronte ad un amor proprio , giustificato in ciascheduno da un
divoto trasporto di divozione e di gratitudine.
Mentre
le cose erano in questo stato, avvenne che la cognata di D. Giacomo fu sorpresa
da una grave e pericolosa malattia di petto, tanto che fu sacramentata , e di
già il tutto si disponeva alla morte. Posta in così grave, ed estremo cimento ,
chiese , che le fosse portata in sua camera la Sacra Immagine di Maria
Santissima del Buon Consiglio; e di essere con essa benedetta , e piena di
confidenza in lei, se le raccomandò.
Giunsero
, come è ben da credere, le sue preghiere all'amabile sua Protettrice , ed in
pochi giorni, superato ogni malore, si riebbe facilmente in salute. Sembrava ,
che questo nuovo favore dovesse in essa raddoppiare le difficoltà di
privarsene, e pure la cosa non fu così .
Dio
le toccò il cuore , Dio la illuminò , ed ella conobbe , che le ragioni addotte
da D. Alberto dovevano valere in lei più che una sensibile tenerezza, e considerando
forse , che M. D. Sebastiano Canepa se ne era saputo privare a maggior culto e
gloria di Maria Santissima, si determinò essa pure a quel sacrifizio ,
dedicandola alla Chiesa di S. Gio. Battista di Sestri, previa una formale
petizione del venerabile Clero e dei Signori ufficiali della medesima, contenta
di averne una copia a sua consolazione, siccome consta da rispettiva scrittura
del dì 2 ottobre 1803.
Lieto
oltre ogni credere il Reverendo D. Alberto Barilari per una tale
determinazione, si portò in Casalegio con il Sacerdote D. Giovanni de
Battista Chiappori , ambedue del Comune di Sestri di Ponente , e nel giorno
17 maggio dell'anno 1804 , ricevuto formalmente dal Reverendo Don Giacomo
Pastore il sospirato Quadro , ricchi di un così prezioso tesoro, colla
maggiore e possibile decenza se lo trasportarono in Sestri, ove giunsero il di
seguente ad un’ora di notte.
Sparsa
fra il popolo la nuova dell'avvenuto , grande fu la folla di coloro che accorsero
alla casa di D. Alberto , per ivi visitare la Sacra Immagine , e venerare in
lei la cara ed amabile Madre del Buon Consiglio , che dopo 40 anni di continui
pellegrinaggi si era degnata di condurla fra loro ad essere la loro delizia
,siccome la fu già per tanto tempo dell'Ill.mo Rev.mo D. Sebastiano Canepa, congiunto
ad essi o per sangue, o per concittadinanza.
Uno
fu il sentimento di tutto il Comune di collocarla all'Altare di S. Giovanni
Battista titolare della loro Parrocchia ; e mentre dalla divozione dei Parrocchiani
veniva dato al medesimo un più grande abbigliamento e splendore, chiesero, che
, a consolare la divota impazienza del popolo , fosse ella riposta sull’Altar
maggiore della suddetta Chiesa , siccome avvenne di fatti pel dì 30 dicembre
del sopraddetto anno.
Il quadro di mons. Sebastiano Canepa,
nella sua attuale collocazione.
Fu
il trasporto del Sacro Quadro festeggiato da un grandissimo concorso dei Divoti,
e fu la Sacra Funzione solennizzata per un triduo con orazioni panegiriche, ed
universale tripudio di quella religiosa popolazione.
Giunto
finalmente il di 6 di aprile dell'anno 1805 , in cui dalla Chiesa universale si
faceva commemorazione dei sette dolori di nostra Madre , ristorato l'Altare di
S. Gio. Battista e ribenedetto dal Molto Reverendo D. Santo Odicini
Preposito di quella Chiesa circondata dal Clero, e da una numerosa moltitudine
di Divoti, fu la Sacra Immagine di Maria Santissima del Buon Consiglio
collocata colà a perpetuo trono delle sue beneficenze.
Io
non starò qui a narrare quali e quante sieno state queste , e quanto luminose
sino al giorno d'oggi , giacchè parlano per me di una voce trionfante i sacri
voti , che la circondano , e le testimonianze di quelli , che ne esperimentarono
il Patrocinio in ogni sorta dei loro bisogni ed infortuni, e solo pregherò coloro
, che leggono la presente istoria ad avermi raccomandato presso l'amabile Madre
del Buon Consiglio, onde mi sia di scorta , e di difesa nei pericolosi frangenti
della vita, e negli estremi combattimenti della mia morte .
FINE.
O
fonte inesauribile
Di
grazia è di virtute ,
Madre
del Buon Consiglio
Onde
speriam salute ,
Dai
Barbari confini
Venuta
ai lidi Liguri
Segno ai voler Divini.
Te
noi preghiam devoti ,
Danne
un consiglio santo ,
Di
noi pentiti i voti
Riguarda
, e a Te daccanto
Accogli
il di che Morte
Sciorrà
nostre ritorte .
Per Te si fuga il turbine ,
E
l’orride tempeste ;
Per
te le accese fulguri
Si
estinguono e la peste.
All’egro,
al triste, al naufrago
Tu
sei vita e conforto ,
Tu sei rifugio e porto .
Al Padre Eterno , al Figlio
Sia
gloria e al Santo Spirito
Per
Te, del Buon Consiglio
Intemerata
Vergine ;
Figlia
ad un tempo e Sposa
Di
Dio Madre amorosa.
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