18 novembre 2014

Voltiamo pagina: il miracolo della memoria a Belene

Sabato scorso qui a Belene è accaduto un miracolo.
Prima di sabato molti non ci credevano, tanti pensavano ad uno scherzo, altri ci hanno etichettato come sognatori....
Dopo sabato, resta la gioia di un popolo che è stato protagonista di un miracolo: per la prima volta, dopo 25 anni dal rumoroso crollo del muro di Berlino e della Cortina di Ferro, dopo 25 anni di vergogna e paura, di silenzio e dimenticanza, di divisioni e ritorsioni... il popolo bulgaro si è riunito a Belene, riconcilato e sereno, anzi, festoso e gioioso, per festeggiare i propri martiri.
Un miracolo che ha fatto molto rumore sulle televisioni e la stampa, ma di cui non tutti hanno colto il significato epocale.

Per ora pubblico in traduzione italiana il lungo reportage del giornalista Hristo Hristov (тука мождете да го четете на български  Когато мъчениците на комунистическия режим и вярата обединяват).
Tra tutti i reporters presenti. è l'unico che ha colto il filo rosso dell'evento, collegandone tutti i passaggi.
Buona lettura. Seguiranno certamente altri approfondimenti e immagini.

Prima di continuare a leggere, guarda questo video riassuntivo, realizzato dall padre conventuale Ventsi Nikolov di Pleven: sono solo immagini, ma si capiscono in tutte le lingue del mondo:



QUANDO I MARTIRI DEL REGIME COMUNISTA E DELLA FEDE UNISCONO
di Hristo Hristov
Domenica, 16 novembre 2014

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Per la prima volta, dopo 25 anni, i rappresentanti delle varie denominazioni religiose cristiane si riuniscono ad una tavola rotonda per parlare dei testimoni della fede durante il regime comunista.Da sinistra a destra: il pastore Bedros Altunyan, rappresentante dell’Unione delle chiese episcopali-metodiste-evangeliche; il sacerdote ortodosso Zoran Mamucevski; p. Paolo Cortesi, parroco della comunità cattolica di Belene; Rosen Plevneliev, Presidente della Bulgaria; Momcil Spasov, sindaco di Belene; Sua Eccelenza Hristo Proykov, Presidente della Conferenza Episcopale Bulgara.

La fredda mattinata del 15 novembre 2014 non scoraggia i cittadini di Belene: le persone di tutte le parti della città si radunano nella chiesa cattolica Natività di Maria, costruita nel 1860.
I veicoli provenienti di tutta la Bulgaria affollano le strette vie accanto al tempio. Tutti gli alberghi locali son stati riempiti il giorno precedente. Tanti si sono messi in viaggio all'alba verso Belene.

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Il cortile del Santuario pieno di gente venuta da tutte le parte della Bulgaria per la festa dei martiri bulgari. Sulla facciata della chiesa sono esposti i volti dei quattro martiri della fede Eugenio, Pavel, Kamen, Yosafat.

Nell’ampio cortile della chiesa, la folla ronza come le api. Ogni anno, in questo giorno, i belenciani onorano la memoria dei martiri bulgari, vittime della dittatura totalitaria del Partito Comunista Bulgaro (BKP). Proprio qui è concentrata la piu grande comunità cattolica bulgara e forse per questo si percepisce più forte la memoria delle tre vittime fucilate nella notte dell’11 novembre 1952: i preti cattolici Eugenio Bosilkov, nativo di Belene, Kamen Vicev, Pavel Gigiov, Josafat Shishkov, proclamati beati da papa Giovanni Paolo II.

Una festa molto speciale

La festa a Belene, quest'anno è speciale, perché coincide con la commemorazione del 25 anni della caduta del comunismo e la nascita della democrazia in Bulgaria. Il parroco locale, p. Paolo Cortesi, ha deciso di convocare una tavola rotonda per unire, per la prima volta, rappresentanti delle diverse religioni cristiane. Nello scorso mese di aprile il prete cattolico ha avviato un Comitato per creare un Memoriale delle vittime del comunismo situato all’isola di Belene, sul luogo dell’ex-campo di concentramento.

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La chiesa è affollata (400 seduti, 50 sul presbiterio, 200 in piedi e qualche centinaio sul piazzale, n.d.t). Tra gli ospiti ci sono il sindaco di Belene Momcil Spasov (secondo da sinistra a destra) ed il direttore del Carcere Pavlin Kamburov (il terzo da sinistra a destra).
Il 15 novembre 2014 l’idea della tavola rotonda diventa un fatto: Belene ospita il primo storico incontro organizzato dal clero Bulgaro e legato alla riflessione sul passato comunista, intitolata: “Testimoni della fede durante il regime comunista”.
La presenza del Presidente della Repubblica Rosen Plevneliev è significativa, perché questo evento raggiungesse importanza al livello nazionale.

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Numerosa è la presenza di giovani a Belene, una cosa rara.

La messa solenne in memoria delle vittime per la fede
La festa ha inizio con la messa solenne. La chiesa era letteralmente affolata: le persone di ogni età, intere famiglie, autorità locali, tra cui il sindaco di Belene, Momcil Spasov ed il direttore del prigione Pavlin Kamburov.

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La messa solenne è stata presieduta dal Nunzio apostolico, mons. Anselmo Pecorari.
P. Paolo Cortesi ha salutato così i pellegrini: “Carissimi fratelli e sorelle in Cristo! Benvenuti a Belene, nel Santuario del beato Eugenio Bosilkov. Sono felice di ricordare oggi, insieme a voi i martiri che hanno sacrificato la propria vita per la fede, per la chiesa e per la Patria: Eugenio Bosilkov, Pavel Gigiov, Kamen Vicev, Josafat Shishkov e tutti gli altri”.

Il martirio cristiano
Nella sua omelia, p. Valter Gorra ha sottolineato che “il martirio è la vittoria dell’uomo sulla paura”. I tre martiri non hanno rinunciato alla propria fede, nè sotto la pressione del potere comunista, durata tanto tempo, nè durante il falso processo contro di loro.

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In attesa della processione dei fedeli, il Presidente della Repubbulica saluta i belenciani davanti al monumento che sta per essere inaugurato.
P. Valter ha ricordato che il beato Eugenio non ha ripensato due volte alla sua decisione di tornare in Patria per portare la propria croce fino al suo Golgotha, nonostante le numerose richieste di rimanere in Italia.

Finita la messa solenne, la processione dei fedeli, religiose e religiosi, guidata dal Nunzio Apostolico Anselmo Pecorari, si è diretta verso piazza “San Giovanni Paolo II” per inaugurare il monumento, a lui dedicato.

L’inaugurazione del monumento del Santo Papa Giovanni Paolo II 

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I più felici durante la festa erano i bambini e i ragazzi... e anche il Presidente in mezzo a loro.
Ad aspettare la processione, iniseme al Presidente, ci sono i rappresentanti di vari partiti politici, gli ex-detenuti a Belene Hristo Dukov e Rusi Karapetkov, gli ex-progioneri politici Alfred Foscolo e Petar Boyadjiev, rappresentanti di tutte le organizzazioni dei perseguitati dal regime comunista.

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Uno dei piu anziani ex-detenuti sopravissuti al gulag di Belene,
il 93-enne Hristo Dukov, salute il Presidente.
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In processione, uniti e contenti, dietro la Croce e lo stendardo del beato martire Eugenio
Il Nunzio Apostolico ha dichiarato: “E un onore e una grande gioia per me benedire il monumento del Santo Papa Giovanni Paolo II. Come sapete, lui ha visitato Bulgaria nel 2002, ha beatificato a Roma nel 1998 il vescovo Eugenio Bosilkov e i tre sacerdoti Pavel, Kamen, Josafat a Plovdiv nel 2002. Questi tre eventi lo hanno legato per sempre con i bulgari.”

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Padre Paolo Cortesi e il Presidente della Repubblica Rosen Plevneliev
si salutano e abbracciano all'arrivo in piazza Giovanni Paolo II
La memoria dei meriti di Giovani Paolo II
Mons. Pecorari ha raccontato di aver avuto la fortuna di collaborare con papa Wojtyła e di aver conosciuto bene le sue idee ed anche il desiderio del Papa, già nel lontano 1992, di venire in Bulgaria per beatificare i quatro martiri Eugenio, Pavel, Kamen e Josafat.

Il nunzio ha aggiunto: „Non posso tacere quello che San Giovanni Paolo II ha compiuto fin da giovane per opporsi ai totalitarismi che hanno insaguinato l’Europa nel XX secolo. Egli sognava e lo diceva coninuamente nei suoi discorsi, sopratutto prima del 1989, egli sognava un continente europeo unico. Affermava che l’Europa avrebbe dovuto respirare con due polmoni, ugualmente importanti e neccessari, fondati sulle comuni radici cristiani.”

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Il Presidente saluta il Nunzio Apostolico e gli altri pastori delle Chiese Cristiane in Bulgaria
Il Presidente Rosen Plevneliev ha espresso la sua gratitudine e gioia di poter partecipare all’inaugurazione del monumento a Giovanni Paolo II, nel giorno in cui “facciamo memoria dei martiri che hanno sacrificato la propria vita negli oscuri tempi dello stato totalitario”. Il Presidente ha sottolineato che nella città natale del beato Eugenio, a distanza di pochi metri dal carcere più terribile del potere repressivo bulgaro, il monumento a Giovanni Paolo II sarà un simbolo eterno della fede e del bene.

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Circa 2000 Belenciani e ospiti, giovani ed anziani, religiosi e laici, uniti attorno alla statua di Giovanni Paolo II.

“Oggi il mondo celebra 25 anni della caduta del muro di Berlino, e dovremmo ricordare di nuovo il ruolo così importante del Santo Giovanni Paolo II nella lotta dei milioni cittadini dell’est Europa per la dignità e la libertà”, ha concluso il Presidente.


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P. Paolo Cortesi e il sindaco Momcil Spasov tolgono insieme il velo al monumento


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Il Nunzio ed il Presidente si salutano e condividono la gioia per questo evento.


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p. Paolo Cortesi ringrazia tutti i presenti, felicissimo di inaugurare il primo monumento del santo Giovanni Paolo II in Bulgaria.

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Dopo l'inaugurazione del monumento a Giovanni Paolo II, il Presidente Rosen ha voluto visitare in forma privata il Santuario del Beato Eugenio. Qui ha deposto i suoi fiori davanti al busto del Beato, poi è stato accompagnato da p. Paolo all'interno della chiesa, ascoltandone attento e curioso la storia. Ha baciato tre volte la reliquia del beato. Poi ha visitato la mostra "1944-1989, Bulgaria, la verità negata, la mostra sui Martiri del XX secolo, e il piccolo museo dedicato al Beato.

I testimoni della fede durante il regima comunista

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La sala preparata per ospitare la tavola rotonda non basta per accogliere tutte le persone che desiderano partecipare: 200 posti a sedere, oltre 50 in piedi...

“Vogliamo ricordare oggi tutti martiri bulgari, non solo i nostri cattolici”, esordisce p. Paolo, l’organizzatore, parroco di Belene e rettore del Santuario del beato Eugenio Bosilkov, all’apertura del forum. Il sacerdote ha raccontato di aver letto decine di testimonianze di sacerdoti, monache e fedeli perseguitati durante il comunismo con un’unico motivo: la loro rinuncia a sottomettersi al partito e allo stato ateistico. “Oggi ci siamo radunati qui a condividere e parlare di tutte queste cose”, ha continuato p. Paolo.

Il sindaco di Belene ha sottolineato che tutti “abbiamo il compito di ricordare e accettare il nostro passato nonostante tutte le difficoltà e le fatiche.” Secondo lui, nessuno può scegliere il proprio passato, pero si puà scegliere di non parlarne. Ma in questo modo si rischia a perdere quella richezza che può trasformare il passato in un ponte verso il futuro.

Lo scopo del regime – cancellare la fede



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Il Presidente Rosen apre i lavori con il suo forte e limpido intervento
Il presidente Rosen Plevneliev ha dichiarato: “La lezione più importante del passato comunista da ricordare sempre è: una società stabile va costruita solo sulle solide fondamenta delle comunità locali, che non possono esistere senza la fede e la memoria”. Ha poi indicato ancora che “la fede è uno degli ambiti più tartassati dalla ingegneria sociale del comunismo”.
Plevneliev ha ricordato che il comunismo ha tolto alla chiese il diritto di svolgere le proprie attività religiose e sociali: “Lo scopo di tale politica era la cancellazione della fede, o almeno tentare di rinchiuderla nella parte piu intima di ogni individuo, una fede invisibile.”
“Le comunita erano distrutte, per lasciare spazio alle “collettività” artificiali. La lezione che ci ha dato la nostra storia è che “le ex-persone” non esistono, e non potranno mai più esistere. La memoria delle loro sofferenze ci seguirà sempre, e non potrà mai essere cancellata”, ha concluso il presidente.
Ed ancora ha aggiunto che la pacificazione oggi è impossibile senza memoria, e senza le solide basi della verità: “E’ mio compito imprescindibile di fare in modo che questo periodo di transizione finisca presto. E finirà veramente solo quando milioni di bulgari, aldilà della loro religione e provenienza, daranno la propria valutazione obiettiva sul passato.”


Che gioia vedere una ragazzina fare delle foto ai lettori della tavola rotonda.

Il Capo dello stato è convinto che la nostra società deve essere fiera di non aver creduto a tutti i cosiddetti registi della transizione, che durante questo periodo di transizione, che continua ormai da 25 anni. Perchè questi registi fanno vedere a tutti una storia falsa riguardo a tutto quello che è accaduto durante il regime totalitario in Bulgaria.

I messaggi dei religiosi

P. Paolo ha espresso pubblicamente il proprio dispiacere di non poter dare la parola ai due metropoliti invitati, Gavriil e Grigori, che all’ultimo momento si sono ritirati, per altri impegni. Il parroco di Belene riteneva importante la presenza delle autorità della chiesa ortodossa bulgara.

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Il rappresentante della Chiesa Ortodossa: padre Zoran Mamucevski. 

Il prete ortodosso Zoran Mamucevski, sacerdote a Radanovo, nei pressi di Veliko Tarnovo, ha detto: “Porto il saluto del metropolita Grigori per questa iniziativa, sopratutto perchè voi state conservando la memoria e la storia nei vostri cuori”. Secondo il giovane prete, a causa di tutte le sofferenze subite durante il comunismo, il popolo bulgaro sta ancora portando sulle spalle e continua a rivivere di nuovo e di nuovo tutto il male accaduto.

Il pastore Bedros Altunyan, rappresentante dell'Unione delle chiese protestanti, si è rivolto al Presidente assicurandogli che la sua presenza e le sue parole portano la speranza che il tema discusso verrà finalmente portato alla luce e che i martiri della chiesa “troveranno il proprio posto nel Panteon della Gloria del popolo bulgaro, insieme ai costruttori della Bulgaria di oggi”.
Secondo Amtunyan, l’invito alla Chiesa Evangelica è un segno sicuro di fratellanza e concordia. Il pastore ha poi esposto una breve cronologia dei processi più significativi contro tutte le chiese in Bulgaria e le persecuzioni continuate fino al 1990.

La parola è stata data anche al vescovo cattolico Hristo Proykov, che ha offerto la propria testimonianza e ha condiviso i propri ricordi di quell’epoca con gli ascoltatori.


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Il Vescovo Hristo Proykov

Alla fine p. Paolo ha concluso: “Negli ultimi giorni il Presidente ci ha invitato molte volte a non dire mezze verità. La cosa più importante è di non aver paura e vergogna a guardare queste ferite del passato del popolo bulgaro. Perchè questa ferita non deve essere nascosta, ma si deve curare. E’ bello avere musei e nuovi libri di storia, ma prima di tutto dobbiamo prenderci la responsabilità di curare il cuore della gente che ha sofferto. Non dobbiamo mai più ripetere gli errori dei regimi totalitari.”



Verso Persin
La maggior parte dei rappresentanti della stampa se ne sono andati via subito dopo il discorso del Presidente. Forse hanno pensato che il loro lavoro fosse concluso con l’inaugurazione del monumento e le parole del Capo dello stato.
Nessuno ha prestato attenzione ad un ultimo evento, altamente significativo: per la prima volta, dopo 20 anni, un Presidente visita l’isola Persin, dove funzionò il piu grande e terribile campo di concentramento in Bulgaria.


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A seguire il Presidente siamo stati solo io, i reporter della Roiters, i giornalisti del giornale “Pressa” ed il redattore del giornale “Cultura” che era visibilmente contento di poter entrare sull’isola senza aspettare il permesso e mille altre cose burocratiche.


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Il memoriale incompiuto ed abbandonato
Sicuramente questo deserto e gli edifici fantasma abbandonati hanno colpito il Presidente. Egli si è fermato per qualche instate ad osservare e ascoltare le testimonianze sull’accaduto 65 anni fa. Alla fine, ha rivolto lo sguardo al mostruoso sceletro di cemento con la domanda: “Che cosa dovrebbe essere questo?” Questo è l’ultimo sforzo degli ex-detenuti per fare memoria di tutte le vittime con un memoriale: iniziato e mai finito.


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Non è rimasto altro che lasciare dei fiori nell’unico posto dedicato alla memoria: una piccola lapide appesa sul muro dell’edificio abbandonato.


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Da sinistra a destra: l'eurodeputato Andrej Kovacev, il direttore del carcere Pavlin Kamburov, il Presidente della Bulgaria Rosen Plevneliev,  il sindaco di Belene Momcil Spasov, il parroco di Belene p. Paolo Cortesi e il superiore dei Passionisti in Bulgaria p. Valter Gorra.

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Il parroco cattolico p. Paolo, il parroco ortodosso p. Traicho, il sindaco Momcil
depongono INSIEME un mazzo di fiori in memoria dei perseguitati e delle vittime del comunismo.


Era logico continuare a discutere sul futuro, e cosa si dovrebbe fare per rianimare questo posto e farlo rinascere come un luogo della memoria. Signor Presidente, ne farà qualcosa?
Lui ha risposto “Certamente. Se sentiamo un minimo di responsabilità verso le generazioni future, non possiamo in alcun modo permettere che qui la dimenticanza continui a trionfare. Questa isola deve essere al centro di un tardivo, ma simbolico e necessario lavoro delle autorità statali, per poter offrire, qui in questo luogo, un solido fondamento per le giovani generazioni. Continuare a manipolare le verità del passato, conduce la nostra società nelle direzioni sbagliate. Se desideriamo uscire a testa alta dalla transizione, e chiudere per sempre questa pagina della storia bulgara, dobbiamo offrire un corretto approccio alla storia, proprio qui, sull'isola di Belene".


Grazie Mille al giornalista Hristo Hristov (quello in mezzo, coi jeans)
per l'amicizia e lo stupendo reportage!!!
Parole importanti e promettenti, da parte del Capo dello Stato, dopo le quali prendiamo la via del ritorno.
Parole per cui presto torneremo a Belene, sull'Isola Persin, per vedere e capire se davvero riusciremo ad unire le forze e ad ultimare il memoriale alle vittime del comunismo qui iniziato e mai finito.

(CE LA FAREMO!!!! nota del traduttore)
(P. S. E lo faremo anche più bello. Mica basta un muro di cemento: viali, fiori, alberi, pannelli con i volti e le storie, un luogo per la preghiera... e poi servono anche i bagni, qualche fontana.... )



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"Cari fratelli e sorelle,
25 anni fa, il 9 novembre 1989,
cadeva il Muro di Berlino,
che per tanto tempo ha tagliato in due la città
ed è stato simbolo della divisione ideologica
dell’Europa e del mondo intero.
La caduta avvenne all’improvviso,
ma fu resa possibile
dal lungo e faticoso impegno di tante persone
che per questo hanno lottato, pregato e sofferto,
alcuni fino al sacrificio della vita.
Tra questi, un ruolo di protagonista ha avuto
il santo Papa Giovanni Paolo II.
Preghiamo perché, con l’aiuto del Signore e la collaborazione di tutti gli uomini di buona volontà,
si diffonda sempre più una cultura dell’incontro,
capace di far cadere tutti i muri che ancora dividono il mondo, e non accada più che persone innocenti siano perseguitate e perfino uccise a causa del loro credo e della loro religione.
Dove c’è un muro, c’è chiusura di cuore.

Servono ponti, non muri!"
papa Francesco, domenica 10 novembre 2014
25 anni dalla caduta del Muro di Berlino

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