25 giugno 2020

Il cicalo di Cicola e la sua formica amica. La strabiliante e strampalata e traballante storia di Cicolo di Cicola e di Mica la formica.

Nell'ameno e sconosciuto villaggio orobico di Cìcola, adagiato tra le sponde del possente Cherio
e le pendici silvestri delle colline della Val Cavallina, viveva una volta lo sconosciuto signor
Rhynchota Homoptera Auchenorrhynca,
per gli amici Cìcolo, un non famoso cicàlo (cioè una cicala di genere maschile) che poi divenne il ben più famoso Cìcolo il Cicàlo di Cìcola.


Prima di diventare famoso, era una persona normale come tutti, che come tutti mangiava, beveva, dormiva, friniva, e come tutti viveva con i piedi ben piantati per terra.
Come tutti infatti odiava gli uccelli e le talpe,
i primi perchè sbucavano dal cielo e rompevano le scatole, le seconde perchè si fiondavano da sottoterra e rompevano le scatole.
Infatti, come a tutti, anche a Cicolo le scatole piacevano intere e chiuse bene, e non rotte da quei rompiscatole di pennuti o da quei cecati di mangiaterra.

E sarebbero vissuti tutti felici e contenti,
senonchè un giorno accadde il fattaccio.
Mentre Cìcolo tranquillamente
sonnecchiava sotto un kikaiòn
(da non confondere con la casa editrice di Bose...
è solo un alberello gionesco)
ecco che dal nulla sbucò il famoso entomologo Giorgio Celli
(quello che un giorno scrisse bianco sotto nero:
«Se il Paradiso esiste
è giusto che sia popolato di animali.
Ve lo immaginate un Eden senza il canto degli uccelli,
il garrire delle rondini, il belare delle caprette
e l'apparire del buffo e curioso musetto di un coniglio?
Di sicuro nel mio Paradiso ideale
non possono non echeggiare miagolii da ogni angolo.
Il festoso abbaiare di cani che giocano finalmente sereni.»).

E con la sua retina magica, zac!, il Celli Giorgio
catturò Cìcolo, e se ne andò.

Dopo averlo tenuto, studiato e nutrito qualche giorno
prima nel suo laboratorio di Bergamo, poi in quello di Como,
se lo portò nella sua Verona, e poi a Roma e Milano.
Ai più inesperti di entomi, Cìcolo appareva una comune cicàla.
Ma agli occhi esperti, Cìcolo appariva per quel che era:
un cicàlo unico (per fortuna!), irripetibile (meno male!), assolutamente originale (grazie a Dio!).
Come lui, non c'era, non c'è e non ci sarà mai nessuno: sia lodato il Creatore!
Comunque, per non divagare e farla breve, dopo alterne peripezie, il buon povero Cìcolo finì, sigillato in una scatola vuota, come non si sà... a Belene, sulle sponde del Danubio, in Bulgaria.

E lì stette, abbandonato da Dio e dagli uomini, chiuso nella sua bella scatola vuota, per ben otto anni, sospirando e gemendo per questa sua cattività belenese: "Ah! Se ci fossero qui, in questa Terra desolata, i rompiscatole! Dove son finiti tutti gli uccelli del Cielo e le talpe degli Inferi?!? Oihmè! Ahimè!".

E lì sarebbe stato in eterno, al modo di Melchisedeck,
senonchè un giorno, chissàcome, una piccola formica,
cioè una formichina,
fece capolino nella scatola chiusa e vuota di Cicolo.
"Ciao, Cicolo!", disse sorridente la formichina.
Lo strabiliato cicàlo, che da ott'anni ormai
non vedeva nè anime vive, nè anime morte,
rispose attonito, strabuzzando gli ormai atroficizzati occhi:
"Ciao. E tu chi sei? Sarai mica... una formica?!?"
"No... non sono una formica! Sono Mica, la formica!
Come cavolfiore fai a non riconoscermi?!?",
disse un po' stizzita la formica Mica.
"Beh... allora... Salve, Mica la formica.
Onestamente... non ho mai sentito parlare di te, e neppure ti ho mai vista in giro..".
"Ma come? Ma dove vivi? Tutto il mondo lo sa...
che io sono la grande, stupenda, affascinante e ricca
Mica la Formica, la regina delle formiche! E poi son otto anni che vengo qui tutti i giorni a sentire le tue canzoni... ma tu sei così concentrato che non mi hai mai degnato di un'occhiata..."

Il piccolo Cicolo, abbagliato da cotanto onore ed abbacinato da cotanta bellezza, esclamò:
"Oh, mi scusi, Vostra Altezza, Lunghezza e Circonferenza! Ma lei allora è la Regina delle Celebrità!
Aspetti che le canto una canzone:



Il fatto è che son qui in questa scatola vuota da ott'anni... mi son perso, oltre alle ultime notizie, anche il comprendonio", si scusò, con un profondo inchino, il cicàlo.

"Scatola vuota? Ma che cavolodibrussel dici?
Qui è pieno di ogni ben di Dio!"
"Pieno? Ma mi prendi in giro? E' una scatola vuota!
Da qualunque prospettiva la mettiamo,
in sù, in giù, di lato, obliqua, di traverso,
vuota è, e vuota rimane. Non ci sono altre prospettive".

"Macchè vuota d'Egitto! Fatti registrare, neh!
Innanzitutto è piena di aria, e dovresti esserne grato!
Pensa alle sardine sottovuoto in scatoletta...
e ringrazia il Cielo che la tua scatola è piena d'aria!
E poi... ci sei tu, con tua ingombrante presenza,
e vista la tua stazza... quasi riempi questa stanza!
E poi, quando canti, la tua voce la riempie e trabocca pure fuori...
E poi, modestamente, ci sarei anch'io,
che riempio con la mia bellezza questo luogo buio...
Direi che questa scatola è proprio bella piena...
per cui non ci trovo niente di lamentevole
per cui frinire e frignare in continuazione...
E, fundis in dulce... siamo a Belene, cavolo!
Siamo nel centro del mondo!!! Che cavolo vuoi di più?".



"Ma... insomma... dai... vedi... ops!
Ma lo sai che hai ragione!
Ma lo sai che non ci avevo mai pensato?!?
Ma tu... tu sei... una vera amica!",
riconobbe Cicàlo, con le lacrime agli occhi.

"Bella questa: Mica, la tua formica amica!"
"Beh... suona bene... ma..."
"Ma cosa?!? Non vuoi che io sia la tua formica amica?"
"Sì, beh.. lo voglio, però... c'è il principio naturale:
un uomo ed una donna non possono essere amici...



Mica non era mica tanto convinta, e ribattè a Cicalo:
«Eh, no, ragazzo mio: son otto anni che vengo qui da te,
e finalmente mi hai notato... e mi scarichi così?
Non insistere con me perché ti abbandoni
e torni indietro ancore senza di te;
perché dove andrai tu andrò anch'io;
dove ti fermerai mi fermerò;
dove morirai tu, morirò anch'io e vi sarò sepolta.
Mi puniscano come vogliono,
se altra cosa che la morte mi separerà da te!
E adesso sposami, brutto cicàlo brontolone e pauroso
e mettimi una buona volta per tutte come sigillo sul tuo cuore!».

E fu così che, seduta stante, come nelle favole,
Mica e Cìcolo si sposarono
(e vivono felici, contenti e rilassati
nella loro scatola al centro del mondo,
piena di ogni ben di Dio,
da qualunque prospettiva loro la guardino.)





E questa è
la strabiliante e strampalata e traballante storia
di Cicolo, il cicàlo di Cicola
e di Mica la sua formica amica.



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