In tutti i
libri di storia di tutto il mondo (quelli di una volta, s’intende, che
raccontavano le storie… mentre quelli di oggi, più scientifici, non si occupano
di quisquisglie, ma della Storia), veniva raccontata in lungo ed in largo la
nascita, l’evoluzione, l’apoteosi e la parabola discendente del Regno di
Belene, che di certo non era tra i più grandi e potenti. Cosicchè tutti gli
abitanti del mondo sapevano vita, morte e miracoli di questo minuscolo angolo
di mondo situato sulle rive del grande fiume Danubio.
Siccome questa grande conoscenza collettiva, col passar del tempo e delle nuove edizioni scientifiche dei libri di storia, è andata scemando… faccio per te, mio unico ed inestimabile lettore, un piccolo riassunto. Così una buona volta per tutte pure tu saprai tutto del Regno di Belene, detto anche altrove il Regno di Vino. Sei pronto? Su, andiamo.
Tanto tanto
tempo fa, appena dopo l’alba dei tempi, ma prima di mezzogiorno, sorse sulle
rive del Danubio un piccolo, oserei dire minuscolo, assembramento umano. Qualche
decina di famiglie, venute chissà da dove. Erano persone da una parte normali,
cioè avevano due braccia, una testa, due gambe, etc. etc., come tutti, ma dall’altra
erano non normali, cioè unici ed ineguagliabili: erano praticamente esperti di uva,
vigneti e vino… boh, ce l’avevano nel sangue. E nessuno al mondo era
lontanamente vicino al loro livello. Avresti dovuto vedere la passione, la
conoscenza, lo zelo, la tenacia, la professionalità, il cuore con cui
piantavano, coltivavano e sfruttavano (cioè toglievano i frutti con delicatezza
dai tralci) e producevano i vini più migliorissimi dell’universo: da non
credere!
Ogni famiglia
aveva un suo particolare, unico, incopiabile e speciale vitigno, e solo quella
famiglia lì produceva quel vino lì. Nessun’altro a mondo.
E così, dopo
che le famiglie Nebbiolovi, Sciardonèvi, Moscatovi, Grignolinovi, Braketovi,
Pinotvi, Groppellovi, Marzeminovi, Merlottovi, Proseccovi, Kabernetovi.
Rabosovic, Vermentinovi, Lambruscovi, Falanghinovi, Gaglioppovi, Schioppettinovi,
Teroldegovi, Vernacciovi e Traminerovic, si stabilirono a Belene e piantarono
le loro vigne, il Regno di Belene comincio a crescere e prosperare,
raggiungendo livelli di benessere e pace mai visti prima.
Pur non avendo
un esercito (cosa da bambini, la guerra: i belenciani lavoravano nelle vigne e
nelle cantine dall’alba al tramonto, mica c’avevano tempo per giocare alla
guerra…), ben contenti per quella fertilissima terra, che bastava ed avanzava, mai
nessuno osò aggredirli, per paura di rovinare e distruggere quei preziosi ed
unici vigneti, da cui ogni regno attingeva copiose scorte di vini prelibati. E
così prosperò, e tutti vissero felici e contenti per secoli, finchè… finchè la
pacchia un giorno (esattamente il 9 settembre) finì.
Quegli idioti
dei Cerveni Drugari (una razza di sanguisughe sbucate giù dalla Russia con
furore) assalirono il piccolo Regno di Belene, cacciarono il Re, confiscarono
tutte le terre e le vigne e dissero: “Ora tutto questo è di proprietà dello Stato,
compresi i mezzi di produzione. Voi lavorerete per lo Stato, e farete quello
che lo Stato vi dirà. Lo Stato vi darà il giusto contributo. Al lavoro!”.
E f così che
quegli idioti dei Cerveni Drugari riorganizzarono la produzione del vino, in
base alle loro malsane idee.
Invece delle
centinaia di piccole cantine sotterranee a livello familiare, con le loro
piccole botti di rovere secolari… un’unica e più razionale cantina sociale, con
enormi silos d’acciaio che toccavano il cielo.
Invece di
tanti piccoli appezzamenti con i loro differenti vitigni… un unico enorme,
razionale, immenso vigneto, lungo 30 kilometri e largo 15, ovviamente con un
unico tipo di vitigno, lo squallidissimo ed insapore Metanolov.
Invece di
lasciare che ogni viticoltore seguisse la produzione del vino dalla
piantumazione della vigna, attraverso la sua cura, fino alla vendemmia ed al
pigiamento… la settorializzazione del lavoro, cioè un lavoratore per tutta la
vita avrebbe solo piantato vitigni Metanolov, uno avrebbe per tutta la vita
solo stongiato, uno avrebbe solo dato giù l’acqua alla vite, uno avrebbe solo
vendemmiato, uno avrebbe solo messo tappi nelle bottiglie fino alla pensione, un
altro incollato etichette, etc. Una scelta razionale e sicura!
E fu così che
questa riorganizzazione del Regno, operata da quegli idioti, già dall’anno
successivo produsse una catastrofe, figuriamoci col passare degli anni e dei
decenni.
A parte la
sparizione della qualità e della varietà che aveva sostenuto la prosperità di
Belene ed allettato i palati di milioni di persone…
A parte la
sparizione della gioia della vendemmia (più nessuno cantava, e nessuno
aspettava con impazienza ottobre…)…
A parte la
sparizione della voglia e del piacere di lavorare (tanto, la paga era sempre la
stessa ed identica)….
A parte tutto,
tutto andò in malora. E tutto cominciò ad andare a rotoli. La regione si
impoverì, i giovani emigrarono, nessuno poteva far più niente, se non lavorare
per la Vigna Sociale dei Cerveni Drugari… e quello che in precedenza era stato
un luogo di vino… diventò una immensa valle di lacrime.
Una assurdità così non poteva durare a lungo, ed infatti dopo 45 anni il sistema di governo creato da quegli idioti implose su se stesso e crollò, e quelle sanguisughe se ne andarono, lasciando dietro di sé solo macerie, tristezza e desolazione.
Il Re, dal suo
esilio, mandò allora emissari a Belene, che dissero:
“Ragazzi, il
Re vi manda a dire che conosce bene la vostra situazione, e che in questi anni,
dal suo esilio, ha sofferto con voi. Ma ora le cose cambieranno! Presto il Re
tornerà, e con Lui tornerà il nostro Regno di Vino!
Da oggi, ogni
famiglia può riprendersi i suoi terreni e le proprie vigne! Orsù dunque, rinnoviamo
questa valle di lacrime, riportiamola al suo antico splendore, e prepariamoci al
ritorno del Re!”, e se ne tornarono dal Re, entusiasti per aver portato a
Belene questa lieta notizia.
I belenciani,
ancora attoniti per il repentino ed inatteso cambio di regime, ed inebetiti da
45 anni di idiozia vissuta, non è che fecero grandi salti di entusiasmo all’udire
questo lieto annuncio.
Nei giorni
successivi, un terzo delle famiglie, dopo aver ben riflettuto e valutato le
cose, e scoprendo di esser finalmente liberi… fece le valigie ed andò all’estero
in cerca di fortuna, abbandonando un terzo delle vigne, che ancora oggi si
possono vedere lì abbandonate ed inselvatichite.
Un altro terzo,
facendo due conti in tasca, e vedendo che la candela non valeva la spesa… vendette
i propri terreni al precedente direttore della Vigna Sociale, il quale continuò
a produrre il Metanolov, schifoso come prima, più di prima annacquato.
L’ultimo
terzo, in pratica solo le famiglie Traminerovi, Merlottovi, Valpolicellovi e Cabernettovi,
non granchè entusiasti… si rimboccò le maniche, e ricominciò tutto da capo.
Prima di tutto sradicarono quell’orrendo vitigno di Metanolov, e ripiantarono gli antichi loro vitigni familiari. Riscavarono le cantine, recuperarono gli antichi strumenti, e stringendo i denti, pian pianino si riappassionarono all’arte del produrre il succo di vino.
E fu così che, pur non ritornando mai più ai livelli precedenti l’idiozia degli idioti, il Regno di Belene ricominciò a produrre, in quantità molto minore, ma in qualità impareggiabile, qualche tipo di vino diverso: Traminer, Merlot, Valpolicella e Cabernet. Certo, in confronto alle centinaia di vini precedenti… una miseria.
Ed infine il
Re ritornò.
E passando
accanto alle vigne abbandonate di quelli emigrati… scosse il capo con tristezza…
E passando
accanto alla Cantina Sociale Metanolov… si trattenne dall’assecondare i sommovimenti
gastrici… tanto schifo faceva.
E arrivando
nei pressi delle vigne delle famiglie Traminerovi, Merlottovi, Valpolicellovi e
Cabernettovi… provò un’immensa gioia profonda, ed esclamò:
“Perbacco! Questa Belene mi piace un sacco! Non
solo qui è un posto carino: è davvero un luogo di vino! C’è ancora speranza!”.
E cominciarono a far festa.
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