19 ottobre 2019

Paolo della Croce, dimenticanza e grata memoria.

Festeggiando oggi il padre fondatore dei Missionari Passionisti, la famiglia che mi ha "adottato" ormai da ben 35 anni, e portandone casualmente pure il nome... non ho potuto oggi non fare grata memoria di quest'uomo vissuto 300 anni fa, eppure così vivo ed attuale.
Tra le tante cose a cui pensavo oggi, mi ha impressionato la sua (donata dal Cielo) capacità di vedere, giudicare ed agire, cioè di osservare la realtà, di discernere e di mettere in atto una azione pastorale efficace.
Siamo nel 1700, e pur non avendo in mano indagini sociologiche, pur non avendo informazioni complete sulla situazione fornite dai mass media, pur essendo un ragazzotto di campagna, questo giovane vede (vede la scristianizzazione, il cristianesimo formale, la superficialità, il fariseismo...), giudica (la radice di questa scristianizzazione è la dimenticanza di essere figli di Dio, peccatori, salvati e redenti dal dono di sè fatto dal Dio crocifisso e risorto: per cui è urgente una nuova evangelizzazione) e soprattutto agisce, senza indugiare in infinite esegetiche ricerche o collezioni di diplomi, senza partecipare a convegni di studio. Agisce. Si mette in gioco.

Una delle cifre che inquadrano questo Santo missionario (di una missionarietà interessante, che non è quella di andare ad evangelizzare i pagani o gli infedeli, ma i cristiani decristianizzati o malcristianizzati) è certamente quella di riconoscere l'origine della perdita di fede degli ex cristiani nella dimenticanza.
Dimenticanza di come si fa il segno della croce, dimenticanza delle preghiera e della preghiera quotidiana, dimenticanza di confessarsi, dimenticanza di partecipare all'Eucarestia, dimenticanza di far parte di una famiglia di fratelli e sorelle, dimenticanza di essere stati salvati, dimenticanza di quel grande e stupendo gesto dell'amore di Dio, che si è fatto uomo ed ha sofferto ed è morto per me.
Dimenticanza di quel povero Cristo che è morto perchè io vivessi, e che è risorto perchè il mio uomo vecchio morisse ed io potessi rinascere e risorgere.
Dimenticanza che nel mio battesimo io sono morto e risorto con Lui, e che Lui mi ha fatto rivivere per compiere una missione: portare nel mondo il suo Vangelo di gioia, seminare il regno, portare frutti gustosi per nutrire chi ha fame.
Dimenticare... brutta malattia, improvvisa o degenerativa, questo halzheimer spirituale che imperversava già nei cattolicissimi regni dello Stivale, compreso lo Stato Pontificio (che, per assurdo, avrebbe dovuto essere lo specchio del Regno dei Cieli.

La terapia proposta ed attuata da Paolo della Croce e dai suoi primi compagni, pur datata e influenzata dagli strumenti e dalle sensibilità del tempo, è molto interessante, e direi perennemente attuale: la dimenticanza si può curare con forti dosi di memoria.
Hai dimenticato? Bene, allora ti aiuto a ricordare. Con gesti e parole intimamente connessi.
E aiuto a ricordare non solo quei quattro gatti che vengono in chiesa. No, vengo per le strade, sulle piazze, ti vengo a raccontare di come per salvarti quel povero Cristo si è fatto ammazzare, e te lo faccio anche vedere.
Ecco allora che il racconto, la meditazione, la rappresentazione, la visualizzazione della Passione di Gesù diventa per Paolo il metodo, la cura, la terapia per scuotere un po' dall'ebetismo dimentico e riattivare il canale della memoria, della grata memoria (come non essere grati a chi ti ha salvato??? Samaritano lebbroso guarito docet).

Guardando indietro, e facendo memoria dei miei 35 anni vissuti tra i figli di San Paolo della Croce, ed in particolare dei recenti 25 anni vissuti come figlio (indegno, ovviamente) di tale santo... non posso non riconoscere che questa dialettica dimenticanza/memoria (incardinata nella dimensione carismatica di Paolo Danei e della Famiglia Passionista) si è declinata per me in un aspetto abbastanza particolare, quello della dimenticanza/memoria legata ai martiri del XX secolo.

Dopo il modesto periodo di formazione iniziale (solo 16 anni...), i miei primi dieci anni di ministero diaconale e sacerdotale son stati "casualmente" segnati dalla bambina di Dio, santa Maria Goretti, una piccola innocente martire che apre il XX secolo, legata in maniera curiosa alla Famiglia Passionista. Partendo da lei (e spinto anche dagli stimoli del santo papa Giovanni Paolo II), mi si è spalancato tutto il mondo dei martiri e delle vittime innocenti del XX secolo, dagli armeni al Messico, dalla Russia alla Cina, dalla Cambogia all'Africa, dalla Polonia alla Germania... Dieci anni di lavoro, di letture, di mostre, incontri e conoscenze.
Dieci anni che mi hanno formato davvero ad avere una grata memoria di queste stupende persone, molte di loro credenti, che hanno vissuto sulla loro pelle la passione di Cristo. E come dimenticare la passione di Gesù conduce alla perdita della fede, così dimenticare i martiri e le vittime innocenti conduce alla perdita della speranza e della carità.
Il ricordo concreto, pedante, assiduo, grato, sincero, schietto e continuo dei martiri ravviva la fede, la speranza e la carità. Suscita gratitudine. Suscita riconciliazione, pace e fraternità.

E poi, sempre "casualmente", mi son ritrovato negli ultimi 9 anni catapultato qui a Belene, il Calvario bulgaro del XX secolo, nella terra natale del mio beato confratello martire Eugenio Bossilkov.
E fare memoria e lottare contro la dimenticanza, da sette anni in qua, non è solo un hobby o un di più, ma la cifra di ogni giorno, è il mio lavoro ed il mio pane quotidiano.
Non scendo qui nei particolari. Dico solo che chi vive a Belene, non può non fare memoria. Anzi. Ogni angolo qui trasuda memoria.

Per cui... mi vien da sorridere quando qualcuno (semplice amico o reverendo superiore) mi dice, cioè dice proprio a me: "Dimentica!". Dimentica qui... dimentica là...
Mi vien da sorridere, perchè DIMENTICARE è esattamente il contrario della volontà di Dio in generale, valida per tutti i cristiani ("Ricordati del cammino che ti ho fatto fare...", "Fate questo in memoria di me...", "Non dimenticare"...), e penso che sia (magari sbaglio, ed il mio è un giudizio erroneo....) il contrario della volontà di Dio su di me in particolare: quel Dio che mi ha chiamato ad essere cristiano prima, e figlio di san Paolo della Croce poi, e che mi ha mandato nella parrocchia di Santa Maria Goretti prima, e rettore del Santuario del beato Eugenio Bossilkov a Belene poi.

O Dio è schizofrenico (cioè prima ti dice di ricordare, e poi di dimenticare), oppure, nel mezzo del cammin della mia vita, mi trovo davvero in una bella selva oscura, e non ho capito nulla.
Perchè fino a stamattina, da 45 anni in qua, pensavo che fare grata memoria della Passione di Gesù e della passione degli uomini fosse la miglior attività possibile per debellare la dimenticanza.
E mi ero pur convinto che il Signore mi avesse chiamato e mandato di là e di qua perchè fossi un uomo di memoria, di grata memoria.
Chi sono io, e qual'è la mia vocazione? Cosa devo fare in questo mondo?

E invece ultimamente ricevo ripetuti inviti, consigli ed ordini, a destra e a manca, del tenore: dimentica... chiudi.... taci... nasconditi... sparisci... stai zitto... non scrivere... non fare...
Da un po' aspetto (e sarebbe assai più bello e stimolante) sentire una chiamata all'azione: sù, ricorda, lavora, organizza, parla ed agisci, scrivi, scuoti, stimola, scuoti, racconta, etc etc...
Da un paio d'anni mi sento messo in panchina, con tutti i muscoli che mi friggono per scattare in campo... e intanto il tempo passa.

Sarò in coscienza erronea di certo, ma mi pare di aver capito che la volontà di Dio è FARE MEMORIA.
Quindi... continuerò a provare a mettere in pratica la Sua volontà, facendo quello che Lui vuole.
Fosse per me... andrei in Spagna con Giona. 
Ma se Dio mi vuole qui per fa memoria... boh. Proverò a continuare a fare del mio meglio.
Certo però che quando sei bloccato in panchina... è difficile giocare ed andare a goal, neh!

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