Santa Lucia |
Normalmente,
quando m’imbatto in una donna bella (con quelle meno belle gli effetti sono
altri, con buona pace della figlia di Fantozzi), resto abbagliato, quasi abbacinato
dallo splendido splendore che emana, quasi aurea, una luce luminosa che si
propone e quasi si impone, e calamitato, affascinato, ammaliato da tanto
splendore, come falena notturna in presenza di lampada accesa, vengo preso,
accalappiato e da misteriosa tenera possente forza centripeta, a lei mi dirigo,
quasi aspirato dai suoi splendidi occhi, e che occhi!, oceani immensi dove
immergersi e nuotare, immense praterie dove scorazzare, cieli infiniti dove
fluttuare.
Lucia,
che donna splendida, preziosa gemma incastonata nel nero del suo buio secolo, piccola
e tenera e tremolante luce nelle tenebre dell’oscura valle di un popolo
camminante e sofferente.
Che
occhi, ragazza mia! Occhi di donna innamorata.
E
giunto presso di lei, cado in ginocchio come medioevale cavaliere, e dal cuore
mi sgorgan queste parole: “O mia splendida signora! Dammi un mare, e per un tuo
sguardo lo attraverserò!
Dammi
una montagna, e per un tuo sorriso la scalerò.
Dammi
un drago, e per una tua carezza lo sconfiggerò.
Dammi
la luna da prendere, e per vivere un giorno sulla soglia della tua casa, te la
porterò.
Rileggendo le varie Passioni di Santa Lucia, ben più poetiche che scientifiche, mi stupisce trovare ripetute e usate parole antiche e ormai quasi trascurate: irremovibile, tenace, fiera, audace….
Parole
che parlano di splendide virtù, che dentro espandono attorno il loro splendore.
Splendide
virtù, che rendono una piccola donna splendida.
Che
occhi, ragazzi, quelli di questa donna, finestre spalancate su di un’anima
audace, tenace, fiera.
Mi
pare che ormai Lucia è morta è sepolta. E pur se il riverbero del suo splendore
attraversa i secoli ed i trinacri confini… or splende nel notturno buio come
astro nel firmamento del cielo.
Ha
vissuto nel suo secolo, dove chi ha visto ha visto, chi ha dato ha dato, e
ormai il sipario è calato.
Per
noi qui oggi, pellegrini in questa valle di lacrime, erranti nelle nebbie e
nelle ombre di nuovi potenti Diocleziani, dove trovare la luce splendente che
irrompeva dalla stupenda Lucia di Siracusa? Semplice, da donne splendide che,
vive e vegete ancora, ancora riverberano la virtuosa luce dell’AUDACIA, della
TENACIA, della FIEREZZA.
Greta Thunberg, l'audace |
La
Lucia di Siracusa allora è simile alla piccola splendida audace Greta (che
occhi, ragazzi, quando parla davanti a migliaia di ragazzi!), innamorata del
creato, piccolo audace davidino che scende in campo contro gli immensi potenti
e ricchi Golia d’oggi.
La
Lucia di Siracusa allora è simile alla giovane splendida tenace Karola (che occhi, ragazzi, quando la
Capitana usciva dalla plancia della sua soccorritrice nave!), innamorata della
vita, capitana coraggiosa che solca i mari per salvare i naufraghi della
storia.
La
Lucia di Siracusa allora è simile alla vecchia splendida fiera Liliana (che
occhi, ragazzi miei, questa signora passata per l’inferno dell’odio e tornata
da noi per parlarci di vita, pace e bellezza!)
Karola Rackete, la tenace |
Naturalmente
queste splendide donne m’attirano a loro, e nella notte oscura son fontana di
speranza vivace: la tenebra non tutto ghermisce, non vince, sbuca ancora luce,
e finchè c’è luce e vita c’è speranza, e la notte sconfitta sarà.
Ed
ai vostri piedi prostrato, o mie splendide signore, a voi chiedo:
“Dammi,
o Thunberg Greta, un angolo di mondo da difendere, ed io lo difenderò
Dammi,
o Rackete Karola, un naufrago nel mondo da soccorrere, ed io lo soccorrerò
Liliana Segre, la fiera. |
Dammi,
o Segre Liliana, un innocente dimenticato da ricordare, ed io lo ricorderò.
Datemi
una scintilla d’audacia, di tenacia e fierezza, e solcherò mari, scalerò monti,
affronterò i draghi. Datemi una missione da compiere, e la compirò”.
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