27 dicembre 2019

Cosa ha ucciso Stefano?

Le pietre uccidono il giovane Stefano
(Carlo Crivelli, Santo Stefano Martire, 1476
Londra, National Gallery)
Cosa ha ucciso Stefano?
La risposta a questa domanda è molto semplice e tu. mio caro ed unico lettore, già ce l'hai sulle labbra:
le pietre, le pietre che lo hanno colpito lo hanno ucciso.
E potremmo fermarci qui, catalogando questa morte come decesso in seguito ad urto con corpo litico.
Perchè complicare una questione semplice?
Seppelliamo il morto, e andiamo a casa.
Chi ha dato, ha dato, chi ha avuto ha avuto.
Passata la festa, gabbato lo santo.
Chiudiamo le stalle, i buoi son scappati.
Mettiamoci una pietra sopra, e andiamo avanti.

Ma... siccome in questo caso di pietre ne son volate tante, mi pare opportuno non aggiungerne altre. Quindi, invece di metterci una pietra sopra ed andare avanti, cominciamo a togliere qualche sassolino dal mucchio che ricopre Stefano, e qualcuno anche dalle scarpe, visto che liquidare l'evento come uno sgradevole incidente provocato dai cattivi che uccidono un buono... quantomeno è semplicistico e molto autoassolutorio, cioè comodo.

Da diversi anni mi occupo di martiri, e devo dire che tra le migliaia di martiri che ho incontrato e conosciuto, le cause di morte sono le più variegate e a volte ingegnose:
pietre, spade, lance, coltelli, proiettili di fucili o di mitragliatori, olio bollente, leoni, ghiaccio, chiodi, seghe, ruote, corde, bastoni, frecce, bombe, veleno, gas, fruste, etc. etc.

Cosa uccide un martire? Solitamente un oggetto, di per sè innocente, non colpevole.
Un oggetto che vien trasformato in strumento di morte.
Nella antica iconografia dei martiri, spesso questi oggetti sono dipinti insieme al martire:
le frecce conficcate in San Sebastiano,
la ruota dentata di Santa Caterina d'Alessandria,
la graticola di San Lorenzo,
la croce inversa di San Pietro,
il coltellaccio conficcato in testa a San'Eustorgio e a San Pietro da Verona

Sappiamo però bene tutti che, a parte i meteoriti, di solito le pietre non volano da sole.
Da dove venivano allora questi innocenti materiali inerti, trasformati in micidiali proiettili?
Da alcune mani, che le hanno raccolte da terra, o se le sono portate da casa.
Mani collegate a braccia, appartenenti a persone.
I martiri non vengono uccisi da un oggetto (sarebbe solo una morte accidentale, uno spiacevole incidente).
I martiri vengono uccisi da un processo, un meccanismo, un ingranaggio, un percorso, un marchingegno mortale, un meccanismo a molla, che viene innescato e procede micidiale fino alla fine.
E qui la questione diventa più complessa: siccome mai nessuno (come nel caso di tanti martiri) è stato indagato, accusato e condannato per questo delitto (orrendo, in quanto la vittima è palesemente innocente, aldilà di ogni ragionevole dubbio), possiamo solo dire che alcune persone hanno ucciso Stefano.
E potremmo fermarci qui.
Ma non ci fermiamo: perchè di solito le persone (a parte qualche pazzoide, ma non pare il nostro caso), non vanno a passeggio con sassi nelle mani, pronti a spaccare la testa al primo che passa.
E allora?
Chi o che cosa ha trasformato dei normali e rispettabili cittadini di una capitale in spietati ed impuniti assassini?



Purtroppo l'unica fonte documentale in nostro possesso è quanto contenuto negli Atti degli Apostoli di un certo Luca. Sarebbe bello avere le cronache dei giornali dell'epoca, i rapporti della polizia, gli atti giudiziari su questo omicidio, testimonianze plurime, immagini dalle telecamere di sorveglianza, fotografie, deposizioni di amici, conoscenti, colleghi e familiari.
Da quel poco che ci dicono gli Atti, pare che questo omicidio non sia frutto di una giornata di ordinaria follia, di un raptus collettivo, di uno sgradevole incidente, di un alterco degenerato in rissa.
Dalle poche informazioni pare una esecuzione "rituale", premeditata, che giunge al termine di un vero e proprio processo: dal Sinedrio viene trascinato fuori dalla città e lapidato.
E allora Stefano non è stato ucciso da alcune cattive persone che gli han tirato qualche sasso.
E' stato ucciso da un Sistema Istituzionale.
Un Sistema solitamente inerte, che nutre se stesso e si bea tranquillamente al sole, finchè...
finchè qualche sassolino negli ingranaggi lo manda in tilt, e allora diventa un rullo compressore.
Cioè: il ragazzo è stato arrestato, accusato, riconosciuto colpevole, giustiziato.
Quindi le persone che han tirato le pietre non hanno, di per sè (vale sempre l'obiezione di coscienza) nessuna colpevolezza: eseguivano gli ordini, applicavano una sentenza.
Possiamo non condividere le Leggi ed il Sistema Giudiziario di quello stato in quel periodo (purtroppo così si usa ancora da qualche parte anche oggi), ma allora le cose funzionavano così: chi è riconosciuto colpevole di blasfemia, viene lapidato.
E potremmo fermarci qui: il Sistema ha ucciso Stefano, il Sistema ha la responsabilità (per noi, la colpa) di aver soppresso una persona.
Ma se ascoltiamo bene il resoconto degli Atti, pare che questo Sistema non sia una asettica e razionale Istituzione, pur crudele e fondata su principi discutibili. No: è una gabbia di matti, che non è guidata dalla ragione e dal diritto, ma da onde emotive.
Tanto più che dopo il ragionevole, pacato, ed anche un po' noioso discorso di Stefano, si dice:
"fremevano... digrignavano i denti contro di lui... grida altissime turandosi gli orecchi; si scagliarono tutti insieme contro di lui... lo trascinarono fuori della città... si misero a lapidarlo".

Mi è capitato qualche volta di andare in un'aula giudiziaria, o di vedere qualche processo in TV, e non mi è mai capitato di sentire le dentiere di giudici ed avvocati stridere, neppure di vedere i togati mettersi ad urlare e sbraitare con la bava alla bocca, tantomeno agguantare l'accusato e trascinarlo in piazza sfogando lapidaria rabbia.
Vien quasi da dire che questi signori qui sono indemoniati, o quantomeno in preda a violente passioni, incapaci quindi di intendere e volere.
Sembra di vedere un vespaio dopo averci tirato contro un sasso: furenti, ronzanti, rabbia e puro istinto omicida.
Non sono molto ferrato in esorcismi e diavolerie, ma questi sintomi (tremore, digrignamento dei denti, rabbia, bava alla bocca, urla, rabbia, furia omicida), mi paiono sintomo di una possessione... Comunque, potremmo fermarci qui, e delegare la cosa a partigianeria di Luca, che dipinge i nemici come nemici pazzi scatenati, e l'amico Stefano come un santarellino Mulino Bianco. Ma...

Ma se andiamo ancora indietro, scopriamo una strategia ugualmente diabolica, ma stavolta razionale, che precede i pazzoidi del Sinedrio, i quali non essendo capaci di intendere e volere, al massimo andrebbero rinchiusi in un ospedale psichiatrico: la calunnia, la falsa testimonianza di alcuni invidiosi:
"Stefano intanto, pieno di grazia e di fortezza, faceva grandi prodigi e miracoli tra il popolo. Sorsero allora alcuni della sinagoga detta dei «liberti» comprendente anche i Cirenei, gli Alessandrini e altri della Cilicia e dell'Asia, a disputare con Stefano, ma non riuscivano a resistere alla sapienza ispirata con cui egli parlava.
Perciò sobillarono alcuni che dissero: «Lo abbiamo udito pronunziare espressioni blasfeme contro Mosè e contro Dio».
E così sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso, lo catturarono e lo trascinarono davanti al sinedrio. 
Presentarono quindi dei falsi testimoni, che dissero: «Costui non cessa di proferire parole contro questo luogo sacro e contro la legge. Lo abbiamo udito dichiarare che Gesù il Nazareno distruggerà questo luogo e sovvertirà i costumi tramandatici da Mosè».

Sono questi disgraziati che innescano il meccanismo di morte, l'ondata di fango che condurrà allo spargimento di sangue di un innocente. Sono questi ragazzi che scatenano il vespaio. Sono i "cattivi maestri", i mandanti in giacca e cravatta, che deliberatamente, razionalmente, luciferinamente manipolando parole sobillano, scatenano, sollevano, soffiano sul fuoco, gettano benzina sul fuoco, motivano e spingono a passare dalle parole ai fatti.
Sono questi che appiccano l'incendio. E la puzza di bruciato qui è tanta.
Esaurite le normali cartucce di un sano dibattito, inviperiti di non aver ragioni se non l'invidia di fronte al successo ed alle belle cose fatte da Stefano, questi fratelli usano la menzogna e la calunnia per aizzare la parte più bestiale delle persone, cioè l'odio. Veri e propri haters del tempo, di porta in porta seminano menzogne, bugie, manipolazioni, con un unico e palese scopo: screditare, eliminare e distruggere quella persona e l'opera di quella persona.

Chi erano questi assassini? Non erano i membri di una banda criminale, neppure dei tifosi esagitati e pieni di birra. Erano (e questo lo sappiamo bene), quelli seduti sui banchi della stessa chiesa di Stefano:
"Alcuni della sinagoga detta dei liberti", probabilmente la stessa dove qualche mese prima "sorse un malcontento fra gli ellenisti verso gli Ebrei, perché venivano trascurate le loro vedove nella distribuzione quotidiana". 
E qui ci casca l'asino: il meccanismo, che si conclude con la morte di Stefano, non è nato nel cattivo Sinedrio, non è stato scatenato da "altri", da estranei cattivi. No: è iniziato in chiesa.
Dove è entrato il fumo di Satana: malcontento, divisione, invidia, menzogna, calunnia, odio.
A quei tempi (siamo nel primo decennio del cristianesimo) infatti non è che c'erano le chiese, il presepio, gli oratori, il Vaticano, la diocesi, etc. A quei tempi i cristiani erano quattro gatti, quasi tutti ebrei o stranieri aderenti all'ebraismo (i nostri liberti ellenisti), e gli ebrei cristiani non andavano in chiesa (non esistevano), ma andavano in sinagoga con gli altri. Più che una religione a parte, la prima comunità cristiana era una corrente dell'Ebraismo, insieme a Farisei, Sadducei, Esseni...
Il meccanismo scatta in casa, in famiglia, tra fratelli che ascoltano la stessa Parola e pregano gli stessi salmi e festeggiano le stesse feste.

E qui mi viene da fare una domanda, che forse mai nessuno ha mai fatto: dove è la Chiesa?
Perchè la troviamo qui, dopo i primi malcontenti:
Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: «Non è giusto che noi trascuriamo la parola di Dio per il servizio delle mense. Cercate dunque, fratelli, tra di voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di saggezza, ai quali affideremo quest'incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della parola». Piacque questa proposta a tutto il gruppo ed elessero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timòne, Parmenàs e Nicola, un proselito di Antiochia. Li presentarono quindi agli apostoli i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani".
E poi sparisce.
Isolato dal gruppo... la pecora nera... divide et impera...
Fa sempre di testa sua... Lui e noi... lavora da solo...
Se l'è cercata...
Sembra di essere tornati ai tempi di Gesù.
Viene presa una decisione ("Andiamo a Gerusalemme", anche a costo di morire).
E poi tutti si allontanano, abbandonano, rinnegano.
Stefano dalla sua nomina a Diacono in poi, è solo.
Tutti stanno a sentire e guardare, ma nessuno muove un dito, sussurra una parola, agisce in sua difesa.
Eppure, quando viene arrestato Pietro... tutta la comunità di Gerusalemme prega intensamente.
Viene arrestato Stefano? Nulla. Avranno pregato? Avranno fatto un sit-in davanti al Sinedrio? Qualche nota di protesta? Una telefonata ad un avvocato, ad Amnesty International?
Nulla. Tutto tace. Tutti osservano da lontano.
Avrà provato anche Stefano l'amarezza e la delusione di Giobbe, di Gesù, di Paolo?

"I miei conoscenti si sono interamente estraniati da me.
I miei parenti mi hanno abbandonato e i miei intimi amici mi hanno dimenticato.
I miei domestici e le mie serve mi trattano come un estraneo, ai loro occhi sono un forestiero.
Chiamo il mio servo, ma egli non risponde; devo supplicarlo con la mia bocca.
Il mio fiato è ripugnante per mia moglie, e sono nauseante ai figli del mio stesso grembo.
Persino i bambini mi disprezzano; e provo ad alzarmi, parlano contro di me.
Tutti gli amici più intimi mi hanno in orrore, e quelli che amavo si sono rivoltati contro di me."
"Nella mia prima difesa nessuno si è trovato al mio fianco, ma tutti mi hanno abbandonato"...

Tu lavori per la Chiesa, sei incaricato dalla Chiesa, e finchè tutto va bene, va bene.
Il giorno della tua Ordinazione a Diacono son tutti lì a farsi una foto con te...
Quando invece contro di te si scatena qualcuno o il diavolo mette il bastone tra le ruote...  tutti dormono (memori del sonno del Gestemani), oppure rinnegano, scappano, osservano da lontano: vediamo come va a finire, se l'è cercata lui, se stava tranquillo non gli succedeva niente...

Stefano viene lasciato solo nel suo incarico. Nell'incarico che la Chiesa gli ha affidato.
Nominato diacono, e poi mandato da solo sulla strada.
Mentre la classe dirigente della Chiesa resta al sicuro nei suoi uffici e nei suoi ambienti.
Il soldato in trincea al fronte, i comandanti al calduccio nei loro palazzi.
La decisione dei Dodici, che tutti lodano, è infatti foriera di un dualismo che tanto male porta nella comunità dei cristiani. Cosa vuol dire che alcuni si dedicano a Dio, e altri al prossimo?!?
Il buon Gesù infatti a tutti i suoi discepoli ha dato lo stesso comandamento, di amare Dio ed amare il prossimo. Negli Atti purtroppo manca la parolina PREVALENTEMENTE. Cioè, tutti ci dedichiamo a Dio e al prossimo, alcuni prevalentemente per uno o l'altro.
Invece negli Atti c'è scritto che i Dodici si dedicheranno solo alla preghiera, ed i Sette diaconi solo al servizio dei poveri.
Questa deleteria distinzione genera da una parte un Clero che Predica, dall'altra altri che operano.
Fatto sta che a quelli che fanno le prediche (per ora), nessuno tocca un capello.
Mentre invece il povero Stefano, che lavora fuori dalla sacrestia, incappa nei lacci dei cacciatori.
Gli scavano una fossa ai suoi piedi, e lui cade dentro.

Come per tanti altri martiri... nessun colpevole.
Abbiamo un cadavere, ma non c'è nessun assassino.
Concludendo. Cosa ha ucciso Stefano?
Un processo iniziato da un malcontento, da una divisione all'interno della comunità.
Un malcontento che ha generato scelte un po' miopi (ammesse e concesse, visto che siamo nei primi anni della Chiesa, non dopo 2019 anni di esperienza...). L'aver delegato l'umile manovalanza del servizio alle mense ad un giovane, entusiasta, ed averlo poi lasciato solo.
E questo ha fatto il buon gioco poi per i calunniatori e gli avversari.
Ed il povero Cristo chiamato Stefano ha salito il suo Calvario.
Un processo in cui tanti, tutti, hanno una loro parte di responsabilità.
Dove, come si dice, tutti son colpevoli... e nessuno è condannato.
L'unico che paga, e paga un conto salato, è il giovane Stefano.
E guardandolo lì, sfracellato dalle pietre, con un po' di amaro in bocca,
mi risuona nella testa la domanda: "Dov'era la Chiesa? Dov'erano i tuoi fratelli?
Dov'ero io mentre tu venivi calunniato, insultato, processato, giustiziato?".
E mi tremano i piedi, perchè mi sento un po' colpevole anch'io della tua morte.
Ti ha ucciso la mia mancanza di fraternità, la mia mancanza di stima in te,
la mia invidia dei tuoi successi, la mia paura di condividere i tuoi problemi.
Ti ha ucciso la mia mancanza di discernimento, i miei errori di giudizio,
il mio starmene tranquillo qui in poltrona, senza coinvolgermi alla tua vita.
Ecco cosa ha ucciso Stefano.


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