6 dicembre 2019

Facciamo l'appello: "Belene"! E Belene risponde: "PRESENTE!"

Trovandomi qui ai confini d'Europa, a volte le notizie dal cuore della Cristianità (= Roma) non arrivano, o arrivano in ritardo, o arrivano sbiadite...
Oggi il flebile eco di una voce che sussurra nel deserto della Città Eterna, dopo aver scavalcato il Tevere, sorvolato il Celio, sfiorato la Scala Santa, scavalcato il Gran Sasso, aleggiato sulle adriatiche onde, zigzagato tra le valli albanesi, kosovare, macedoni e serbe, saltellato tra i blocks di Sofia, sterzato a Russe, e risalito la corrente... si è adagiato sulle sponde fangose del nostro Danubio di Belene.
E, immerso come sempre nel silenzio del coprifuoco invernale (qui, dopo il calar del sole, cessa la vita, e non si muove foglia), pur flebile e sommesso non potevo non sentire questo eco di una lingua familiare e un po' in disuso da queste parti.
E mi son messo ad ascoltare, e ho sentito questo:

La Chiesa in Italia accoglie come una «provocazione positiva» e come un «incoraggiamento» a «proseguire» in un «cammino in uscita già intrapreso» il forte appello lanciato dal cardinale elemosiniere Konrad Krajewski rientrando mercoledì da Lesbo insieme ai 33 rifugiati giunti in Italia grazie a un corridoio umanitario voluto espressamente da papa Francesco e realizzato con l’intermediazione della Comunità di Sant’Egidio, come sempre in accordo con il Ministero dell’interno.
«Il Pontefice è colui che mette i ponti - dice il cardinale Konrad Krajevski - e oggi il ponte è questo corridoio. Il Vangelo di oggi parla della moltiplicazione dei pani e dei pesci. I miracoli li fa Dio. Ma con le persone di buona volontà possiamo moltiplicare i corridoi. Questo è il nostro miracolo. Il Papa è stato a Lesbo nel 2016 e ha portato con sé al ritorno tre famiglie. Io ci sono stato a Pasqua, c'erano 7 mila profughi. Ieri ne abbiamo trovati oltre 15 mila. Il Papa ľha già chiesto: se ogni parrocchia o canonica prendesse una persona o una famiglia, a Lesbo non ci sarebbe più nessuno»
«Cominciamo dai cardinali, dai vescovi, dai presbiteri: apriamo le nostre case, le nostre canoniche, i nostri palazzi. C’è lo spazio, ci sono le risorse. Se ogni monastero, ogni casa religiosa, ogni parrocchia, si aprisse almeno per una persona, almeno per una famiglia, a Lesbo non troveremo nessuno». Parole che fanno eco ai numerosi appelli del Papa su questo specifico tema. Francesco ha infatti ripetutamente chiesto alla comunità cristiana di impegnarsi nell’accoglienza diretta di migranti e profughi che fuggono da situazioni disperate.
Particolarmente potente fu quello lanciato nel corso dell’Angelus del 6 settembre 2015, in prossimità del Giubileo della Misericordia, quando rivolse «un appello alle parrocchie, alle comunità religiose, ai monasteri e ai santuari di tutta Europa a esprimere la concretezza del Vangelo e accogliere una famiglia di profughi», «incominciando dalla mia diocesi di Roma », insistette il Papa, rivolgendosi ai «fratelli Vescovi d’Europa, veri pastori, perché nelle loro diocesi sostengano questo mio appello».
Non so quanti altri han sentito, forse me lo sono immaginato (per precauzione, ho controllato: ed è papale papale pubblicato sul sito di Avvenire di oggi, parola per parola, iota per iota; e ciò mi consola: non ho le visioni e neppure le auscultazioni!): fatto sta che questo sussurro di una brezza leggera mi ha scatenato dentro uno tsunami di ciclopiche onde, di ricordi, sogni e sentimenti, che da orso in letargo come sono, da tempo pensavo ormai sopiti.
Ed ora che la risacca riporta le acque al loro posto, mi vien da rispondere, di ritorno, e di affidare alla corrente del placido Danubio anch'io le mie più sommesse parole da povero curato di campagna, sperando che rifacciano il giro al contrario, e sterzando a Russe risaltelino a Sofia, ed imbocchino le vallate serbe, macedoni, kosovare, albanesi, per poi specchiarsi nell'onde del greco mar, e risalendo il Gran Sasso riscenda sui sette colli, per la Scala Santa sul Celio e poi giù, Oltretevere:
Una delle stanze pronte, completa di coperte,
salviette, riscaldamento, condizionatore, armadi.
Carissimo don Corrado,
purtroppo non abbiamo posto per tutti, ma la nostra piccola comunità cristiana di Belene ha una casa canonica, con 6 stanze pronte, per un totale di 15 letti, pronte già da domani mattina ad accogliere 15 persone.
Con gioia, pace, entusiasmo e speranza accogliamo questo suo invito: la nostra casa è aperta, spalancata, pronta. E noi siamo pronti a servire Cristo in questi fratelli e sorelle.
Non siamo ricchi, ma ci penseremo noi, con i nostri risparmi, a garantire loro vitto e alloggio, ad accompagnarli nell'integrazione, a trovare lavoro, a garantire la scuola per i bambini.
Ma...
Abbiamo le stanze e le porte aperte, ma ci manca il corridoio.
Per cui, noi siamo qui, pronti a farci carico di queste persone.
Se proprio lo desiderate tanto... costruiteci voi il corridoio, cari Papi, Cardinali, Generali, Provinciali, Vescovi, Esarchi, Istituzioni, Prefetti, Sindaci, Fondazioni e Associazioni. Noi ci mettiamo la casa, voi fate il corridoio.
Perchè dopo il "potente appello" del 2015 fummo l'unica Parrocchia in tutta la Bulgaria a rispondere con gioia ed entusiasmo al "potente appello". Ci provammo ad essere accoglienti e misericordiosi con una famiglia, e ce le hanno suonate di santa ragione, e le abbiamo prese con onore, e non solo da gente estranea alla Chiesa...
Quindi... ci piange il cuore vedendo la tragedia dei campi profughi, e sapendo di avere posto e di poter dare una mano, e non potendo far nulla, inchiodati qui sulla sponda del Danubio.
Noi siamo pronti a fare con piacere, di nuovo, il nostro dovere, dopo questo nuovo "forte appello". Fate anche voi il vostro: costruite un corridoio da Lesbo a Belene. La casa è pronta, manca solo il corridoio. Se il Pontefice è colui che mette i ponti, dica a papa Francesco di gettare questo ponte tra Lesbo e Belene.
Una nostra stanza pronta, pulita, riscaldata ed accogliente
E poi venga Lei, o venga Lui, ad accompagnarli qui da noi.
Noi ci abbiamo provato una volta, a gettare un ponte, ma ce l'hanno abbattuto in 10 giorni.
Noi intanto continuiamo a stare qui, sulla soglia di una casa aperta, con le porte spalancate, a pregare perchè il miracolo dell'accoglienza accada, anche qui a Belene.
E spero che queste parole diventino carne, storia, volti che riempiano e vivacizzino le nostre giornate, a dire il vero un po' noiose in queste moribonde paludose danubiane lande.
padre Paolo Cortesi cp, parroco
a nome della Comunità Cattolica di Belene

DOMENICA 5 MARZO 2017:
la piccola Comunità Cattolica di Belene accoglie gioiosa una famiglia di rifugiati.

PS: questa era la prima lettura di Domenica 5 marzo 2017, prima di quaresima (e che quaresima!):

Dal libro del profeta Isaìa

Così dice il Signore:
«Grida a squarciagola, non avere riguardo;
alza la voce come il corno,
dichiara al mio popolo i suoi delitti,
alla casa di Giacobbe i suoi peccati.
Mi cercano ogni giorno,
bramano di conoscere le mie vie,
come un popolo che pratichi la giustizia
e non abbia abbandonato il diritto del suo Dio;
mi chiedono giudizi giusti,
bramano la vicinanza di Dio:
“Perché digiunare, se tu non lo vedi,
mortificarci, se tu non lo sai?”.
Ecco, nel giorno del vostro digiuno curate i vostri affari,
angariate tutti i vostri operai.
Ecco, voi digiunate fra litigi e alterchi
e colpendo con pugni iniqui.
Non digiunate più come fate oggi,
così da fare udire in alto il vostro chiasso.
È forse come questo il digiuno che bramo,
il giorno in cui l’uomo si mortifica?
Piegare come un giunco il proprio capo,
usare sacco e cenere per letto,
forse questo vorresti chiamare digiuno
e giorno gradito al Signore?
Non è piuttosto questo il digiuno che voglio:
sciogliere le catene inique,
togliere i legami del giogo,
rimandare liberi gli oppressi
e spezzare ogni giogo?
Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato,
nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto,

nel vestire uno che vedi nudo,
senza trascurare i tuoi parenti?
Allora la tua luce sorgerà come l’aurora,
la tua ferita si rimarginerà presto.
Davanti a te camminerà la tua giustizia,
la gloria del Signore ti seguirà.
Allora invocherai e il Signore ti risponderà,
implorerai aiuto ed egli dirà: “Eccomi!”».

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