24 ottobre 2020

Ragazzi, siamo cotti: c’è l’invasione dei lumacotti!

A Belene nessuno capì mai da che parte arrivarono, fatto sta che arrivarono a Belene. 

Prima uno alla volta, in ordine sparso, poi a gruppetti, infine tracimanti come un fiume in piena. 

La venuta improvvisa, imprevedibile ed imponente dei lumacotti arancioni colse tutti alla sprovvista, soprattutto la signora Esika, che a Belene faceva la Linguista e Portavoce di Corte. La quale alla radio si affrettò a redigere e proclamare il seguente comunicato stampa: 

“Cari cittadini, suvvia, manteniam la calma! Le autorità competenti stanno valutando i comportamenti da tenersi da parte di tutti i cittadini verso questi cosi arancioni che si aggirano tra di noi. Al momento il nostro amato Re Candido Er Mellino IV, con il suo Gran Consiglio, sta stabilendo come definirli: ospiti inattesi o turisti spaesati od occulti invasori o terribili nemici dal potenziale distruttivo o pericolosi virus per la società. A breve attendiamo un pronunciamento del nostro sommo e sovrano Re, che ci dirà pure il da farsi, e così vivremo tutti felici e contenti”. 

Ed il comunicato non tardò a giungere, anzi fu tempestivo, conciso, chiaro ed aldilà di ogni ragionevole dubbio: 

“Cari sudditi del magnifico e prosperoso Regno di Belene… buonasera! Salute a voi dal vostro amato Sovrano! In questi giorni, come tutti avete potuto constatare, soggiornano tra di noi alcuni lumacotti arancioni. Che dire? Un, due, tre: le parole sono quattro: accogliere, proteggere, promuovere, integrare. Siccome siete molto più che intelligentissimi, non ve le spiego neppure: sarebbe un offesa alla vostra suprema intelligenza. Quindi… passiamo immantinentemente dal dire al fare, scavalcando il mare di mezzo. Mettetele in pratica, come sempre. E tutti vivremo felici e contenti. Vostro, Candido Er Mellino IV”. 

Chiaro, no? 

Ed infatti il signor Liubo Liubesniev, con la sua famiglia, uscirono immantinentemente in giardino, e dissero ai lumacotti arancioni: “Benvenuti a Belene, cari lumacotti arancioni! Su, venite… potete sistemarvi qui, nel nostro giardino, dove potete mangiare erba ed erbette in abbondanza. Ecco, lì c’è anche la fontana… potete bere in abbondanza”. 

I lumaconi arancioni furono commossi da tanta gentilezza ed ospitalità, e risposero: “Grazie! Grazie tantissimo! Nel nostro paese c’è stata un’inondazione terribile, siam dovuti scappare in furia e fretta, abbiam lasciato lì le nostre case e le nostre cose… abbiamo scavalcato monti ed attraversato deserti… siamo spossatissimi e stanchi ed oppressi… grazie, grazie, grazie”!. 

E fu così che un gruppo di lumacotti (mica tutti, neh! Erano milioni… e non ci sarebbero mai stati, comunque), fu accolto in casa Liubesniev. 

Ma, neanche a farlo apposta, guarda tu i casi della vita, passava di lì, per caso casualmente, il signor Rumileno Puikov, che piantandosi sul cancello iniziò a sbraitare: “Ma siete impazziti? Questi schifosi viscidi invasori vanno scacciati immediatamente, prima che si divorino tutti i nostri ortaggi e trasformino il nostro regno in un deserto del Gobi!”. 

Il signor Liubo Liubesniev, con tutta la gentilezza di famiglia che aveva, rispose: “Guardi, signor Puikov, che il Re ha detto di accogliere questi ospiti, quindi La invito ad accogliere la parola del Re e a metterla in pratica”. 

E, secondo voi, il Puikov fece questo? Neanche per sogno! Andò in giro e radunò altri colleghi, poi tornò, armato di badili e zappe, e guidando e gasando i suoi, sbraitò: “Avanti! Spiacicchiamoli tutti, questi luridi lumacotti arancioni!”. E cominciò la strage dei lumacotti, nel giardino dei Liubesnievi. 

Il signor Liubo, che era un gran signore e ci teneva all’incolumità dei suoi familiari, disse loro: “Donne, bambini, nonni… entrate in casa e barricatevi dentro! Subito! Qui ci penso io!”. 

E preso in quattro e quattrotto un mazzo di rose dal giardino, bucandosi pure le mani, visto che non è che si trovano in giro rose senza spine, andò incontro alla banda assassina mulinando i fiori e dicendo: “Ma vi siete bevuti il cervello? Indietro ragazzi! Basta! Smettetela di spiacciccare questi poveri lumacotti! Uscite dal mio giardino, prego! Su, avanti… fuori di qui! E chiedete scusa a questi poveri indifesi ed innocenti lumacotti! Che male vi han fatto, se non esistere? Su… piantatela lì! Nel nome del Grande Re, Candido Er Mellino IV, io vi ordino: uscite dal mio giardino!”. 

Quegli ossessi, che menavan strage di lumacotti a destra ed a manca, al sentire il Nome del Grande Re, si bloccarono come abeti ebeti, sbavonchelliarono un po’ e cominciarono ad arretrare. 

Quindi, se ne andarono digrignando i denti, schiumando di rabbia e propositi lumacotticidi. 

Liubo tirò un sospiro di sollievo, e richiamò fuori i suoi familiari. Dopo aver seppellito i morti e curato alla bell’è meglio i feriti, disse ai sopravvissuti: “Cari lumacotti arancioni… sono costernato e profondamente dispiaciuto per il comportamento irrazionale e diabolico del signor Puikov & Company. Per rimediare… casa nostra è casa vostra, sentitevi a casa! E se volete possiamo insegnarvi la nostra lingua, le nostre ricette in cucina, la nostra storia. E poi vi troviamo pure qualche lavoro da fare… così vi mantenete da soli”. 

“Super!” – risposero in coro i redivivi lumacotti, “E noi vi insegniamo la nostra lingua e le nostre usanze, così ci arricchiamo a vicenda!”. 

E fu così che per qualche tempo vissero insieme felici e contenti, integri ed integrati, arricchendosi a vicenda. Finchè… 

Finchè un bel giorno, , il Re Candido Ermellino IV nominò suo Ministro per gli Esteri tra di noi proprio il… 

“Signor Liubo Liubesniev!”, direte voi. 

No… Neanche per sogno: non è mica una favola questa… 

Nominò infatti il famigerato signor Rumileno Puikov! Valli tu a capire i politicanti ed i governanti… Il quale, in men che non si dica, espulse dal Regno tutti i lumacotti arancioni, con un gran bel ghigno diabolico stampato in faccia. 

Non contento, fece punire tutti quelli che avevano accolto, protetto, promosso ed integrato i lumacotti arancioni: sei mesi di carcere, degradazione e perdita di tutti i titoli, divieto di svolgere incarichi pubblici e multe più salate del mar Morto. 

E così il povero signor Liubo, non solo si vide svuotare la casa dai suoi ospiti, con gran tristezza di tutti. Ma si pappò pure sei mesi di carcere e la privazione del titolo di signore, e pagò cash una salatissima multa. 

E se passate da Belene, troverete il Liubo ancora lì, tutt’oggi, come un cane bastonato, sulla soglia a fissare l’orizzonte, e non raccapezzandosi ancora sul perché il Re, che dice di accogliere i lumacotti, nomina poi ministro uno che li schiaccia e li scaccia, e pure si accanisce sui poveri cristi che mettono in pratica le sue parole. Boh! Valli tu a capire quelli che ci governano… Dicono una cosa, e poi ne fanno un’altra, esattamente diametralmente opposta.

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