27 aprile 2019

Cara Bulgaria, oggi ti chiedo perdono.

Una fonte di energia, che aspetta di essere usata.
(La foto l'ho scattata all'alba del 23 agosto scorso, giornata europea della memoria,
dalla sponda bulgara del Danubio. Il sole sorge proprio esattamente
sopra il Secondo Blocco del gulag nell'isola Persin).
Cari bulgari, oggi vi chiedo perdono.
(Lo scrivo in italiano, perchè ho un po' di vergogna a scriverlo in bulgaro... e lo scrivo qui, per l'unico mio lettore... mica lo pubblico sul Corriere...)
Chiedo perdono perchè non sono stato un uomo di parola.
Cinque anni fa vi avevo promesso,
avevo preso volontariamente e spontaneamente un impegno di fronte a tutta la nazione,
avevo promesso che oggi, 27 aprile 2019, avremmo inaugurato il Parco Memoriale di Belene, dedicato alle vittime innocenti dei totalitarismi del XX secolo.
Ma oggi qui a Belene non c'è nessuna inaugurazione.
Nessuna festa. Perchè sarebbe stata davvero una gran bella festa.
con gente da tutto il mondo. Che festa sarebbe stata!
Ma oggi...
Solo silenzio e strade vuote, e nessun pellegrino.
Cinquettio di rondini ed abbaiar di cani.
Tra l'altro, oggi è Sabato Santo.
Il Signore scende negli inferi, la Parola diventa Silenzio.
Ammutolita è la Parola, e tutto è muto. Fallimento totale.
Ci ho provato, ci abbiamo provato con tanti amici,
ma non ci siamo riusciti, in una parola, non abbiamo mantenuto la parola.
Abbiamo fallito, e chiedo perdono per tutti coloro che si sentono traditi o illusi.
Non era certo questa l'intenzione.
Ma la Storia non dipende da me, ed il mondo non ruota intorno a me,
ed io non mi chiamo Atlante sorreggitor di mondi, ma semplicemente Paolo Cortesi.
E come tutti, cerco di fare quello che devo, e faccio quello che posso.


27 aprile 1949, 70 anni fa
In questo giorno, esattamente 70 anni fa, il governo della Bulgaria, guidato dal Partito Comunista, prende una decisione storica, che segnerà per sempre il destino del piccolo paese di Bèlene.
Saliti al potere con il colpo di stato del 9 settembre 1944, appoggiati dalle forze occupatrici dell'Armata Rossa, i comunisti bulgari da subito iniziano a "purgare" la Bulgaria da quelli considerati da loro "nemici del popolo", alcuni dei quali anticomunisti e oppositori politici, la maggior parte normali cittadini. Che si ritrovano controvoglia macinati dagli ingranaggi dello stato totalitario
Negli ultimi mesi del 1944 migliaia di innocenti bulgari sono massacrati. Tra loro anche il primo prete cattolico, il trentenne cappuccino di Rakovski p. Flavian Mankin. Fatto a pezzi a colpi di ascia nell'ottobre 1944, ed i suoi pezzi gettati nel fiume Stryama. Nei mesi successivi, attraverso i Tribunali Popolari, altri migliaia di innocenti bulgari vengono incarcerati, spogliati dei loro bene, fucilati, esiliati. Nello stesso tempo, non bastando più le prigioni, vengono costituiti sul modello sovietico dei GuLag, almeno 40 campi di concentramento, maschili e femminili. Che inghiottono migliaia di degni cittadini, scrittori, musicisti, imprenditori, sindaci, ufficiali dell'esercito, sacerdoti, pastori, agricoltori...
Il 27 aprile del 1949 il governo bulgaro decreta la creazione di un lager più grande, dove far convergere i prigionieri di altri. Viene scelto un posto isolato, lontano dagli occhi dei curiosi. Le isole di Belene. Un paradiso terrestre trasformato, con uno schiocco di dita, in un inferno.
Dal 1949 al 1989, per quarant'anni, oltre 20.000 bulgari innocenti vivono in questo Golgotha la loro passione. Poveri cristi calpestati, bastonati, umiliati, e molti pure uccisi.
Il nostro fango qui a Belene è impastato con le loro lacrime ed il loro sangue.
Sotto i nostri piedi, senza tomba, senza lapidi e senza fiori, le ossa di centinaia di loro.
E per sempre il nome "Belene" infangato, disonorato, usato come minaccia, simbolo della violenza.

27 aprile 2014, 65 anni dopo...
Cinque anni fa, dopo quattro anni pieni di centinaia di incontri,, di dialoghi, di pagine lette, di sogni condivisi, decisi (e qui mi prendo la responsabilità, che non è una colpa, visto che è una cosa oggettivamente bella e positiva, ma solo una responsabilità, che non è neppure un onore, ma è stato un pesante ònere) di avviare un processo, il processo di trasformare Belene da luogo di passione e sofferenza a luogo di memoria.
La strategia era molto semplice (e ben collaudata in decine di altre parti del mondo):

  • l'unione fa la forza (è pure il motto dello Stato Bulgaro): riunire tutte le forze e le persone interessate attorno alla causa comune. Proprio quel giorno fondammo il "Comitato per l'Isola di Belene, che in poche settimane raggiunse 800 iscritti da tutta Europa.
  • il coinvolgimento della società civile: attraverso interviste, documentari, incontri, conferenze, mostre, scritti e condivisioni sui social media, visite e pellegrinaggi... abbiamo destato l'attenzione e l'interesse della società, un po' malata di dimenticanza e di disinteresse. Decine di migliaia di cittadini hanno risposto positivamente a questi stimoli e queste proposte. Al pellegrinaggio annuale del 2014 sull'Isola c'erano 50 persone anziane... a quello del 2005 ce n'erano 500 a quello del 2016 oltre 1500, compreso il Presidente della Repubblica... a quello del 2017... solo 100 (vi dico più avanti il perchè).
  • l'intervento delle Istituzioni: col nostro lavoro (pubblico e privato) abbiamo spinto le Istituzioni ad interessarsi di Belene come luogo di memoria, ed il 25 gennaio 2017 il Consiglio dei Ministri (che mai negli ultimi 30 anni si era interessato alla cosa) ha "donato" al Comune di Belene (che mai negli ultimi 30 anni si era interessato alla cosa) la gestione del Secondo Blocco del Campo di Concentramento, e l'onore di realizzare il Parco Memoriale entro il 31 dicembre 2021.
A parte la prevedibile resistenza di certi settori politici (memorabile l'attacco sferrato dal Gruppo Parlamentare del Partito Socialista, che per un'ora e mezzo attaccò il sottoscritto in Parlamento, inventandosi lo scandalo delle "pistolette di plastica" e calunniandomi come violentatore di bambini... oltre alle farneticazioni dell'ex agente della Darzhavna Sigurnost, il cosiddetto giornalista Kevorkian), in questi cinque anni la fatica più grande è stata l'incomprensione, il non sostegno, addirittura l'opposizione di certe parti del nostro ambiente ecclesiale. Parti che hanno remato contro, guardando tutto il lavoro svolto con sfiducia, e arrivando addirittura a vietare ed impedire di lavorare.
A questo fronte di resistenza va unita poi la diffusa indifferenza, in alcuni ancora paura, verso un serio lavoro di memoria e commemorazione.
Ma il colpo quasi micidiale, a questo processo di memorizzazione di Belene, è venuto nel marzo del 2017, quando il Comune ha aggredito la Parrocchia, "rea" di aver deciso (in collaborazione con le istituzioni Statali e con la Caritas Nazionale) di accogliere ed integrare a proprie spese una famiglia di rifugiati politici, accolti legalmente dallo Stato, come gesto di solidarietà e carità per il Giubileo della Misericordia. Ed anche in questo caso, come nel 2015, nessuno è sceso in campo a difendere la parrocchia e la famiglia aggrediti e calunniati. Proprio il contrario: il povero parroco venne punito ed espulso dal Vescovo e dai suoi Superiori, e tutto a Belene venne "congelato".
Ritornato dopo 203 giorni di esilio, non ho più potuto lavorare direttamente ed attivamente per la creazione del Parco Memoriale. Su pressione dei miei superiori, non faccio più parte della Fondazione Isola di Belene, creata da me... Solo qualche sporadico intervento, a livello culturale.
In questi ultimi due anni il Comune non ha fatto praticamente nulla di significativo, se non sbandierare come proprio un progetto già delineato in precedenza da me. L'afflusso dei visitatori, che dal 2014 aumentava di anno in anno, praticamente si è interrotto. La sua unica preoccupazione (del Comune) è solo di vincere alla lotteria qualche milione di euro. Nient'altro.
E così ci ritroviamo al punto di partenza, nella palude, impantanati, impossibilitati a muoversi ed agire.
Ringrazio le migliaia di persone ed istituzioni conosciute in questi anni fecondi. In particolare le centinaia di persone intelligenti e laboriose che hanno collaborato. E di nuovo chiedo perdono loro, per averle illuse e per ritrovarci dopo cinque anni di lavoro con un pugno di mosche in mano.

27 aprile 2019, 70 anni dopo, oggi
Con un velo di tristezza ho organizzato e abbiamo svolto ieri la conferenza "Belene, energia per il futuro. Da luogo di passione a luogo di memoria".
Tristezza per tutto quanto condiviso sopra. Tristezza per contemplare impotente come un fruttuoso e serio processo di memorializzazione, in cui migliaia di persone hanno speso energie e forze, sta inesorabilmente andando a quel paese.
Tristezza, ma non mi rassegno a fare il profeta di sventura. Un misero briciolino di speranza arde sotto la cenere. Chi vivrà, vedrà.

PS. Dietro le quinte

In questi anni, sorridendo, ho sentito alcune fantasiose argomentazioni sul perchè mi sono gettato in questa avventura: alcuni han scritto che il Vaticano mi ha mandato per, altri che lo faccio per fare soldi, altri ancora che soffro qualche forma di follia o megalomania... ed altre dietrologie.
Molto semplicemente:
Dal 13 ottobre 2010 al 7 settembre 2012, per ben due anni, ho vissuto a Belene, guardando, osservando, studiando, incontrando, pregando, pensando, sognando.
Con un po' di tristezza (che mai mi manda in depressione, ma anzi mi stimola la fantasia e mi sprona all'azione) ho osservato per due anni una città che muore e muri vuoti, un santuario dove non viene mai nessuno, se non per sbaglio.
E scrutavo, insieme ad altri amici, le potenzialità: che cosa c'è qui, a Belene, che può avere in sè l'energia capace di attirare pellegrini da tutto il mondo??
(Va di moda, in Occidente, parlare di "Punti di Debolezza" e "Punti di Forza"... oppure di discernimento) (Due anni di discernimento, in loco. Ben 720 giorni di nessuna responsabilità, solo apprendimento e discernimento).
Quando poi gli amati Superiori mi hanno affidato, l'8 settembre 2012, la comunità di Belene ed il Santuario Diocesano di Eugenio Bossilkov... ho iniziato, o meglio abbiamo iniziato (io, la comunità a me affidata, e centinaia di amici) a lavorare. Lavorare, perchè noi bergamaschi non siamo grandi filosofi o grandi poeti, siamo macchine da lavoro. Dopo 2 anni di vedere e giudicare, agire! Alleluia!
Da allora ho sempre chiesto qualche confratello per lavorare insieme, ma mai è arrivato.
Così come qualche soldo da investire in questo lavoro... ma neppure il soldo è arrivato mai.
In compenso mi sono tirato addosso tante invidie, gelosie, calunnie... Ma il gioco vale la candela.
Che ci vuoi fare? Nello stadio le robe arrivano sempre addosso ai giocatori... mai si è visto i giocatori tirare monetine, scarpe e bottiglie a quelli che stanno comodamente seduti sugli spalti...
E allora abbiamo iniziato a lavorare per valorizzare il Santuario ed il Beato Eugenio a cui è dedicato.
Senza soldi, e senza molto sostegno... ma con tanta passione ed energia.
Seguendo semplicemente e metodicamente alcune linee:
  • Dal "nostro" martire al "patrimonio dell'umanità". Eugenio Bossilkov, visto e presentato non più solo come il vescovo cattolico martire, ma una vittima innocente del XX secolo in mezzo alle milioni di vittime innocenti del XX secolo. Uno per tutti, tutti per uno. Dalla prima mostra sui martiri del XX secolo, alla biblioteca specializzata dedicata agli stessi, al piccolo museo, alla partecipazione alle commemorazioni delle vittime in Bulgaria, Albania, Romania, Italia... all'accoglienza di pellegrini e visitatori da tutto il mondo. In una parola la spiritualità e la cultura dei martiri e delle vittime innocenti.
  • L'Isola di Belene e Belene come luogo di Memoria: un luogo affascinante, capace di attirare. Quanto lavoro per pulire, rendere accogliente, far sprigionare la sua energia! Un'avventura affascinante, per fare diventare Belene un "luogo" internazionale di incontro, conoscenza, educazione, riconciliazione, pace, sullo stile di molti altri luoghi simili.
  • Creare questo movimento di persone, legato alla memoria, e guidato da noi Passionisti. Che casualmente abbiamo come tradizione di lottare contro la "dimenticanza" ed educare le persone a partire dalla Passione del povero Cristo crocifisso e dei poveri cristi crocifissi. Un lavoro appassionante, con prospettive interessanti per chi vuole lavorare.
E, come dice il buon Gesù... ho sempre parlato e scritto pubblicamente ed apertamente di queste cose, magari a volte stressando un po' i poveri ascoltatori e lettori, e suonando perfino noioso, per il ripetere continuamente le stesse cose...
Ci sarebbero altre duecento pagine da scrivere... ma termino qui.
Certamente oggi, per me, è una giornata triste, e son pure pieno di vergogna, per aver illuso migliaia di persone, per non essere stato uomo di parola.
Quello che ho potuto fare... l'ho fatto.
Ma la zavorra non ci fa volare alto come vorremmo...
E allora continueremo a navigare a vista...
Cosa farò d'ora in poi? Boh.
Mica è semplice essere obbedienti a Dio, alla propria coscienza, e pure ai superiori...
Dio mi dice di essere creativo ed attivo...
La mia coscienza mi dice che è meglio giocare la partita, piuttosto che guardare dagli spalti.
I superiori... "ci vuole prudenza", "meglio rinunciare e stare tranquilli", "dimenticati", "prepara le valige".
Certamente, finchè sono qui in queste paludi belenciane, con la palta fino alle ginocchia...
il mio cervello fumerà per trovare qualche via di resurrezione...
i mio cuore fonderà come cera nel vedere morire tutto e restare con muri vuoti da custodire...
le mie mani bergamasche... saranno violentemente solleticate, fremeranno per fare qualcosa...
La vita è davvero bella interessante, neh! Non ci si annoia mai.

Nessun commento:

Posta un commento