Nel prossimo mese di settembre la chiesa parrocchiale "Natività di Maria" e Santuario Diocesano "Beato Eugenio Bossilkov" di Belene, dopo 2 anni di chiusura per lavori di ristrutturazione, riaprirà i battenti.
Un evento che coinvolge in primis la nostra locale comunità cristiana, tutta la Diocesi e la Chiesa Cattolica in Bulgaria, i Missionari Passionisti e, ovviamente, tutto il mondo, essendo l'unico santuario al mondo dedicato a questo martire belenciano.
Questa riapertura, che non è solo un fatto materiale, ma un evento, un momento altamente simbolico di grazia, accade in quest'anno 2020, ricco di giubilei. Quest'anno celebriamo infatti:
- 160 anni dalla costruzione di questo tempio, ultimato nel 1860;
- 120 anni dalla morte di p. Eugenio Valente, il parroco passionista che ne seguì la costruzione;
- 120 anni dalla nascita e dal battesimo di Eugenio Bossilkov;
- 20 anni dalla dedicazione di questa chiesa a Santuario Diocesano.
Tutte queste ricorrenze ci portano a ricordare il cammino percorso, ed a rilanciarci con entusiasmo in avanti, sfruttando le potenzialità ancora presenti e magari poco sfruttate, e procedendo seguendo prospettive rinnovate.
Da dove veniamo
Quando nel 2012 accettai, dopo lunga insistenza dei Superiori, di svolgere il servizio di parroco di questa comunità cristiana di Belene e di rettore di questo Santuario Diocesano (due realtà simbioticamente correlate)... ero ben cosciente di cosa mi veniva affidato. E mica sprizzavo di allegria...
Ed anche di cosa si doveva fare, cioè quale era la volontà di Dio per questa speciale ed unica comunità e per questo unico e speciale santuario.
Da due anni ci vivevo a Belene, ed in due anni avevo visto, letto, studiato, ascoltato ed incontrato molte cose e molte persone.
Da una parte mi venne affidata, a me inesperto, giovane e balbettante straniero, una comunità cristiana moribonda, sia dalla prospettiva fisica (calo di persone, calo di attività, emigrazione, invecchiamento...), sia dal punto di vista spirituale (aumento di lamentosità, di litigiosità, frustrazioni, scoraggiamento...). In soldoni: non certo una entusiasmante giovane sposa piena di energia e vitalità, che si lancia speranzosa verso il futuro, ma semmai una anziana vecchietta, piena di dolori ed acciacchi, carica di giorni e di esperienze, che aspetta di riposare in pace.
Dall'altra parte mi venne affidato, a me inesperto e solo soletto missionario orobico, un santuario vuoto, nel senso che praticamente il numero dei pellegrini annuali oscillava tra lo 0 ed il 10. A parte la tradizionale festa di un giorno a novembre (con sempre meno presenti ogni anno), il resto dell'anno praticamente questo santuario era una scatola vuota. Ed anche sulla qualità, essendo pensato sul target dei cattolici (che in Bulgaria sono lo 0,5%), questo santuario era una cosiddetta cattedrale nel deserto.
Il sottoscritto (che si prese il gravoso onere, scevro di tanti onori), essendo giovane, entusiasta, pieno di energia e fantasia, pur essendo lasciato solo in questo angolo di mondo dove la strada finisce... per prima cosa si voltò, e vide che la strada iniziava a Belene.
Operò quello che si chiama, tecnicamente, un cambio di prospettiva.
Invece di voltare le spalle alla strada, contemplando la sua fine sulla riva del Danubio, voltai le spalle al Danubio, osservando le strade innumerevoli che da Belene partono. E innumerevoli prospettive si dipanarono davanti agli occhi miei.
Scrutando attentamente e continuamente questa Struttura Vuota e queste persone quasi zombies... vidi che il tutto, complessivamente, appariva come una chernobilyana enorme centrale atomica spenta, desolata, chiusa e vuota, che però tanto vuota come un guscio vuoto non era: al suo interno era custodita, quasi nocciolo radiottivo, una goccia di sangue ultrapiena di potenziale energia. La goccia di sangue di Eugenio Bossilkov.
Ma come far ripartire questo reattore nucleare spento?
Come riattivare e far sgorgare l'immensa energia qui racchiusa?
Come riportare vita nella morte e riempire il vuoto?
Arduo compito, direte voi. Semplicissimo, dico io.
Basta aprire ciò che è chiuso.
Basta far uscire ciò che è dentro.
Basta vivere, per non morire.
E la volontà di Dio mi fu così chiara, lampante ed impellente che, arrotolate le maniche, iniziai a lavorare: portare vita, vivacità, vitalità, cioè rianimare questa comunità moribonda ed attaccata alla flebo. E riempire il vuoto di questo santuario, portando fuori il beato Eugenio.
Non sto qui ad elencare quanto detto e fatto in questi 7 anni per RIVITALIZZARE e RIEMPIRE: ci penserà qualche storico, fra qualche anno.
Tutto sempre fatto e detto pubblicamente, alla luce del sole, con schiettezza, franchezza, coraggio ed entusiasmo, molto ben documentato: il resto son chiacchere di chi stava sugli spalti come spettatore, e non sul campo come giocatore.
Ed è stato bello ed entusiasmante vedere i segni di resurrezione sbocciati in questi anni.
Eugenio ci ha portato a Tirana e Scutari, in Romania e sull'Isola Tiberina, a farci conoscere i martiri del XX secolo.
In televisione, sui giornali, nelle università ed in giro per il mondo, a farsi conoscere: e persone nuove, migliaia, da tutta la Bulgaria e da tutto il mondo, hanno iniziato a venire, per la prima volta in vita loro, pellegrini a Belene. Pure il Presidente della Repubblica!
Così come è stato bello vedere una ventina di giovani non emigrare, ma restare qui a Belene con un lavoro degno e stabile: anche le vecchiette acciaccate possono partorire, come Anna ed Elisabetta!
Così come stringere amicizia con centinaia di nuovi amici.
Una vita ed una vitalità nuove, germogliate grazie all'energia atomica di una goccia di sangue. Quasi un miracolo!
E la prospettiva, l'orizzonte di trasformare Belene in un luogo internazionale ed ecumenico dedicato alla grata memoria della passione dei tanti poveri cristi innocenti del XX secolo, un'oasi di memoria, preghiera ed educazione...
Dove andiamo
Certamente, dopo tre anni di stasi e di riposo, dopo le legnate ed i divieti e le palle al piede... dove tutto è stato come il seme sotto la neve, ora è tempo di riaprire le porte, e di ripartire.
Gesù Cristo è risorto dopo tre giorni... ma noi non siamo Gesù, quindi... dopo tre anni proviamo a risalire dagli inferi.
Non prometto fuochi d'artificio, più adatti ai maghetti, o fuochi di paglia, non cònsoni ai metodici orobici manovali: un sodo lavoro aspetta i coltivatori della vigna, che richiede la pazienza dei pescatori, che pasturano ed attendono, la competenza dei muratori, che mattone dopo mattone fan venir su la grande casa e un pizzico di coraggio, di competenza dei poeti, dei cavalieri e degli eroi d'altri tempi. Quindi... dove andiamo?
Si deve continuare, e si continuerà, a rianimare questa ancora moribonda comunità cristiana, con vivacità, nuove proposte, nuove esperienze, nuovi orizzonti.
E si continuerà, si deve continuare, a trasformare la bella e ristrutturata scatola vuota di questo santuario in un luogo vivo e pieno di gente, internazionale ed ecumenico, di memoria, incontro, preghiera ed educazione: una prospettiva entusiasmante, un ramo fiorito da non segare via assolutamente.
Quindi... buon lavoro a tutti!
Si riaprono le danze. Si riparte.
Tutti in carrozza, le porte sono aperte!
Ci vediamo a settembre: Buon viaggio!
P.S. Se qualcuno volesse partecipare, si accomodi:
SABATO 12 SETTEMBRE:
festa per la riapertura del Santuario
SABATO 14 NOVEMBRE:
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