18 giugno 2020

Io sono colui che sono

Forse non tutti sanno che Belene si trova all'interno di un bellissimo Parco Naturale, cioè circondata da una stupenda e paradisiaca natura, che se ne stava lì da molto tempo, da che mondo è mondo, ben prima che i belenciani costruissero Belene, e ben prima che qualcuno dicesse che è un Parco Naturale.
E come in tutti i Parchi Naturali che si rispettino, anche nel Parco Naturale Persina (questo è il nome datogli dagli uomini) vivevano numerose famiglie, a migliaia, che tutto il blog non basterebbe per contenerle:
in acqua vivevano le famiglie Storioni, Carpe, Lucci, Cavedani, Trote, Orate, Siluri, Tinca, Carassio... ed altre centinaia.
in cielo vivevano le famiglie Cicognani, Aironi, Cardellini, Verdoni, Taccola, Papera, Cigni, Cormorani, Usignoli, Pellicano, Germani, Beccacci... ed altre centinaia...
sulla terraferma vivevano le famiglie Volpi, Donnola, Lontra, Ermellini, Cinghiali, Lepre, Fagiano, Tasso, Caprioli, Capra, Lupi... ed altre centinaia...
nelle paludi poi, assai numerose, vivevano le famiglie Rana, Rospi, Biscia, Biscetta, Biscioni, Alligatori, Ippopotami... ed altre centinaia...
In questo luogo straripante di vita, tanto tanto tempo fa accadde quello che di solito non dovrebbe accadere, ma che qualche volta, con buona pace di tutti, accade: un miracolo!
Sentite un po' qua...

Come in tutte le famiglie che si rispettano, anche le famiglie Talpone ed Aquiloni avevano la loro... pecora nera.
Ma non nel senso che una mamma Talpa avesse partorito una pecora, e neppure che dall'uovo sfornato da mamma Aquila fosse scaturito un montone... no.
Solo che tra le Talpe di Belene, notoriamente ed obbligatoriamente scure e nere come la pece... nacque un giorno una talpina bianca, cioè albina.
E tra le Aquile di Belene, notoriamente ed obbligatoriamente bianche come la neve, che più bianco non si può, nacque un aquilotto nero come il carbone.
E fin qui, non ci sarebbero stati problemi, ed infatti non ce ne furono: tutto il mondo infatti sa di come siano tolleranti ed accoglienti gli abitanti di Belene, e questa piccola diversità (in fondo, è solo il colore dei peli e delle piume, mica è una radicale differenza ontologica...) venne subito accantonata e derubricata a qualche battuta: "Eh... in tutte le famiglie che si rispettino c'è sempre una pecora nera....".

I problemi veri sorsero quando, dopo il normale svezzamento, i due cucciolotti dei Talpa e degli Aquila, si rivelarono per quello che erano: la piccola talpina albina... aveva due bellissimi occhi verdi, come giada, e ci vedeva benissimo, ed aveva una vista da aquila. Riempitevi buche! 
Ed il giovane nero aquilotto... era presbite, miope e pure astigmatico, cioè era cieco come una talpa! Apriti cielo!

Nelle famiglie Aquila e Talpa si scatenò allora quel fenomeno che i sociologi chiamano: caccia alle streghe ovvero ridicolizzazione del diverso ossia marginalizzazione invero espiatorizzazione del capro. Ma questi son problemi dei vecchiotti malati che si ritengono sani...

I due cucciolotti invece scoppiavano di giovanile salute, e come tutti i cucciolotti non si ponevano metafisici quesiti sull'identità loro, e dopo aver deciso in un batterdocchio durato un nanosecondo: "Io sono quel che sono", fecero quel che Madre Natura si aspettava da loro: cominciarono a vivere.

La piccola Talpa albina, stufatasi di starsene secondo tradizione nel buio dei tunnels talpiferi... provò ad esprimere il suo desiderio di uscire a prendere una boccata d'aria e dare un'occhiata, ma si sentiva ripetere sempre lo stesso ritornello, la stessa solfa: "Che ci vai a fare là fuori? Non ci sono prospettive! Tutto è nero! E qui è nero. Quindi, che senso ha? Stattene lì, buona buona! Da che mondo è mondo, tutto è nero, e le talpe vivono sottoterra!"
Ma la talpina se ne infischiò, e sbirciò il mondo emergendo colla sua testolina dal classico mucchietto di terra smossa, e quello che videro i suoi giadosi occhi fu uno spettacolo strabiliante: un giardino immenso di tenera verde erbetta, migliaia di sgargianti colorati fiori, e piante, e panchine, e case, e un piazzale, e persone che andavano e venivano, e le rondini, i passeri, le zanzare, le formiche, i gattini... un vero e proprio tsunami di cose e di colori, un universo immenso e ricco. E là, davanti a lei, una bellissima chiesa, splendente di marmi e dal tetto rosso sgargiante, con un campanile immenso che toccava il cielo.
E vide che era bello, ma proprio bello, ed una gioia immensa le riempì il cuore.

Il piccolo nero Aquilotto provò ad esprimere ai suoi il desiderio di uscire dal nido situato sulla punta del campanile, ed andare a fare quattro passi nel giardino sottostante... si era stufato di essere preso in giro da tutti i parenti che gli ronzavano intorno: "Cecato che non sei altro! Anormale! Stattene lì nel nido e non fare danni! Dove vuoi andare? A camminare? Ma le Aquile volano, da che mondo è mondo! Mica camminano!"
E così quel giorno fece due passi e... ops!, precipitò rovinosamente dal campanile lungo il tetto, sfracellandosi al suolo. Un po' intontito e con qualche costola incrinata e colle candide piume strapazzate ed infangate, si mise a saltellare, e passeggiare, e gironzolare, e ballare. E quello che provò nel giardino fu un'esperienza strabiliante.
E vide che era bello, ed una gioia immensa gli riempì il cuore.

"Chi sei?", disse il ballante Aquilotto sentendo una risata, ma non vedendo nessuno (ovvio, era cieco come una talpa!".
"Io sono colei che sono! E tu chi cavolo sei? Sei buffissimo!" rispose la Talpina, ridendo di nuovo guardando questo essere ridicolo sceso dal cielo tutto arruffato ed infangato che saltellava e faceva giravolte canticchiando.
"Ehi! Io non sono Buffissimo! Io sono colui che sono!", disse stizzito Aquilotto, guardandosi intorno a 360 gradi alla ricerca della fonte di quella vocina canzonatoria.
"Bene, iosonocoluichesono, avrai pure un nome più corto..!?!".
"Ma certo, mi chiamo Aquilotto. Ed anche tu ovviamente, iosonocoleichesono, avrai un nome più corto!".
"Ovvio, mi chiamo Talpina".
"Beh, allora... qua la zampa! Piacere di conoscerti!".
"Il piacere è tutto mio, Aquilotto!".

Beh, per farla in breve (e poi sono cose intime personali, neh!), i due si conobbero, e nacquero tanti bei bambini bianconeri (che però tifavano Atalanta!), a forma di talpa ma con ali di aquila, con un'occhio verde aperto ed un occhio chiuso (il loro gioco preferito era giocare ai pirati...), che volavano e camminavano e pure scavavano buche, e si trovavano benissimo sia in cielo, che in terra e pure sottoterra.

In quanto a Talpina e Aquilotto, tra l'incontro iniziale e la sfornatura dei primi pargoli, cioè mentre si stavano conoscendo, venne loro questa brillante comune idea.
Aquilotto le disse: "Ma lo sai che sei una creatura stupenda, unica, bellissima? Con quei tuoi stupendi occhi tu vedi tutte le bellissime cose di questo mondo meraviglioso: che ne dici se ti abbraccio con le mie zampacce e ti porto a fare un giro? Tu mi guiderai, così non andiamo a sbattere!"
Talpina gli disse: "Ma lo sai che sei una creatura stupenda, unica, bellissima? Con quelle tue stupende ali tu puoi solcare i cieli, sorvolare tutta la terra, scavalcare le montagne, planare sulle creste delle onde delle mareggiate di lontani oceani.... Che ne dici se ti abbraccio e ti porto a fare un giro? Tu mi solleverai, sulle tue ali d'aquila, ed io ti racconterò tutte le bellezze di questo mondo!"

E fu così, che ogni mattina da allora, i due (ovviamente dopo aver svolto tutte le quotidiane incombenze, secondo tradizione) secondo la nuova tradizione si sollevavano dal cuore del Parco Naturale di Belene e si facevano una volata in giro.
E ogni sera, tornando a casa, raccontavano ai loro Talpolotti le meraviglie che avevano visto ed incontrato, concludendo così:
"Buonanotte Talpottini! Noi siamo quel che siamo e, grazie a Dio, viviamo in un mondo bellissimo, proprio veramente bello!"



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