Visto che questa politica migratoria continua ancora oggi (e continuerà ancora per molto), riporto stralci di un articolo apparso nel 2003... e mi chiedo quali siano i fondamenti biblici, teologici ed ecclesiologici per questo stile. Soprattutto quando si fanno proclami sull'accoglienza, si invita a non aver paura dello straniero, si criticano scelte politiche di esclusione....
Preti sposati. La Cei ha paura del contagio ucraino
Nell'ottobre del 2003 c'è stata una richiesta fatta dai vescovi italiani ai vescovi dell’Ucraina di non mandare più in Italia, per seguire gli immigrati di quella nazione, preti sposati, come è tradizione che siano nelle Chiese di rito orientale.
La richiesta non è piaciuta affatto all’arcivescovo maggiore della Chiesa ucraina, cardinale Lubomir Husar.
Ecco che cosa ha detto il cardinale in un’intervista al mensile “30 Giorni” di novembre:
“I vescovi spagnoli e anche quelli italiani ci hanno scritto chiedendo di non inviare nei loro paesi dei coniugati come sacerdoti per la cura pastorale delle nostre comunità. Ma noi non abbiamo abbastanza sacerdoti celibi da inviare in servizio pastorale, ora che i fedeli della nostra Chiesa sono sparsi in tutto il mondo. Io comprendo le ragioni dei nostri confratelli vescovi in Occidente. Hanno paura di ciò che forse a loro appare come un cattivo esempio, visto che nelle loro Chiese su questo punto c’è dibattito. Bisogna tener conto dell’attaccamento alle forme culturali, ma esse non vanno assolutizzate. Si può spiegare con serenità che ci sono sposati che vengono ordinati preti non solo nella Chiesa ortodossa, ma anche nella Chiesa cattolica. Io vengo da una famiglia di sacerdoti. Mio nonno era sacerdote, molti miei familiari erano coniugati e sacerdoti. Alcuni ottimi, altri un po’ meno. Allo stesso modo, conosco sacerdoti celibi esemplari, e altri che non lo sono affatto. La qualità del prete non dipende dall’essere sposato o no. In alcuni casi, per uno che cerca di vivere la vocazione, avere una famiglia può essere anche un vantaggio. Ma non voglio essere scortese coi miei confratelli latini. Vorrei solo che i nostri sacerdoti anche in Occidente siano trattati con lo stesso rispetto con cui sono trattati i nostri fratelli sacerdoti ortodossi”.
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