24 novembre 2018

"Viva Cristo Re!". Il canto del cigno dei martiri.

Beato Michele Agostino Pro Juárez
Sacerdote gesuita, martire messicano
Le ultime parole di una persona, prima di morire, hanno sempre un peso ed un valore molto particolari, preziosi. Sono di solito il "canto del cigno" di una vita, e nell'ultimo prezioso sospiro condensano il senso ed il valore di una vita intera.
Occupandomi molto di martiri del XX secolo, ho notato una espressione molto ricorrente nel canto del cigno di questi uomini e donne innocenti, espressione che risuona in Spagna, in Messico, in Albania, in Romania, fin nelle lande deserte dei Gulag Siberiani:
"VIVA CRISTO RE!".
E allora penso che abbia colto nel segno il buon vecchio Platone.
- Gli uomini mentono anche sui cigni e sostengono che essi, prima di morire, cantino per il dolore.
- Ma nessun altro uccello se ha fame, freddo o altro inconveniente esprime col canto la sua sofferenza.
- I cigni, sacri ad Apollo, al termine dei loro giorni, prevedendo il bene che troveranno nel ricongiungersi al loro dio, si rallegrano. Allo stesso modo Socrate, compagno di servitù dei cigni e non meno di essi indovino, gioisce. Egli è certo che, nel momento in cui la sua anima si sarà liberata dalle catene del corpo, potrà finalmente ritornare alla vera luce.
(Libera interpretazione da: PlatoneFedone 85 a-b[3])

A questi uomini e donne, un attimo prima di morire, è stato dato in dono dal Cielo di contemplare (come il buon vecchio giovane diacono Stefano a Gerusalemme) il volto dell'amato Vincitore, il Signore Gesù.
Per cui... viva Cristo Re, e viva i martiri!

I militi ignoti della fede. Viva Cristo re! Viva l'Albania

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