Di per sé non è educativo giocare alle lotterie, al lotto e al superenalotto, tentando la fortuna. Molto più cònsono e pure economico educarsi a lavorare, e portarsi a casa lo stipendio. Magari non si farà una fortuna, ma almeno ci si procura il pane quotidiano con un onesto lavoro.
Fatto sta che Fortunata Kesmetova di Belene non ascoltava queste prediche dei preti, e fu così che dopo anni di fedeli puntate in diversi giochi a premi, di migliaia di colpi andati a vuoto e di qualche decina di casuali piccoli premi di consolazione… questa volta perdindirindina vinse l’ambito e lauto Primo Premio.
E quell’anno il Primo Premio della Lotteria Transdanubiana era nientepopòdimeno che una settimana di vacanza gratis nella Città Eterna, cioè Roma.
La signora Fortunata Kesmetova era al settimo cielo: non era mai uscita da Belene in vita sua, al massimo era arrivata fino a Dekov. Corse in giro, a destra e a manca, ad annunciare la lieta notizia a tutti. Quando poi le arrivò ufficialmente il plico con i biglietti aerei e tutti i vaucer del viaggio, salì all’ottavo cielo. Preparò le valigie ed il giorno prima andò dalla parrucchiera.
A quel tempo Belene lavorava solo una parrucchiera, e lavorava solo alla sera quando era nera (cioè, se c’era la luna piena, mica lavorava). Di per sè era un vecchia megera fattucchiera, ma per campare si era messa un po’ in piega e acconciava per le feste le donne del paese. E, come tutte le donne e tutte le parrucchiere del mondo, era pure un po’ ciarliera, e si chiamava Vera Kosanera. E fu così che Fortunata Kesmetova entrò nella sala da taglio di Vera Kosanera.
“Salve, signora Vera!”, disse, togliendosi il paltò e mettendolo sull’appendipaltò.
“Oh! Signora Fortunata! Salve! Ma che onore! La signora più fortunata di Belene che ha scelto di venire proprio da me! Ma lo sa che è proprio fortunata? Ho giusto giusto un’ora del mio preziosissimo tempo proprio libera per lei! Che onore per lei, farsi acconciare per il viaggio a Roma dalla più migliore e più professionale parrucchiera di Belene!!”, la accolse Vera Kosanera, facendola accomodare sulla poltrona da taglio.
“Oh, cara Vera, sicuramente il taglio che mi farà farà furore e tendenza in Italia!”
“Ma certo, ne stia sicura mia cara Fortunata! Cominciamo!”, e cominciò a sforbiciare, ed ovviamente a ciarlare.
“Ma mi dica, Fortunata, con quale compagnia aerea viaggerà”?
“Oh, hanno scelto l’Alitalia, che onore! Non sono mai stata in aereo…”.
“Alitalia?!?? Oddio! Che squallida ed orrenda compagnia! Potevano scegliere di meglio… magari la Raia Aviolain, oppure la Fer Rari Air o la Bellen Aeroflot…”.
“Peccato, sì… potevano chiedere prima a lei, che le conosce tutte. Certamente ha viaggiato con Alitalia, e se lo dice lei, sicuramente fa schifo…”.
“Ah, no, io non ho mai preso un aereo…”
“E come fa a conoscerli così bene tutti, allora”?
“Beh… son cose che si sanno… lo sanno tutti che l’Alitalia è la più pessima compagnia del mondo… sempre in fallimento… posti stretti… cibo di plastica… hostess imbranate, scorbutiche e sbadate… sempre in ritardo… a volte gli aerei perdon pure i pezzi per strada…. Beh… speriamo che riesca ad arrivarci, a Roma. A proposito… in che albergo l’hanno alloggiata”?
“Oh… Sul programma dicono che alloggerò al Borlo Giù Frappoco Palace Hotel, un cinque stelle! Chissà che favola da sogno!”.
“Favola da sogno? Ma lo sa che quell’albergo è un incubo? Vecchio come il cucco, tutto rotto e tutto sporco… è un miracolo se sta in piedi! Per andare al bagno bisogna andare in cortile, e non ti rifanno neppure il letto… il letto? Ma che dico: la cuccia del mio cane è dieci volte meglio!”.
“Oddio! Dici davvero, Vera? Ed io che pensavo di trovarmi come una regina… E’ davvero una fregatura colossale… E’ proprio vero che non è tutto oro quel che luccica….”
“E’ sì, fortunata la mia Fortunata! Comunque io speriamo che te la cavi… in fondo, quando dormirai, oltre a non pigliar pesci, non vedrai neppure in che schifo di albergo ti hanno messo…”.
“Oh, grazie, grazie Vera dei suoi veri consigli da vera amica”.
“Figurati… meglio partire avvisati: donna avvisata, mezza salvata! Così almeno non resterai delusa quando sarai là. E quale sarà il momento clou della vacanza romana”?
“Ah! Pensa… ci sarà addirittura un incontro col Papa in persona!”, esclamò raggiante la signora Fortunata, che era cattolica apostolica romana.
“Davvero? Preparati… per un’altra fregatura! Dicono tutti così, per invogliare la gente ad andare a Roma e vantarsi che ci son milioni di pellegrini. Macchè incontro col Papa! Non lo incontrerai mai… al massimo ti sbattono davanti a un megaschermo… se proprio sei fortunata, ti fanno entrare in piazza, e da lì lo vedi col binocolo… un puntino bianco, se lo trovi, ad una finestra dell’ultimopiano di un palazzo di venti piani”.
“Davvero? Ed io che pensavo che gli avrei parlato e ci saremmo stretti la mano…”
“Scordatelo! E’ più facile che san Gesù Cristo venga a Belene, dopo aver lasciato Eboli, che tu possa stringere la mano al Papa!”, concluse Vera Kosanera, la ciarliera parrucchiera, e continuò:
“Ecco, sei pronta! Visto? Guarda che spettacolo di testa hai adesso! L’aereo farà schifo, l’albergo farà doppio schifo, l’incontro col Papa è una schifosa chimera, ma tu, ragazza mia, con questa stupenda fantastica unica ineguagliabile abbacinante sfolgorante messa in piega farai scintille! Sei uno schianto!”.
“Oh, grazie, grazie, grazie infinite, Vera! Sei davvero la più migliorissima parrucchiera di Belene!” (ovvio, no che è la migliore? E’ l’unica…).
“Ciao, allora, o mia fortunata Fortunata! Buon viaggio… e speriamo che tu te la cavi e sopravviva al viaggio con l’Alitalia e agli orrori del Borlo Giù Frappoco Palace Hotel… e comprati un bel poster col Papa, così lo puoi vedere più meglio. Ciao!”
“Ciao”.
E fu sera e fu mattina, e Fortunata salì sull’aereo della famigerata Alitalia.
Dopo un mese, Fortunata Kesmetova torno a Belene, ed andò da Vera Kosanera, la parrucchiera un po’ ciarliera.
“Oh, cara! Bentornata, sana e salva! Su, dai, raccontami! Non sto più nella pelle. Chissà che schifezze hai visto, che schifo di viaggio e di hotel… Su, dimmi… Grazie al cielo sei tornata salva e sana!”
“Oh, Vera! Sapessi…
Ad accogliermi accanto al portello dell’aereo c’erano due altissimi, bellissimi, purissimi stiuards, con i capelli biondissimi e gli occhi azzurrissimi, gentilissimi, premurososissimi, attentissimi e professionalississimi, che mi dissero:
“Signora Fortunata Kesmetova, benvenuta! E’ un onore per la nostra compagnia averla a bordo! Prego, ci segua, e si accomodi in prima classe, ecco, quello è il suo posto”.
Da non credere ai propri occhi: era una sala VIP, con divano, televisione, moquette, bar, lussuosi quadri, e ben cinque hostess bellissime, purissime, freschissime e levissime al mio servizio per tutto il viaggio, sia di andata che di ritorno. E’ stata una goduria unica, peccato che è durata solo due ore: avrei voluto circumnavigare tutto il globo!
Poi, con una limuzin foderata di morbido ermellino, mi han portata al Borlo Giù Frappoco Palace Hotel: avresti dovuto vedere, vecchia mia! Tutto nuovo e scintillante, appena restaurato, adesso è un 9 stelle! Mi hanno sistemato nella suìt presidenziale, un superattico al ventesimo piano, con una spettacolare vista su tutti i sette colli. Il bagno era grande come un campo di pallavolo, la camera da letto come un campo di calcio. Fantastico! Avevo ben dieci cameriere solo per me, e mi han trattato come una regina…”.
Vera la parrucchiera ascoltava a bocca aperta, non credendo alle sue orecchie, e qui disse: “Beh, di certo non hai visto il Papa…”
“Il Papa? Ma sì! Eravamo lì davanti al colonnato, e si avvicina a noi una guardia svizzera, un bel giovanotto alto bello e biondo, e mi dice: “E’ lei la signora Fortunata Kesmetova di Belene”?
Io ovviamente rispondo, un po’ imbarazzata, di sì. E quello mi dice “Venghi, la accompagno a bere un caffè dal Papa. Sa, il Santo Padre si scusa con lei per non essere venuto a Belene a trovarla, ma avendo saputo che lei è qui a Roma, non vede l’ora di bere un caffè con lei e di chiacchierare un po’, se lei ha tempo”.
E così mi ha accompagnato nell’appartamento del Papa. Il Papa mi ha aperto la porta e mi ha salutato e fatto accomodare davanti ad una magica tazza di tè fumante, la cui fragranza mi ha mandato in visibilio… devo pure aver detto, trasognante, “Grazie per questo caffè divino… potrei ubriacarmi anche solo col suo profumo”, o qualcosa del genere. Ed il Papa mi ha detto: “Benvenuta, signora Fortunata! Ma chi è quella megera di parrucchiera che le ha fatto questa orrenda acconciatura”?
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