21 agosto 2020

Questo della storia è il succo: con un bel trucco, quel mammalucco di Cucco, l’oco del Capodoglio, invece di finire in padella nel bollente oglio come cacciucco, divenne di Belene il grande Capo, nel general cordoglio.

Tanto tempo fa, ma proprio tanto, cioè più o meno dopo Adamo ed Eva e prima dell’arca di Noè, per capirci, le prime creature bipedi umanoidi antropomorfiche, ovviamente non ancora sapienti come noi e nemmeno con tutta l’esperienza che abbiamo noi… stufe della loro nehandertaliana anarchica vita, decisero all’umanimità di creare i politici, e declamarono: 

“Perché dobbiamo vivere allo sbando? Perché ognuno continua a fare come vuole? Diamoci un grande Capo, che ci guidi, che amministri la giustizia, che ci rappresenti e governi! Un Grande Capo che si occupi del bene comune”. 
Un’idea eccellente! Sapeste come era monotona la vita senza i politici… I telegiornali allora duravano solo cinque minuti: un po’ di sport e qualche incidente… 

Comunque… 

Le donne restarono nelle loro caverne a badare alle cose di casa ed ai bambini, mentre l’Homo Antecessor, l’Homo Cepranensis, l’Homo di Denisova, l’Homo erectus, l’Homo Ergaster, l’Homo Floresiensis, l’Homo Gautengensis, l’Homo georgicus, l’Homo habilis, l’Homo heidelbergensis, l’Homo Naledi, l’Homo Neanderthalensis, l’Homo Rhodesiensis e l’Homo Rudolfensis si diedero appuntamento a Belene, e sedutisi sulla riva cominciarono a discutere sulle competenze del loro futuro capo. Alla fine stesero questa dichiarazione universale per la scelta del Grande Capo: 

“Noi ominidi qui riuniti al centro del mondo, rappresentanti di tutta l’ominidità, vogliamo, pensiamo, decidiamo e decretiamo che da ora in poi un Grande Capo ci guiderà, e tutti saremo a lui devoti e sottomessi. Gettiamo questa dichiarazione come barchetta nel qui astante Danubio, e resteremo qui ad aspettare che il divino Danubio ci dono questo grande Capo”. 

Fecero quindi una barchetta con la dichiarazione e la deposero sulle placide acque del bel Danubio Blu. 

Passò un minuto… e non accadde niente. 

Passarono due minuti… e non accadde ancora niente. 

Passarono qualche centinaia di anatre in stormo… e tutti aprirono gli ombrelli. 

Passarono dieci minuti… e tutti chiusero gli occhi per il sonno e la stanchezza. 

Passarono nessuno sa quante ore e, risvegliatisi tutti da una tsunamica onda che li travolse, aprirono gli occhi e restarono sbalorditi: in mezzo al Danubio, proprio davanti ai loro occhi, mica dietro, giaceva spiaggiato nelle secche del letto del fiume un grande Capodoglio, ma proprio grande. 

Una cosa mai vista! E mai più vista da allora. 

Ovviamente furono travolti da una naturale entusiasmante euforia per questo dono del fiume: avevano chiesto a lui un grande capo, ed ecco, come servito su un piatto, un grandissimo, enorme, stratosferico Capodoglio, mica bau bau micio micio. 

Si gettarono nelle basse acque, proiettandosi verso il loro nuovo Capo, pronti a toccarlo, ascoltarlo, adorarlo e servirlo… ma quando finalmente, inzaccherati lo raggiunsero… toccandolo si accorsero che era freddo, cioè morto stecchito. 

Siccome eran gente pratica, si dissero subito l’un l’altro: 

“Beh, ragazzi, pazienza. Ne arriverà un altro di sicuro. Non è il caso di sprecare tanto ben di Dio di carne… Facciamolo a pezzi, mettiamolo in una bella pentola di olio bollente e facciamoci un bel cacciucco!”. 

Detto, fatto. Presero le loro lame di selce, e alcuni cominciarono a farlo a fettine, mentre altri raccoglievano legna e altri facevano le pentole senza i coperchi. 

Lo avevano spolpato ormai quasi del tutto, quando all’improvviso videro il grande stomaco del grande Capodoglio muoversi e saltellare. 

“E questo cos’è?”, si dissero quegli uomini delle caverne. 

Aprirono in due lo stomacone, e… op! Ne saltò fuori una creatura mai vista, che assomigliava a Pinocchio, ma era solo un grande oco (cioè un’oca maschio), che disse: 

“Salve, ragazzi! Era ora! Buonasera a tutti, io sono Cucco”! 

(Per chi non lo conoscesse, Cucco era un mammalucco, rapito da giovane dalle parti del Campidoglio, poi diventato un terribile ladro, truffatore, corsaro e pirata al soldo dei suoi rapitori. Sfortunatamente, dieci anni prima, durante una tempesta, la sua bagnarola era affondata, e lui era stato inghiottito dal Capodoglio, perdendo così per sempre le sue ricchezze. Durante la permanenza nello stomaco del grande pesce, non potendo un essere del genere digerito facilmente, si era scervellato in ogni modo per trovare un modo di tornare al suo antico potere…

Comunque, gli ominidi radunati a Belene tutto questo non lo sapevano, quindi procedettero: 

“Cucco o non Cucco… adesso finisci in quella bella padella là! E’ da una vita che stiamo qui ad aspettare che il Danubio ci doni un grande Capo, e siamo abbastanza affamati…”. 

“Aspettate, aspettate! Qui c’è un malinteso… Sono io il Capo che aspettate!”, disse Cucco. 

“Tu? Ma se sei alto un metro e tutto spennato”!, dissero quelli. 

“Beh… nulla che non si possa rimediare con due tacchi a spillo ed un buon parrucchiere… Comunque: io sono il vero Capodoglio! Quella carcassa lì è solo una specie di nave, che uso per spostarmi di continente in continente. Mangiatevela pure! E, prima di mangiare pure me… ascoltate il messaggio che il Grande Fiume Danubio mi ha affidato per voi!”. 

“Un messaggio? Cosa aspetti?!? Diccelo giù!”. 

“Cari ominidi radunati a Belene”, (mormorio dei presenti: “Eh! Vedi? E’ proprio per noi!”). 

“Voi mi avete chiesto un Grande Capo”, (brusio degli ominidi: “Vedi? Vedi? Proprio le nostre parole!”) 

“Eccovelo: Cucco, l’oco del Capodoglio!”, (fremiti di goduria tra gli astanti: “Usti! Urca! Maremma bufalotta! Mica un pinco pallo qualsiasi! Il Danubio ci ha donato l’Oco del Capodoglio!”). 

“Date pure tutti i vostri soldi, le vostre armi e la vostra obbedienza a Lui, che lavorerà per il vostro bene! E ci sarà prosperità per tutti! Avrete lo stipendio, senza lavorare! E visto che gratuitamente darete tutto a Lui, Cucco vi darà tutto quello di cui avrete bisogno!”, concluse Cucco, sogghignando e pensando tra se e se: “Vuoi vedere che gliel’ho data a bere a questi cavernicoli? Ah! Sento già il profumo dei soldi e l’aroma del potere…”. 

E davvero così fu: gli ominidi lo accolsero come loro Grande Capo, e se lo portarono a casa. 

E fu così che, con un bel trucco, quel mammalucco di Cucco, l’oco del Capodoglio, invece di finire in padella nel bollente oglio come cacciucco, divenne di Belene il grande Capo. 

Ed una volta avuto il potere, non lo mollò mai più, fino alla sua morte. 

Ovviamente dopo i primi giorni di generala euforia, gli anni per gli ominidi trascorsero nel general cordoglio, in quanto si accorsero che quel Cucco dell’oco, invece di lavorar per il comun bene, si curava solo di se stesso e di aumentar il proprio potere ed il proprio avere. 

Al chè, la domanda è d’uopo: era più sapiens l’uomo o l’oco?

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