25 agosto 2020

Teodòra di Belene, la signora degli agnelli.

Sono assolutamente sicuro che tutti voi conoscete molto bene il Signore Degli Anelli, con le maiuscole del caso. Probabilmente però insomma… tu non avrai sentito parlare della signora degli agnelli, con le minuscole, è vero? In questo caso, se proseguir l’ardua lettura ardirai e fin alla fine giungerai, allor saprai tutto di Teodora di Belene, la signora degli anelli. 

Molto tempo prima che, secondo alcune ipotesi, le scimmie scendessero dalle piante e gli ominidi discendessero dalle scimmie, o più biblicamente molto prima che il buon Dio facesse su Adamo ed Eva con la palta dell’Eden… gli animali vivevano felicemente sulla terra, e la tal cosa è scientificamente e biblicamente confermata. 

In quei giorni, più o meno nel paradisiaco luogo dove ora sorge il paesello di Belene, anche qui sulla riva del Danubio, tra i canali e le quindici paradisiache isole, ogni tipo di animale viveva tranquillamente. Visto però che gli esseri di questa zona erano un po’ più evoluti degli altri, si erano organizzati un po’, dandosi un capo che insieme ai suoi colleghi scagnozzi governasse il tutto. 
Casualmente come capo fu eletto quella volpe di Volpin Volpev detto “Baffettinallastalin”, per via dei suoi mustazzi a cui nei secoli a seguire si sarebbe ispirato quel pazzo criminale sovietico. 

Casualmente come colleghi e collaboratori Volpin si circondò di una masnada di sgherri canini: buldog, rottweiller, cani lupo, mastini, etc: dei veri scagnozzi cicciotti. 

E casualmente Volpin era cognato di Ursus Grizzly, nonché di Tirex, ed era pure imparentato con le famiglie dei Giaguari, delle Tigri e dei Leopardi. 

Che ci volete fare? Tutti gli altri animali, soprattutto i pesci, se ne stavano muti come i pesci e lasciavano che Volpin ed i suoi scagnozzi governassero e mantenessero la pace e la prosperità della zona. 

Giravan voci che chi avesse osato far notar qualcosa, o ardito a qualche leggera critica verso il sistema di governo di Volpin Baffettinallastalin… fosse sparito per sempre, casualmente risucchiato dalle acque dell’innocente e placido bel Danubio Blu. 

E tutto filava liscio, come l’olio. 

Ma tutta questa prosperità e pace di stampo totalitario fu messa in serio pericolo e rischiò di essere stravolta, quella volta che… 

(Dovete saper che allora, nel territorio di Belene, c’erano molti animali, praticamente tutti: c’erano pure gli unicorni, i due liocorni ed i monoceri! Tutti… tranne una specie: le pecore. Vai tu a sapere perché… comunque mai nessuno aveva visto un essere a forma di pecora da queste parti). 

E fu così che un giorno arrivò a Belene la signora Teodora. Nessun sa da dove e quando di preciso, se piovve dal cielo od uscì dal Danubio, fatto sta che un bel giorno Teodora era lì. 

Potete immaginare lo scompiglio: a partir da quel coniglio del coniglio, che spaventato da tale ovina rivelazione si precipitò nella sua buca, fin su su fino alle ben più forti ed enormi creature di ogni tipo e fattura, tutta la popolazione animale di Belene si chiese all’unisono: 

“E questa roba pelosa qui cos’è?”, quando sarebbe stato più logico ed umano e più semplice chiederle: “Buongiorno, signora. Lei, come si chiama”? 

Comunque, a parte i convenevoli, la povera pecora Teodora, che di suo era buona come il pane e soffice come la lana candida, fu trattata proprio da cani, soprattutto dagli scagnozzi di Volpin, ed etichettata subito come la pecora nera del villaggio, e lei, pur essendo bianca come il latte, non trovando alcun ragionevole appiglio e non potendo sfoderar alcun artiglio… se ne andò mogia mogia a vivere ai margini del centro abitato, brucando qui e brucando la. 

Lo sconvolgimento per questa intrusione extraterrestre nelle quiete lande belenciane durò, come sempre, tre giorni. Dopo di che la vita ritornò alla sua retrograda e totalitaria tranquillità. E più nessuno sentì parlare di Teodora la pecora, fino al giorno in cui… 

(Dovete sapere che, dopo essere stata messa ai margini, cioè emarginata, la povera Teodora visse diversi anni in solitudine. In questo tempo aveva trovato, oltre ad una immensa pace del cuore, anche una bella grotta come casa, dotata di ben altre otto grottine adiacenti…). 

Un giorno la signora Teodora, guardando l’ingresso della sua dimora, disse tra sé e sé: 

“Teodora mia! Ora basta! Fino a quando te ne starai qui da sola come un cane? Tu sei una pecora, insomma, non un cane solo e bastonato! Il buon Dio ti ha fatto pecora, per cui… Guarda lì: hai otto stanzette vuote vuotente!”. 

E fu così, che dopo tal discernimento, Teodora prese una decisione: “Bene. Otto son troppi… ed io sono sola! Avessi almeno un pecorone di marito, potremmo dividerci le forze… Quindi, vada per quattro!”. 

E fu così che tornò al suo gregge originale e, compiuta tutta la trafila burocratica presso le Istituzioni Internazionali e Statali, attraverso l’egida della Caritas Nazionale, e rispettato ogni iota dei cavilli delle legge allora in vigore, prese in affido quattro piccoli, teneri, dolci, batuffolosi, simpatici, allegri, sgambettanti agnellini orfani, e se li portò con se a Belene, nella sua grotta con sufficienti grottine per tutti. 

E sarebbe stata una situazione idilliaca e perfetta (orfanelli che trovan casa, donna sola che diventa mamma e trova compagnia, spazio e cibo a volontà, affetto e amore reciproco a tutto spiano…), senonchè… 

Il giorno dopo un facchino di Volpin, cioè quel tacchino di Gloglottone, che mai nulla aveva fatto in vita sua, se non portar le borse altrui in mano, e le sue sotto gli occhi… fece l’unica cosa che fece nella sua vita: vide Teodora la pecora felice con i suoi quattro felici agnellini al petto e, roso d’invidia e corroso dalla gelosia, scatenò l’odio e sobillò ogni furia omicida verso la povera famigliola di pacifici ovini. 

Cominciò a contattare tutti gli animali del circondario, aizzandoli con sonore fandonie e stupidate, del tipo: 

“Quella lurida pecora della Teodora ha portato nel nostri territorio dei pericolosi terroristi!”. 
“La Teodora, quella capra puzzolente, porterà qui da noi migliaia di puzzolenti capre come lei, che ci mangeranno tutta l’erba e le piante, e questo paradiso diventerà un deserto!”. 
“Ma avete visto? Sapete cosa succede, mentre voi dormite beati? La capra Teodora sta complottando con i suoi simili, che verranno qui e ci cacceranno via tutti, e prenderanno loro il potere”! E via di seguito. 

Addirittura Gloglottone chiamò in Belene ogni televisione: e la costernazione generale di tutti gli animali spettatori fu veramente epocale! Ogni essere vivente sussultò nel suo esofago, sentendosi minacciato dalla distruzione e dall’estinzione, che sarebbe stata provocata dalla terribile Teodora e dai suoi mostruosi cuccioli. 

E fu così che un’ondata di creature, che fino allora pascolavano serenamente nei sereni pascoli, piene di ancestrale paura e terrore, ma caricate dall’unione che fa la forza, si riversò come tsunami sulla grotta di Teodora, schiumando rabbia e con loschi propositi pecoricidi. 

Vedendo questa fiumana animalesca, deforme ed assassina, avvicinarsi alla sua periferica grotta, e sentendo belare di terrore i propri innocenti agnellini, e non volendo fare la fine di Rachele, che piange i propri figli che non sono più, la pecora Teodora, essendo debole, sola, impotente, spaventata, disarmata… non perse la calma e la pace del cuore, e neppure la calma ed il sangue freddo. 

Le soluzioni possibili eran quattro. 

Teodora scartò subito la prima, cioè uscire con una bandierina bianca e tentare di ragionare con gli assalitori. Assurdo: quegli indemoniati ormai non eran più guidati dalla ragione, ma da pura follia assassina generata dall’odio generato dalle menzogne e dagli inganni. 

Teodora scartò pure la seconda, cioè andare a chiedere rinforzi, aiuto e protezione dai suoi simili. Inconcepibile: a parte che il tempo scarseggiava, la via era ostruita e se avesse lasciati da soli gli agnellini… ne avrebbero fatto tanti arrosticini. Poi, comunque, le pecore son pecore: non son fatte per la guerra. Ed invece di cinque morti, ci sarebbe stata una strage. 

Non potendo in ogni caso fronteggiare da sola l’orda beluina (mica era Rambo, che da solo sconfigge tutti…), le restarono due opzioni: o asserragliarsi nella caverna, resistendo nonviolentemente fino all’inevitabile strage (perché prima o poi gli indiavolati esseri l’avrebbero sopraffatta, e si sarebbero pappati i poveri innocenti agnellini. Oppure… 

Prese gli agnellini sulle proprie spalle, e sgattaiolando attraverso gli arbusti se ne andò, portandoli al sicuro. 

Quegli indiavolati scalmanati, giunti poco dopo alla grotta, non trovarono nessuno. 

E allora, schiumanti rabbia da tutti i pori, bruciarono tutto, e se ne tornarono frustrati a casa. 

Dove si stapparono belle bottiglie di sciampagn, festeggiando la loro totale vittoria sul terribile nemico. E da allora vivono èbeti e contenti, nella loro felice ignoranza di bestie animali. 

(Dovete sapere che la Teodora sta bene e gode di ottima salute, oltre a godersi una bella pensione, ed ormai i quattro agnellini son cresciuti, han messo su famiglia altrove, lavorano e son diventati persone civili, a differenza di quei poveri animali rimasti là sulle sponde del Danubio a rivedere le repliche di Ciao Darwin…) 

Così era la vita, tanto tanto tempo fa, molto prima di Adamo ed Eva, quando solo gli animali abitavano questa benedetta terra.

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