Da dove fosse venuto…
nessuno mai lo ha capito, neppure dopo tanti studi e ricerche. C’è chi ha pensato
dal cielo, portato da qualche meteorite: ma nessuna traccia di elementi celesti
fu mai trovata, e neppure crateri insoliti. C’è chi ha supposto da sottoterra…
ma nessun camino vulcanico è mai stato ritrovato in zona, e neppure gaizer od
altri cunicoli. Qualcuno ha ipotizzato che venne da nord… altri da sud, altri
ancora da est, ed alcuni pure da ovest… ma restano mere ipotesi, comprese
quelle che lo fanno venire da sud-est o dal nord-ovest. Addirittura alcuni
studiosi si son spinti a proporre la sua provenienza da un’altra dimensione… ma anche
se fosse vero, la sua dimensione non era poi così ingombrante: era grosso poco
più di un grosso grasso gatto.
Fatto sta che,
pur senza aver mai saputo da dove venne, venne. E si stabilì a Belene, dopo
averci piantato la sua bella tenda, con le tendine alla finestra, ed aver
mangiato la sua minestra.
Di chi stiamo
parlando? Ma del famoso Calogero il Caldofero, ovviamente! Quello che salvò
Belene durante la Ultima Grande Glaciazione, come tutti sanno.
Molti han posto
mano a stendere un racconto ordinato di quello che successe allora, migliaia di
anni fa, per cui ti faccio solo un piccolo riassunto, casomai ti fossi
dimenticato la storia, che a prima vista appare incredibile, ma è una storia
da non credere! E comunque, credici o no, questa è la storia di come Calogero
il Caldofero, un mammifero presbitero, salvò Belene col suo soporifero
calorifero.
Tanti, tanti, ma
tanti anni fa, prima dell’Ultima Grande Glaciazione, a Belene, capitale dell’omonimo
Regno di Belene, abitavano centinaia di migliaia di persone, come in tutte le
capitali.
E come tutte le persone normali, mangiavano e bevevano, dormivano e
vendevano, compravano e giocavano, zappavano e festeggiavano, pagavano le tasse
e rubavano, si sposavano e divorziavano, nascevano e morivano… nulla di strano,
vivevano.
Un giorno una
strana tenda apparve in mezzo al parco centrale della città.
Era una tenda
tipo canadese (ma allora non esisteva ancora il Canada, e neppure l’America era
stata scoperta), con delle tendine sulle finestrine.
Questa grande
novità (mai si era visto qualcuno piantare la tenda nel parco centrale) provocò
qualche briciolo di curiosità negli ameni e placidi belenciani. Da alcune loro
bocche uscirono addirittura queste strabilianti parole, che in altri tempi ed
altri luogo avrebbero sconvolto per sempre il quieto scorrere del fiume della
storia universale: “Ehi! E quello cos'è? Andiamo a vedere!”.
Ed andarono a
vedere. E trovarono, spaparanzato su una sdraio davanti alla tenda, uno strano
essere, grosso poco più di un grosso grasso gatto, ma non era né un gatto né un
cane, e assomigliava più ad un grosso uccello, ma non aveva le ali, nemmeno
piccole come gli struzzi… e allora gli dissero: “Ma che razza di uccello sei?”
Quell’essere
spaparanzato, inarcando una specie di sopracciglio, rispose un po’ imbronciato:
“Scusate, ma siete un po’ villani… Un po’ di bune maniere per favore: non sono una
razza di bestia né una bestia di razza… e comunque non sono né un malaugurato
uccello né un uccello del malaugurio! Sono un mammifero, né! E mi chiamo
Calogero. E comunque… Buongiorno a voi! Io mi chiamo Calogero, e voi”?
“Oh! Ci scusi…
Buongiorno. Benvenuto nella nostra città. Io sono Pinco, e lui è Pallo”, disse
no dei belenciani.
“Piacere di
conoscervi, Pinco e Pallo. Scusate se non vi ho visto arrivare e se strabuzzo
un po’ gli occhi… ma sono un po’ prèsbite”.
“Oh! Ci scusi lei…
Poverino… quindi lei è un mammifero presbitero…”.
“Beh, sì, diciamo
così… Comunque, già che siete qui, potreste farmi la gentilezza di portare a
tutti i vostri concittadini i miei saluti, accompagnati da un piccolo avviso?”,
disse Calogero, il mammifero presbitero.
“Ma certamente!
Si figuri. Lo consideri già fatto! Ci dica”, esclamarono all’unisono Pinco e
Pallo.
“Ecco, più o meno
le parole son queste, poi vedete voi: l’importante è che afferrino il concetto.
Dunque… Cari Belenciani, visto l’imminente arrivo dell’Ultima Grande
Glaciazione, venite a me, voi tutti che siete raffreddati e congelati, ed io vi
riscalderò!”.
“Ma… ci sei o ci
fai??? Grande Glaciazione? Ma se ci sono quaranta gradi all’ombra e siamo in
piena estate!”, dissero increduli e sbigottiti i due belenciani.
“Beh… direi che
per esserci, ci sono. E anche per il fare, faccio: ho fatto su la tenda, e
dentro, se volete vedere, ho fatto su anche il mio calorifero”.
“Ma ci sta
prendendo in giro? Con questo caldo andare a dire alla gente di venire a
scaldarsi al calorifero?!?!?”, dissero quelli, sempre più stralunati per l’assurdità
del messaggio.
“Su, su, non fate
quelle facce! Insomma, la Grande Glaciazione sta arrivando, come fate a non
vederla? Ce l’abbiamo davanti agli occhi… non sarete per caso miopi?”, disse stupito
il Calogero.
“Se siamo miopi…
non lo sappiamo. Quello che sappiamo è che lei è sicuramente molto presbite, ed
anche un po’ suonato!”, dissero Pinco e Pallo.
“Insomma… Allora,
li portate i miei saluti ed il mio invito ai Belenciani? Lo avete promesso…”.
“Va bene… ci
siamo fregati con le nostre bocche… Lo facciamo. Però sappia che i belenciani
non sono stupidi, son persone normali, e si faranno quattro risate delle sue
fanfaronate…”.
“Beh, che ridano
o piangano son cavoli loro. L’importante è che voi portiate questo annuncio:
chi vuole salvarsi dalla Grande Glaciazione… venga qui da me, e io lo
riscalderò. Chi non vuole… peccato! Oh, la libertà è il più grande dono dato
dai cieli agli uomini… Non sia mai che qualcuno si senta costretto, neh!”.
E se ne andarono,
e riferirono più o meno il messaggio di Calogero, modificandolo un po’, più o
meno così: “Oh! Là in centro c’è un tipo un po’ suonato col calorifero acceso,
che ci ha presi un po’ per scemi e vuole che andiamo là a scaldarci! Chissà da dove
viene e da che manicomio è scappato!”, e ovviamente il tutto accompagnato da
tante risate e prese in giro di questo strano essere fuori di zucca.
Si capisce che il
99,99 per cento dei saggi e coscienzosi belenciani non andò nel mese di luglio,
durante la canicola, a scaldarsi al calorifero del mammifero presbitero
Calogero… mica sono matti i Belenciani!
Tuttavia, anche
in un’isola di saggezza e normalità come Belene, la grande Capitale, c’è sempre
qualche pecora nera… e così lo 0,01 % degli abitanti (cioè due persone, lo
scemo e la scema del villaggio) andò a scaldarsi nella tenda di Calogero.
Stiamo parlando
ovviamente di Adamino Adàmovic e Evina Melaprendina, i due belenciani più
suonati e fuori di testa.
E… il giorno
dopo, iniziò a nevicare.
E tutti gridarono
al miracolo (eravamo a luglio, neh!), e uscirono per le strade a vedere questa
cosa incredibile: la neve d’estate! E Cantavano sui balconi, ed i bambini
saltellavano allegri, e tutti a fare selfi con la neve, in mezzo ai campi di
granoturco o ai pomodori nell’orto.
Ma la euforia
passò presto… infatti continuò a nevicare tutto il giorno e tutta la notte, e
pure il giorno dopo… e continuò a nevicare per i 7 anni successivi, senza un
minuto di pausa: era arrivata l’Ultima Grande Glaciazione.
La neve raggiunse
i 77 metri di altezza, il freddo i meno 77 gradi di media.
La maggior parte
dei belenciani morì congelata nei primi giorni, non avendo nessuno di loro
previsto questo inverno lungo 7 anni.
Qualcuno, tra i
più giovani, riuscì a fuggire, emigrando verso posti più caldi, e trovando
accoglienza nel deserto della Siria.
Fatto sta che,
dopo 7 anni, la neve cessò di scendere, ed il ghiaccio a sciogliersi a poco a
poco.
Ci vollero, come
tutti sanno, ben 770 anni prima che la calotta glaciale sparisse del tutto.
E quando la
calotta scomparve, comparvero i primi bucaneve bianchi, ed in questo desertico tappeto
di bucanevi bianchi, che si stendeva come una soffice coperta sulle rovine dell’antica
Capitale Belene, balzava all’occhio un coso giallo, proprio là in mezzo: una
tenda canadese gialla, con le tendine al loro posto.
E da quella che fu
prima della Glaciazione la tenda del mammifero presbitero Calogero, iniziarono
ad uscire decine di uomini, donne, bambini, giovani, e qualche vecchietto, ed
iniziarono a coltivare e custodire di nuovo qel magnifico paradiso terrestre
che era la pianura di Belene.
Quando, dopo
molto tempo, un visitatore esterno si imbattè in questa nuova Belene, fu molto
stupito, visto che tutto il mondo credeva che Belene fosse morta e sepolta per
sempre, e tutti i belenciani scomparsi dalla faccia della terra.
E i nuovi
belenciani, oltre ad accoglierlo con un bel buongiorno e tanta ospitalità e
trattarlo umanamente, mica come una bestia, raccontarono l’incredibile ma vera
storia del mammifero presbitero Calogero e del suo calorifero.
Raccontarono di
come i loro progenitore, Evina ed Adamino, si fossero salvati dalla Grande
Glaciazione riparandosi nella tenda di Calogero.
Raccontarono di
come Calogero, che ci vedeva lontano, avesse previsto la Glaciazione e
costruito un calorifero atomico, capace di fornire calore per oltre 777 anni,
con solo qualche grammo di sassolini.
Raccontarono di
come, ogni sera, avvolti nel calduccio del calorifero di Calogero, si
addormentassero felici e sereni, come bimbi svezzati in braccio alla mamma.
Raccontarono di
come Calogero, che non era mica una cicala, avesse riempito la tenda con ogni ben
di Dio, e loro mangiarono a sazietà, e mica erano morti né di fame, né di
freddo.
Raccontarono di
come, coordinati da Calogero il Caldofero, e facendo tutto quello che lui
diceva, Adamino ed Evina ed i loro figli e nipoti e pronipoti, avevano scavato
e costruito una città sotterranea, dove per 777 anni vissero tutti felici e
contenti, sotto i 77 metri di ghiaccio, in attesa ovviamente di uscire da
questo inferno e poter riveder le stelle.
Raccontarono di
come il vecchio Calogero, sazio di anni e soprattutto contento di aver salvato Belene,
morì in pace e sereno, e fu sepolto.
Raccontarono pure
molte altre cose, successe durante i 777 anni dell’Ultima Grande Glaciazione.
E così termina la
storia del mammifero presbitero Calogero il Caldofero, che col suo calorifero
soporifero salvò Belene dalla Ultima Grande Glaciazione
Ed ovviamente, da
allora, ogni nuovo belenciano, discendente di Adamino ed Evina, è pieno,
strapieno, straboccante di gratitudine per il buon vecchio Calogero, e non
passa sera e non passa mattina che lo ricordi con gioia e gratitudine.
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