22 luglio 2020

Calògero il Caldòfero. Ovvero di come un mammifero presbitero salvò Belene col suo soporifero calorifero.



Da dove fosse venuto… nessuno mai lo ha capito, neppure dopo tanti studi e ricerche. C’è chi ha pensato dal cielo, portato da qualche meteorite: ma nessuna traccia di elementi celesti fu mai trovata, e neppure crateri insoliti. C’è chi ha supposto da sottoterra… ma nessun camino vulcanico è mai stato ritrovato in zona, e neppure gaizer od altri cunicoli. Qualcuno ha ipotizzato che venne da nord… altri da sud, altri ancora da est, ed alcuni pure da ovest… ma restano mere ipotesi, comprese quelle che lo fanno venire da sud-est o dal nord-ovest. Addirittura alcuni studiosi si son spinti a proporre la sua provenienza da un’altra dimensione… ma anche se fosse vero, la sua dimensione non era poi così ingombrante: era grosso poco più di un grosso grasso gatto.
Fatto sta che, pur senza aver mai saputo da dove venne, venne. E si stabilì a Belene, dopo averci piantato la sua bella tenda, con le tendine alla finestra, ed aver mangiato la sua minestra.
Di chi stiamo parlando? Ma del famoso Calogero il Caldofero, ovviamente! Quello che salvò Belene durante la Ultima Grande Glaciazione, come tutti sanno.
Molti han posto mano a stendere un racconto ordinato di quello che successe allora, migliaia di anni fa, per cui ti faccio solo un piccolo riassunto, casomai ti fossi dimenticato la storia, che a prima vista appare incredibile, ma è una storia da non credere! E comunque, credici o no, questa è la storia di come Calogero il Caldofero, un mammifero presbitero, salvò Belene col suo soporifero calorifero.

Tanti, tanti, ma tanti anni fa, prima dell’Ultima Grande Glaciazione, a Belene, capitale dell’omonimo Regno di Belene, abitavano centinaia di migliaia di persone, come in tutte le capitali.
E come tutte le persone normali, mangiavano e bevevano, dormivano e vendevano, compravano e giocavano, zappavano e festeggiavano, pagavano le tasse e rubavano, si sposavano e divorziavano, nascevano e morivano… nulla di strano, vivevano.
Un giorno una strana tenda apparve in mezzo al parco centrale della città.
Era una tenda tipo canadese (ma allora non esisteva ancora il Canada, e neppure l’America era stata scoperta), con delle tendine sulle finestrine.
Questa grande novità (mai si era visto qualcuno piantare la tenda nel parco centrale) provocò qualche briciolo di curiosità negli ameni e placidi belenciani. Da alcune loro bocche uscirono addirittura queste strabilianti parole, che in altri tempi ed altri luogo avrebbero sconvolto per sempre il quieto scorrere del fiume della storia universale: “Ehi! E quello cos'è? Andiamo a vedere!”.
Ed andarono a vedere. E trovarono, spaparanzato su una sdraio davanti alla tenda, uno strano essere, grosso poco più di un grosso grasso gatto, ma non era né un gatto né un cane, e assomigliava più ad un grosso uccello, ma non aveva le ali, nemmeno piccole come gli struzzi… e allora gli dissero: “Ma che razza di uccello sei?”
Quell’essere spaparanzato, inarcando una specie di sopracciglio, rispose un po’ imbronciato: “Scusate, ma siete un po’ villani… Un po’ di bune maniere per favore: non sono una razza di bestia né una bestia di razza… e comunque non sono né un malaugurato uccello né un uccello del malaugurio! Sono un mammifero, né! E mi chiamo Calogero. E comunque… Buongiorno a voi! Io mi chiamo Calogero, e voi”?
“Oh! Ci scusi… Buongiorno. Benvenuto nella nostra città. Io sono Pinco, e lui è Pallo”, disse no dei belenciani.
“Piacere di conoscervi, Pinco e Pallo. Scusate se non vi ho visto arrivare e se strabuzzo un po’ gli occhi… ma sono un po’ prèsbite”.
“Oh! Ci scusi lei… Poverino… quindi lei è un mammifero presbitero…”.
“Beh, sì, diciamo così… Comunque, già che siete qui, potreste farmi la gentilezza di portare a tutti i vostri concittadini i miei saluti, accompagnati da un piccolo avviso?”, disse Calogero, il mammifero presbitero.
“Ma certamente! Si figuri. Lo consideri già fatto! Ci dica”, esclamarono all’unisono Pinco e Pallo.
“Ecco, più o meno le parole son queste, poi vedete voi: l’importante è che afferrino il concetto. Dunque… Cari Belenciani, visto l’imminente arrivo dell’Ultima Grande Glaciazione, venite a me, voi tutti che siete raffreddati e congelati, ed io vi riscalderò!”.
“Ma… ci sei o ci fai??? Grande Glaciazione? Ma se ci sono quaranta gradi all’ombra e siamo in piena estate!”, dissero increduli e sbigottiti i due belenciani.
“Beh… direi che per esserci, ci sono. E anche per il fare, faccio: ho fatto su la tenda, e dentro, se volete vedere, ho fatto su anche il mio calorifero”.
“Ma ci sta prendendo in giro? Con questo caldo andare a dire alla gente di venire a scaldarsi al calorifero?!?!?”, dissero quelli, sempre più stralunati per l’assurdità del messaggio.
“Su, su, non fate quelle facce! Insomma, la Grande Glaciazione sta arrivando, come fate a non vederla? Ce l’abbiamo davanti agli occhi… non sarete per caso miopi?”, disse stupito il Calogero.
“Se siamo miopi… non lo sappiamo. Quello che sappiamo è che lei è sicuramente molto presbite, ed anche un po’ suonato!”, dissero Pinco e Pallo.
“Insomma… Allora, li portate i miei saluti ed il mio invito ai Belenciani? Lo avete promesso…”.
“Va bene… ci siamo fregati con le nostre bocche… Lo facciamo. Però sappia che i belenciani non sono stupidi, son persone normali, e si faranno quattro risate delle sue fanfaronate…”.
“Beh, che ridano o piangano son cavoli loro. L’importante è che voi portiate questo annuncio: chi vuole salvarsi dalla Grande Glaciazione… venga qui da me, e io lo riscalderò. Chi non vuole… peccato! Oh, la libertà è il più grande dono dato dai cieli agli uomini… Non sia mai che qualcuno si senta costretto, neh!”.
E se ne andarono, e riferirono più o meno il messaggio di Calogero, modificandolo un po’, più o meno così: “Oh! Là in centro c’è un tipo un po’ suonato col calorifero acceso, che ci ha presi un po’ per scemi e vuole che andiamo là a scaldarci! Chissà da dove viene e da che manicomio è scappato!”, e ovviamente il tutto accompagnato da tante risate e prese in giro di questo strano essere fuori di zucca.
Si capisce che il 99,99 per cento dei saggi e coscienzosi belenciani non andò nel mese di luglio, durante la canicola, a scaldarsi al calorifero del mammifero presbitero Calogero… mica sono matti i Belenciani!
Tuttavia, anche in un’isola di saggezza e normalità come Belene, la grande Capitale, c’è sempre qualche pecora nera… e così lo 0,01 % degli abitanti (cioè due persone, lo scemo e la scema del villaggio) andò a scaldarsi nella tenda di Calogero.
Stiamo parlando ovviamente di Adamino Adàmovic e Evina Melaprendina, i due belenciani più suonati e fuori di testa.
E… il giorno dopo, iniziò a nevicare.
E tutti gridarono al miracolo (eravamo a luglio, neh!), e uscirono per le strade a vedere questa cosa incredibile: la neve d’estate! E Cantavano sui balconi, ed i bambini saltellavano allegri, e tutti a fare selfi con la neve, in mezzo ai campi di granoturco o ai pomodori nell’orto.
Ma la euforia passò presto… infatti continuò a nevicare tutto il giorno e tutta la notte, e pure il giorno dopo… e continuò a nevicare per i 7 anni successivi, senza un minuto di pausa: era arrivata l’Ultima Grande Glaciazione.
La neve raggiunse i 77 metri di altezza, il freddo i meno 77 gradi di media.
La maggior parte dei belenciani morì congelata nei primi giorni, non avendo nessuno di loro previsto questo inverno lungo 7 anni.
Qualcuno, tra i più giovani, riuscì a fuggire, emigrando verso posti più caldi, e trovando accoglienza nel deserto della Siria.
Fatto sta che, dopo 7 anni, la neve cessò di scendere, ed il ghiaccio a sciogliersi a poco a poco.
Ci vollero, come tutti sanno, ben 770 anni prima che la calotta glaciale sparisse del tutto.
E quando la calotta scomparve, comparvero i primi bucaneve bianchi, ed in questo desertico tappeto di bucanevi bianchi, che si stendeva come una soffice coperta sulle rovine dell’antica Capitale Belene, balzava all’occhio un coso giallo, proprio là in mezzo: una tenda canadese gialla, con le tendine al loro posto.
E da quella che fu prima della Glaciazione la tenda del mammifero presbitero Calogero, iniziarono ad uscire decine di uomini, donne, bambini, giovani, e qualche vecchietto, ed iniziarono a coltivare e custodire di nuovo qel magnifico paradiso terrestre che era la pianura di Belene.
Quando, dopo molto tempo, un visitatore esterno si imbattè in questa nuova Belene, fu molto stupito, visto che tutto il mondo credeva che Belene fosse morta e sepolta per sempre, e tutti i belenciani scomparsi dalla faccia della terra.
E i nuovi belenciani, oltre ad accoglierlo con un bel buongiorno e tanta ospitalità e trattarlo umanamente, mica come una bestia, raccontarono l’incredibile ma vera storia del mammifero presbitero Calogero e del suo calorifero.
Raccontarono di come i loro progenitore, Evina ed Adamino, si fossero salvati dalla Grande Glaciazione riparandosi nella tenda di Calogero.
Raccontarono di come Calogero, che ci vedeva lontano, avesse previsto la Glaciazione e costruito un calorifero atomico, capace di fornire calore per oltre 777 anni, con solo qualche grammo di sassolini.
Raccontarono di come, ogni sera, avvolti nel calduccio del calorifero di Calogero, si addormentassero felici e sereni, come bimbi svezzati in braccio alla mamma.
Raccontarono di come Calogero, che non era mica una cicala, avesse riempito la tenda con ogni ben di Dio, e loro mangiarono a sazietà, e mica erano morti né di fame, né di freddo.
Raccontarono di come, coordinati da Calogero il Caldofero, e facendo tutto quello che lui diceva, Adamino ed Evina ed i loro figli e nipoti e pronipoti, avevano scavato e costruito una città sotterranea, dove per 777 anni vissero tutti felici e contenti, sotto i 77 metri di ghiaccio, in attesa ovviamente di uscire da questo inferno e poter riveder le stelle.
Raccontarono di come il vecchio Calogero, sazio di anni e soprattutto contento di aver salvato Belene, morì in pace e sereno, e fu sepolto.
Raccontarono pure molte altre cose, successe durante i 777 anni dell’Ultima Grande Glaciazione.
E così termina la storia del mammifero presbitero Calogero il Caldofero, che col suo calorifero soporifero salvò Belene dalla Ultima Grande Glaciazione
Ed ovviamente, da allora, ogni nuovo belenciano, discendente di Adamino ed Evina, è pieno, strapieno, straboccante di gratitudine per il buon vecchio Calogero, e non passa sera e non passa mattina che lo ricordi con gioia e gratitudine.

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