17 luglio 2020

E adesso… si cambia musica!


Tanti tanti anni fa, l’immensa e fertile pianura di Belene (oltre trecento kilometri quadrati di fertili ed immensi pascoli) attirò il famoso popolo dei Paolini, i signori dei Bovini che, costretto dalla desertificazione progressiva del loro paese d’origine (son cose che capitano, nella storia), si trasferì in massa nei Balcani, trovando casualmente la propria sistemazione definitiva nella pianura di Belene, che casualmente era un paradiso per le loro immense mandrie di mucche, tori, vitelli, bufali, bufale e bufalini.

I Paolini, complice l’unicità e la prosperità del posto, prosperarono, e si formò così il Regno dei Paolini Belenciani. Che come tutti i regni ebbe un Re (mica esiste l’anarchia nei regni, neh!), e pure una capitale (casualmente proprio Belene). ed il primo famoso Re fu l’epico Salvatoro I.

Nell’atto di prendere possesso del suo nuovo Regno, ed inaugurare secoli di prosperità, Re Salvatoro declamò:
“Ragazzi! Qui a Belene è tutta un’altra musica!
Per Dio! Basta sudare per cercare pascoli inariditi in mezzo a rocce e serpenti: questa pianura di terra nera come il carbone, di immense pozze d’acqua affioranti, è il nostro paradiso! Prosperare! E prospereremo! Vedrete! E per prosperare ancor di più… ho letto su gugol che se si mette la musica, le vacche fan più latte. Per cui decreto che da domani mattina in tutte le stalle, in tutti i pascoli, in ogni angolo del regno si mettano altoparlanti e si metta su tutto il giorno questa musica, che a me mi piace tanto assai: l’adagio di Albinoni!”.
E così fecero.
E, da non credere, davvero le mucche passarono dai 15 litri di latte quotidiano a ben 30 litri al giorno, sia per la succosa erba belenciana, sia per la musica aggiuntiva.
E fiumi di latte iniziarono a sgorgare e arricchirono tutto il popolo dei Paolini.
E la pianura di Belene diventò davvero un paradiso dove scorreva latte e miele (beh, per hobby i Paolini guardavano giù anche un po’ di api).

Passarono gli anni, passarono i secoli, e arriviamo alla storia che ci interessa a noi.
Ai tempi di Re Salvatoro 299°, dopo secoli di prosperità accompagnati dall’Adagio di Albinoni, una catena impressionate di eventi portò allo stravolgimento universale della quiete secolare.
Un giovedì qualunque il Re Salvatoro 299° fu incornato da un toro che era stato morsicato da un cane, reso rabbioso dal morso di un gatto, che si era mangiato un topo avvelenato dalla puntura di una zanzara che si era contaminata col sangue succhiato a un lebbroso appestato isolato sull’isola.
Ed il giovane Re Salvatoro 299° crepò all’istante.
Pace all’anima sua… e apriti cielo all’anime nostre!
Nessuno si era preparato a questo cambio di governo. Mai era successo (tutti i Re eran sempre morti, secondo tradizione, vecchi e sazi di giorni), e nessuno lo aveva programmato.
E così il piccolo e giovane figlio del morto e sepolto re (beh, piccolo mica tanto, essendo alto un metro e ottanta ((ma siccome la statura media dei Paolini era 2 metri e cinquanta… lui era realmente piccolo)), e giovane mica tanto, avendo ben 43 anni ((ma siccome l’età media dei Paolini si aggirava sui 240 anni… lui era realmente giovane), diventò il nuovo Re.
E cominciarono i problemi.

Il primo problema, che assillò non poco il Gran Consiglio, per ben tre anni, fu: “Come lo chiamiamo adesso?!? Siccome si chiama Salvatorino… Salvatorino I o Salvatorino 300°? Di per sé dovrebbe essere il trecentesimo… ma gli altri 299 si chiamavano Salvatoro, non Salvatorini…!”.
Il giovincello Salvatorino, ascoltando annoiato i leguleici in quindi ed in quinci ed in punta di forchetta discorsi per tre anni consecutivi, propose: “Ragazzi… tagliamo la testa al toro, altrimenti mandiam tutto il regno in vacca: mi chiamerete come sempre, cioè Salvatorino, senza primo e senza trecento. Semplicemente Salvatorino. Punto e a capo. Andiamo a lavorare, che è meglio!”.
E così, finalmente, il giovane quarantaseienne Salvatorino fu incoronato Re Salvatorino.
Ma i problemi non finirono qui.

Il primo giorno di Regno, Salvatorino ( i più allora lo accusarono di giovanile inesperienza per aver provocato questa tragedia epocale che sconvolse gli equilibri del mondo) fece il primo decreto del suo nuovo regno, che sconvolse per sempre la storia:
“Ragazzi, da domani si cambia musica! Rispetto la tradizione, e continueremo a mettere la musica secondo tradizione, ma basta con questo noioso Adagio di Albinoni! Ne abbiamo piene le stalle! Da domani… mettiamo su un po’ di Mozart!”.
E fu così che lunedì mattina, al posto del solito Adagio di Albinoni che aleggiava sui pascoli da ben 240 anni, le frizzanti ed allegre note di Mozart riecheggiarono, tra lo stupore generale, sulle placide ed amene pianure di Belene.
Ma alla sera una delegazione di pastori si recò furiosa al castello, e protestando chiassosamente disse al Re Salvatorino:
“Ma lei è impazzito! Lei ha stravolto le nostre tradizioni! Ma lo sa che tutte le vacche oggi, invece del solito candido e gustoso bianco latte, hanno prodotto un coso fermentato, mezzo solido e molliccio, cremoso ed acidiccio? Che schifo! Mai i nostri palati han gustato tal schifezza! Che cos’è sta roba qi!?!?”.
Salvatorino, il birichino, disse: “Ragazzi, calma. E’ solo yogurth! E’ ovvio che con la musica di Mozart il latte si vivacizzi un po’. Nessun problema: lo lanceremo sul mercato, e con il nuovo, unico ed originale yogurth belenciano, conquisteremo nuovi orizzonti…”.
Ma i pastori non vollero saperne di nuovi orizzonti, ed invece di lanciarlo sul mercato, lanciarono tutto lo yougurth nel Danubio, dicendo:
“Ma che vada a quel paese questo benedetto yogurth! Cambia musica, Re Salvatorino, o buttiamo pure te nel Danubio!”.
E fu così che Salvatorino, assecondando il volere del popolo, decretò: “Va bene, calmi, va bene! Da domani si cambia musica! Mettete su il disco di Pino Daniele, Mia Martini, Renzo Arbore e Gigi D’Alessio!”.

Il giorno dopo fu più calmo, e le vacche e le bufale tutte pascolarono al suono della musica partenopea. Ma alla sera, di nuovo, i pastori si recarono a protestare in massa al castello:
“Basta! Bastaaaa! Rivogliamo la musica tradizionale! Oggi le bestie, invece del solito gustoso latte, han sfornato una cosa bianca, molle, filamentosa e gommosa… che porcheria è mai questa!?!? La tua musica ci sta rovinando!!!”.
Il Re, stupito di tanta rabbia, cercò di calmarli, e disse: “Ma ragazzi! Su, dai! Statemi in campana! E’ solo mozzarella di bufala di campagna… Adesso la lanciamo sul mercato, e vedrete che successo internazionale! La gente va matta per la mozzarella di campagna…”.
Ma i pastori ribelli, invece di lanciare la mozzarella di Belene sul mercato… la lanciarono tutta nel Danubio, e dissero al Re: “Cambia musica, oppure gettiamo pure te nel Danubio, te e la tua mozzarella del cavolo!”
E così il Re Salvatorino, per salvare la pace del regno (ed anche il suo seggiolino), accontentò la voce del popolo scontento, e decretò: “ Ragazzi, da domani si cambia musica!”.

E fu così che il terzò giorno iniziò. Tutti si alzarono all’alba, pensando di essere di nuovo accompagnati dalla tradizionale musica di Albinoni… ma con loro orrore, per tutto il giorno, furono bombardati da un mix di canzoni del XXI secolo: Vasco Rossi, Zucchero, Giorgia, Ramazzotti, Ligabue, Bennato, Caparezza, Fossati, Mietta e chi più ne ha ne metta.
E così alla sera, tutti gli abitanti del Regno, non solo i pastori, insorsero e presero d’assalto il Castello, urlando:
“Basta! Basta! Nel tuo cuore ora ci ficchiamo un’asta! Oggi le nostre mucche, invece del solito dolce, bianco, gustoso latte… han prodotto schifezze di tutti i colori, bianche, gialle, marroni, e pure a puà con la muffa!”.
Il Re Salvatorino ci provò a calmare cotanta furia cieca, dicendo: “Ma ragazzi… siete tutti così suonati? Son solo diversi tipi di formaggi: caciotta e pecorino, emmenthal e gorgonzola, brie i camamber… ad ogni musica il so formaggio… Pensate un po'… se li lanciamo sul mercato… che successo… che bello, cento gustosi diversi tipi di formaggio… non piangete sul solito latte versato… non è più bella la varietà e la ricchezza di scelta? Su, dai… perché vi si è incantato il disco su Albinoni?!? C’è così tanta musica bella e variegata…”.
Ma non ci fu nulla da fare. Dopo aver lanciato tutti i formaggi vari non sul mercato, ma nel Danubio, gettarono pure il Re nudo nel fiume in pasto ai pesci, ed andarono tutti in barca alla foce, aspettandolo al varco.
E quando il corpo del martoriato Salvatorino, sbattuto qua e là sulle rocce del fondo, e morsicato là e qua dalle ittiche bestie del fiume, arrivò alla foce… quelli lo misero in croce.
E tra sputi e bestemmie, davvero gli ficcarono un’asta nel cuore.
E fu così che morì e finì il breve regno (tre giorn soltanto) del povero Re Salvatorino, il quale osò provare di cambiar musica… Apriti cielo!

E tornati tutti a casa, finalmente sbarazzatisi di quel mostro rivoluzionario, dopo quell’assurda parentesi, si scelsero un Re e lo chiamarono Salvatoro 300°, rimisero su l’Adagio di Albinoni e le bovine tornarono a fare il solito latte di sempre.
E da allora vivono felici e contenti, sentendo Albinoni e bevendo latte bianco.
E più nessuno sentì parlare di yogurth, mozzarelle, formaggi ed altri derivati.
Ovviamente... queste cose non eran latte per i loro denti da latte...

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