Tanti tanti anni
fa, l’immensa e fertile pianura di Belene (oltre trecento kilometri quadrati di fertili ed
immensi pascoli) attirò il famoso popolo dei Paolini, i signori dei Bovini che,
costretto dalla desertificazione progressiva del loro paese d’origine (son cose
che capitano, nella storia), si trasferì in massa nei Balcani, trovando
casualmente la propria sistemazione definitiva nella pianura di Belene, che
casualmente era un paradiso per le loro immense mandrie di mucche, tori, vitelli,
bufali, bufale e bufalini.
I Paolini,
complice l’unicità e la prosperità del posto, prosperarono, e si formò così il
Regno dei Paolini Belenciani. Che come tutti i regni ebbe un Re (mica esiste l’anarchia
nei regni, neh!), e pure una capitale (casualmente proprio Belene). ed il primo
famoso Re fu l’epico Salvatoro I.
Nell’atto di
prendere possesso del suo nuovo Regno, ed inaugurare secoli di prosperità, Re
Salvatoro declamò:
“Ragazzi! Qui a
Belene è tutta un’altra musica!
Per Dio! Basta
sudare per cercare pascoli inariditi in mezzo a rocce e serpenti: questa
pianura di terra nera come il carbone, di immense pozze d’acqua affioranti, è
il nostro paradiso! Prosperare! E prospereremo! Vedrete! E per prosperare ancor
di più… ho letto su gugol che se si mette la musica, le vacche fan più latte.
Per cui decreto che da domani mattina in tutte le stalle, in tutti i pascoli,
in ogni angolo del regno si mettano altoparlanti e si metta su tutto il giorno
questa musica, che a me mi piace tanto assai: l’adagio di Albinoni!”.
E così fecero.
E, da non
credere, davvero le mucche passarono dai 15 litri di latte quotidiano a ben 30
litri al giorno, sia per la succosa erba belenciana, sia per la musica
aggiuntiva.
E fiumi di latte
iniziarono a sgorgare e arricchirono tutto il popolo dei Paolini.
E la pianura di
Belene diventò davvero un paradiso dove scorreva latte e miele (beh, per hobby
i Paolini guardavano giù anche un po’ di api).
Passarono gli
anni, passarono i secoli, e arriviamo alla storia che ci interessa a noi.
Ai tempi di Re
Salvatoro 299°, dopo secoli di prosperità accompagnati dall’Adagio di Albinoni,
una catena impressionate di eventi portò allo stravolgimento universale della
quiete secolare.
Un giovedì
qualunque il Re Salvatoro 299° fu incornato da un toro che era stato morsicato
da un cane, reso rabbioso dal morso di un gatto, che si era mangiato un topo
avvelenato dalla puntura di una zanzara che si era contaminata col sangue
succhiato a un lebbroso appestato isolato sull’isola.
Ed il giovane Re Salvatoro
299° crepò all’istante.
Pace all’anima sua… e apriti cielo all’anime nostre!
Nessuno si era
preparato a questo cambio di governo. Mai era successo (tutti i Re eran sempre
morti, secondo tradizione, vecchi e sazi di giorni), e nessuno lo aveva programmato.
E così il piccolo
e giovane figlio del morto e sepolto re (beh, piccolo mica tanto, essendo alto
un metro e ottanta ((ma siccome la statura media dei Paolini era 2 metri e
cinquanta… lui era realmente piccolo)), e giovane mica tanto, avendo ben 43
anni ((ma siccome l’età media dei Paolini si aggirava sui 240 anni… lui era
realmente giovane), diventò il nuovo Re.
E cominciarono i
problemi.
Il primo
problema, che assillò non poco il Gran Consiglio, per ben tre anni, fu: “Come
lo chiamiamo adesso?!? Siccome si chiama Salvatorino… Salvatorino I o
Salvatorino 300°? Di per sé dovrebbe essere il trecentesimo… ma gli altri 299
si chiamavano Salvatoro, non Salvatorini…!”.
Il giovincello
Salvatorino, ascoltando annoiato i leguleici in quindi ed in quinci ed in punta
di forchetta discorsi per tre anni consecutivi, propose: “Ragazzi… tagliamo la
testa al toro, altrimenti mandiam tutto il regno in vacca: mi chiamerete come sempre,
cioè Salvatorino, senza primo e senza trecento. Semplicemente Salvatorino.
Punto e a capo. Andiamo a lavorare, che è meglio!”.
E così,
finalmente, il giovane quarantaseienne Salvatorino fu incoronato Re
Salvatorino.
Ma i problemi non
finirono qui.
Il primo giorno
di Regno, Salvatorino ( i più allora lo accusarono di giovanile inesperienza
per aver provocato questa tragedia epocale che sconvolse gli equilibri del
mondo) fece il primo decreto del suo nuovo regno, che sconvolse per sempre la
storia:
“Ragazzi, da
domani si cambia musica! Rispetto la tradizione, e continueremo a mettere la
musica secondo tradizione, ma basta con questo noioso Adagio di Albinoni! Ne abbiamo
piene le stalle! Da domani… mettiamo su un po’ di Mozart!”.
E fu così che
lunedì mattina, al posto del solito Adagio di Albinoni che aleggiava sui
pascoli da ben 240 anni, le frizzanti ed allegre note di Mozart riecheggiarono,
tra lo stupore generale, sulle placide ed amene pianure di Belene.
Ma alla sera una
delegazione di pastori si recò furiosa al castello, e protestando chiassosamente
disse al Re Salvatorino:
“Ma lei è
impazzito! Lei ha stravolto le nostre tradizioni! Ma lo sa che tutte le vacche
oggi, invece del solito candido e gustoso bianco latte, hanno prodotto un coso
fermentato, mezzo solido e molliccio, cremoso ed acidiccio? Che schifo! Mai i
nostri palati han gustato tal schifezza! Che cos’è sta roba qi!?!?”.
Salvatorino, il
birichino, disse: “Ragazzi, calma. E’ solo yogurth! E’ ovvio che con la musica
di Mozart il latte si vivacizzi un po’. Nessun problema: lo lanceremo sul
mercato, e con il nuovo, unico ed originale yogurth belenciano, conquisteremo
nuovi orizzonti…”.
Ma i pastori non
vollero saperne di nuovi orizzonti, ed invece di lanciarlo sul mercato,
lanciarono tutto lo yougurth nel Danubio, dicendo:
“Ma che vada a
quel paese questo benedetto yogurth! Cambia musica, Re Salvatorino, o buttiamo
pure te nel Danubio!”.
E fu così che
Salvatorino, assecondando il volere del popolo, decretò: “Va bene, calmi, va bene!
Da domani si cambia musica! Mettete su il disco di Pino Daniele, Mia Martini, Renzo
Arbore e Gigi D’Alessio!”.
Il giorno dopo fu
più calmo, e le vacche e le bufale tutte pascolarono al suono della musica partenopea.
Ma alla sera, di nuovo, i pastori si recarono a protestare in massa al
castello:
“Basta! Bastaaaa!
Rivogliamo la musica tradizionale! Oggi le bestie, invece del solito gustoso
latte, han sfornato una cosa bianca, molle, filamentosa e gommosa… che porcheria
è mai questa!?!? La tua musica ci sta rovinando!!!”.
Il Re, stupito di
tanta rabbia, cercò di calmarli, e disse: “Ma ragazzi! Su, dai! Statemi in
campana! E’ solo mozzarella di bufala di campagna… Adesso la lanciamo sul
mercato, e vedrete che successo internazionale! La gente va matta per la
mozzarella di campagna…”.
Ma i pastori
ribelli, invece di lanciare la mozzarella di Belene sul mercato… la lanciarono
tutta nel Danubio, e dissero al Re: “Cambia musica, oppure gettiamo pure te nel
Danubio, te e la tua mozzarella del cavolo!”
E così il Re
Salvatorino, per salvare la pace del regno (ed anche il suo seggiolino), accontentò
la voce del popolo scontento, e decretò: “ Ragazzi, da domani si cambia musica!”.
E fu così che il
terzò giorno iniziò. Tutti si alzarono all’alba, pensando di essere di nuovo
accompagnati dalla tradizionale musica di Albinoni… ma con loro orrore, per
tutto il giorno, furono bombardati da un mix di canzoni del XXI secolo: Vasco
Rossi, Zucchero, Giorgia, Ramazzotti, Ligabue, Bennato, Caparezza, Fossati,
Mietta e chi più ne ha ne metta.
E così alla sera,
tutti gli abitanti del Regno, non solo i pastori, insorsero e presero d’assalto
il Castello, urlando:
“Basta! Basta!
Nel tuo cuore ora ci ficchiamo un’asta! Oggi le nostre mucche, invece del solito
dolce, bianco, gustoso latte… han prodotto schifezze di tutti i colori,
bianche, gialle, marroni, e pure a puà con la muffa!”.
Il Re Salvatorino
ci provò a calmare cotanta furia cieca, dicendo: “Ma ragazzi… siete tutti così suonati? Son solo diversi
tipi di formaggi: caciotta e pecorino, emmenthal e gorgonzola, brie i camamber…
ad ogni musica il so formaggio… Pensate un po'… se li lanciamo sul mercato… che
successo… che bello, cento gustosi diversi tipi di formaggio… non piangete sul
solito latte versato… non è più bella la varietà e la ricchezza di scelta? Su,
dai… perché vi si è incantato il disco su Albinoni?!? C’è così tanta musica
bella e variegata…”.
Ma non ci fu
nulla da fare. Dopo aver lanciato tutti i formaggi vari non sul mercato, ma nel
Danubio, gettarono pure il Re nudo nel fiume in pasto ai pesci, ed andarono
tutti in barca alla foce, aspettandolo al varco.
E quando il corpo
del martoriato Salvatorino, sbattuto qua e là sulle rocce del fondo, e
morsicato là e qua dalle ittiche bestie del fiume, arrivò alla foce… quelli lo
misero in croce.
E tra sputi e bestemmie,
davvero gli ficcarono un’asta nel cuore.
E fu così che
morì e finì il breve regno (tre giorn soltanto) del povero Re Salvatorino, il
quale osò provare di cambiar musica… Apriti cielo!
E tornati tutti a
casa, finalmente sbarazzatisi di quel mostro rivoluzionario, dopo quell’assurda
parentesi, si scelsero un Re e lo chiamarono Salvatoro 300°, rimisero su l’Adagio
di Albinoni e le bovine tornarono a fare il solito latte di sempre.
E da allora vivono
felici e contenti, sentendo Albinoni e bevendo latte bianco.
E più nessuno
sentì parlare di yogurth, mozzarelle, formaggi ed altri derivati.
Ovviamente... queste cose non eran latte per i loro denti da latte...
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