31 luglio 2020

Un, due, tre… stella! Ed il parroco di Belene diventò... Vescovo! Questa è bella!

Non c’è il due senza il tre, dicono. Per cui conviene star sempre pronti, perché sicuramente dopo il due viene il tre: è pura matematica, che ci vuoi fa?

E comunque dormo sonni tranquilli, visto che dicono pure che chi cerca apertamente di salire di grado, solitamente non viene accontentato, ma scartato immediatamente (per cui, facendo finta di desiderarlo… staranno bene attenti a caricarmi questo fardello, o no?). Comunque…

Nella storia è già successo almeno due volte che il parroco di Belene diventasse parroco, e a mò di esercizio letterario immaginiamo cosa succederebbe se per caso dopo il due arrivasse ora il tre.

La prima volta accadde il 29 aprile 1796. Il parroco del paesino di Belene e pure nativo di Belene, don Nikolai Goranov (all’italiana si firma don Nicola Zilve o Silvi, dal latino Silva, foresta, in quanto GORA in bulgaro significa appunto selva, bosco), venne nonimato dalla Santa Sede come vescovo e vicario apostolico della cittadina di Sofia, l’attuale capitale della Bulgaria. Ma nell’inverno del 1800, prima di mettesi in viaggio verso Sofia per essere consacrato e prendere possesso del Vicariato, improvvisamente muore a Belene il 13 dicembre 1800. Ecco come un suo confratello sacerdote descrive la morte di questo parroco di Belene nominato vescovo:

“Ci siamo molto rammaricati per la morte di don Nicola Zilve, eletto Vicario Ap[ostoli]co di Soffia: mentre aspettava l’appertura delle strade chiuse da tanti Kargeli, per portarsi al suo Vicariato: il Signor Iddio lo ha chiamato a sé alli 13 di decembre scorso: tre giorni avanti sano e salvo, essendo arrivati in Belleni 200 Turchi armati all’improvviso, a tal grido spaventato, corse a nascondersi nei fienili, due giorni dopo disse di sentirsi male, il giorno seguente girò per il villaggio, ma ritornato a casa aggravato, disse di sentirsi troppo male, e messosi a letto, dopo poco perdette la favella, e verso le 23 ora rese lo spirito al suo Creatore: alli 14 fu seppelito con pianto universale di tutto il villaggio, piangevano e grandi e piccoli; così mi scrive il padre Nicola del Gesù”.

Pace all’anima sua! Chissà cosa avrebbe fatto questo parroco di Belene come Vescovo di Sofia: non lo sapremo mai…

La seconda volta invece è accaduta il 18 ottobre del 1994, quando il giovane parroco di Belene, più giovane di me, il quarantaquattrenne padre Petko Hristov fu nominato dal Papa Vescovo per la Diocesi di Nicopoli ad Istrum. A differenza del precedente don Nicola, monsignor Petko è ancora vivo e regnante, e quindi da ben 25 anni porta la croce del servizio di Vescovo a questa scalcagnata Diocesi. Non sto qui raccontare cosa ha fatto in questi ultimi 25 anni: è ancora storia recente, e fra qualche decennio qualche storico potrà tirare le somme.

La terza volta non è ancora accaduta, ma visto che non c’è il due senza il tre… meglio starsene preparati, con la cintura ai fianchi ed i sandali ai piedi e l’ombrello aperto: non si sa mai quando una tegola o altro materiale kenotico ti cade in testa! Se per sbaglio dovesse capitare durante il mio parrocato (che fortunamente sta volgendo al tramonto, essendo passati ben 8 anni…quindi le probabilità diminuiscono), cosa cavolo farei?

Beh… visto che te lo chiede l’Omino Bianco, che magari ti dice che questa è la volontà di Dio che abbiamo riconosciuto dopo attente indagini e raccolte di informazioni e meditazioni sulla Parola e sui segni dei tempi… come fare a dir di no di fronte a cotanta autorevolezza?!?

Per cui mi toccherà accettare. Ma visto che sono io, accetterei a modo mio. Almeno questo me lo autoconcedo.

Prima di farmi mettere il cappello a punta in testa, ed il bastone in mano, vediamo… farei una bella conferenza stampa, pubblica, invitando tutti quelli che vogliono, e direi più o meno così:

Buongiorno a tutti, e grazie di esser venuti.

Come probabilmente già sapete, papa Francesco ha pensato di farmi me, povero parroco di Belene, vescovo di questa povera e moribonda diocesi di Nicopoli. Come potete immaginare, non c’è gloria, neppur ricchezza, e tantomeno potere in questo incarico: è una croce da portare, e serve un cireneo per portarla. Pensavo di dire di sì… ma aspetto quindici giorni: se nel frattempo qualcun altro desidera accollarsi questo giogo… si faccia avanti, che glielo lascio volentieri!

Se poi nessuno si fa avanti, pazienza: me lo prendo io.

E, per chiarezza ed onestà, vi dico già apertamente e pubblicamente adesso quello che proverò a fare: chiamatela la mia linea politica o pastorale, chiamateli i miei sogni o i mie pallini… questo sarà.

Innanzitutto, state sereni e tranquilli, non sono un rivoluzionario bolscevico, vi prometto che non farò nuove tutte le cose, ma almeno qualcosa di nuovo ci proverò!

Sarò un pastore allineato e spiaciccato sulla linea pastorale del Concilio Vaticano II e di Papa Francesco: quindi rinnovamento missionario, basta pettinar pecore, rischiare, chiesa in uscita, creatività, periferie, migranti, disoccupati, etc. etc. Penso che caleranno le vendite dei divani per riposare, ed aumenteà il consumo di suole di scarpe e di bibite energetiche.

Secondo: riporterò la sede della Diocesi a Belene, dove storicamente è stata all’inizio, e dove nel raggio di 50 kilometri vive il 90% dei cattolici della Diocesi. Così potrò essere un pastore vicino al suo gregge. E così avremo la nuova Cattedrale a Belene, dedicata al nostro santo vescovo patrono, mons. Eugenio Bossilkov.

Poi, nel giro di un anno, farrò sì che ogni comunità cristiana della diocesi, parrocchiale o religiosa, accolga, protegga, promuova ed integri almeno una (se son due o tre, meglio) famiglia di rifugiati. E per queste persone non faremo solo il corridoio umanitario, in collaborazione con le Istituzioni, ma pure la cucina, la camera, il bagno ed il giardino. E se qualche tacchino starnazza… assaggerà il mio misericordioso bastone.

Nel primo mese poi convocherò tutti i parroci, e dirò loro di venire all’incontro con la cintura ai fianchi e la valigia in mano. Al termine dell’incontro, comunicherò ad ognuno di loro il nuovo servizio che potranno svolgere per la Chiesa diocesana.

Ovviamente poi, sull’esempio del Patriarcato di Mosca che cura le Isole Solovki, la Diocesi di Nicopoli farà tutto il possibile per avere la cura dell’Isola Persin di Belene, ed investirà energie, personale e risorse per trasformare Belene in un luogo internazionale ed ecumenico di memoria, che ruoti attorno al Santuario del beato Eugenio Bossilkov.

Nel primo anno poi, farò la mia prima Visita Pastorale, andando a vivere per una settimana in ogni comunità parrocchiale. Visita preceduta ovviamente da una prima Lettera Pastorale annuale, e conclusa con un’altra Lettera.

Dopo questo anno di ascolto e visione, apriremo un Sinodo Diocesano, per rinnovare in chiave missionaria ed evangelizzatrice tutta la Diocesi con tutte le sue strutture e tradizioni. Ovviamente, al termine del Sinodo, applicheremo le decisioni sinodali.

Ecco, più o meno questo è quanto succederà nel primo anno. Poi si vedrà. Imbocchiamo questo nuovo sentiero, e vediamo dove ci porta: speriamo incontro al Signore che viene!”.

E spero, che dopo questa conferenza stampa, accada quello che amava ripetere San Francesco di Sales citando san Girolamo: quando avrete finito la predica, non vi curate dei vani applausi e non crogiuolatevi con questi fatui entusiasmi. In questo caso siete dei falliti.

Ma se dopo le vostre parole, ci sarà qualcuno che invece di applaudire entusiasta, sarà mesto nel silenzio e si batterà il petto e come negli Atti degli Apostoli dirà al Pierino di turno: “E adesso, cosa dobbiamo fare?”, beh, in questo caso, avanti! Al lavoro nella vigna! Che di lavoro ce n’è tanto da fare.


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