11 luglio 2020

Un bel bagnetto, e poi tutti a letto!


Per noi gente normale è normale coricarci, cioè andare a letto ogni sera e (sperando in bene), rialzarci dal letto al mattino. Ed ugualmente normale è che i nostri letti né si alzano né si abbassano: in qual caso chiameremmo un esorcista o un sismologo! Provate a stare fermi in un letto che balla: vi verrebbe una fifa blu!
E così, giorno dopo giorno, alla sera ci abbassiamo e ci stendiamo sul nostro fermo, stabile, orizzontale letto. E notte dopo notte ci rialziamo dal nostro orizzontale, stabile e fermo letto.
 Ebbene… a Belene non succede così, ma esattamente il contrario.
So che per voi è difficile anche solo concepire ciò… ma a Belene quello che sta nel letto è fermo, stabile e orizzontale, mentre il letto si alza e si abbassa!
A Belene è normale che il letto si alzi e si abbassi, e nessuno ci fa caso. E’ sempre stato così. La fifa blu invece viene ai Belenciani quando il signore che sta nel letto si alza.

E così, molto tempo fa, il buon Petarcio fu incaricato dalla cittadinanza tutta di stare ventiquattrore su ventiquattro davanti al letto di questo signore, e di osservare attentamente che stesse nel letto, senza alzarsi troppo. E se per caso stesse per abbandonare il letto… beh, avvisasse tutti, gridando: “Allarme! Allarme! Sta uscendo dal letto! Sta uscendo dal letto! Si salvi chi può! SI salvi chi può!”.

E fu così che il buon Pètarcio piantò la sua tenda sulla sponda del grande Signore, il bel Danubio Blu. Davvero un gran signor fiume, mica un torrentello o una seriola…
E per sua grande fortuna, e per fortuna di tutti noi, il signor Danubio per diversi decenni restò buono buono nel suo letto. Ogni tanto provava ad alzarsi un po’, ma poi tornava a coricarsi, e tutti dormivano sonni tranquilli.
E mai, proprio mai, Petarcio dovette dare l’allarme inondazione.
E tutti gli abitanti si abituarono di questa tranquillità soporifera, e si dimenticarono pure di Petarcio.
Passarono gli anni e, mentre tutti mangiavano e bevevano, compravano e vendevano, nascevano e morivano, si sposavano e divorziavano, votavano e pagavano le tasse… senza che nessuno lo vedesse, sotto le placide e sornione acque il letto del Danubio si stava inesorabilmente alzando.
Anno dopo anno infatti detriti, sassi, fango, rami, rifiuti ed affini si erano accumulati sul fondo, e così il letto si era alzato.
E fu così che una notte, svegliandosi, il buon Petarcio, ormai invecchiato e vicino alla pensione, constatò con orrore che qualcosa non andava: il livello delle acque era vicino all’orlo dell’argine, e continuava ad alzarsi! Mai il Danubio si era alzato così tanto! Ancora un poco e sarebbe uscito… e allora apriti Cielo! Belene sarebbe stata spazzata via dalla faccia della terra.
Petarcio, preso il suo bastone, si mise a correre per le strade del paese ed a urlare l’allarme, ma, nessuno degli assuefatti alla normalità belenciani gli prestò attenzione (un po’ come nella storia di AL LUPO! AL LUPO!). E continuarono a stare a letto e dormire sereni.
Solo quando le acque tracimarono e inondarono il paese, arrivando a 53 centimetri di altezza (i letti di Belene sono alti 50 cm, n.d.a.), e le gelide spire del liquido danubiano lambì le schiene dei dormienti belenciani… allora sì che si svegliarono ben bene, e si alzarono tutti dal loro letto.
E corsero a destra e sinistra, provando a fermare il fiume con sacchi di sabbia e bastoni, rovesciando carri e carretti, mattoni e pietre… ma nulla.
Era una lotta ìmpari e disperata: nessuno al mondo avrebbe mai potuto fermare il gigante risvegliato.
Petarcio, sconsolato, spossato, sfiancato, deluso, amareggiato, scioccato, frastornato, impotente, debilitato… si stravaccò sopra un tetto (ormai l’acqua era arrivata a 2 metri di altezza). E si sfogò, guardando le acque su cui si rifletteva il cielo: “Ci salvi chi pu..ò!”.
Non aveva ancora detto la ò col punto esclamativo, che davanti a lui apparve Gesù Cristo in persona (proprio lui, non ci si poteva sbagliare: vivo e vegeto, senza barba e coi capelli corti, ma con i buchi al posto giusto, nelle mani e nei piedi).
“Ciao Petarcio! Come stai? Mi vuoi bene ancora?” disse il Salvatore.
“Beh… non male dai… a parte qualche piccolo problemino idraulico.. Ma certo! Lo sai che ti voglio bene!”, rispose il vecchio.
“Bene, bene. Allora ferma l’inondazione e salva le mie pecorelle!”.
“Signore… tu lo sai che ti voglio bene… ma quello che mi chiedi è impossibile! Come faccio io, un povero cristo qualunque, a fermare il Grande Fiume e salvare questo popolo?”
“Beh, ragazzo mio… A parte che i poveri cristi come me posson fare miracoli… A parte che la parola impossibile non esiste nel nostro vocabolario… A parte che non è poi così stratosferico mettere a letto qualcuno… A parte tutto, prendi questo tappo di sughero, e ferma il Danubio”.
“Un tappo di sughero? Ma che diavoleria è questa? Ma come si fa a fermare il Danubio con un tappo di sughero?!? Ridicolo…”.
“Prendi questo benedetto tappo, Petarcio! Salta sulla tua barchetta e vai a fermare il Danubio!” disse con autorità Gesù.
Petarcio fece come gli aveva detto Gesù: prese il tappo, spinse la barca in acqua e col tappo in mano guardava un po’ il tappo ed un po’ Gesù ed un po’ il Danubio, tentando di capire come diavolo fare a fermare il fiume con quel tappo. Intanto la barchetta di Petarcio, trascinata dalla corrente, scendeva verso il mar Nero.
Gesù, sbuffando, gli disse: “Petarcio! Non da quella parte! Dall’altra!!! Prendi i remi e rema verso la Germania! Quante volte devo dirti che a noi piace andare controcorrente? Quando arrivi in fondo al Danubio, capirai”.
Petarcio, non capendoci dentro più nulla, prese i remi e cominciò a remare, remare, remare, finchè risalendo il Danubio gonfio di acque giunse nel Baden Wurrtemberg, e quando finalmente giunse a Furtwangen im Schwarzwald si trovò davanti ad una roccia da cui da un buchino di diametro due centimetri, usciva l’acqua.
“Ma guarda un po’ che coincidenza! Questo buco è largo come il tappo che mi ha dato Gesù, ed il tappo che mi ha dato Gesù è largo proprio come questo buco!”.
Detto questo, Petarcio infilò il tappo nel buco da dove sgorgava il Danubio, e l’acqua finì di uscire. E le acque del Danubio si arrotolaromo come una passatoia nuziale, dalla Germania fino al Delta in Romania. E così gli abitanti di Belene furono salvati dalle acque e dall’inondazione, ed il letto del fiume si prosciugò. E vista la grande secca, trovarono in mezzo al letto asciutto del Danubio tante anfore romane. Ma questa è un’altra storia.
E il povero Petarcio?
Beh… avendo la barca in secca in Germania e volendo tanto tornare a casa a Belene e non volendosela fare tutta a piedi e siccome col Coronavirus gli aerei andavano a singhiozzo… tolse il tappo, lo tagliò in due, se ne mise metà in tasca per ricordo (e per non si sa mai… magari fra qualche anno straripa un altro fiume) e ne rimise l’altra metà nel buco (onde evitare nuove alluvioni). Ed imbarcato sulla sua bella barchetta, si stese a poppa e prese il largo sulle placide acque, stavolta senza remare, ma lasciandosi trascinare placidamente dalla corrrente verso Belene.

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