Per
noi gente normale è normale coricarci, cioè andare a letto ogni sera e
(sperando in bene), rialzarci dal letto al mattino. Ed ugualmente normale è che
i nostri letti né si alzano né si abbassano: in qual caso chiameremmo un esorcista
o un sismologo! Provate a stare fermi in un letto che balla: vi verrebbe una
fifa blu!
E
così, giorno dopo giorno, alla sera ci abbassiamo e ci stendiamo sul nostro
fermo, stabile, orizzontale letto. E notte dopo notte ci rialziamo dal nostro
orizzontale, stabile e fermo letto.
So
che per voi è difficile anche solo concepire ciò… ma a Belene quello che sta
nel letto è fermo, stabile e orizzontale, mentre il letto si alza e si abbassa!
A
Belene è normale che il letto si alzi e si abbassi, e nessuno ci fa caso. E’
sempre stato così. La fifa blu invece viene ai Belenciani quando il signore che
sta nel letto si alza.
E così, molto tempo fa, il buon Petarcio fu incaricato
dalla cittadinanza tutta di stare ventiquattrore su ventiquattro davanti al
letto di questo signore, e di osservare attentamente che stesse nel letto,
senza alzarsi troppo. E se per caso stesse per abbandonare il letto… beh,
avvisasse tutti, gridando: “Allarme! Allarme! Sta uscendo dal letto! Sta
uscendo dal letto! Si salvi chi può! SI salvi chi può!”.
E
fu così che il buon Pètarcio piantò la sua tenda sulla sponda del grande
Signore, il bel Danubio Blu. Davvero un gran signor fiume, mica un torrentello
o una seriola…
E
per sua grande fortuna, e per fortuna di tutti noi, il signor Danubio per
diversi decenni restò buono buono nel suo letto. Ogni tanto provava ad alzarsi
un po’, ma poi tornava a coricarsi, e tutti dormivano sonni tranquilli.
E
mai, proprio mai, Petarcio dovette dare l’allarme inondazione.
E
tutti gli abitanti si abituarono di questa tranquillità soporifera, e si
dimenticarono pure di Petarcio.
Passarono
gli anni e, mentre tutti mangiavano e bevevano, compravano e vendevano, nascevano
e morivano, si sposavano e divorziavano, votavano e pagavano le tasse… senza
che nessuno lo vedesse, sotto le placide e sornione acque il letto del Danubio
si stava inesorabilmente alzando.
Anno
dopo anno infatti detriti, sassi, fango, rami, rifiuti ed affini si erano
accumulati sul fondo, e così il letto si era alzato.
E
fu così che una notte, svegliandosi, il buon Petarcio, ormai invecchiato e
vicino alla pensione, constatò con orrore che qualcosa non andava: il livello
delle acque era vicino all’orlo dell’argine, e continuava ad alzarsi! Mai il
Danubio si era alzato così tanto! Ancora un poco e sarebbe uscito… e allora
apriti Cielo! Belene sarebbe stata spazzata via dalla faccia della terra.
Petarcio,
preso il suo bastone, si mise a correre per le strade del paese ed a urlare l’allarme,
ma, nessuno degli assuefatti alla normalità belenciani gli prestò attenzione
(un po’ come nella storia di AL LUPO! AL LUPO!). E continuarono a stare a letto
e dormire sereni.
Solo
quando le acque tracimarono e inondarono il paese, arrivando a 53 centimetri di
altezza (i letti di Belene sono alti 50 cm, n.d.a.), e le gelide spire del
liquido danubiano lambì le schiene dei dormienti belenciani… allora sì che si
svegliarono ben bene, e si alzarono tutti dal loro letto.
E
corsero a destra e sinistra, provando a fermare il fiume con sacchi di sabbia e
bastoni, rovesciando carri e carretti, mattoni e pietre… ma nulla.
Era
una lotta ìmpari e disperata: nessuno al mondo avrebbe mai potuto fermare il
gigante risvegliato.
Petarcio,
sconsolato, spossato, sfiancato, deluso, amareggiato, scioccato, frastornato,
impotente, debilitato… si stravaccò sopra un tetto (ormai l’acqua era arrivata
a 2 metri di altezza). E si sfogò, guardando le acque su cui si rifletteva il
cielo: “Ci salvi chi pu..ò!”.
Non
aveva ancora detto la ò col punto esclamativo, che davanti a lui apparve Gesù
Cristo in persona (proprio lui, non ci si poteva sbagliare: vivo e vegeto,
senza barba e coi capelli corti, ma con i buchi al posto giusto, nelle mani e
nei piedi).
“Ciao
Petarcio! Come stai? Mi vuoi bene ancora?” disse il Salvatore.
“Beh…
non male dai… a parte qualche piccolo problemino idraulico.. Ma certo! Lo sai
che ti voglio bene!”, rispose il vecchio.
“Bene,
bene. Allora ferma l’inondazione e salva le mie pecorelle!”.
“Signore…
tu lo sai che ti voglio bene… ma quello che mi chiedi è impossibile! Come
faccio io, un povero cristo qualunque, a fermare il Grande Fiume e salvare
questo popolo?”
“Beh,
ragazzo mio… A parte che i poveri cristi come me posson fare miracoli… A parte
che la parola impossibile non esiste nel nostro vocabolario… A parte che non è
poi così stratosferico mettere a letto qualcuno… A parte tutto, prendi questo
tappo di sughero, e ferma il Danubio”.
“Un
tappo di sughero? Ma che diavoleria è questa? Ma come si fa a fermare il
Danubio con un tappo di sughero?!? Ridicolo…”.
“Prendi
questo benedetto tappo, Petarcio! Salta sulla tua barchetta e vai a fermare il
Danubio!” disse con autorità Gesù.
Petarcio
fece come gli aveva detto Gesù: prese il tappo, spinse la barca in acqua e col
tappo in mano guardava un po’ il tappo ed un po’ Gesù ed un po’ il Danubio,
tentando di capire come diavolo fare a fermare il fiume con quel tappo. Intanto
la barchetta di Petarcio, trascinata dalla corrente, scendeva verso il mar
Nero.
Gesù,
sbuffando, gli disse: “Petarcio! Non da quella parte! Dall’altra!!! Prendi i
remi e rema verso la Germania! Quante volte devo dirti che a noi piace andare
controcorrente? Quando arrivi in fondo al Danubio, capirai”.
Petarcio,
non capendoci dentro più nulla, prese i remi e cominciò a remare, remare,
remare, finchè risalendo il Danubio gonfio di acque giunse nel Baden Wurrtemberg,
e quando finalmente giunse a Furtwangen im
Schwarzwald si trovò davanti ad una roccia da cui da un buchino di
diametro due centimetri, usciva l’acqua.
“Ma guarda un po’ che coincidenza! Questo buco è largo
come il tappo che mi ha dato Gesù, ed il tappo che mi ha dato Gesù è largo
proprio come questo buco!”.
Detto questo, Petarcio infilò il tappo nel buco da
dove sgorgava il Danubio, e l’acqua finì di uscire. E le acque del Danubio si
arrotolaromo come una passatoia nuziale, dalla Germania fino al Delta in
Romania. E così gli abitanti di Belene furono salvati dalle acque e dall’inondazione,
ed il letto del fiume si prosciugò. E vista la grande secca, trovarono in mezzo
al letto asciutto del Danubio tante anfore romane. Ma questa è un’altra storia.
E il povero Petarcio?
Beh… avendo la barca in secca in Germania e volendo
tanto tornare a casa a Belene e non volendosela fare tutta a piedi e siccome
col Coronavirus gli aerei andavano a singhiozzo… tolse il tappo, lo tagliò in
due, se ne mise metà in tasca per ricordo (e per non si sa mai… magari fra
qualche anno straripa un altro fiume) e ne rimise l’altra metà nel buco (onde
evitare nuove alluvioni). Ed imbarcato sulla sua bella barchetta, si stese a poppa
e prese il largo sulle placide acque, stavolta senza remare, ma lasciandosi
trascinare placidamente dalla corrrente verso Belene.
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