29 luglio 2020

La galoppante Ferrari del poppante Pedro il Puledro, ovvero di come trottanti lumache e tartarughe scansabuche vi passeranno avanti nel regno dei Gameli.

Come si dice: asino al volante, pericolo costante!
Il Regno dei Gamèli, per chi non lo sapesse, si estendeva lungo le sponde del Danubio, nella pianura dove, più o meno, adesso sorge una cittadina chiamata Bèlene.

I Gamèli, famosi allora in tutto l’universo, erano specializzati (e questo business fece la loro fortuna) nella lavorazione della ceramica, in particolare nella realizzazione di piatti matrimoniali decorati con simboli di amore e fedeltà, che secondo tradizione i fidanzati regalavano alle loro future spose. Poi, purtroppo, con l’evoluzione dei costumi, i fidanzati iniziarono a sparire ed a diventare antiquati, e pure i matrimoni calarono vistosamente, visto che la maggioranza preferiva la convivenza. E fu così che con i fidanzamenti ed i matrimoni, sparirono anche i Gamèli.
Comunque… questa storia accadde quando il Regno dei Gamèli era nel suo fulgore.
Una delle particolarità di questo popolo era che per scegliere chi li governasse non svolgevano elezioni democratiche (sapeste quanti soldi risparmiavano!), ma ogni dieci anni estraevano a sorte il nome del loro futuro Re.

Un tipico gamelio, raffigurante un cuore trafitto che arde...
regalo ideale per il vostro matrimonio!
Ed anche questa volta, come un incendio, la notizia cominciò a spargersi al mattino presto nel regno dei Gamèli, e dopo aver covato tutto la mattina sotto le ceneri dei bisbigli, verso mezzogiorno divampò ed avvolse tutta la popolazione dei Gamèli.
“Avete sentito?!? E’ ufficiale!!! Abbiamo un nuovo Re! Pedro il Puledro ha vinto alla lotteria!”.
E fu così che tutti seppero che per i prossimi dieci anni li avrebbe governati quel poppante di Pedro il Puledro. Più o meno, i commenti del popolo presero questa piega: “Ma come? E’ così giovane… così inesperto… è alle prime armi… è troppo irrequieto ed irruente… creerà di certo dei casini… non è certo diplomatico… è troppo brioso e giovanilista… Ah! Il buon vecchio Gufo Stufo, quello sì che era un Re tranquillo… Ah! La vecchia regina Rughina Biancospina… quella sì che era saggia… Questo Puledro qui invece… Ma che sfortuna… proprio a noi doveva capitarci un re bambinesco che se la fa ancora nel pannolino?”, e via di seguito.
Capirete subito che la piega presa dall’umore collettivo non fosse delle più rosee. Nonostante ciò, per la cerimonia dell’incoronazione e della presa di possesso del regno, prevista per l’8 settembre, tutte le donne andarono a fasi la messa in piega, e tutti gli uomin a farsi la piega ai pantaloni.
Sulla piazza centrale fu allestito il tutto per la cerimonia, con il palco al centro e tutti i tavoli per il banchetto ufficiale, mentre Pedro il Puledro, tutto bello arzillo ed effervescente, non stava più nella pelle, e si diresse secondo tradizione a Dekov, da dove sarebbe partito a cavallo della Ferrari Testarossa regale, per fare il suo ingresso trionfale e poi accedere alla piazza centrale per la cerimonia inaugurale.

Ad attenderlo a Dekov c’erano, secondo tradizione, tutti i dignitari ed i consiglieri del regno, che con grande dignità e tatto, prima di farlo accomodare al volante, lo istruirono un po’.
“Vostra Altezza, Pedro il Puledro… Ci raccomandiamo molto alla sua saggezza e regale intelligenza. Sia prudente, non abbia fretta… Non prenda decisioni avventate, che potrebbero turbare i sudditti. Guidi sempre con un piede sul freno, e due mani sul freno a mano… Custodisca la pace e la tranquillità, ci raccomandiamo tanto! Non crei problemi, facendo cose nuove ed avventate. Stia tranquillo, e tutti saran tranquilli. Vadi pure a regnare, cioè compaia qualche volta per due foto, metta firma e timbro ai documenti che noi le prepareremo, si preoccupi di pagare le bollette, e vedrà che tutto procederà sereno e pacifico. Si tolga i grilli dalla testa, e guidi piano: potrebbe bucare, o sbandare, o bruciare il motore, o scoppiare una gomma… stia attento, guidi piano, al minimo. Non accelleri troppo!”, etc etc.
E finalmente Pedro il Puledro si sedette al volante, e partì.
E siccome, nonostante fosse un essere creato da Dio e da madre Natura per galoppare e scorazzare per valli e praterie… era un ragazzo obbediente, e così invece di ingranare la sesta e la settima marcia, prestando ascolto ai dignitari del Regno, innestò la prima ridotta, procedendo alla eclatante velocità di ben un metro all’ora.

Dopo due ore, con il vento nei capelli della criniera, nello specchietto retrovisore vide avvicinarsi al trotto una tipica lumaca di Dekov. Quando poco dopo si fu affiancata, Pedro le disse:
“Ehilà, lumachina! Buongiorno! Dove sta andando di bello?”
“Buongiorno, mio Signore! Vado alla festa preparata per Lei, giù in centro!”.
“Ma che bello! Vadi, vadi: c’è posto per tutti! Ci vediamo là tra poco!”.
E la lumaca di Dekov sorpassò la Ferrari di Pedro, e continuò a trottare verso la città (e non ridere delle lumache che vanno piano! Vorrei vedere te correre con un piede solo la maratona: c’avresti la bava alla bocca pure tu!)

Dopo altre cinque ore, e ben cinque metri percorsi con la massima prudenza, si accostò alla Ferrari un’intera famiglia di tartarughe delle colline.
“Ehilà, buongiorno a voi tartarughine! Dove andate di bello?”.
“Oh, maestà! Buongiorno a Lei! Andiamo alla sua festa! E’ un onore per noi! Son cose che capitano poche volte nella vita. Su ragazzi, salutate il re, ed affrettiamoci: mica vi va di non trovar più posto!”
“Oh, non si preoccupi papà tartarugo: c’è posto per tutti alla mia mensa!”.
“Oh, grazie, grazie! Su, ragazzi, di corsa! E attenti alle buche”-
E le tartarughe scansabuche delle colline sorpassarono la Ferrari di Pedro, e continuarono la loro lenta marcia verso la città (e non ridere delle tartarughe che vanno piano, neh! Vorrei vedere te a che velocità vai, andando in giro con la tua casa sulle spalle!).

E fu sera, e fu mattina, e lo fu per ben
Infatti Dekov dista dalla Città 10 kilometri, cioè solo 10mila metri.
Come abbiam visto, guidando con prudenza, secondo i consigli dei consiglieri, Pedro fece con la sua Ferrari una media di un metro all’ora, quindi percorrendo ben 26,66 metri al giorno (pause di riposo, fermate agli stop e davanti ai pedoni sulle strice comprese), giunse finalmente alla piazza centrale dopo 375 giorni, ciooè il giorno 19 settembre dell’anno dopo.
E trovò la piazza vuota. Cioè, quasi vuota: su una panchina, infatti, c’era Martina la Formichina Giapponesina.
“Ehilà, Marti! Che fai da queste parti? E dove son tutti quanti? Non dovrebbe esserci la grande festa ed il grande banchetto per la mia intronizzazione?”, le chiese lo stupito Pedro il Puledro.
“Ma che intronizzazione? Tu sei tutto rintronato! Quella doveva esserci lo scorso anno, l’8 settembre! E tu, asino che non sei altro, non sei mai arrivato! Son arrivate in tempo pure le tartarughe scansabuche delle colline e le lumache di Dekov! E che pretendi? Che stessero qui un anno e dieci giorni ad aspettarti? Abbiam mangiato e fatto festa, e poi ognuno è tornato a casa sua”.
Pedro cominciò a piagnucolare: “Ma che dici? Perché non mi hanno aspettato? Ho solo guidato con calma e prudenza, come i capi mi hanno detto… Sono stato ubbidiente, saggio e prudente come un vecchio cammello… Mica ho fatto il puledro scatenato… Non è possibile… Pure le lumache e le tartarughe mi sono passate davanti…”.
“E non è tutto”, aggiunse la formichina. “Mentre tu per un anno non ti sei fatto vedere, e quindi non hai fatto nulla, qui il paese è precipitato nell’anarchia, ci sono state lotte e divisioni, altro che amore e matrimoni, si son spaccati tutti i gameli in testa e son volati i piatti ed alla fine tutti i sopravvissuti han fatto i bagagli e se ne sono andati! Alla faccia del tuo ritardo, ritardato che non sei altro!”.
Il povero Pedro il Puledro affranto, deluso, amareggiato, sconfortato, frastornato, disilluso, demotivato e chi più ne ha, più ne metta, si sedette nel centro della piazza.
E lì stette, senza più muovere né un dito, né uno zoccolo.
E morì lì, d’inedia, mummificato.
E se passate di qua, anche se son passati secoli d’allora, troverete in mezzo alla piazza una specie di statua equestre, un cavallo senza cavaliere, di color bronzeo. Ma bronzo non è: è il corpo mummificato di Pedro, il famoso poppante puledro, che con la sua galoppante Ferrari arrivò in ritardo e perse il treno. E perché? Perché invece ascoltare il ruggito dei cilindri e di usare la sua Ferrari come si deve, preferì ascoltare e mettere in pratica i consigli prudenti dei suoi capi potenti.
E siccome questa non è una favola fantasiosa, ma una triste storia, nel Paese dei Gamili nessuno visse più felice e contento, e dopo esser sopravvissuti per un po’ infelici e scontenti ed aver vivacchiato alla bell’è meglio… più nessuno né visse, né sopravvisse, né vivacchiò. Restò il vuoto totale, più la mummia di un cavallo al centro. E qualche formica turista giapponese.

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