Come si dice: asino al volante, pericolo costante! |
Il Regno dei
Gamèli, per chi non lo sapesse, si estendeva lungo le sponde del Danubio, nella
pianura dove, più o meno, adesso sorge una cittadina chiamata Bèlene.
I Gamèli, famosi
allora in tutto l’universo, erano specializzati (e questo business fece la loro
fortuna) nella lavorazione della ceramica, in particolare nella realizzazione di
piatti matrimoniali decorati con simboli di amore e fedeltà, che secondo
tradizione i fidanzati regalavano alle loro future spose. Poi, purtroppo, con l’evoluzione
dei costumi, i fidanzati iniziarono a sparire ed a diventare antiquati, e pure
i matrimoni calarono vistosamente, visto che la maggioranza preferiva la
convivenza. E fu così che con i fidanzamenti ed i matrimoni, sparirono anche i
Gamèli.
Comunque… questa
storia accadde quando il Regno dei Gamèli era nel suo fulgore.
Una delle
particolarità di questo popolo era che per scegliere chi li governasse non
svolgevano elezioni democratiche (sapeste quanti soldi risparmiavano!), ma ogni
dieci anni estraevano a sorte il nome del loro futuro Re.
Un tipico gamelio, raffigurante un cuore trafitto che arde... regalo ideale per il vostro matrimonio! |
Ed anche questa volta,
come un incendio, la notizia cominciò a spargersi al mattino presto nel regno
dei Gamèli, e dopo aver covato tutto la mattina sotto le ceneri dei bisbigli,
verso mezzogiorno divampò ed avvolse tutta la popolazione dei Gamèli.
“Avete sentito?!?
E’ ufficiale!!! Abbiamo un nuovo Re! Pedro il Puledro ha vinto alla lotteria!”.
E fu così che
tutti seppero che per i prossimi dieci anni li avrebbe governati quel poppante
di Pedro il Puledro. Più o meno, i commenti del popolo presero questa piega: “Ma
come? E’ così giovane… così inesperto… è alle prime armi… è troppo irrequieto
ed irruente… creerà di certo dei casini… non è certo diplomatico… è troppo
brioso e giovanilista… Ah! Il buon vecchio Gufo Stufo, quello sì che era un Re
tranquillo… Ah! La vecchia regina Rughina Biancospina… quella sì che era saggia…
Questo Puledro qui invece… Ma che sfortuna… proprio a noi doveva capitarci un
re bambinesco che se la fa ancora nel pannolino?”, e via di seguito.
Capirete subito
che la piega presa dall’umore collettivo non fosse delle più rosee. Nonostante
ciò, per la cerimonia dell’incoronazione e della presa di possesso del regno,
prevista per l’8 settembre, tutte le donne andarono a fasi la messa in piega, e
tutti gli uomin a farsi la piega ai pantaloni.
Sulla piazza centrale
fu allestito il tutto per la cerimonia, con il palco al centro e tutti i tavoli
per il banchetto ufficiale, mentre Pedro il Puledro, tutto bello arzillo ed
effervescente, non stava più nella pelle, e si diresse secondo tradizione a
Dekov, da dove sarebbe partito a cavallo della Ferrari Testarossa regale, per
fare il suo ingresso trionfale e poi accedere alla piazza centrale per la
cerimonia inaugurale.
Ad attenderlo a
Dekov c’erano, secondo tradizione, tutti i dignitari ed i consiglieri del
regno, che con grande dignità e tatto, prima di farlo accomodare al volante, lo
istruirono un po’.
“Vostra Altezza,
Pedro il Puledro… Ci raccomandiamo molto alla sua saggezza e regale
intelligenza. Sia prudente, non abbia fretta… Non prenda decisioni avventate,
che potrebbero turbare i sudditti. Guidi sempre con un piede sul freno, e due
mani sul freno a mano… Custodisca la pace e la tranquillità, ci raccomandiamo
tanto! Non crei problemi, facendo cose nuove ed avventate. Stia tranquillo, e
tutti saran tranquilli. Vadi pure a regnare, cioè compaia qualche volta per due
foto, metta firma e timbro ai documenti che noi le prepareremo, si preoccupi di
pagare le bollette, e vedrà che tutto procederà sereno e pacifico. Si tolga i
grilli dalla testa, e guidi piano: potrebbe bucare, o sbandare, o bruciare il
motore, o scoppiare una gomma… stia attento, guidi piano, al minimo. Non
accelleri troppo!”, etc etc.
E finalmente
Pedro il Puledro si sedette al volante, e partì.
E siccome,
nonostante fosse un essere creato da Dio e da madre Natura per galoppare e
scorazzare per valli e praterie… era un ragazzo obbediente, e così invece di
ingranare la sesta e la settima marcia, prestando ascolto ai dignitari del
Regno, innestò la prima ridotta, procedendo alla eclatante velocità di ben un
metro all’ora.
Dopo due ore, con
il vento nei capelli della criniera, nello specchietto retrovisore vide
avvicinarsi al trotto una tipica lumaca di Dekov. Quando poco dopo si fu
affiancata, Pedro le disse:
“Ehilà,
lumachina! Buongiorno! Dove sta andando di bello?”
“Buongiorno, mio
Signore! Vado alla festa preparata per Lei, giù in centro!”.
“Ma che bello! Vadi,
vadi: c’è posto per tutti! Ci vediamo là tra poco!”.
E la lumaca di
Dekov sorpassò la Ferrari di Pedro, e continuò a trottare verso la città (e non
ridere delle lumache che vanno piano! Vorrei vedere te correre con un piede
solo la maratona: c’avresti la bava alla bocca pure tu!)
Dopo altre cinque
ore, e ben cinque metri percorsi con la massima prudenza, si accostò alla
Ferrari un’intera famiglia di tartarughe delle colline.
“Ehilà,
buongiorno a voi tartarughine! Dove andate di bello?”.
“Oh, maestà!
Buongiorno a Lei! Andiamo alla sua festa! E’ un onore per noi! Son cose che
capitano poche volte nella vita. Su ragazzi, salutate il re, ed affrettiamoci:
mica vi va di non trovar più posto!”
“Oh, non si
preoccupi papà tartarugo: c’è posto per tutti alla mia mensa!”.
“Oh, grazie,
grazie! Su, ragazzi, di corsa! E attenti alle buche”-
E le tartarughe scansabuche
delle colline sorpassarono la Ferrari di Pedro, e continuarono la loro lenta
marcia verso la città (e non ridere delle tartarughe che vanno piano, neh! Vorrei
vedere te a che velocità vai, andando in giro con la tua casa sulle spalle!).
E fu sera, e fu
mattina, e lo fu per ben
Infatti Dekov
dista dalla Città 10 kilometri, cioè solo 10mila metri.
Come abbiam
visto, guidando con prudenza, secondo i consigli dei consiglieri, Pedro fece
con la sua Ferrari una media di un metro all’ora, quindi percorrendo ben 26,66
metri al giorno (pause di riposo, fermate agli stop e davanti ai pedoni sulle
strice comprese), giunse finalmente alla piazza centrale dopo 375 giorni, ciooè
il giorno 19 settembre dell’anno dopo.
E trovò la piazza
vuota. Cioè, quasi vuota: su una panchina, infatti, c’era Martina la Formichina
Giapponesina.
“Ehilà, Marti!
Che fai da queste parti? E dove son tutti quanti? Non dovrebbe esserci la grande
festa ed il grande banchetto per la mia intronizzazione?”, le chiese lo stupito
Pedro il Puledro.
“Ma che
intronizzazione? Tu sei tutto rintronato! Quella doveva esserci lo scorso anno,
l’8 settembre! E tu, asino che non sei altro, non sei mai arrivato! Son
arrivate in tempo pure le tartarughe scansabuche delle colline e le lumache di
Dekov! E che pretendi? Che stessero qui un anno e dieci giorni ad aspettarti?
Abbiam mangiato e fatto festa, e poi ognuno è tornato a casa sua”.
Pedro cominciò a
piagnucolare: “Ma che dici? Perché non mi hanno aspettato? Ho solo guidato con
calma e prudenza, come i capi mi hanno detto… Sono stato ubbidiente, saggio e
prudente come un vecchio cammello… Mica ho fatto il puledro scatenato… Non è
possibile… Pure le lumache e le tartarughe mi sono passate davanti…”.
“E non è tutto”,
aggiunse la formichina. “Mentre tu per un anno non ti sei fatto vedere, e
quindi non hai fatto nulla, qui il paese è precipitato nell’anarchia, ci sono
state lotte e divisioni, altro che amore e matrimoni, si son spaccati tutti i
gameli in testa e son volati i piatti ed alla fine tutti i sopravvissuti han
fatto i bagagli e se ne sono andati! Alla faccia del tuo ritardo, ritardato
che non sei altro!”.
Il povero Pedro
il Puledro affranto, deluso, amareggiato, sconfortato, frastornato, disilluso, demotivato
e chi più ne ha, più ne metta, si sedette nel centro della piazza.
E lì stette,
senza più muovere né un dito, né uno zoccolo.
E morì lì, d’inedia,
mummificato.
E se passate di qua,
anche se son passati secoli d’allora, troverete in mezzo alla piazza una specie
di statua equestre, un cavallo senza cavaliere, di color bronzeo. Ma bronzo non
è: è il corpo mummificato di Pedro, il famoso poppante puledro, che con la sua
galoppante Ferrari arrivò in ritardo e perse il treno. E perché? Perché invece ascoltare
il ruggito dei cilindri e di usare la sua Ferrari come si deve, preferì
ascoltare e mettere in pratica i consigli prudenti dei suoi capi potenti.
E siccome questa
non è una favola fantasiosa, ma una triste storia, nel Paese dei Gamili nessuno
visse più felice e contento, e dopo esser sopravvissuti per un po’ infelici e
scontenti ed aver vivacchiato alla bell’è meglio… più nessuno né visse, né sopravvisse,
né vivacchiò. Restò il vuoto totale, più la mummia di un cavallo al centro. E
qualche formica turista giapponese.
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