15 luglio 2020

Di come Biancanonna sfornò 77 figli alla veneranda età di 99 anni!


Nella puntata precedente:
a causa dell’inverno demografico e della emigrazione di massa, i paesi della Bulgaria, abbiamo visto che all’inizio del XXI secolo stanno scomparendo dalla carta geografica. Tra di essi anche il paese di Belene, dove, dopo la morte e l’emigrazione di praticamente tutti gli abitanti ed infine con l’emigrazione dei sette nonni, era rimasta solo un’anziana vecchietta, la Biancanonna, che nella puntata precedente abbiamo lasciato sola, come l’ultima dei Mohicani, seduta sconsolata sulla sua panchina, ad aspettare la morte.

Passarono i giorni, e la vecchia nonna Bianca, rimasta sola a Belene, diventava sempre più vecchia.

Ogni giorno come al solito si alzava, come al solito faceva colazione, come al solito dava da mangiare alle sue solite due galline, bagnava i soliti pomodori e poi come al solito si sedeva sulla solita panchina, e così trascorreva tranquillamente come al suo solito le giornate, senza che accadesse mai nulla di particolarmente insolito, a parte i soliti temporali e grandinate, o la solita volpe che tentava di mangiarsi le galline. E le solite estive fastidiose zanzare, niente di che. L’orologio inesorabilmente, andava sempre in avanti e mica indietro, e i giorni e le settimane e gli anni passavano. Finchè… finchè Biancanonna arrivò alla veneranda età di 99 anni.
E quando ormai stava per tirare i remi in barca, e già un piede aveva messo nella fossa, e già aveva stampato le immaginette per il proprio funerale… ecco che accadde quello che di solito accade nelle favole (che ovviamente non accade mai, visto che le favole son favolose e non esistono, son solo favole, ma fa bene alla salute dei bambini crederci) e qualche volta accade nella Bibbia (e pure qui.. chi lo sa se è mai accaduto: qualcuno ci crede, e buon per lui): accadde un miracolo!
La popolazione di Belene, dopo il lungo, crudele ed assassino inverno demografico… crebbe del 770%! Infatti… la nonna Bianca sfornò 77 figli!
Urca! Ben settantasette! Mica solo uno…
Ma non è che lì sfornò così, in quattro e quattrotto, facendo un quarantotto in cucina, tirandoli fuori dal forno come i biscotti (nel qual caso avremmo parlato di magia, piuttosto).
Lì sfornò, come tutte le mamme, dopo nove mesi. Niente di straordinario… nulla di strano.
Eh, vi chiederete voi: che cosa accadde in questi nove mesi???
Semplice: quello che semplicemente accade a tutti i bambini nei nove mesi precedenti al loro parto: nove mesi di solita gestazione.
Volete sapere come si protrasse la gestazione? Se siete curiosi e avete un po’ di tempo… ve lo racconto.

Il giorno del suo 99° compleanno la nonna Bianca si fece una bella torta con una bella candelina, e mentre soffiava quello che probabilmente era il suo ultimo respiro da compleanno, espresse un desiderio: ma non quello di morire, e neppure quello di partire… disse in silenzio (tanto non c’era nessuno ad ascoltare):
“Buon compleanno a te Biancanonna! Ah! Come sarebbe bello stringere un bel bambino tra le braccia! Gli darei un bel bacione, e poi gli direi: ecco, se nessuno degli abitanti protesta… ti regalo tutto il regno di Belene! E poi lascia che io vada in pace al cimitero!”.

In quel preciso medesimo momento (era l’ora del telegiornale) si accese la televisione, e la giovane e brillante giornalista, sorridendo, dava come al solito le notizie. E la notizia che stava dando sorridendo in quel momento, era la seguente:
“Come al solito, ci sono settemila e settecentosettantasette minori non accompagnati bloccati da anni nei campi profughi dell’isola di Lesbo e negli hotspot greci. Le diplomazie internazionali da cinque anni stanno studiando il modo di sistemarli, ma nessuno li vuole. Probabilmente, se sopravvivono e arrivano a 18 anni, allora prenderanno la patente e magari qualcuno li assumerà a lavorare. Parliamo ora dei nuovi pantaloni di Bred Pitt.” E la TV si spense da sola.

Biancanonna, come folgorata, restò impalata, di fronte a quella televisione che si accendava e si spegneva da sola.
“Nessuno li vuole? Ma come??!??! I bambini sono il futuro… Io li ho sempre voluti, e non son mai arrivati! Quelli arrivano… e nessuno li vuole! E’ proprio vero che chi ha il pane, non ha i denti! Ma io i denti ce li ho ancora tutti! Alla carica!”.
E, detto questo, scattò come una molla.
Cominciò a scrivere lettere alle Istituzioni Nazionali ed Internazionali, all’ONU, al Governo, alla UE, alle Televisioni e ai Giornali, pure al Papa ed al cardinal Krajewski, e pure ad Angelina Giolì ed alla Comunità di Sant’Egidio. Si dimenticò della Caritas e del Sindaco… ma tutto sommato si posson far tante cose anche senza la Caritas, e poi essendo lei l’ultima abitante… il sindaco non esisteva più da molti anni.
Queste lettere avevano più o meno questo tenore, sfumatura più, sfumatura meno:
“Carissime Istituzioni e Potenti Onnipotenti del Mondo:
siamo tre mamme di 33 anni e formiamo un tutt’uno.
Qui tutto è pronto per accogliere 77 bambini orfani di Lesbo,
e dar loro un tetto con tanto affetto.
Voi pensate ad aprire le porte e le finestre e fare i corridoi,
noi pensiamo a tutto il resto. A gratis, ovviamente.
Se poi volete mandar con loro anche qualche insegnante, infermiere, cuoco e giù di lì,
qui c’è posto per tutti!
Bene, allora: bando alle ciance e muovete le vostre chiappe!”

Nel frattempo, tra una lettera e l’altra, si mise a pulire le case ed i giardini abbandonati, a pitturare, sistemare i tetti, lavare i letti e le lenzuola, raccoglier piatti e stoviglie.
In previsione delle nuove affamate bocche (sapesse come mangiano i bambini! Mica si accontentano di un uovo e un cetriolo, come i vecchi senza denti, neh!), aprì un allevamento di polli, uno di maiali, uno di mucche e pure uno di capre e conigli. Ed ovviamente un forno per il pane, un pastificio per la pasta, un macello per la carne, e una pasticceria per le torte di compleanno. E pure una scuola (i bambini devono andare a scuola, no? Passerà prima o poi questo coronavirus…), un centro sportivo, un parco acquatico, un teatro, un cinema, e tutto l’occorrente per una sana crescita ed educazione dei pargoli.
Un uragano! In otto mesi e 29 giorni mise a lucido tutto il vuoto paese.
Ed allo scoccar del nono mese, stanca morta quasi quanto la creazione che geme per le doglie del parto, si sedette dopo colazione sulla sua solita panchina.
E dall’orizzonte, cioè da dietro l’angolo dell’ultima casa, ecco comparire una, due, tre cento, duecento carrozze trainate da cavalli bianchi e stalloni neri, in una fantastica visione bianconera: e sopra i carri 77 festanti bambini (per non strafare, e vista la veneranda età, non si era impegnata ad accogliere tutti i 7777 bambini, ma solo un misero 1%, cioè solo 77).
E dai carri scese questa marea festante di giovanile speranza, che ovviamente prese a giocare, saltare, urlare, mangiare e fare chiasso, cioè quello che di solito fanno i bambini pieni di vita.
E dai carri dietro scesero pure il Presidente della Repubblica, vari Ministri e Deputati, qualcuno da Brussells e dall’Onu, pure il Papa ed Angelina Giolì (i quali poi ripartirono quasi subito, dopo le solite foto pubblicitarie).
Restarono invece a Belene, con Biancanonna, i 77 bambini, accompagnati da 77 assistentii sociali e maestre, e cuochi, qualche medico ed infermiere e, ci mancherebbe, anche un Sindaco, un Farmacista ed un Carabbiniere. E poi cuochi, contadini, fabbri e muratori, falegnami e viticultori, autisti per i bus e pure operatori ecologici (cioè spazzini), e chi più ne ha, ne metta
E così, al nono mese, dopo che la Biancanonna sfornò 77 bambini, la popolazione del paesino di Belene passò in un battibaleno da 1 abitante a 7777 abitanti: se questo per voi non è un miracolo!
E crebbero tutti felici e contenti, litigando qualche volta, e Belene continua a vivere.
E dopo altri 99 anni, alla venerandissima matusalemmiana età di 199 anni, la ricca di figli e nipoti e pronipoti Biancanonna potè morire in pace.
E morì serenamente canticchiando questa famosa annesca canzone:

Come batte il mio cuoricino
Nel veder infin un bambino!
Alla faccia dei vecchi vecchiacci,
che se ne van coi loro stracci!

Alla faccia dei saggi chiaccheroni,
che di parole ci han riempito i maroni!
Le frecciate dei tronfi strafottenti,
si son spezzate insieme ai loro denti!

I palloni gonfiati , ops!, si son sgonfiati,
mentre la vecchia bacucca ha ben sfornato
tanti marmocchi, una delizia per gli occhi!

Lode e gloria al gran Televisore,
che si accende e si spegne alle sue ore,
che a calci prende nel sedere
chi prospettive nuove non sa vedere.

Orsù alla mensa tutti andiamo,
e del vecchio fango ci scrolliamo,
un posto a tavola aggiungiamo,
e nei secoli dei secoli festeggiamo! Amen!

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