Nella
puntata precedente:
a causa dell’inverno demografico e della emigrazione di
massa, i paesi della Bulgaria, abbiamo visto che all’inizio del XXI secolo stanno
scomparendo dalla carta geografica. Tra di essi anche il paese di Belene, dove,
dopo la morte e l’emigrazione di praticamente tutti gli abitanti ed infine con
l’emigrazione dei sette nonni, era rimasta solo un’anziana vecchietta, la
Biancanonna, che nella puntata precedente abbiamo lasciato sola, come l’ultima
dei Mohicani, seduta sconsolata sulla sua panchina, ad aspettare la morte.
Passarono i
giorni, e la vecchia nonna Bianca, rimasta sola a Belene, diventava sempre più
vecchia.
Ogni giorno come al solito si alzava, come al solito faceva colazione, come al solito dava da mangiare alle sue solite due galline, bagnava i soliti pomodori e poi come al solito si sedeva sulla solita panchina, e così trascorreva tranquillamente come al suo solito le giornate, senza che accadesse mai nulla di particolarmente insolito, a parte i soliti temporali e grandinate, o la solita volpe che tentava di mangiarsi le galline. E le solite estive fastidiose zanzare, niente di che. L’orologio inesorabilmente, andava sempre in avanti e mica indietro, e i giorni e le settimane e gli anni passavano. Finchè… finchè Biancanonna arrivò alla veneranda età di 99 anni.
E quando ormai
stava per tirare i remi in barca, e già un piede aveva messo nella fossa, e già
aveva stampato le immaginette per il proprio funerale… ecco che accadde quello
che di solito accade nelle favole (che ovviamente non accade mai, visto che le
favole son favolose e non esistono, son solo favole, ma fa bene alla salute dei
bambini crederci) e qualche volta accade nella Bibbia (e pure qui.. chi lo sa
se è mai accaduto: qualcuno ci crede, e buon per lui): accadde un miracolo!
La popolazione di
Belene, dopo il lungo, crudele ed assassino inverno demografico… crebbe del 770%!
Infatti… la nonna Bianca sfornò 77 figli!
Urca! Ben settantasette!
Mica solo uno…
Ma non è che lì
sfornò così, in quattro e quattrotto, facendo un quarantotto in cucina, tirandoli fuori dal forno come i biscotti
(nel qual caso avremmo parlato di magia, piuttosto).
Lì sfornò, come
tutte le mamme, dopo nove mesi. Niente di straordinario… nulla di strano.
Eh, vi chiederete
voi: che cosa accadde in questi nove mesi???
Semplice: quello
che semplicemente accade a tutti i bambini nei nove mesi precedenti al loro
parto: nove mesi di solita gestazione.
Volete sapere
come si protrasse la gestazione? Se siete curiosi e avete un po’ di tempo… ve
lo racconto.
Il giorno del suo
99° compleanno la nonna Bianca si fece una bella torta con una bella candelina,
e mentre soffiava quello che probabilmente era il suo ultimo respiro da
compleanno, espresse un desiderio: ma non quello di morire, e neppure quello di
partire… disse in silenzio (tanto non c’era nessuno ad ascoltare):
“Buon compleanno
a te Biancanonna! Ah! Come sarebbe bello stringere un bel bambino tra le
braccia! Gli darei un bel bacione, e poi gli direi: ecco, se nessuno degli
abitanti protesta… ti regalo tutto il regno di Belene! E poi lascia che io vada
in pace al cimitero!”.
In quel preciso
medesimo momento (era l’ora del telegiornale) si accese la televisione, e la
giovane e brillante giornalista, sorridendo, dava come al solito le notizie. E
la notizia che stava dando sorridendo in quel momento, era la seguente:
“Come al solito,
ci sono settemila e settecentosettantasette minori non accompagnati bloccati da
anni nei campi profughi dell’isola di Lesbo e negli hotspot greci. Le
diplomazie internazionali da cinque anni stanno studiando il modo di
sistemarli, ma nessuno li vuole. Probabilmente, se sopravvivono e arrivano a 18
anni, allora prenderanno la patente e magari qualcuno li assumerà a lavorare.
Parliamo ora dei nuovi pantaloni di Bred Pitt.” E la TV si spense da sola.
Biancanonna, come
folgorata, restò impalata, di fronte a quella televisione che si accendava e si
spegneva da sola.
“Nessuno li vuole?
Ma come??!??! I bambini sono il futuro… Io li ho sempre voluti, e non son mai
arrivati! Quelli arrivano… e nessuno li vuole! E’ proprio vero che chi ha il
pane, non ha i denti! Ma io i denti ce li ho ancora tutti! Alla carica!”.
E, detto questo,
scattò come una molla.
Cominciò a
scrivere lettere alle Istituzioni Nazionali ed Internazionali, all’ONU, al
Governo, alla UE, alle Televisioni e ai Giornali, pure al Papa ed al cardinal
Krajewski, e pure ad Angelina Giolì ed alla Comunità di Sant’Egidio. Si dimenticò
della Caritas e del Sindaco… ma tutto sommato si posson far tante cose anche
senza la Caritas, e poi essendo lei l’ultima abitante… il sindaco non esisteva
più da molti anni.
Queste lettere
avevano più o meno questo tenore, sfumatura più, sfumatura meno:
“Carissime
Istituzioni e Potenti Onnipotenti del Mondo:
siamo tre mamme
di 33 anni e formiamo un tutt’uno.
Qui tutto è pronto
per accogliere 77 bambini orfani di Lesbo,
e dar loro un
tetto con tanto affetto.
Voi pensate ad
aprire le porte e le finestre e fare i corridoi,
noi pensiamo a
tutto il resto. A gratis, ovviamente.
Se poi volete
mandar con loro anche qualche insegnante, infermiere, cuoco e giù di lì,
qui c’è posto per
tutti!
Bene, allora: bando
alle ciance e muovete le vostre chiappe!”
Nel frattempo,
tra una lettera e l’altra, si mise a pulire le case ed i giardini abbandonati,
a pitturare, sistemare i tetti, lavare i letti e le lenzuola, raccoglier piatti
e stoviglie.
In previsione
delle nuove affamate bocche (sapesse come mangiano i bambini! Mica si
accontentano di un uovo e un cetriolo, come i vecchi senza denti, neh!), aprì
un allevamento di polli, uno di maiali, uno di mucche e pure uno di capre e
conigli. Ed ovviamente un forno per il pane, un pastificio per la pasta, un
macello per la carne, e una pasticceria per le torte di compleanno. E pure una
scuola (i bambini devono andare a scuola, no? Passerà prima o poi questo
coronavirus…), un centro sportivo, un parco acquatico, un teatro, un cinema, e
tutto l’occorrente per una sana crescita ed educazione dei pargoli.
Un uragano! In
otto mesi e 29 giorni mise a lucido tutto il vuoto paese.
Ed allo scoccar
del nono mese, stanca morta quasi quanto la creazione che geme per le doglie
del parto, si sedette dopo colazione sulla sua solita panchina.
E dall’orizzonte,
cioè da dietro l’angolo dell’ultima casa, ecco comparire una, due, tre cento,
duecento carrozze trainate da cavalli bianchi e stalloni neri, in una fantastica
visione bianconera: e sopra i carri 77 festanti bambini (per non strafare, e
vista la veneranda età, non si era impegnata ad accogliere tutti i 7777
bambini, ma solo un misero 1%, cioè solo 77).
E dai carri scese
questa marea festante di giovanile speranza, che ovviamente prese a giocare,
saltare, urlare, mangiare e fare chiasso, cioè quello che di solito fanno i
bambini pieni di vita.
E dai carri
dietro scesero pure il Presidente della Repubblica, vari Ministri e Deputati,
qualcuno da Brussells e dall’Onu, pure il Papa ed Angelina Giolì (i quali poi
ripartirono quasi subito, dopo le solite foto pubblicitarie).
Restarono invece
a Belene, con Biancanonna, i 77 bambini, accompagnati da 77 assistentii sociali
e maestre, e cuochi, qualche medico ed infermiere e, ci mancherebbe, anche un
Sindaco, un Farmacista ed un Carabbiniere. E poi cuochi, contadini, fabbri e
muratori, falegnami e viticultori, autisti per i bus e pure operatori ecologici
(cioè spazzini), e chi più ne ha, ne metta
E così, al nono
mese, dopo che la Biancanonna sfornò 77 bambini, la popolazione del paesino di
Belene passò in un battibaleno da 1 abitante a 7777 abitanti: se questo per voi
non è un miracolo!
E crebbero tutti
felici e contenti, litigando qualche volta, e Belene continua a vivere.
E dopo altri 99
anni, alla venerandissima matusalemmiana età di 199 anni, la ricca di figli e
nipoti e pronipoti Biancanonna potè morire in pace.
E morì
serenamente canticchiando questa famosa annesca canzone:
Come batte il mio cuoricino
Nel veder infin un bambino!
Alla faccia dei vecchi vecchiacci,
che se ne van coi loro stracci!
Alla faccia dei saggi chiaccheroni,
che di parole ci han riempito i maroni!
Le frecciate dei tronfi strafottenti,
si son spezzate insieme ai loro denti!
I palloni gonfiati , ops!, si son sgonfiati,
mentre la vecchia bacucca ha ben sfornato
tanti marmocchi, una delizia per gli occhi!
Lode e gloria al gran Televisore,
che si accende e si spegne alle sue ore,
che a calci prende nel sedere
chi prospettive nuove non sa vedere.
Orsù alla mensa tutti andiamo,
e del vecchio fango ci scrolliamo,
un posto a tavola aggiungiamo,
e nei secoli dei secoli festeggiamo! Amen!
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