3 luglio 2020

Senza trucchi, nè magia... il Nobèl va a zia Maria! Per il settor: DIPLOMAZIA.

Il famoso Santuario del famoso San Saltimbanco,
sulla sponda del Danubio a Belene in Bulgaria,
dove vive la Zia Maria.
C'era una volta una famosa ed antica via,
che casualmente portava a Belene in Bulgaria,
e casualmente finiva vicino alla farmacia
sulla del bel Danubio blu bulgara ria
(in bresciano: "la sponda").

In parte alla suddetta farmacia
casualmente sorgeva un'enorme abbazia
dove casualmente viveva la zia Maria,
che del prete era la popadìa
(in bulgaro: "la moglie del prete").

Da tant'anni, fors'ottanta ormai, la zia Maria
ogni giorno in chiesa faceva pulizia,
con ogni attenzion e somma dovìzia,
e mai una multa s'era presa dalla polìtsia
(in bulgaro: "la polizia")

Or se un po' di tempo a disposizione c'hai,
ti racconto di quando molto giovane e bella era assai,
e del suo Premio Nobèl, vinto da anni ormai,
mentre lento lento ed in santa pace tu bevi il tuo ciai
(in bulgaro: "il thè").



Prima di diventare zia, la Maria era una assai bella e giovane ragazza, come tante. A differenza delle tante, però, solo lei aveva avuto la fortuna di incontrare casualmente ed innamorarsi di un giovane intelligente, gentile, coraggioso, ardimentoso, creativo, entusiasmante e pure bello, che stava per diventare prete (siamo in Bulgaria, e qui tutti i preti si sposano prima di diventare preti: è una cosa normalissima). Il suo nome era Beppe.
Beh... per dir la verità questo incontro tra la Maria ed il Beppe non avvenne poi così tanto casualmente, in quanto casualmente la Maria lavorava nella segreteria della rinomatissima FPDIEA, la Four Pi Diplomacy International Ecclesial Academy, dove  il Peppe casualmente era stato mandato a perfezionarsi in Ecclesiastica Diplomazia, prima di essere ordinato diacono.
E tra una lezione e l'altra, tra una sospirata pausa ed una preghiera pia... chissà perchè il Beppe era sempre a far fotocopie in segreteria, e chissà perchè la Maria tardava sempre ad andar via...
E così, da cosa nasce cosa, e così si sposarono, e lei sognava che sarebbero andati ad abitare in una grande parrocchia, con una grande chiesa, con un grande numero di fedeli, e avrebbero avuto una grande canonica, e fatto una grande famiglia, e una grande figura... grandemente sognava in grande, tutto grande, insomma.
Invece...
Invece il novello prete con la novella sposa furono mandati alla fine di una piccola via, la più piccola della Bulgaria, in un piccolo villaggio, grande quasi quanto un faggio, in una piccola e diroccata abbazia.
"Non preoccuparti, cara! Vedrai che qui a Belene vivremo da Dio!", le disse il marito, dopo aver scaricato i bagagli dal carretto.
"Se lo dici tu...", rispose un po' sconsolata la Maria.
"Ma certo! E poi... lo sai che incarico importante ci hanno affidato?!? Siamo i custodi dell'unico santuario esistente nell'universo dedicato al famosissimo san Saltimbanco!"
"A san chi? Mai sentito... Parli forse di quella chiesetta lì, mezza diroccata e l'altra mezza ammuffita?!?", disse lei.
"Ma certo! Su, dai, cominciamo! So io quello che c'è da fare!".
"E come fai a saperlo? Sei prete da solo una settimana, e sei appena arrivato..."
"Oh, mia cara... Ma certo! Non lo sai... Non ne abbiamo mai parlato! All'Accademia della Diplomazia, prima di conoscerti, ho frequentato anche il corso accellerato su come gestire con diplomazia un santuario! Ed ho pure ottenuto il diploma con il punteggio maggiore!".
"Usti! Siamo a cavallo allora! Quindi sai tutto su come applicare le Four Pi (in inglese: "le quattro P")"!!!
"Ovvio, agiremo quindi con sana Paura e Prudenza, a Piccolipassi e con Pazienza, come mi hanno insegnato", disse raggiante il pretino.
"Meraviglioso! Va bene. Iniziamo", disse la radiosa sposina.

Ed iniziarono a vivere ed a lavorare nell'Abbazia di Belene, e gli anni passarono. Lui faceva il prete, e lei le pulizie. E nessuno sentì mai più parlar di loro. E nessuno ne avrebbe mai sentito più parlar di loro per sempre, senonchè...

Senonchè, dopo tanti anni, quando ormai Maria era diventata vecchia, vedova e quasi sorda, e la chiamavan ormai la zia Maria, un giorno giunse casualmente, non si sa come, forse per aver sbagliato la via, nel Santuario di San Saltimbanco a Belene, un bergamasco, di nome Lele.
Entrando nel santuario (che era tale e quale come ottant'anni prima, cioè mezzo diroccato e mezzo ammuffito), disse alla vecchietta con la scopa in mano: "Salve! E' lei zia Maria?".
La vecchietta lanciò in alto la scopa, si mise a ballare e saltare e fare il diavolo a quattro, ed urlò: "Alleluia! Ma certo che son io! Sia benedetto lei fra tutti gli uomini! Alleluia, alleluia!".
Mentre il giovane bergamasco, leggermente esterrefatto di fronte a cotanta salterina gioia e vitalità in quella vecchietta raggrinzita, si chiedeva a cosa fosse dovuto quello scoppio di grazia, lei aggiunse, ricomponendosi un po':
"Scusi tanto... è che da ottant'anni in qua lei è la prima persona che entra in questo santuario... Vede, io lo pulisco tutti i giorni, da ottant'anni in qua... ma pulisco solo polvere e ragnatele... non ci è mai venuto nessuno, prima di lei!", e riprese a saltellare e ballare di gioia.
"Questa chiesetta è un santuario? A chi è dedicato? E come mai non ci viene nessuno... E' così carino qui, in riva al Danubio...".
"Beh... sarebbe dedicato al famosissimo san Saltimbanco..."
"Mai sentito nominare...".
"Ma come, quel famosissimo direttore del famosissimo circo Pollus Nicol  Equestrum (forse in latino: "il Cavallo Pollo di Nicola")...".
"Mai sentito... E, comunque, come mai nessun visitatore in ottant'anni? Di solito i santuari attirano migliaia di pellegrini..."
"Boh! Il mio buon marito Beppe buon'anima ed io abbiamo seguito pedissequamente gli insegnamenti della FPDIEA, la Four Pi Diplomacy International Ecclesial Academy, su come gestire i santuari con diplomazia... ma per settantanove anni nessuno qui ci ha messo piede... lei è il primo..."
"Strano. Molto strano. Dovrebbe rigurgitare di pellegrini, ed essere conosciuto in tutto il mondo... E' davvero un gran peccato! Molto strano...Ci dev'essere un inghippo... Può dirmi cosa avete fatto, di preciso? Boh, magari posso aiutarla...".
"Beh, abbiamo seguito sempre le quattro P!
Innanzitutto, come la valente dottoressa Carmela Facciosotto insegna, prima di aprir bocca o far qualcosa, provar sempre PAURA, perchè la paura è la migliora consigliera per far le cose diplomaticamente! Paura di sbagliare, paura per le conseguenze, paura di offendere, paura di esagerare, paura di cosa penseranno gli altri, paura di rovinare tutto, paura di sconvolgere i destini del mondo causando una crisi internazionale, paura di rovinare la digestione ai superiori, etc. etc. Una bella dose di paura al giorno, toglie i problemi di torno...
Poi, comunque, abbiamo sempre detto e fatto tutto con massima PRUDENZA, come il dotto professore Prudenzio Grattacapo pontifica da anni (quello famoso per il detto: "La prudenza è la virtù di quelli che si grattano"). Appena ci alzavamo, ci grattavamo l'un l'altro i piedi, e poi la pancia, e poi la testa: sapesse come ci prudevano! Siamo stati veramente molto prudenti, grattandoci fedelmente tutte le sante mattine! Mai avventati, mai cose nuove: solo il solito quotidiano prurito.
Quindi, pieni di costante paura e di santi prudori, iniziavamo le giornate a PICCOLIPASSI, come insegnava mons. Piedino Di Formichella: "Imparate dalle formiche, e non dalle cicale! Le formichine, passettino dopo passettino, costruiscono, raccolgono, trasformano... Siate anche voi piccole, umili, minuscole formichine, e fatte tutto a piccoli passi". E così, un passettino alla volta uscivamo di casa alle sette del mattino ed arrivavamo al Santuario, distante ben 50 infiniti metri e 5 ore di passini piccolini, verso mezzogiorno. Alle 14.00 rientravamo a casa, arrivando per la cena verso le 19.00. Sapesse che stanchezza! Crollavamo subito a letto... E ci siam dimenticati pure di fare i bambini, talmente eravamo stanti, senza forze, avendo dedicato tutte le nostre energie al Santuario...
Ed infine, la torta sotto la ciliegina: la PAZIENZA! Come insegnava all'Accademia sua eccellenza l'abate certosino Giobbe Eroico. Ottant'anni di santa, perfetta, incrollabile pazienza! La nostra fede nel successo della Diplomazia Ecclesiale è rimasta sempre granitica, nonostante l'assenza totale di pellegrini e l'assalto globale dei dubbi e delle ragnatele!
Ah! Dimenticavo: il tutto comunque condito dalla massima generale, di agire localmente, senza preoccuparsi di pensare globalmente, neh! I nostri Responsabili ecclesiali ci hanno sempre lodato per questo: loro pensavano globalmente, e noi ci siamo occupati solo del nostro piccolo orto.".

L'orobico Lele ascoltò attentamente questa ottuagenaria donna raccontare la propria ottuagenaria storia... poi le disse:
"Si sieda, la prego, zia Maria. Si sieda... e si tenga forte. Ecco, così... Pronta? Bene: AVETE FATTO TUTTO A ROVESCIO!"
"A rovescio?!? Ma che dici?!? Abbiamo fatto tutto quello che ci hanno detto..."
"Beh... son dei grandi incompetenti di diplomazia... dei veri imbranati... Ora proviamo a raddrizzare le cose... ascolta me, e fai tutto quello che ti dirò! E vedrai che tu, la zia Maria, diventerai davvero la regina della diplomazia!".
"Va bene. Mal che vada... tutto continuerà come prima oppur giungerò alla pazzia... Eccomi. Dimmi!"

E fu così che la zia Maria ascoltò quello che le disse il Lele, e queste parole andarono dritte dritte nel suo cuore, dove le meditò ben bene, e poi fece tutto quello che le disse.
Ed il Santuario di San Saltimbanco divenne il cuore del mondo, e milioni di pellegrini cominciarono a riversarsi lì, e l'abbazia risorse e si riempi nuovamente di monaci, e venne trasformata dalla zia Maria in una moderna Accademia di Diplomazia, e proprio per questo suo lavoro, senza trucchi nè magia, prese pure il premio Nobèl per la Diplomazia.

PS: Cosa disse il Lele alla Maria?
Chiedetelo alla zia Maria!
Ve lo racconterà con gioia immensa e somma acribia,
se il suo computer non va in avaria
e se, alla sua veneranda età, lei non cade in agonia!

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