Ch’io sappia, mai
nessun poeta provetto
ha preso in mano
il suo pungente stiletto
per comporre un
verso in onor d’un vecchietto.
Per cui ora io ci
provo, od almeno lo prometto.
D’un gran allenator…
esaltan il fischietto,
d’un parco
nazional… l’ameno boschetto,
d’un boiler installato…
il caloroso getto,
d’un’esorbitante
star… il generoso petto,
d’un cavalier
errante… il fiero moschetto.
Ma che possiam
dir d’un normal vecchietto?
Ogni sera, ogni
mattina, lui s’associa col suo letto,
dove dorme di
buon gusto, più gustoso d’un sorbetto,
avvolgendosi all’istante
nel suo caldo copriletto.
Quando s’alza poi
al mattino e canta il gallo il do di petto
scatta in piedi
com’un razzo, sul diletto scendiletto.
Poi si lava, e
ben sbarbato, è un signor di gran rispetto.
In cucina poi si reca,
dove apre lo stipetto
per scaldarsi un
cappuccino ed un buon caffè ristretto.
E qui arrivo in
scena io, coll’orrido mio aspetto,
le pilloline gli
preparo e sul tavol gliele metto,
lui le prende senza
zucchero, come fossero un confetto.
Ed arzillo come
un gatto, si fa poi il suo giretto,
e pregando ad
ogni passo qualche salmo benedetto
lo accompagno
pian pianino fino al nostro cancelletto,
se barcolla lo
sostengo e lo prendo a braccetto
e allora passeggiamo
sulle sponde del laghetto.
Poi col gatto lui
ci gioca, arruffandogli il baffetto
E sorride come un
sole, quando incontra ogni bimbetto.
Se fa freddo non
usciamo, e ci scaldiamo al caminetto,
lui racconta le
sue storie, io le scrivo sul blocchetto.
Non è un grande
chiaccherone, beh, lo ammetto:
a pranzo e cena lui
non parla, com’un muto pargoletto.
Ma se gli allunghi
un dolce pasquale ovetto…
ecco spuntar il
suo diabetico sorrisetto!
E dopo aver
consumato il lauto suo pranzetto,
andar a dormir di
nuovo è il solito verdetto.
Verso sera poi si
alza, ed in chiesa lo traghetto,
e la messa ancora
dice, se lo aiuta un chierichetto.
Poi torniamo
dentro in casa, chiaccheriam in dialetto,
e per noi
rasserenarci, ci facciam un siparietto.
Proprio bravo è
il mio ragazzo, come fosse scolaretto,
canta e ride come
un matto, se riesco a fargli un bel bagnetto
dopo cena, ben
saziato, torna in camera dirimpetto,
e di nuovo torna
a letto,
e anche oggi ha
lo scudetto
e chissà dove lo
metto…
sulla porta a
soffietto!
Va bene, va bene,
ora la smetto,
per non finir com’un
senzatetto.
La lesta penna nel
mio cassetto
ora getto e vi rimetto,
dopo aver del mio
vecchietto
elogiato qualche
buon aspetto.
Sono stato molto
schietto,
abbastanza ben
ristretto,
senza farne un
romanzetto.
Or anch’io mi
metto a letto,
mentre aspetto
sol soletto
di conlcuder il mio
versetto:
lunga vita al mio
vecchietto!
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